Il Signore delle chiavi
di
Vandal
genere
pulp
IL SIGNORE DELLE CHIAVI
Un lampione sfarfalla nel buio. Forse un contatto. Rumori di tacchi, quasi affrettati, sull’asfalto di un marciapiede. Una figura stretta in un lungo cappotto si sofferma per un attimo sotto alla luce. La figura di una donna si intuisce sotto quegli abiti. Si guarda indietro scrutando il buio, come se avesse il sentore di essere seguita.
Riprende a camminare. La strada è in salita. Si alza una leggera brezza fredda. Un altro lampione, un’altra luce che getta una pozza giallognola sull’asfalto. La strada entra in un bosco. La luna è oscurata da alcune nubi. La ragazza ha l’affanno, la sensazione di essere seguita non l’ha ancora mollata.
Cinque minuti e raggiunge la sommità del percorso: una torre, simile ad un faro, che svetta per trenta metri sopra gli alberi. La chiamano Torre Faro, un tempo usata dai viandanti per ritrovare la strada per il paese. O dai contrabbandieri, come punto di riferimento nelle loro uscite..
La ragazza si ferma davanti ad una porta di legno logora e tarlata. Sono anni che nessuno ci entra dentro. Dalla tasca trae una chiave dall’impugnatura a foggia di foglia. La infila nella toppa e.. Si gira rapidamente.. Ancora quella sensazione di non essere sola.
Si volta velocemente verso la porta e gira la toppa. Tre volte in senso orario. Spinge, fa un po’ di resistenza. Un refolo di aria stantia fuoriesce da essa. La ragazza si tappa il naso ma, decisa, entra e chiude lo stipite alle sue spalle. La luce di una torcia taglia l’oscurità. La ragazza si dirige verso un armadio di metallo ove è inciso il simbolo di una fenice. Dalla tasca della sua giacca trae un’altra chiave, questa volta con l’impugnatura con il simbolo di una fenice. Inserisce, gira, tre mandati. La porta si schiude, lei entra, scosta una tenda e…
Yala si risveglia con un gran mal di testa. E’ sdraiata su un lettino ergonomico con vista sul mare. Il sole sta tramontando dietro l’orizzonte. Ha la testa annebbiata non ricorda come è giunta lì “Ben svegliata” dice una voce calda alle sue spalle che la fa trasalire
Un uomo alto dal fisico atletico, bello come il peccato e con un solo asciugamano legato in vita, le porge un bicchiere con un liquido blu e del ghiaccio “Cosa.. Dove sono?”
“Sei a casa mia, Dana” lui sorride e Dana sente come un fuoco che le brucia dentro. Solo allora sembra essersi resa conta di essere nuda agli occhi di quell’uomo “Il trattamento ti ha destabilizzato un po’ ma, passerà, ci sono passato anche io”
“Trattamento?” fa per coprirsi ma ci ripensa e si alza a guardare l’uomo. Lei è più piccola, tette grandi come pompelmi, fianchi stretti e un taglio netto e privo di peluria. Ma, c’è qualcosa che non va.. “Io.. Io non sono così”
“Il trattamento, non ricordi?” lui si scioglie l’asciugamano a rivelare una prepotente erezione sotto di essa. Dana fa un O di meraviglia a vedere quella mazza di carne che si erge a pochi centimetri di distanza “Hai richiesto tu di diventare così”
“Io… Io, non ricordo. E’ così assurdo”
“Hai richiesto di un corpo diverso. Eri cicciottella, la pelle era flaccida sui fianchi, avevi i denti sporgenti. Anch’io non ero come mi vedi. Ero brutto, grasso, per nulla dotato. E poi, puff, scrivo un bigliettino su una carta azzurra e lo imbuco alla vecchia cassetta delle lettere vicino al faro. E, due giorni dopo, ricevo per posta una scatola con delle chiavi. Una per aprire la torre, una per una porta al suo interno e la terza… Beh, la terza era per noi”
“Continuo a non capire”
“Vieni con me” le fa di seguirlo lungo una passerella che costeggia una piscina. Arrivano fino ad una casetta bassa dipinta di bianco. Dentro è quasi vuota. Lui apre una botola sul pavimento e le fa cenno di seguirla di sotto. Trovano una stanza con una grande vetrata. “Guarda” le fa cenno di osservare attraverso la vetrata
Dana si avvicina e vede una ragazza coi capelli rossi, magra come un chiodo, nuda e visivamente non bella. E’ distesa su un tavolo e un uomo in camice bianco e occhiali la sta osservando. In mano regge una chiave dal fusto lungo. La osserva inclinando il capo di lato poi, infila la chiave nella sua vagina. Lei emette un gemito ma non reagisce più di tanto. L’uomo in camice gira la chiave e la ragazza incomincia a mugugnare come in preda ad un orgasmo. La chiave continua a girare e la ragazza incomincia a toccarsi e pizzicarsi. Il corpo della ragazza incomincia a cambiare forma: acquisisce più massa, la pelle diventa liscia, le tette crescono, il volto migliora. Man mano che la chiave gira e penetra dentro di lei, il corpo della ragazza diventa sodo e tonico come quella di un’atleta.
Dana, senza rendersene conto, appoggiata e rapita da quella visione, quasi non si rende conto dell’uomo dietro, che la penetra. Non reagisce e rimane passiva, lasciandosi scopare da dietro, con l’uomo che le afferra le spalle e affonda il suo cazzo dentro di lei
Dana si fa sfondare il culo, si fa scopare. Dana cavalca il sesso virile dell’uomo, glielo lecca in ogni maniera.
Alla fine, quando raggiunge l’orgasmo per la seconda volta, cadendo spossata a terra, chiede “Non so ancora il tuo nome”
“Sven”
“E l’uomo con la chiave?”
“Si fa chiamare il dottore ma, una volta ho sentito qualcuno chiamarlo Aboleth, o Keeper. Ma, con me, si è presentato come il Signore delle Chiavi”
“Il Signore delle Chiavi” mormora Dana. Qualche sprazzo di lucidità “Egli ha molti nomi: Aboleth, Keeper, Signore delle chiavi, o Signore delle 100 ali. L’arcano stregone, maestro di negromanzia e illusioni. Lui è…”
“Signorina Dana, che fa, sogni ad occhi aperti?” il volto del professore la osserva sardonico da dietro le sue spesse lenti.
Dana si riscuote e si accorge di essersi addormentata in aula. Lezioni di biologia. La sua faccia a pochi centimetri con la rana che stava dissezionando. Risolini tutti intorno, i suoi compagni di classe che la prenderanno in giro per parecchi giorni “Mi.. mi scusi professore..”
“Non dovrebbe fare tardi la sera quando esce” sorride benevolo “Ok ragazzi, lezione finita. Ci vediamo domani pomeriggio”
“Mi scusi prof, proprio non riesco a capire..”
“Oh, si tranquillizzi, non è così grave come sembra”
“Mi metterà una nota di demerito?”
“No, non si preoccupi Dana. Ecco, questa è la sua relazione corretta. Come vede, voto pieno”
“Grazie” arrossisce e si allontana dalla classe
Che sogno strano
Seduta al tavolo da picnic all’esterno del college, Dana si decide a leggere il voto che il professore le ha dato: A. Poi si viene da chiedere quando abbia compilato quella relazione. Si portò la mano destra in tasca e toccò qualcosa di metallico e freddo al tatto. Ne trasse una chiave che…
Lasciò cadere sul ripiano, rimbalzò e finì di traverso sulla firma del professore. La chiave lunga e diritta che il Keeper del sogno stava usando sulla ragazza magra come un chiodo
Dall’alto del suo ufficio, il professore osservava Dana con le mani intrecciate dietro la schiena. Dietro di lui, una ragazza in camice bianco, con i tratti vagamente orientali, si fermò reggendo in mano una cartellina gialla “Che novità, dottoressa Yuko?”
“Il soggetto ha reagito bene al trattamento. La stimolazione delle endorfine ha aumentato la produzione della libido e prodotto le proteine adatte per la creazione del sogno” rispose la dottoressa “Direi che Dana Prescott è pronta per la stimolazione della fase due”
“E gli altri due soggetti?”
“Sven Cardinal potrebbe esserci ancora utile. L’ultimo soggetto, ha detta del dottor Gwyn, è instabile e potenzialmente soggetto a morte cerebrale”
Il dottore si stringe nelle spalle “Ci saranno altri soggetti da utilizzare come cavie. Prepari la fase due per Dana. Tra tre giorni si comincia”
“Come vuole, dottor Samael”
FINE
Un lampione sfarfalla nel buio. Forse un contatto. Rumori di tacchi, quasi affrettati, sull’asfalto di un marciapiede. Una figura stretta in un lungo cappotto si sofferma per un attimo sotto alla luce. La figura di una donna si intuisce sotto quegli abiti. Si guarda indietro scrutando il buio, come se avesse il sentore di essere seguita.
Riprende a camminare. La strada è in salita. Si alza una leggera brezza fredda. Un altro lampione, un’altra luce che getta una pozza giallognola sull’asfalto. La strada entra in un bosco. La luna è oscurata da alcune nubi. La ragazza ha l’affanno, la sensazione di essere seguita non l’ha ancora mollata.
Cinque minuti e raggiunge la sommità del percorso: una torre, simile ad un faro, che svetta per trenta metri sopra gli alberi. La chiamano Torre Faro, un tempo usata dai viandanti per ritrovare la strada per il paese. O dai contrabbandieri, come punto di riferimento nelle loro uscite..
La ragazza si ferma davanti ad una porta di legno logora e tarlata. Sono anni che nessuno ci entra dentro. Dalla tasca trae una chiave dall’impugnatura a foggia di foglia. La infila nella toppa e.. Si gira rapidamente.. Ancora quella sensazione di non essere sola.
Si volta velocemente verso la porta e gira la toppa. Tre volte in senso orario. Spinge, fa un po’ di resistenza. Un refolo di aria stantia fuoriesce da essa. La ragazza si tappa il naso ma, decisa, entra e chiude lo stipite alle sue spalle. La luce di una torcia taglia l’oscurità. La ragazza si dirige verso un armadio di metallo ove è inciso il simbolo di una fenice. Dalla tasca della sua giacca trae un’altra chiave, questa volta con l’impugnatura con il simbolo di una fenice. Inserisce, gira, tre mandati. La porta si schiude, lei entra, scosta una tenda e…
Yala si risveglia con un gran mal di testa. E’ sdraiata su un lettino ergonomico con vista sul mare. Il sole sta tramontando dietro l’orizzonte. Ha la testa annebbiata non ricorda come è giunta lì “Ben svegliata” dice una voce calda alle sue spalle che la fa trasalire
Un uomo alto dal fisico atletico, bello come il peccato e con un solo asciugamano legato in vita, le porge un bicchiere con un liquido blu e del ghiaccio “Cosa.. Dove sono?”
“Sei a casa mia, Dana” lui sorride e Dana sente come un fuoco che le brucia dentro. Solo allora sembra essersi resa conta di essere nuda agli occhi di quell’uomo “Il trattamento ti ha destabilizzato un po’ ma, passerà, ci sono passato anche io”
“Trattamento?” fa per coprirsi ma ci ripensa e si alza a guardare l’uomo. Lei è più piccola, tette grandi come pompelmi, fianchi stretti e un taglio netto e privo di peluria. Ma, c’è qualcosa che non va.. “Io.. Io non sono così”
“Il trattamento, non ricordi?” lui si scioglie l’asciugamano a rivelare una prepotente erezione sotto di essa. Dana fa un O di meraviglia a vedere quella mazza di carne che si erge a pochi centimetri di distanza “Hai richiesto tu di diventare così”
“Io… Io, non ricordo. E’ così assurdo”
“Hai richiesto di un corpo diverso. Eri cicciottella, la pelle era flaccida sui fianchi, avevi i denti sporgenti. Anch’io non ero come mi vedi. Ero brutto, grasso, per nulla dotato. E poi, puff, scrivo un bigliettino su una carta azzurra e lo imbuco alla vecchia cassetta delle lettere vicino al faro. E, due giorni dopo, ricevo per posta una scatola con delle chiavi. Una per aprire la torre, una per una porta al suo interno e la terza… Beh, la terza era per noi”
“Continuo a non capire”
“Vieni con me” le fa di seguirlo lungo una passerella che costeggia una piscina. Arrivano fino ad una casetta bassa dipinta di bianco. Dentro è quasi vuota. Lui apre una botola sul pavimento e le fa cenno di seguirla di sotto. Trovano una stanza con una grande vetrata. “Guarda” le fa cenno di osservare attraverso la vetrata
Dana si avvicina e vede una ragazza coi capelli rossi, magra come un chiodo, nuda e visivamente non bella. E’ distesa su un tavolo e un uomo in camice bianco e occhiali la sta osservando. In mano regge una chiave dal fusto lungo. La osserva inclinando il capo di lato poi, infila la chiave nella sua vagina. Lei emette un gemito ma non reagisce più di tanto. L’uomo in camice gira la chiave e la ragazza incomincia a mugugnare come in preda ad un orgasmo. La chiave continua a girare e la ragazza incomincia a toccarsi e pizzicarsi. Il corpo della ragazza incomincia a cambiare forma: acquisisce più massa, la pelle diventa liscia, le tette crescono, il volto migliora. Man mano che la chiave gira e penetra dentro di lei, il corpo della ragazza diventa sodo e tonico come quella di un’atleta.
Dana, senza rendersene conto, appoggiata e rapita da quella visione, quasi non si rende conto dell’uomo dietro, che la penetra. Non reagisce e rimane passiva, lasciandosi scopare da dietro, con l’uomo che le afferra le spalle e affonda il suo cazzo dentro di lei
Dana si fa sfondare il culo, si fa scopare. Dana cavalca il sesso virile dell’uomo, glielo lecca in ogni maniera.
Alla fine, quando raggiunge l’orgasmo per la seconda volta, cadendo spossata a terra, chiede “Non so ancora il tuo nome”
“Sven”
“E l’uomo con la chiave?”
“Si fa chiamare il dottore ma, una volta ho sentito qualcuno chiamarlo Aboleth, o Keeper. Ma, con me, si è presentato come il Signore delle Chiavi”
“Il Signore delle Chiavi” mormora Dana. Qualche sprazzo di lucidità “Egli ha molti nomi: Aboleth, Keeper, Signore delle chiavi, o Signore delle 100 ali. L’arcano stregone, maestro di negromanzia e illusioni. Lui è…”
“Signorina Dana, che fa, sogni ad occhi aperti?” il volto del professore la osserva sardonico da dietro le sue spesse lenti.
Dana si riscuote e si accorge di essersi addormentata in aula. Lezioni di biologia. La sua faccia a pochi centimetri con la rana che stava dissezionando. Risolini tutti intorno, i suoi compagni di classe che la prenderanno in giro per parecchi giorni “Mi.. mi scusi professore..”
“Non dovrebbe fare tardi la sera quando esce” sorride benevolo “Ok ragazzi, lezione finita. Ci vediamo domani pomeriggio”
“Mi scusi prof, proprio non riesco a capire..”
“Oh, si tranquillizzi, non è così grave come sembra”
“Mi metterà una nota di demerito?”
“No, non si preoccupi Dana. Ecco, questa è la sua relazione corretta. Come vede, voto pieno”
“Grazie” arrossisce e si allontana dalla classe
Che sogno strano
Seduta al tavolo da picnic all’esterno del college, Dana si decide a leggere il voto che il professore le ha dato: A. Poi si viene da chiedere quando abbia compilato quella relazione. Si portò la mano destra in tasca e toccò qualcosa di metallico e freddo al tatto. Ne trasse una chiave che…
Lasciò cadere sul ripiano, rimbalzò e finì di traverso sulla firma del professore. La chiave lunga e diritta che il Keeper del sogno stava usando sulla ragazza magra come un chiodo
Dall’alto del suo ufficio, il professore osservava Dana con le mani intrecciate dietro la schiena. Dietro di lui, una ragazza in camice bianco, con i tratti vagamente orientali, si fermò reggendo in mano una cartellina gialla “Che novità, dottoressa Yuko?”
“Il soggetto ha reagito bene al trattamento. La stimolazione delle endorfine ha aumentato la produzione della libido e prodotto le proteine adatte per la creazione del sogno” rispose la dottoressa “Direi che Dana Prescott è pronta per la stimolazione della fase due”
“E gli altri due soggetti?”
“Sven Cardinal potrebbe esserci ancora utile. L’ultimo soggetto, ha detta del dottor Gwyn, è instabile e potenzialmente soggetto a morte cerebrale”
Il dottore si stringe nelle spalle “Ci saranno altri soggetti da utilizzare come cavie. Prepari la fase due per Dana. Tra tre giorni si comincia”
“Come vuole, dottor Samael”
FINE
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