Sotto al piumone
di
Adelina69
genere
saffico
Anche questa mattina la bruma autunnale, ha impedito alla luce del sole di illuminare la campagna, dalle persiane chiuse, trafila un pallido chiarore, la stanza resta in penombra, tutto è quieto, il silenzio avvolge il nostro mondo.
La luce rossastra della brace ancora incandescente del piccolo camino, mi fa scattare la voglia di fuoco acceso, trovo il coraggio di uscire dal tepore del lettone e faccio i pochi passi che mi separano dalla cesta con dentro la legna, ammucchio qualche rametto, due pezzi un po’ più grossi, soffio un paio di volte e una bella fiamma riprende vigore.
Ritorno nel mio rifugio di piume e lenzuola, e osservo la magnetica attrazione di un fuoco acceso, i bagliori che si riverberano sui muri, il crepitio della corteccia secca.
Mia si muove, finora era una specie di rigonfiamento immobile, dorme tutta sotterrata, mi chiedo come faccia a non morire soffocata.
Invece io devo prendere aria, tenere almeno un braccio fuori, non potrei mai resistere in quelle condizioni.
Si volta verso di me, senza uscire dal nascondiglio, sento che si stiracchia, mi tocca con un piede, mi infilo anche io tutta sotto al piumone.
Come sempre siamo nude, non ci piace sentire nulla addosso quando dormiamo, a dire il vero anche durante il giorno, soprattutto in estate, il costume adamitico è quello che preferiamo.
In inverno spessi maglioni di lana, pantaloni di tute in pile, ma sempre senza mutande e reggi seni, l’idea di libertà passa prima di tutto da questo atteggiamento, nessuna costrizione nascosta, o forse più semplicemente la fica sempre a portata di mano.
“oggi hai da fare”?
Me lo chiede anche se lo sa già, ho finito di fare le mie cose, non abbiamo nessun impegno, il frigo è pieno zeppo, abbiamo lasciato ai cani le ciotole piene, e il loro recinto aperto, ho persino riacceso il fuoco.
“amore lo sai che non abbiamo nessun impegno, possiamo restare a letto quanto ci pare”.
“si lo so, volevo soltanto essere certa che, non ti fosse venuta qualche idea strana”
“certo che no”
“lo sai che è più di una settimana che non lo facciamo vero?”
“lo so amore, ma sono state cause di forza maggiore lo sai”
“si, ma ho deciso che questa mattina non avrei sentito ragioni”
“infatti siamo qui, nude, riposate, sotto al piumone, il camino acceso, non vedo cosa ce lo possa impedire”.
Resta qualche istante in silenzio.
Cambia posizione, si mette supina e allarga le cosce, sento una delle sue gambe che mi si è incastrata tra le mie, da sotto la osservo, gli occhi si sono adattati all’oscurità, noto i movimenti delle sue mani, ha iniziato a toccarsi, mi vuole provocare.
Fingo di non vedere la voglio tenere sulle spine.
“ma poi con Dorotea com’è andata, scommetto che nei due giorni che sono stata a Milano vi siete viste”.
Vedo la sua mano che aveva iniziato a muoversi nell’oscurità fermarsi, ma è solo un istante, poi si rimuove e inizia a parlare.
“si ci siamo viste di pomeriggio, siamo andate in quell’agriturismo dove va a rifare le camere, ha le chiavi, ma ora hanno chiuso per un paio di settimane, sono andati in vacanza, abbiamo approfittato”
“brave porcelline, e cosa avete fatto?”
“siamo arrivate presto, è passata a prendermi siamo andate con la sua auto, siamo state attente, nessuno ci ha viste”
“non mi interessa come ci siete andate, mi interessa cosa avete combinato”
“ah sai è davvero bello l’agriturismo, un casale di pietra, le stanze tutte arredate con mobilio antico,
Dorotea ha scelto una stanza con il letto a baldacchino”.
Mi scapperebbe da ridere, ma cerco di restare seria.
“si e poi’, non mi interessa com’è fatto l’agriturismo”
“beh dai te lo puoi immaginare”……
“non lo voglio immaginare, lo voglio sapere!”
Intanto la sua mano inizia a muoversi più rapida, sento dalla voce che inizia ad eccitarsi, dal calore che mi si propaga in fondo all’intestino, tra non molto entrerò anche io in azione.
“ci siamo spogliate, lei era un poco timorosa, l’altra volta nel garage era stato una specie di raptus, ma ora si trattava davvero di qualcosa di premeditato”.
Inizio a fare mente locale sul mondo etereo che avvolge la psiche di Dorotea, ragazza giovane,
con un retroterra culturale semplice, poco più che ventenne si ritrova con due figli piccoli, un marito tuttofare, ma probabilmente poco propenso ai suoi bisogni intimi di femmina sensibile, estrapolata dal proprio mondo patriarcale, con un attrazione sempre repressa per le sue simili, finalmente si ritrova ad approcciare una donna, anni di sogni ad occhi aperti , le centinaia di volte in cui si è toccata, pensando alle sue amiche, un desiderio represso per anni che improvvisamente si realizzava.
A Mia piacciono le ragazzine, ormai lo so, non resiste, d’altronde io sono irrimediabilmente attratta dalle donne mature, cerco la madre, mentre lei è sempre ad inseguire la figlia.
La vedo che si contorce, sta pensando a quello che è successo in quel letto a baldacchino, probabilmente si sono amate come due ragazzine, baciate per un ora, toccate in ogni dove, forse non se la sono nemmeno leccata.
Un po’ di gelosia mi assale, il nostro è un accordo di non belligeranza in questi casi, so per esperienza che far diventare esclusivi i rapporti alla lunga li deteriora, questa è la terapia per renderli duraturi, ma l’idea di Mia completamente persa nelle braccia di quella ragazzina, mi infastidisce, è un immagine troppo sentimentale.
“insomma per quanto l’avete fatto?”
La domanda è brutale, la risposta disarmante.
“non lo so per due ore, forse di più, ma siamo sempre e solo rimaste a baciarci, non ce la siamo nemmeno toccata, non sono mai venuta, mi è rimasta questa voglia tremenda, ti prego, fammi qualcosa”.
Era quello che aspettavo.
Parto con uno dei miei assalti all’arma bianca, in cui metto in campo tutto il mio sapere, decenni di esperienza sul campo, alle prese con le fiche più disparate, lesbiche impenitenti, etero curiose, mogli stanche del marito, bisessuali in cerca di un amante, traditrici compulsive, fidanzatine sognanti e innamorate.
Mia è la donna con cui passerò il resto della vita, non me la farò di certo portar via da una ragazzina, per di più sposata, quando avrò finito qui, le resterà solo il vago ricordo di un pomeriggio passato a pomiciare,
la farò godere così tanto che perderà persino il ricordo del primo orgasmo che ha provato.
Tiro fuori la testa dal piumone, stavo quasi per soffocare, l’odore lì sotto è un misto di sudore e umori vaginali, la temperatura quella di una sauna finlandese.
Mia si scopre per metà, lascia fuori le gambe lisce e il seno , il sudore le ha appiccicato i riccioli rossicci alla fronte, mi guarda con quegli occhi acquosi che le vengono dopo aver goduto una serie infinita di orgasmi.
Il fuoco è spento, ora il sole sta trapanando le fessure delle persiane, Buck a intervalli regolari abbaia in mezzo al prato, di solito a quest’ora lo abbiamo fatto entrare da un bel po’, si sta chiedendo cosa succede.
La guardo con occhio volpino, mi è rimasto un rimasuglio di voglia in fondo alla vagina, e poi le dico:
“fammi venire ancora una volta, che poi ti preparo un pranzetto spettacolare, oggi cucino io!”
La luce rossastra della brace ancora incandescente del piccolo camino, mi fa scattare la voglia di fuoco acceso, trovo il coraggio di uscire dal tepore del lettone e faccio i pochi passi che mi separano dalla cesta con dentro la legna, ammucchio qualche rametto, due pezzi un po’ più grossi, soffio un paio di volte e una bella fiamma riprende vigore.
Ritorno nel mio rifugio di piume e lenzuola, e osservo la magnetica attrazione di un fuoco acceso, i bagliori che si riverberano sui muri, il crepitio della corteccia secca.
Mia si muove, finora era una specie di rigonfiamento immobile, dorme tutta sotterrata, mi chiedo come faccia a non morire soffocata.
Invece io devo prendere aria, tenere almeno un braccio fuori, non potrei mai resistere in quelle condizioni.
Si volta verso di me, senza uscire dal nascondiglio, sento che si stiracchia, mi tocca con un piede, mi infilo anche io tutta sotto al piumone.
Come sempre siamo nude, non ci piace sentire nulla addosso quando dormiamo, a dire il vero anche durante il giorno, soprattutto in estate, il costume adamitico è quello che preferiamo.
In inverno spessi maglioni di lana, pantaloni di tute in pile, ma sempre senza mutande e reggi seni, l’idea di libertà passa prima di tutto da questo atteggiamento, nessuna costrizione nascosta, o forse più semplicemente la fica sempre a portata di mano.
“oggi hai da fare”?
Me lo chiede anche se lo sa già, ho finito di fare le mie cose, non abbiamo nessun impegno, il frigo è pieno zeppo, abbiamo lasciato ai cani le ciotole piene, e il loro recinto aperto, ho persino riacceso il fuoco.
“amore lo sai che non abbiamo nessun impegno, possiamo restare a letto quanto ci pare”.
“si lo so, volevo soltanto essere certa che, non ti fosse venuta qualche idea strana”
“certo che no”
“lo sai che è più di una settimana che non lo facciamo vero?”
“lo so amore, ma sono state cause di forza maggiore lo sai”
“si, ma ho deciso che questa mattina non avrei sentito ragioni”
“infatti siamo qui, nude, riposate, sotto al piumone, il camino acceso, non vedo cosa ce lo possa impedire”.
Resta qualche istante in silenzio.
Cambia posizione, si mette supina e allarga le cosce, sento una delle sue gambe che mi si è incastrata tra le mie, da sotto la osservo, gli occhi si sono adattati all’oscurità, noto i movimenti delle sue mani, ha iniziato a toccarsi, mi vuole provocare.
Fingo di non vedere la voglio tenere sulle spine.
“ma poi con Dorotea com’è andata, scommetto che nei due giorni che sono stata a Milano vi siete viste”.
Vedo la sua mano che aveva iniziato a muoversi nell’oscurità fermarsi, ma è solo un istante, poi si rimuove e inizia a parlare.
“si ci siamo viste di pomeriggio, siamo andate in quell’agriturismo dove va a rifare le camere, ha le chiavi, ma ora hanno chiuso per un paio di settimane, sono andati in vacanza, abbiamo approfittato”
“brave porcelline, e cosa avete fatto?”
“siamo arrivate presto, è passata a prendermi siamo andate con la sua auto, siamo state attente, nessuno ci ha viste”
“non mi interessa come ci siete andate, mi interessa cosa avete combinato”
“ah sai è davvero bello l’agriturismo, un casale di pietra, le stanze tutte arredate con mobilio antico,
Dorotea ha scelto una stanza con il letto a baldacchino”.
Mi scapperebbe da ridere, ma cerco di restare seria.
“si e poi’, non mi interessa com’è fatto l’agriturismo”
“beh dai te lo puoi immaginare”……
“non lo voglio immaginare, lo voglio sapere!”
Intanto la sua mano inizia a muoversi più rapida, sento dalla voce che inizia ad eccitarsi, dal calore che mi si propaga in fondo all’intestino, tra non molto entrerò anche io in azione.
“ci siamo spogliate, lei era un poco timorosa, l’altra volta nel garage era stato una specie di raptus, ma ora si trattava davvero di qualcosa di premeditato”.
Inizio a fare mente locale sul mondo etereo che avvolge la psiche di Dorotea, ragazza giovane,
con un retroterra culturale semplice, poco più che ventenne si ritrova con due figli piccoli, un marito tuttofare, ma probabilmente poco propenso ai suoi bisogni intimi di femmina sensibile, estrapolata dal proprio mondo patriarcale, con un attrazione sempre repressa per le sue simili, finalmente si ritrova ad approcciare una donna, anni di sogni ad occhi aperti , le centinaia di volte in cui si è toccata, pensando alle sue amiche, un desiderio represso per anni che improvvisamente si realizzava.
A Mia piacciono le ragazzine, ormai lo so, non resiste, d’altronde io sono irrimediabilmente attratta dalle donne mature, cerco la madre, mentre lei è sempre ad inseguire la figlia.
La vedo che si contorce, sta pensando a quello che è successo in quel letto a baldacchino, probabilmente si sono amate come due ragazzine, baciate per un ora, toccate in ogni dove, forse non se la sono nemmeno leccata.
Un po’ di gelosia mi assale, il nostro è un accordo di non belligeranza in questi casi, so per esperienza che far diventare esclusivi i rapporti alla lunga li deteriora, questa è la terapia per renderli duraturi, ma l’idea di Mia completamente persa nelle braccia di quella ragazzina, mi infastidisce, è un immagine troppo sentimentale.
“insomma per quanto l’avete fatto?”
La domanda è brutale, la risposta disarmante.
“non lo so per due ore, forse di più, ma siamo sempre e solo rimaste a baciarci, non ce la siamo nemmeno toccata, non sono mai venuta, mi è rimasta questa voglia tremenda, ti prego, fammi qualcosa”.
Era quello che aspettavo.
Parto con uno dei miei assalti all’arma bianca, in cui metto in campo tutto il mio sapere, decenni di esperienza sul campo, alle prese con le fiche più disparate, lesbiche impenitenti, etero curiose, mogli stanche del marito, bisessuali in cerca di un amante, traditrici compulsive, fidanzatine sognanti e innamorate.
Mia è la donna con cui passerò il resto della vita, non me la farò di certo portar via da una ragazzina, per di più sposata, quando avrò finito qui, le resterà solo il vago ricordo di un pomeriggio passato a pomiciare,
la farò godere così tanto che perderà persino il ricordo del primo orgasmo che ha provato.
Tiro fuori la testa dal piumone, stavo quasi per soffocare, l’odore lì sotto è un misto di sudore e umori vaginali, la temperatura quella di una sauna finlandese.
Mia si scopre per metà, lascia fuori le gambe lisce e il seno , il sudore le ha appiccicato i riccioli rossicci alla fronte, mi guarda con quegli occhi acquosi che le vengono dopo aver goduto una serie infinita di orgasmi.
Il fuoco è spento, ora il sole sta trapanando le fessure delle persiane, Buck a intervalli regolari abbaia in mezzo al prato, di solito a quest’ora lo abbiamo fatto entrare da un bel po’, si sta chiedendo cosa succede.
La guardo con occhio volpino, mi è rimasto un rimasuglio di voglia in fondo alla vagina, e poi le dico:
“fammi venire ancora una volta, che poi ti preparo un pranzetto spettacolare, oggi cucino io!”
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