Tortura il culo di Alice (4/5)
di
LanA
genere
fisting
segue da 3/5
Giovanni grugnì di piacere e la sua sega divenne ancora più selvaggia, la sua mano entrò e uscì rapidamente dal buco del culo della schiava, allargandolo oltre ogni immaginazione e imbrattando la sua mano e il suo cazzo con il sangue della ragazza.
“Che puttana sei, mi sto masturbando nel tuo retto, facendoti sanguinare e mi stai ringraziando, che
troia spudorata. Implorami di usarti più duramente. "
A questo punto Alice ebbe un orgasmo, non per il dolore ma per la resa che fu costretta a sopportare e
urlò le parole che le era stato ordinato di pronunciare.
"Usami di più Maestro ... per favore ... arrrghhhh per favore!"
Giovanni sorrise, poi aumentò la velocità della sua sega, in completo disprezzo per il dolore che stava
causando alla sua schiava. Dopotutto lei era lì solo per essere usata.
Alice smise di urlare, il dolore era troppo grande, non riusciva a emettere alcun un suono, rimase semplicemente sdraiata lì con gli occhi spalancati con il corpo tremante mentre veniva torturata.
Alla fine venne anche Giovanni, che ruggì di piacere e spruzzò suo sperma all’interno del buco del culo rotto e sanguinante.
"Ahhh brava troia ... brava puttana."
Giovanni sfinito crollò sopra il corpo della sua schiava e restò immobile ad ansimare, cercando di riprendersi dall'intenso piacere che aveva provato.
Dopo qualche minuto Giovanni si rimise in ginocchio e iniziò ad estrarre prima il suo cazzo e poi la mano dal culo di lei.
Alice era tornata a singhiozzare, ma quando la parte più larga della mano del suo Maestro scivolò fuori dal suo buco ferito e sanguinante, urlò di nuovo.
"Shh, Alice, è uscito adesso."
Giovanni parlò con un tono di voce confortante, prese un fazzoletto di carta dal comodino e si asciugò la mano.
"Dai, riposati un momento amore mio." disse Giovanni mentre spostava la sua schiava e le accarezzava delicatamente i capelli.
"Tu eri una così brava ragazza mia dolce Alice, una brava ragazza."
Poi avvicinò il suo cazzo alla bocca di Alice, assicurandosi che non andasse troppo in profondità.
Per questa notte non c'era bisogno di ferirla ulteriormente.
"Pulisci il mio cazzo, dolce ragazza."
Alice iniziò a leccare e succhiare il proprio sangue e succhi del suo culo dal cazzo del suo Padrone.
Giovanni lasciò riposare Alice per circa quindici minuti, ma aveva altri programmi per quella sera e voleva farlo ancora mentre il suo culo era ancora dilatato.
"Torna sugli asciugamani, ragazza! Ordinò, e la schiava obbedì, con qualche difficoltà.
"... mi causerai ancora dolore, Maestro?" chiese Alice nervosamente e Giovanni annuì.
“Sì, non ne ho ancora abbastanza, ma andrà bene. Non permetterò mai di ferirti in modo importante. " disse Giovanni con un tono di voce di sostegno mentre aiutava la sua schiava a coricarsi di nuovo sugli asciugamani.
"Sì, Maestro ... ti conosco Maestro, ma ho un po' di paura, cosa mi farai?" borbottò nervosamente Alice, mentre guardava impotente il suo padrone.
"Ora ti scoperò nel culo con una bottiglia di vino, sei abbastanza larga per farlo in questo momento." disse Giovanni ,e Alice ricominciò a singhiozzare.
Ma obbedientemente rimase ferma e non cercò di allontanarsi.
Egli si alzò dal letto e si avvicinò a un piccolo armadietto che stava contro la parete accanto alla finestra della camera da letto e da lì tirò fuori una bottiglia di vino.
Controllò attentamente l’integrità del vetro la unse per bene. Si voltò e tornò al letto dove la schiava Alice aspettava impaurita.
Giovanni mise delicatamente la mano sul fianco della sua schiava e la ragazza sussultò. Era così tesa e nervosa.
"Rilassati Alice, starai bene, respira con la bocca amore mio, respira solo attraverso di essa." mormorò lui mentre iniziava a far scorrere la bottiglia su e giù per il culo di lei.
Il retto di Alice era ancora spalancato per quello che le aveva fatto prima e presto il Maestro iniziò a strofinare il bordo della bottiglia per poi premere con decisione l’estremità grassa della bottiglia contro l'apertura abusata di Alice.
Lentamente, molto lentamente lo sfintere maltrattato della schiava cedette e il calcio della bottiglia di vino cominciò a scivolare dentro di lei.
Alice urlò di pura agonia, poi crollò sugli asciugamani singhiozzando istericamente.
Giovanni ignorò l'angoscia della sua schiava, e continuò a spingere finché la bottiglia non fu sepolta in profondità nel buco del culo rosso e spalancato.
"Brava Alice, è dentro." disse Giovanni con un tono di voce orgoglioso e lei riuscì a sorridere un po’ , nonostante il su dolore.
Giovanni afferrò il collo della bottiglia di vino, poi affermò con un tono di voce deciso.
"Ora ti scoperò con questa bottiglia, sarà doloroso ma ricorda che sei amata Alice, e ricorda anche che vederti soffrire mi dà così tanto piacere. Sei pronta?"
La giovane donna legata scosse la testa, terrorizzata e supplichevole con gli occhi.
"No Maestro, per favore. Avere quella bottiglia lì dentro fa così male ... non fottermi con essa, ti sto supplicando."
Giovanni ignorò le proteste della sua schiava, dopotutto lei era una proprietà e nient'altro, e se voleva che soffrisse lei avrebbe sofferto.
Iniziò così ad estrarre un po' la bottiglia di vino fuori dal buco del culo della donna che ora urlava per la paura, prima di spingerla nuovamente e brutalmente nel suo culo.
Iniziò a pompare, dentro e fuori, dentro e fuori.
Giovanni si assicurò di non estrarre mai completamente la bottiglia di vino dal retto della sua schiava per non creare gravi ferite. Ovviamente pompare un oggetto di grandi dimensioni lì dentro causava
enormi dolori. Infatti Alice gridò come una matta.
"Arrrrggggggghhh ... noooo ... per favore ... aammmggghhh ... stoooopppp ... agggrrrhhh!"
Alice ululava ma lui ha continuato a scoparla lentamente.
Nel mentre il suo cazzo diventava duro per le grida della schiava e per come il suo corpo tremava per la
sua agonia.
"Sì amore mio, soffri per me ... soffri per me, ragazza!"
Dopo circa cinque minuti di penetrazione Alice giaceva lì, floscia come una bambola sugli asciugamani.
Il dolore le si vedeva negli occhi e la sua bocca era modellata in un urlo silenzioso.
Giovanni sorrise. Era così eccitante quello che succedeva.
Aveva deciso di mettere alla prova l'obbedienza della sua schiava e la sua capacità di sopportare il dolore.
Giovanni smise di muovere la bottiglia di vino, la tenne ferma, dentro al culo di Alice e poi ordinò.
"Spingi fuori la bottiglia puttana!"
Alice singhiozzò un po' prima di rispondere.
"Ma Maestro fa così male."
Giovanni annuì, iniziò ad accarezzare amorevolmente la schiava.
"Si amore, ma ti ho dato un ordine, ora obbedisci!"
Alice singhiozzò istericamente e si accovacciò, impalandosi più a fondo sulla bottiglia di vino.
"Ahhhrhhh it huuuuurrrrts!" urlò e Giovanni la rese attenta.
"Attenzione, potrebbe ferirti la bottiglia, non devi andare troppo a fondo per ora, ma devi muoverti con circospezione."
Alice piagnucolò e iniziò a muoversi lentamente avanti e indietro, spingendo quella bottiglia di vino dentro
e fuori dal suo culo.
Ogni volta che la bottiglia affondava lei urlava in agonia. Tutto il suo corpo tremava violentemente per lo sforzo e il tormento, ma lei obbediva, si fotteva alla grande, in modo brutale con quella bottiglia di vino.
Giovanni intanto ammirava la sua schiava scoparsi con la bottiglia, godendosi la sua obbedienza e la sua
agonia, ma il suo cazzo stava diventando così duro.
Sapeva di aver bisogno di un po' di sollievo, ne aveva bisogno.
Giovanni conficcò intervenne conficcando la bottiglia di vino a fondo nel retto della sua schiava.
Così a fondo quanto era possibile, avendo come conseguenza un nuovo ululato di dolore.
"Cavalca la bottiglia, puttana!" ordinò con il cazzo puntato verso il soffitto, come un palo in attesa.
Alice gemette e iniziò a strisciare verso il suo Maestro, ogni movimento era un'agonia e dall'espressione sul suo viso, lo era.
segue 5/5
Giovanni grugnì di piacere e la sua sega divenne ancora più selvaggia, la sua mano entrò e uscì rapidamente dal buco del culo della schiava, allargandolo oltre ogni immaginazione e imbrattando la sua mano e il suo cazzo con il sangue della ragazza.
“Che puttana sei, mi sto masturbando nel tuo retto, facendoti sanguinare e mi stai ringraziando, che
troia spudorata. Implorami di usarti più duramente. "
A questo punto Alice ebbe un orgasmo, non per il dolore ma per la resa che fu costretta a sopportare e
urlò le parole che le era stato ordinato di pronunciare.
"Usami di più Maestro ... per favore ... arrrghhhh per favore!"
Giovanni sorrise, poi aumentò la velocità della sua sega, in completo disprezzo per il dolore che stava
causando alla sua schiava. Dopotutto lei era lì solo per essere usata.
Alice smise di urlare, il dolore era troppo grande, non riusciva a emettere alcun un suono, rimase semplicemente sdraiata lì con gli occhi spalancati con il corpo tremante mentre veniva torturata.
Alla fine venne anche Giovanni, che ruggì di piacere e spruzzò suo sperma all’interno del buco del culo rotto e sanguinante.
"Ahhh brava troia ... brava puttana."
Giovanni sfinito crollò sopra il corpo della sua schiava e restò immobile ad ansimare, cercando di riprendersi dall'intenso piacere che aveva provato.
Dopo qualche minuto Giovanni si rimise in ginocchio e iniziò ad estrarre prima il suo cazzo e poi la mano dal culo di lei.
Alice era tornata a singhiozzare, ma quando la parte più larga della mano del suo Maestro scivolò fuori dal suo buco ferito e sanguinante, urlò di nuovo.
"Shh, Alice, è uscito adesso."
Giovanni parlò con un tono di voce confortante, prese un fazzoletto di carta dal comodino e si asciugò la mano.
"Dai, riposati un momento amore mio." disse Giovanni mentre spostava la sua schiava e le accarezzava delicatamente i capelli.
"Tu eri una così brava ragazza mia dolce Alice, una brava ragazza."
Poi avvicinò il suo cazzo alla bocca di Alice, assicurandosi che non andasse troppo in profondità.
Per questa notte non c'era bisogno di ferirla ulteriormente.
"Pulisci il mio cazzo, dolce ragazza."
Alice iniziò a leccare e succhiare il proprio sangue e succhi del suo culo dal cazzo del suo Padrone.
Giovanni lasciò riposare Alice per circa quindici minuti, ma aveva altri programmi per quella sera e voleva farlo ancora mentre il suo culo era ancora dilatato.
"Torna sugli asciugamani, ragazza! Ordinò, e la schiava obbedì, con qualche difficoltà.
"... mi causerai ancora dolore, Maestro?" chiese Alice nervosamente e Giovanni annuì.
“Sì, non ne ho ancora abbastanza, ma andrà bene. Non permetterò mai di ferirti in modo importante. " disse Giovanni con un tono di voce di sostegno mentre aiutava la sua schiava a coricarsi di nuovo sugli asciugamani.
"Sì, Maestro ... ti conosco Maestro, ma ho un po' di paura, cosa mi farai?" borbottò nervosamente Alice, mentre guardava impotente il suo padrone.
"Ora ti scoperò nel culo con una bottiglia di vino, sei abbastanza larga per farlo in questo momento." disse Giovanni ,e Alice ricominciò a singhiozzare.
Ma obbedientemente rimase ferma e non cercò di allontanarsi.
Egli si alzò dal letto e si avvicinò a un piccolo armadietto che stava contro la parete accanto alla finestra della camera da letto e da lì tirò fuori una bottiglia di vino.
Controllò attentamente l’integrità del vetro la unse per bene. Si voltò e tornò al letto dove la schiava Alice aspettava impaurita.
Giovanni mise delicatamente la mano sul fianco della sua schiava e la ragazza sussultò. Era così tesa e nervosa.
"Rilassati Alice, starai bene, respira con la bocca amore mio, respira solo attraverso di essa." mormorò lui mentre iniziava a far scorrere la bottiglia su e giù per il culo di lei.
Il retto di Alice era ancora spalancato per quello che le aveva fatto prima e presto il Maestro iniziò a strofinare il bordo della bottiglia per poi premere con decisione l’estremità grassa della bottiglia contro l'apertura abusata di Alice.
Lentamente, molto lentamente lo sfintere maltrattato della schiava cedette e il calcio della bottiglia di vino cominciò a scivolare dentro di lei.
Alice urlò di pura agonia, poi crollò sugli asciugamani singhiozzando istericamente.
Giovanni ignorò l'angoscia della sua schiava, e continuò a spingere finché la bottiglia non fu sepolta in profondità nel buco del culo rosso e spalancato.
"Brava Alice, è dentro." disse Giovanni con un tono di voce orgoglioso e lei riuscì a sorridere un po’ , nonostante il su dolore.
Giovanni afferrò il collo della bottiglia di vino, poi affermò con un tono di voce deciso.
"Ora ti scoperò con questa bottiglia, sarà doloroso ma ricorda che sei amata Alice, e ricorda anche che vederti soffrire mi dà così tanto piacere. Sei pronta?"
La giovane donna legata scosse la testa, terrorizzata e supplichevole con gli occhi.
"No Maestro, per favore. Avere quella bottiglia lì dentro fa così male ... non fottermi con essa, ti sto supplicando."
Giovanni ignorò le proteste della sua schiava, dopotutto lei era una proprietà e nient'altro, e se voleva che soffrisse lei avrebbe sofferto.
Iniziò così ad estrarre un po' la bottiglia di vino fuori dal buco del culo della donna che ora urlava per la paura, prima di spingerla nuovamente e brutalmente nel suo culo.
Iniziò a pompare, dentro e fuori, dentro e fuori.
Giovanni si assicurò di non estrarre mai completamente la bottiglia di vino dal retto della sua schiava per non creare gravi ferite. Ovviamente pompare un oggetto di grandi dimensioni lì dentro causava
enormi dolori. Infatti Alice gridò come una matta.
"Arrrrggggggghhh ... noooo ... per favore ... aammmggghhh ... stoooopppp ... agggrrrhhh!"
Alice ululava ma lui ha continuato a scoparla lentamente.
Nel mentre il suo cazzo diventava duro per le grida della schiava e per come il suo corpo tremava per la
sua agonia.
"Sì amore mio, soffri per me ... soffri per me, ragazza!"
Dopo circa cinque minuti di penetrazione Alice giaceva lì, floscia come una bambola sugli asciugamani.
Il dolore le si vedeva negli occhi e la sua bocca era modellata in un urlo silenzioso.
Giovanni sorrise. Era così eccitante quello che succedeva.
Aveva deciso di mettere alla prova l'obbedienza della sua schiava e la sua capacità di sopportare il dolore.
Giovanni smise di muovere la bottiglia di vino, la tenne ferma, dentro al culo di Alice e poi ordinò.
"Spingi fuori la bottiglia puttana!"
Alice singhiozzò un po' prima di rispondere.
"Ma Maestro fa così male."
Giovanni annuì, iniziò ad accarezzare amorevolmente la schiava.
"Si amore, ma ti ho dato un ordine, ora obbedisci!"
Alice singhiozzò istericamente e si accovacciò, impalandosi più a fondo sulla bottiglia di vino.
"Ahhhrhhh it huuuuurrrrts!" urlò e Giovanni la rese attenta.
"Attenzione, potrebbe ferirti la bottiglia, non devi andare troppo a fondo per ora, ma devi muoverti con circospezione."
Alice piagnucolò e iniziò a muoversi lentamente avanti e indietro, spingendo quella bottiglia di vino dentro
e fuori dal suo culo.
Ogni volta che la bottiglia affondava lei urlava in agonia. Tutto il suo corpo tremava violentemente per lo sforzo e il tormento, ma lei obbediva, si fotteva alla grande, in modo brutale con quella bottiglia di vino.
Giovanni intanto ammirava la sua schiava scoparsi con la bottiglia, godendosi la sua obbedienza e la sua
agonia, ma il suo cazzo stava diventando così duro.
Sapeva di aver bisogno di un po' di sollievo, ne aveva bisogno.
Giovanni conficcò intervenne conficcando la bottiglia di vino a fondo nel retto della sua schiava.
Così a fondo quanto era possibile, avendo come conseguenza un nuovo ululato di dolore.
"Cavalca la bottiglia, puttana!" ordinò con il cazzo puntato verso il soffitto, come un palo in attesa.
Alice gemette e iniziò a strisciare verso il suo Maestro, ogni movimento era un'agonia e dall'espressione sul suo viso, lo era.
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