Lady Midnight
di
Adelina69
genere
saffico
Come stai ?……. Dove sei? …….. Cosa fai???
Premo invio e mando questo inquieto messaggio, ormai è da quando siamo partiti che non ho nessuna sua notizia, la chat segreta su cui comunichiamo è muta, è la prima volta da quando è iniziata la nostra stravagante relazione, che per così tanto tempo non so nulla.
Questa vacanza avrei voluta farla insieme a lei, anche se sapevo che le speranze fossero poche.
Per tutto l’inverno quasi tutte le settimane abbiamo trascorso almeno una notte insieme, a volte nella casa al mare, altre in alberghi in giro per l’Italia, lei con la scusa del suo lavoro si muove senza problemi, io mi sono inventata le cose più improbabili e strane.
Poi tutto si è complicato, entrambe le mie due nuore hanno partorito, mi vergogno da morire quando devo dire che sono nonna, lei ha iniziato a trovare scuse, ha bisogno di restare di più con la sua donna, hanno ricominciato ad andare in giro con quello stupido furgone, mi pare di aver compreso che stanno facendo un viaggio, vogliono arrivare fino a capo nord, un posto in cima alla Norvegia.
L’avrei seguita anche all’inferno, invece mi ritrovo qui su questa enorme nave, con mio marito, fissato con le crociere, finora con la scusa della casa al mare l’avevo sempre scansata.
Ma quest’anno ci sono andati i ragazzi con le mogli, con i bimbi piccoli era la soluzione più congeniale, saremmo stati in troppi, ho dovuto rassegnarmi.
Cavolo oggi è il ferragosto, e mi ritrovo qui, mentre vorrei essere da tutt’altra parte, a pensare a quella stronza, alla voglia della sua bocca e della sua lingua sulla fica, e lei nemmeno si fa trovare per un piccolo messaggio, nemmeno un “sto bene vaffanculo non mi rompere”.
Nulla è peggio dell’essere ignorate, così è peggio che essere sola, in mezzo a questa gente che non mi piace, mio marito che sbava dietro a tutte le ragazzine che vede, sento che sto per impazzire.
Osservo la luce del sole che si sta abbassando sull’orizzonte, mi hanno detto che stiamo costeggiando la Corsica, domani andremo in un posto che si chiama Bonifacio, ma la nave si fermerà da un'altra parte, non ho capito bene, e nemmeno sono molto interessata.
Avevo sognato di farla con lei una vacanza in barca, mi ha raccontato che in una delle sue molte vite, era una velista, ha partecipato a regate impegnative.
Una sera, eravamo in Versilia sedute in spiaggia al sole, al riparo del vento, mentre osservavamo una grande barca a vela che usciva dal porto e si allontanava verso il mare aperto, ha condiviso con me questa sua pagina nascosta, mi sono vista con lei in una specie di sogno a occhi aperti, solcare mari lontani, approdare in qualche isola sconosciuta, trascorrere il resto del nostro tempo a coccolarci su di una spiaggia,
all’ombra delle palme e dei takamaka.
Al riparo del muretto che ci proteggeva dal vento freddo invernale, coricate sulla nostra coperta di lana colorata, abbiamo fatto all’amore, senza toglierci i vestiti, con le mani infilate sotto ai maglioni, nelle mutande bagnate, con le bocche incollate in travasi di saliva infiniti.
Sento lo smart phone che vibra impercettibilmente sul mio ventre.
Quello che ormai disperavo poter vedere mi si presenta improvviso, la scritta che attendevo è li stampata nello schermo,”Messaggio da Adelina”.
Apro e lo leggo tutto di un fiato.
“Amore sto bene, mi manchi. Scusa per il lungo silenzio, ma alle isole Lofoten abbiamo conosciuto dei pescatori norvegesi, che con la loro barca da pesca ci hanno portate alle Svalbard, un arcipelago quasi al polo nord, e siamo state per alcuni giorni senza connessione. Ho visto gli orsi bianchi.
Quando torneremo ti racconto tutto. Non vedo l’ora di baciarti dove sai …….”
Il cuore mi batte all’impazzata, resto per qualche minuto imbambolata, poi non so che altro fare, scrivo la più stupida e banale delle frasi,“buon ferragosto amore”.
Metto il telefono nella piccola borsa, e mi rilasso, osservo la striscia scura della costa, e il tramonto che si sta preparando verso il mare aperto.
Sono su di un grande terrazzo nella parte posteriore della nave, sola, tutti sono andati alle varie animazioni che sul finire del pomeriggio organizzano ovunque.
Mio marito si è iscritto ad un corso di ballo, lo odia, ma una svampita che lo guarda con gli occhi da zoccola, ne è assidua frequentatrice, lo ha fatto nella speranza di rimediarci una scopata.
Ormai lo conosco, è attratto dalle ragazzine, d’altronde pure lui non è del tutto cresciuto.
Mio suocero che lo conosceva bene, ha lasciato a me la gestione dell'azienda, facendomi promettere che l’avrei sempre tenuto lontano dalle decisioni importanti.
“Fai in modo che faccia solo e sempre il manovale”.
Mi sto addormentando, quando una mano mi scrolla una spalla.
E’ venuto a cercarmi, mi guarda con quello sguardo ingenuo, nemmeno si rende conto che vorrei essere da un'altra parte, tra le braccia di una donna che lui crede essere soltanto una cliente del vivaio.
“Vieni che servono l’aperitivo con la musica nella piscina grande”.
“Poi lo sai che ti devi mettere il vestito bello, questa sera c’è il gran cenone di ferragosto”.
Mi sono mezza ubriacata, ho bevuto due Martini cocktail, ed il gin mi ha trapanato il cervello.
La doccia tiepida un pochino mi ha fatta rinsavire, ho alleggerito il peso dell’ansia dovuto al fatto di non avere più nessun segno di vita da Adelina, le manco, non vede l’ora di riassaporarmi la fica.
Mi sono toccata mentre l’acqua mi accarezzava la nuca, prima di partire ho fatto una follia, mi sono tagliata i capelli a spazzola, fanculo al mio caschetto biondo, per la prima volta questa sensazione di libertà, un po’ di gel e sarò pronta.
La paura di averla persa mi aveva paralizzata, erano giorni che la mia fica era diventata insensibile, l’orgasmo è arrivato rapido, mi ha definitivamente liberata da tutte le tensioni, questa sera ho deciso, mi vestirò da troia.
Ho un abito lungo, nero con dei grossi fiori colorati stampati, davanti ha uno spacco inguinale, dietro una scollatura che arriva al culo, per coprire il seno due strisce di stoffa che si legano dietro alla testa.
Non metto le mutande, le mie grosse poppe saranno a malapena celate, quando mi chino in avanti si vede tutto, se non tengo le gambe accavallate, quando mi siederò si vedrà la fica.
Mentre ci incamminiamo, mi fa sapere che non avremo il nostro solito tavolo, hanno fatto una specie di gioco, una coppia a caso è stata sorteggiata per cenare con noi, le solite stronzate che architettano in questi posti, nella speranza di far divertire.
L’enorme salone che funge da sala da pranzo, è quasi del tutto gremito, quando ci presentiamo all’ingresso, un addetto ci chiede il numero della cabina, poi sbircia in un tablet, e ci fa accompagnare al nostro posto.
Per fortuna è in una zona un po’ defilata, i nostri due commensali sono già seduti, osservano il mondo che li circonda con l’aria annoiata.
Ci accomodiamo, un timido sorriso e un buonasera, poi cala un silenzio poco benaugurante.
Leggiucchio il cartoncino con il menù e il programma per la serata.
Mi scolo il calice di bollicine, che qualcuno ha precedentemente versato, loro vedo che lo hanno già bevuto.
Li osservo.
Lei ha un vestito nero di stoffa leggera, attillato, corto a metà coscia, è abbronzata, capello meshato, tonica, belle tette, forse un po’ più giovane di me.
Lui mi ricorda mio marito, non a caso sono vestiti quasi uguale, tra non molto scopriranno di avere le stesse passioni, lo stesso tipo di coglioni.
Iniziano a parlare loro, i mariti.
Dall’accento sono del nord, forse del triveneto.
Dopo nemmeno un minuto, scoprono di avere la stessa passione per le motociclette Harley Davidson.
Noi diventiamo immediatamente inesistenti, lei mi guarda sconsolata, le sorrido, questa sera non ho voglia di risentimenti, decido che ho solo voglia di divertirmi.
“Mi chiamo Alberta, vediamo di trascorrere la serata in modo piacevole, nonostante questi due trogloditi”.
Vedo il suo sguardo che si illumina.
Sorride.
“ Io sono Lucrezia, grazie per avermi salvata”.
Ci facciamo una bella risata, e iniziamo a parlare del più e del meno, il lavoro, i figli, loro non ne hanno, sono nonna, lo dico con meno dispiacere.
Iniziamo ad osservarci con occhio amichevole, dopo che ha iniziato a parlare la trovo davvero bella, conturbante, ogni tanto la sorprendo con lo sguardo posato sulle mie tette, lo stesso tipo di sguardo che aveva Adelina quando veniva al vivaio a comprare le piante officinali.
Mentre chiacchieriamo, ogni tanto mi ritorna in mente, mi rivedo con lei sulla spiaggia, oppure quando me l’ha leccata in cucina, dopo aver fatto colazione, la prima volta che siamo andate al mare.
C’è anche la visione di lei e Mia che se la leccano in quel furgone, o nella cabina di qualche peschereccio norvegese, la gelosia mi assale, e con lei la voglia di farle ripagare lo scorno, con la stessa moneta.
Mi accorgo che i due sono spariti.
Lucrezia si protende verso di me, sembra volermi confidare qualcosa da non dire a nessuno.
“Senti , ma tu lo tradisci tuo marito?”
La domanda un po’ mi sorprende, e quando sto per rispondere, continua,
“Si vede che pensi ad altro, lo so perché è così anche per me”.
Annuisco e le sorrido.
“Sei innamorata?”
“Molto, ma abbiamo dovuto fare le vacanze separate”.
“Capisco, anche io ho perso la testa, non penso ad altro, per fortuna quel coglione non si accorge quasi di nulla, che non riguardi le cromature della sua cazzo di motocicletta”.
Ridiamo, abbiamo instaurato un contatto intimo, siamo nella stessa situazione, si apre uno spiraglio per condividere i nostri malumori, renderli meno amari, l’idea di portarmela a letto, si affaccia da una delle finestre della mia mente, la curiosità di sapere cosa si prova a stare con una donna che non si chiami Adelina.
Ogni tanto i due tornano al tavolo, fuori c’è un gruppetto rock che suona, sono rientrati tallonando un paio di ragazzette sedute ad un tavolo dietro di noi, ogni tanto si occhieggiano furtivi, tra non molto spariranno con la scusa di un evento da qualche parte, resteremo sole lo sento, uno strano affanno, simile a quello che provavo quando appariva Adelina, inizia a salire.
I suoi occhi sempre più frequentemente mi frugano tra le tette, sguardi che prima sembravano furtivi, ma ora son eloquenti, come quelli di un maschio curioso.
“Il mio amante è una donna”.
Lo dico senza tradire nessuna emozione, mentre con un cucchiaino raccatto gli ultimi rimasugli del dessert.
“ E ora dov’è?”
“E’ in vacanza con la sua compagna, stanno girando per il nord Europa con un vecchio furgone”.
“Non si lasceranno mai”.
Mi sorride.
“Noi ci siamo lasciate, poco prima delle ferie”.
“Lasciate”?
“Si anche lei è sposata, suo marito ci ha scoperte e le ha dato l’ultimatum.”
“Non se la sente di rischiare, ci sono i figli e tutto il resto”.
“Io invece non vedevo l’ora di mollare questo coglione”.
“A proposito hai visto come flirtavano con quelle sbarbatelle”?
“ Certo direi di lasciarli fare, almeno avremo tutto il tempo di farci gli affari nostri per il resto della nottata”.
“Hai visto nel programma, a mezzanotte faranno i fuochi artificiali e poi balleranno tutta la notte nella discoteca all’aperto davanti alla piscina”.
La guardo e decido.
“Senti che ne dici se facciamo che tu sarai la mia Lady Midnight, rubiamo una bottiglia, e andiamo a vederci i fuochi artificiali in qualche posto tranquillo e romantico, al riparo da questi sguardi poco discreti”?
“Il vino lo rubo io, vai ad aspettarmi all’ingresso del salone”.
Dopo qualche minuto appare con in una mano una bottiglia di bollicine, infilata in uno di quei contenitori termici usa e getta, e nell’altra due flute di plexiglass.
“Dai tutto offerto dalla casa”.
E mi fa occhiolino.
“Seguimi che ti porto in un bel posticino”.
Si incammina a passo svelto, sandaletti traforati e due tacchi sottili, , la sorreggono e le slanciano le gambe e il sedere, il vestito nero che con il movimento delle cosce si è sollevato, cammino con gli occhi fissi su quello spettacolo, con il mio vestito che svolazza,sento l’aria che mi rinfresca la fica, ormai mezza bagnata.
Dopo alcuni corridoi popolati da gruppetti schiamazzanti e mezzi ubriachi, prendiamo un ascensore, saliamo all’ultimo piano, e poi una volta uscite, percorriamo uno stretto camminamento che sfocia in un terrazzo, con in mezzo una grossa vasca idromassaggio.
Intorno alcuni enormi letti prendisole, un banco bar, uno scaffale pieno di asciugamani colorati.
Non c’è anima viva, sembra una realtà separata all’interno della confusione della grande nave.
“L’ho scoperto per caso, di giorno c’è pochissima gente, ma ci vengo di notte, mi immergo nella vasca, e me la godo tutta sola, con il panorama del mare”.
Si appoggia alla balaustra e osserva la scia della nave che naviga tranquilla, senza dire nulla prendo un lettino lo sposto dietro al bancone, accosto un tavolino, prelevo mezza dozzina di teli dallo scaffale.
Poi mi avvicino e le prendo la bottiglia, e i bicchieri e li poso sul tavolino.
Resta un altro po’ a rimirare la distesa di acqua dietro a noi, poi si volta e mi osserva, mi sono già accomodata sul lettino,
“vieni qui e sdraiati vicino a me che ci scoliamo la bottiglia”.
Mi risvegliano delle risate e il borbottio della Jacuzzi.
Il sole si sta per levare nascosto dalla costa corsa, Lucrezia è coricata di fianco a me, entrambe siamo nude, i vestiti ai piedi del lettino, ci siamo coperte con un paio di quei grossi e spessi teli di spugna.
Mi sollevo quel che basta per fare capolino dal bancone e osservare.
Nella vasca ci sono due ragazzi, dalla parlata inglesi, o americani, lei è seduta sopra di lui, ridacchiano ogni tanto si baciano, tra qualche istante inizieranno a scopare.
Non si sono accorti della nostra presenza, noi lo abbiamo fatto per tutta la notte, almeno fino a quando non siamo crollate.
Lucrezia è dolce e delicata, mentre Adelina mi prende con la forza, lo so che mi vuole possedere.
Fa quello che non ha mai fatto mio marito, senza palle e senza carattere, apposta mi sono così tanto innamorata.
Ha una meravigliosa topina, tutta depilata con una striscia nera che le parte dal monte di Venere e le copre la fessura.
Ce la siamo baciata all’infinito, la sua lingua sembrava un petalo di rosa, una carezza leggera, sono sprofondata in un estasi eterea, quasi irreale.
La tocco con un braccio e quando apre gli occhi le faccio cenno di non fare rumore.
Anche lei fa capolino e li vede.
La ragazza ora si è penetrata hanno iniziato a farlo, ci diamo un occhiata e silenziose e furtive ci avviciniamo e entriamo nella vasca.
Si accorgono di noi quando ci siamo immerse, io mi accomodo su di una seduta, e un sensore fa partire un getto di acqua gorgogliante, Lucrezia, si mette sopra, con le cosce spalancate, incolliamo le bocche, quello che facciamo è inequivocabile.
Socchiudo un occhio e li osservo, lei quando ci vede per un attimo si ferma, restano immobili, poi quando vedono che siamo impegnate nella loro stessa pratica, lei sorride e ricomincia a muoversi piano.
Sento la fessura pelosa di Lucrezia che mi strofina una coscia, una mano maliziosa che mi si avvicina, e si divide in due metà, riempiendomi entrambi gli orifizi del piacere.
Caccio un grido strozzato, le mordo un orecchio e le sussurro,
“Lady Midnight cazzo, perché non ci siamo conosciute durante la prima serata?”
Premo invio e mando questo inquieto messaggio, ormai è da quando siamo partiti che non ho nessuna sua notizia, la chat segreta su cui comunichiamo è muta, è la prima volta da quando è iniziata la nostra stravagante relazione, che per così tanto tempo non so nulla.
Questa vacanza avrei voluta farla insieme a lei, anche se sapevo che le speranze fossero poche.
Per tutto l’inverno quasi tutte le settimane abbiamo trascorso almeno una notte insieme, a volte nella casa al mare, altre in alberghi in giro per l’Italia, lei con la scusa del suo lavoro si muove senza problemi, io mi sono inventata le cose più improbabili e strane.
Poi tutto si è complicato, entrambe le mie due nuore hanno partorito, mi vergogno da morire quando devo dire che sono nonna, lei ha iniziato a trovare scuse, ha bisogno di restare di più con la sua donna, hanno ricominciato ad andare in giro con quello stupido furgone, mi pare di aver compreso che stanno facendo un viaggio, vogliono arrivare fino a capo nord, un posto in cima alla Norvegia.
L’avrei seguita anche all’inferno, invece mi ritrovo qui su questa enorme nave, con mio marito, fissato con le crociere, finora con la scusa della casa al mare l’avevo sempre scansata.
Ma quest’anno ci sono andati i ragazzi con le mogli, con i bimbi piccoli era la soluzione più congeniale, saremmo stati in troppi, ho dovuto rassegnarmi.
Cavolo oggi è il ferragosto, e mi ritrovo qui, mentre vorrei essere da tutt’altra parte, a pensare a quella stronza, alla voglia della sua bocca e della sua lingua sulla fica, e lei nemmeno si fa trovare per un piccolo messaggio, nemmeno un “sto bene vaffanculo non mi rompere”.
Nulla è peggio dell’essere ignorate, così è peggio che essere sola, in mezzo a questa gente che non mi piace, mio marito che sbava dietro a tutte le ragazzine che vede, sento che sto per impazzire.
Osservo la luce del sole che si sta abbassando sull’orizzonte, mi hanno detto che stiamo costeggiando la Corsica, domani andremo in un posto che si chiama Bonifacio, ma la nave si fermerà da un'altra parte, non ho capito bene, e nemmeno sono molto interessata.
Avevo sognato di farla con lei una vacanza in barca, mi ha raccontato che in una delle sue molte vite, era una velista, ha partecipato a regate impegnative.
Una sera, eravamo in Versilia sedute in spiaggia al sole, al riparo del vento, mentre osservavamo una grande barca a vela che usciva dal porto e si allontanava verso il mare aperto, ha condiviso con me questa sua pagina nascosta, mi sono vista con lei in una specie di sogno a occhi aperti, solcare mari lontani, approdare in qualche isola sconosciuta, trascorrere il resto del nostro tempo a coccolarci su di una spiaggia,
all’ombra delle palme e dei takamaka.
Al riparo del muretto che ci proteggeva dal vento freddo invernale, coricate sulla nostra coperta di lana colorata, abbiamo fatto all’amore, senza toglierci i vestiti, con le mani infilate sotto ai maglioni, nelle mutande bagnate, con le bocche incollate in travasi di saliva infiniti.
Sento lo smart phone che vibra impercettibilmente sul mio ventre.
Quello che ormai disperavo poter vedere mi si presenta improvviso, la scritta che attendevo è li stampata nello schermo,”Messaggio da Adelina”.
Apro e lo leggo tutto di un fiato.
“Amore sto bene, mi manchi. Scusa per il lungo silenzio, ma alle isole Lofoten abbiamo conosciuto dei pescatori norvegesi, che con la loro barca da pesca ci hanno portate alle Svalbard, un arcipelago quasi al polo nord, e siamo state per alcuni giorni senza connessione. Ho visto gli orsi bianchi.
Quando torneremo ti racconto tutto. Non vedo l’ora di baciarti dove sai …….”
Il cuore mi batte all’impazzata, resto per qualche minuto imbambolata, poi non so che altro fare, scrivo la più stupida e banale delle frasi,“buon ferragosto amore”.
Metto il telefono nella piccola borsa, e mi rilasso, osservo la striscia scura della costa, e il tramonto che si sta preparando verso il mare aperto.
Sono su di un grande terrazzo nella parte posteriore della nave, sola, tutti sono andati alle varie animazioni che sul finire del pomeriggio organizzano ovunque.
Mio marito si è iscritto ad un corso di ballo, lo odia, ma una svampita che lo guarda con gli occhi da zoccola, ne è assidua frequentatrice, lo ha fatto nella speranza di rimediarci una scopata.
Ormai lo conosco, è attratto dalle ragazzine, d’altronde pure lui non è del tutto cresciuto.
Mio suocero che lo conosceva bene, ha lasciato a me la gestione dell'azienda, facendomi promettere che l’avrei sempre tenuto lontano dalle decisioni importanti.
“Fai in modo che faccia solo e sempre il manovale”.
Mi sto addormentando, quando una mano mi scrolla una spalla.
E’ venuto a cercarmi, mi guarda con quello sguardo ingenuo, nemmeno si rende conto che vorrei essere da un'altra parte, tra le braccia di una donna che lui crede essere soltanto una cliente del vivaio.
“Vieni che servono l’aperitivo con la musica nella piscina grande”.
“Poi lo sai che ti devi mettere il vestito bello, questa sera c’è il gran cenone di ferragosto”.
Mi sono mezza ubriacata, ho bevuto due Martini cocktail, ed il gin mi ha trapanato il cervello.
La doccia tiepida un pochino mi ha fatta rinsavire, ho alleggerito il peso dell’ansia dovuto al fatto di non avere più nessun segno di vita da Adelina, le manco, non vede l’ora di riassaporarmi la fica.
Mi sono toccata mentre l’acqua mi accarezzava la nuca, prima di partire ho fatto una follia, mi sono tagliata i capelli a spazzola, fanculo al mio caschetto biondo, per la prima volta questa sensazione di libertà, un po’ di gel e sarò pronta.
La paura di averla persa mi aveva paralizzata, erano giorni che la mia fica era diventata insensibile, l’orgasmo è arrivato rapido, mi ha definitivamente liberata da tutte le tensioni, questa sera ho deciso, mi vestirò da troia.
Ho un abito lungo, nero con dei grossi fiori colorati stampati, davanti ha uno spacco inguinale, dietro una scollatura che arriva al culo, per coprire il seno due strisce di stoffa che si legano dietro alla testa.
Non metto le mutande, le mie grosse poppe saranno a malapena celate, quando mi chino in avanti si vede tutto, se non tengo le gambe accavallate, quando mi siederò si vedrà la fica.
Mentre ci incamminiamo, mi fa sapere che non avremo il nostro solito tavolo, hanno fatto una specie di gioco, una coppia a caso è stata sorteggiata per cenare con noi, le solite stronzate che architettano in questi posti, nella speranza di far divertire.
L’enorme salone che funge da sala da pranzo, è quasi del tutto gremito, quando ci presentiamo all’ingresso, un addetto ci chiede il numero della cabina, poi sbircia in un tablet, e ci fa accompagnare al nostro posto.
Per fortuna è in una zona un po’ defilata, i nostri due commensali sono già seduti, osservano il mondo che li circonda con l’aria annoiata.
Ci accomodiamo, un timido sorriso e un buonasera, poi cala un silenzio poco benaugurante.
Leggiucchio il cartoncino con il menù e il programma per la serata.
Mi scolo il calice di bollicine, che qualcuno ha precedentemente versato, loro vedo che lo hanno già bevuto.
Li osservo.
Lei ha un vestito nero di stoffa leggera, attillato, corto a metà coscia, è abbronzata, capello meshato, tonica, belle tette, forse un po’ più giovane di me.
Lui mi ricorda mio marito, non a caso sono vestiti quasi uguale, tra non molto scopriranno di avere le stesse passioni, lo stesso tipo di coglioni.
Iniziano a parlare loro, i mariti.
Dall’accento sono del nord, forse del triveneto.
Dopo nemmeno un minuto, scoprono di avere la stessa passione per le motociclette Harley Davidson.
Noi diventiamo immediatamente inesistenti, lei mi guarda sconsolata, le sorrido, questa sera non ho voglia di risentimenti, decido che ho solo voglia di divertirmi.
“Mi chiamo Alberta, vediamo di trascorrere la serata in modo piacevole, nonostante questi due trogloditi”.
Vedo il suo sguardo che si illumina.
Sorride.
“ Io sono Lucrezia, grazie per avermi salvata”.
Ci facciamo una bella risata, e iniziamo a parlare del più e del meno, il lavoro, i figli, loro non ne hanno, sono nonna, lo dico con meno dispiacere.
Iniziamo ad osservarci con occhio amichevole, dopo che ha iniziato a parlare la trovo davvero bella, conturbante, ogni tanto la sorprendo con lo sguardo posato sulle mie tette, lo stesso tipo di sguardo che aveva Adelina quando veniva al vivaio a comprare le piante officinali.
Mentre chiacchieriamo, ogni tanto mi ritorna in mente, mi rivedo con lei sulla spiaggia, oppure quando me l’ha leccata in cucina, dopo aver fatto colazione, la prima volta che siamo andate al mare.
C’è anche la visione di lei e Mia che se la leccano in quel furgone, o nella cabina di qualche peschereccio norvegese, la gelosia mi assale, e con lei la voglia di farle ripagare lo scorno, con la stessa moneta.
Mi accorgo che i due sono spariti.
Lucrezia si protende verso di me, sembra volermi confidare qualcosa da non dire a nessuno.
“Senti , ma tu lo tradisci tuo marito?”
La domanda un po’ mi sorprende, e quando sto per rispondere, continua,
“Si vede che pensi ad altro, lo so perché è così anche per me”.
Annuisco e le sorrido.
“Sei innamorata?”
“Molto, ma abbiamo dovuto fare le vacanze separate”.
“Capisco, anche io ho perso la testa, non penso ad altro, per fortuna quel coglione non si accorge quasi di nulla, che non riguardi le cromature della sua cazzo di motocicletta”.
Ridiamo, abbiamo instaurato un contatto intimo, siamo nella stessa situazione, si apre uno spiraglio per condividere i nostri malumori, renderli meno amari, l’idea di portarmela a letto, si affaccia da una delle finestre della mia mente, la curiosità di sapere cosa si prova a stare con una donna che non si chiami Adelina.
Ogni tanto i due tornano al tavolo, fuori c’è un gruppetto rock che suona, sono rientrati tallonando un paio di ragazzette sedute ad un tavolo dietro di noi, ogni tanto si occhieggiano furtivi, tra non molto spariranno con la scusa di un evento da qualche parte, resteremo sole lo sento, uno strano affanno, simile a quello che provavo quando appariva Adelina, inizia a salire.
I suoi occhi sempre più frequentemente mi frugano tra le tette, sguardi che prima sembravano furtivi, ma ora son eloquenti, come quelli di un maschio curioso.
“Il mio amante è una donna”.
Lo dico senza tradire nessuna emozione, mentre con un cucchiaino raccatto gli ultimi rimasugli del dessert.
“ E ora dov’è?”
“E’ in vacanza con la sua compagna, stanno girando per il nord Europa con un vecchio furgone”.
“Non si lasceranno mai”.
Mi sorride.
“Noi ci siamo lasciate, poco prima delle ferie”.
“Lasciate”?
“Si anche lei è sposata, suo marito ci ha scoperte e le ha dato l’ultimatum.”
“Non se la sente di rischiare, ci sono i figli e tutto il resto”.
“Io invece non vedevo l’ora di mollare questo coglione”.
“A proposito hai visto come flirtavano con quelle sbarbatelle”?
“ Certo direi di lasciarli fare, almeno avremo tutto il tempo di farci gli affari nostri per il resto della nottata”.
“Hai visto nel programma, a mezzanotte faranno i fuochi artificiali e poi balleranno tutta la notte nella discoteca all’aperto davanti alla piscina”.
La guardo e decido.
“Senti che ne dici se facciamo che tu sarai la mia Lady Midnight, rubiamo una bottiglia, e andiamo a vederci i fuochi artificiali in qualche posto tranquillo e romantico, al riparo da questi sguardi poco discreti”?
“Il vino lo rubo io, vai ad aspettarmi all’ingresso del salone”.
Dopo qualche minuto appare con in una mano una bottiglia di bollicine, infilata in uno di quei contenitori termici usa e getta, e nell’altra due flute di plexiglass.
“Dai tutto offerto dalla casa”.
E mi fa occhiolino.
“Seguimi che ti porto in un bel posticino”.
Si incammina a passo svelto, sandaletti traforati e due tacchi sottili, , la sorreggono e le slanciano le gambe e il sedere, il vestito nero che con il movimento delle cosce si è sollevato, cammino con gli occhi fissi su quello spettacolo, con il mio vestito che svolazza,sento l’aria che mi rinfresca la fica, ormai mezza bagnata.
Dopo alcuni corridoi popolati da gruppetti schiamazzanti e mezzi ubriachi, prendiamo un ascensore, saliamo all’ultimo piano, e poi una volta uscite, percorriamo uno stretto camminamento che sfocia in un terrazzo, con in mezzo una grossa vasca idromassaggio.
Intorno alcuni enormi letti prendisole, un banco bar, uno scaffale pieno di asciugamani colorati.
Non c’è anima viva, sembra una realtà separata all’interno della confusione della grande nave.
“L’ho scoperto per caso, di giorno c’è pochissima gente, ma ci vengo di notte, mi immergo nella vasca, e me la godo tutta sola, con il panorama del mare”.
Si appoggia alla balaustra e osserva la scia della nave che naviga tranquilla, senza dire nulla prendo un lettino lo sposto dietro al bancone, accosto un tavolino, prelevo mezza dozzina di teli dallo scaffale.
Poi mi avvicino e le prendo la bottiglia, e i bicchieri e li poso sul tavolino.
Resta un altro po’ a rimirare la distesa di acqua dietro a noi, poi si volta e mi osserva, mi sono già accomodata sul lettino,
“vieni qui e sdraiati vicino a me che ci scoliamo la bottiglia”.
Mi risvegliano delle risate e il borbottio della Jacuzzi.
Il sole si sta per levare nascosto dalla costa corsa, Lucrezia è coricata di fianco a me, entrambe siamo nude, i vestiti ai piedi del lettino, ci siamo coperte con un paio di quei grossi e spessi teli di spugna.
Mi sollevo quel che basta per fare capolino dal bancone e osservare.
Nella vasca ci sono due ragazzi, dalla parlata inglesi, o americani, lei è seduta sopra di lui, ridacchiano ogni tanto si baciano, tra qualche istante inizieranno a scopare.
Non si sono accorti della nostra presenza, noi lo abbiamo fatto per tutta la notte, almeno fino a quando non siamo crollate.
Lucrezia è dolce e delicata, mentre Adelina mi prende con la forza, lo so che mi vuole possedere.
Fa quello che non ha mai fatto mio marito, senza palle e senza carattere, apposta mi sono così tanto innamorata.
Ha una meravigliosa topina, tutta depilata con una striscia nera che le parte dal monte di Venere e le copre la fessura.
Ce la siamo baciata all’infinito, la sua lingua sembrava un petalo di rosa, una carezza leggera, sono sprofondata in un estasi eterea, quasi irreale.
La tocco con un braccio e quando apre gli occhi le faccio cenno di non fare rumore.
Anche lei fa capolino e li vede.
La ragazza ora si è penetrata hanno iniziato a farlo, ci diamo un occhiata e silenziose e furtive ci avviciniamo e entriamo nella vasca.
Si accorgono di noi quando ci siamo immerse, io mi accomodo su di una seduta, e un sensore fa partire un getto di acqua gorgogliante, Lucrezia, si mette sopra, con le cosce spalancate, incolliamo le bocche, quello che facciamo è inequivocabile.
Socchiudo un occhio e li osservo, lei quando ci vede per un attimo si ferma, restano immobili, poi quando vedono che siamo impegnate nella loro stessa pratica, lei sorride e ricomincia a muoversi piano.
Sento la fessura pelosa di Lucrezia che mi strofina una coscia, una mano maliziosa che mi si avvicina, e si divide in due metà, riempiendomi entrambi gli orifizi del piacere.
Caccio un grido strozzato, le mordo un orecchio e le sussurro,
“Lady Midnight cazzo, perché non ci siamo conosciute durante la prima serata?”
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Mare d'inverno.racconto sucessivo
La versione di Tna
Commenti dei lettori al racconto erotico