Losverginamento di Nietta
di
Bastino9
genere
etero
Ma fu un vero stupro quello che la povera Nietta subì il giorno e nei giorni a seguire di quella fine estate? o semplicemente fu qualche cosa che si sarebbe verificata comunque?.
Nietta prima o poi sarebbe stata sverginata come accadde in quelle calde giornate di fine settembre, lo sverginamento fu conseguenza di una violenza o un normale timore atavico lo considerò uno stupro?
Quelle grida, quella resistenza o quello sbattersi come una farfalla impazzita non era per l’atto sessuale che stava subendo ma per la paura che albergava nella sua mente, la paura di essersi imbattuta improvvisamente in uno straniero che l’avrebbe sverginata la sconvolgeva.
Nietta nonostante i suoi 18 anni era ragazza che si presentava trasandata e scialba, insignificante nonostante avesse capelli chiari che gli scivolavano fino alle spalle, belli se fossero stati curati e non intrecciati e tenuti a crocchia sulla testa, altrettanto bello era l’ovale del viso sul qual troneggiava il naso diritto e proporzionato con le narici affilate che divideva gli occhi chiari, le labbra tumide quando si aprivano per un sorriso davano armonia a quel volto. Il corpo magro e alto era ben fatto per la sua età ma non era una pertichina, aveva belle gambe lunghe con caviglie sottili, il seno era già ben formato ma il culo, con quelle chiappe sode e tirate su quando lo mostrava al mare era uno spettacolo. Quando camminava il suo passo era indolente moscio, la sua camminata strascicata già lasciava prevedere come quel modo di muoversi sarebbe divenuto sensuale anche se allora sembrava tutt’altro. Eppure i suoi compagni di scuola non l’avevano guardata mai in fino in fondo, non l’avevano mai presa in considerazione ed era stata isolata nel primo banco affiancato alla finestra. Era una brava ragazza anche nello studio avrebbe potuto fare molto di più ma non aveva voglia di impegnarsi, il suo sforzo consisteva nel fare lo stretto necessario per portare a casa la pagella della promozione mettendo così a tacere i genitori. Era stufa assente stanca del suo vivere, nei suoi 19 anni Nietta non aveva stretto serie amicizie con le sue compagne, né aveva amici con i quali intrecciare esperienze amorose, conoscere un ragazzo con quale avere un semplice limonamento, mai ancora una mano maschile era scivolata sul petto per una carezza, mai un coetaneo l’aveva spinta in un angolo di muro per strapparle un bacio, a volte veniva cooptata nel gruppo solo per fare numero.
Pur nel suo vivere estraniata Nietta stava rapidamente maturando come persona e soprattutto come donna. Tutto capitò quella fine estata. La famiglia, finita la vacanza, aveva lasciato la baita ed era scesa a valle lasciando sola la figlia ormai grande e più che autonoma ma sorvegliata dalla nonna che viveva in paese a qualche chilometro di distanza. Nietta non più costretta a con convivere con i genitori e fratelli era contenta sciogliendosi da una convivenza pesante. Nietta era finalmente sola !. La baita era ai limiti del paese e dello spettacoloso bosco, la grande estata era passata, ora usciva presto per correre nella selva, annusava l’aria fresca della mattina ed il profumo della vita le allargava i polmoni ed il cervello, grandi sogni non ne faceva non inseguiva progetti ma sentiva di avere dentro di sé un grosso grumo pronto a fluidificarsi. Era contenta di essere sola, adesso sorrideva tanto Nietta ed il suo viso si irraggiava, la giornata scivolava rapida facendo corse in bicicletta fin dalla nonna giù in paese, bighellonando per i piccoli negozi e bevendo coca incontrando qualche conoscente. Si sapeva amministrare ed era prudente, non aveva paura di rimanere sola nella baita che condivideva con un cagnone particolarmente aggressivo ma che lei sapeva rendere docile come un cucciolo. Quella mattina era tornata stanca dal paese carica come era per la spesa fatta, si lasciò cadere sulla sdraio mentre il suo cagnone gironzolava nervosamente in attesa della scodella.
Nel dormiveglia nel quale era caduta a Nietta sembrò udire la presenza di qualcuno: si sveglio ma guardandosi intorno non vide nessuno, per rassicurarsi chiamò il cagnone il quale giaceva stravaccato poco lontano, la bestia mosse impercettibilmente la testa la guardò ma riprese il suo riposo. Nietta tranquilla rientrò in casa: aveva fame, ma questa volta il rumore lo sentì per davvero e si preoccupò; afferrato un coltellaccio si fermò con aria bellicosa sull’uscio ma le venne da ridere per il piglio da fanciulla del west.
Non c’era nessuno. Rientrò in casa e finì di preparare il pranzo, l’odore del cucinato attirò il cagnone e così entrambi si sbafarono le leccornie di montagna che lei aveva comprato giù al paese. Il primo pomeriggio era caldo; Nietta ed il cagnone andarono dietro la baita e si stesero sul greto del ruscello all’inizio ebbe un tremito di freddo, poi si sentì bene e rimase nell’acqua fredda finché la pelle non si raggrinzì. Raccolse gli abiti e nuda tornò a casa dove cominciò a gironzolare sempre nuda, si guardò nello specchio si vide riflessa: si piaceva, si toccò il seno ed i capezzoli ed avvertì un senso di piacere, continuò ad eccitarsi finché comincio a sentire la sua vagina inumidirsi, la bionda peluria sotto la sua mano le dava una forte eccitazione, scoprì il suo clitoride duro e si masturbò.
Restò nuda ansimante ed in parte soddisfatta, era straniata ma non tanto da non risentire quei rumori, le prese la paura, la paura di essere sola, gridò il cagnone corse dentro e lei rinserrò porte finestre e tapparelle.
Non sentendo e non vedendo nessuno riaprì la porta e si fermò sullo spiazzo antistante, era sola e pensò di fare il giro della baita, l’aveva quasi completato quando spuntò, non si sa da dove, un giovane color cioccolato al latte alto e magro.
L’urlo rimbombò nello spiazzo. Il giovane era atterrito vedendogli venire contro il cagnone “chiamati il cane!!!!” gridò a sua volta “NO!!!!” “ ma sei matta chiama quella bestia!!”. Il cagnone si fermò tra loro due; prima puntò Nietta in attesa del comando e poi guardò l’altro, nel silenzio che era sceso il cagnone decise di andarsi a stendere poco lontano.
“chi sei? come sei arrivato qui?” “ mi chiamo Pedro cerco un passaggio per attraversare il confine” “quale confine? Quello vero dista chilometri, perché non prendi un treno” “non posso” “perché?” “non mi farebbero salire” “sei un assassino?” “ma sei matta?? Non ho fatto male mai a nessuno” “non è vero! allora sei un ladro” “oh!! ma hai mai sentito parlare di stranieri che cercano un posto per rifarsi una vita?” “Ahh!! Si! tu sei un clandestino..” “che ha fame, sono quasi due giorni che non mangio”. Nietta lo guardò ed istintivamente capì che non le avrebbe fatto del male.
“Prima di entrare vai giù al torrente, resta bene a lungo in acqua e torna che non puzzi, tieni prendi questo lenzuolo ed asciugati” “Ohhh…. ma l’acqua è gelida” “ ti ci abitui anch’io ci sono stata dentro prima di te e quindi puoi farlo anche tu” mentre parlava andò in casa e prese un pezzo di sapone “con questo lavati…e schiarisciti..” Pedro la guardò e capì che non parlava per offenderlo “guarda che sono un meticcio e anche se mi raschio con il sapone non divento bianco.”.
Tornò con il lenzuolo stretto in vita “c’è il bagno?” “potevi anche farla fuori” “hai un rasoio? mi devo fare la barba” quel perticone l’era simpatico. “Sei un po’ scema ma cucini bene, adesso mi sento una meraviglia” “bé ti sei mangiato tutta la spesa di due giorni e poi non sono scema ho il diploma del liceo, andrò all’Università” “io l’ho già fatta nel mio paese” “dove si trova?” “sono nato a Belo Horizonte” “quello del Brasile?”. Erano così vicini che l’uno sentiva l’afrore dell’altra.
Il perticone si alzò e prese la mano di Nietta e ‘attrasse a sé, la sollevò e così si diresse verso la camera, la distese sul letto e le si piazzò di lato. Senza tanti preamboli stese la mano e la poggiò tra le gambe della ragazza, non aveva ancora mosso un dito che nella stanza rintonò il grido di Nietta che fece accorrere il cagnone. “Perché gridi come una disperata?” “che vuoi farmi?” “quello che un uomo fa con una donna” “io non sono una donna!” Pedro la guardò confuso e farfugliò “cosa sei?” “una vergine!” Pedro era ancora più incredulo “le vergini non sono donne?” “certo che si” Pedro si girò verso di lei i suoi occhi lucidi brillavano “adesso vedi cosa succede ad una vergine.
Senza complimenti le tirò via il vestitino e le strappo le mutandine, alla luce del primo pomeriggio il corpo rannicchiato di Nietta gli si presentò dinanzi nel pieno del sua sensualità, rimase un attimo stordito poi l’eccitazione gli oscurò i sensi, si erse le allargò le gambe e gli si piazzò al mezzo, Nietta urlava e lagrimava come una ossessa . Il suo membro era ben ritto lungo e largo non circonciso e dal glande già si slungava un filo di precum,
Nietta continuava a segnargli le spalle con le sue unghie, umidì come poté la vulva della donna e poi puntò il pene e spinse; sentì lacerarsi l’imene provò un brivido e i testicoli si contrassero, scivolò lentamente dentro, le grida erano cessate ma copiose continuavano a scendere le lacrime, sentì che metà della sua verga era già arrivata al fondo della vagina, si fermò e rimase immobile con l’asta turgida.
Il corpo di Nietta era caldo e umido, spostò dal suo viso i capelli scomposti che lo coprivano, poggiò le sue labbra su la bocca socchiusa di lei, la baciò con tanta tenerezza, la strinse dolcemente attirandola a sé, il suo pene in parte floscio continuò a scendere nella vagina, improvvisamente Nietta sollevò le gambe per cingergli i fianchi. “È così che si perde la verginità?” “SI! è stato bello?” “non lo so perché non conosco il brutto ma mi è piaciuto molto, ho provato un brivido sentirlo entrare dentro di me”.
Quelle parole furono come frustata per Pedro, si cominciò a muovere dentro di lei privo di ogni scrupolo e la fotteva, l’eccitazione di Nietta ormai completamente rilasciata era percepita dal suo membro che affondava sempre più, la vagina era sempre più elastica e ricettiva, c’era una voglia di darsi l’uno all’altra senza risparmio, gli afferrò le mammelle e le stringeva con foga e lei reagiva con istintivamente gridando un si roco che le si spezzava in gola.
Tra i due andava rafforzandosi una sintonia sessuale imprevista, lui continuava a prenderla con una penetrazione sempre più focosa, lei continuava a sbattersi ma per il piacere di fare sesso, il membro usciva ed entrava rapido nella vulva ormai aperta accogliente e scivolosa, più di una volta il glande di Pedro aveva sfiorato l’ano, più di una volta si era appena introdotto. L’eccitazione era tanta e Pedro aveva tanta voglia di spingere il suo bastone tra quelle splendide chiappe, ogni volta che provava quello stimolo i sui testicoli si contraevano alla fine decise di provarci.
Le sollevò le gambe facendole poggiare sulle spalle e puntò spinse poco poi affondò delicatamente.
Nietta era presa dal piacere di fare sesso e lui penetrò slargandole lo sfintere, non si fece attendere un rauco lamento lui lo prese per un tacito si entrò definitivamente e ne prese possesso; ora anche il culo era suo.
Nietta continuava a lamentarsi “ti piace?” “mi fa tanto male Pedro non lo sopporto..”, i suoi movimenti si fecero lenti si muoveva con delicatezza “ti fa ancora tanto male?” “un poco” a quel punto frustato dal piacere se la scopava alla grande e lei lo assecondava anzi lo incitava a fotterla.
Si offriva a lui come sapeva e come poteva e lui le dava tutto quel ben di dio che aveva tra le gambe.
Sentiva quel pezzo di carne muoversi dentro, gli procurava dolore e piacere e questo l’eccitava, stava imparando a toccarsi e a scoprire i suoi punti di godimento e chiedeva a Pedro di assecondarla. Il meticcio muoveva il bacino in maniera magica, affondava i suoi colpi in sequenza rapida mentre lei affondava le unghie nelle sue chiappe sode e contratte per lo sforzo.
Pedro era infoiato e il suo cazzo stava per scoppiargli, il profumo della pelle di quella donna gli ottenebrava i sensi, voleva scaricare nella sua vagina tutto lo sperma che aveva ma non voleva mettere fine a quel godimento anche se i testicoli gonfi gli cominciavano a dolere.
Aveva provato dolore quando lui l’aveva sverginata e quando le aveva aperto l’ano ma ora affondava le unghie nel corpo di Pedro martoriandolo, i colpi di quel grosso pezzo di carne vibrante le dava le vertigini, arrivò a toccarsi il clitoride e si stupì come fosse gonfio e turgido, si masturbò e la vagina si inumidì “Pedro non fermarti, mi stai facendo volare, portami in cielo Pedro…Pedro..”. Le sue labbra trovarono quelle tumide della ragazza, le succhiò, le morsicò, gliele avrebbe strappate, la lingua di lei si intrufolò nella sua bocca, le labbra sigillate toglievano il respiro ad entrambi.
Erano in un delirio erotico, a lui mancava una donna da tempo da tanto troppo tempo a lei quella esperienza nuova le stava aprendole un mondo di piacere sconosciuto.
Entrambi soggiacevano ad un unico imperativo: arrivare allo stremo limite del godimento.
Erano pronti a godere ma lui voleva sentire l’orgasmo di lei mentre la chiavava. “Godi piccola mia godi senza risparmio fammi sentire come ti piace il mio cazzo”, le sue gambe forti e nervose lo stringevano in vita togliendogli il fiato non riusciva più trattenersi ma voleva portarla all’orgasmo, voleva che riuscisse a vivere a pieno in un solo momento quella esperienza unica. Afferrò un capezzolo e lo strinse senza pietà, il suo cazzo duro piantato nella vagina la inondava di sperma.
Nietta mugolava “Ohhhhh!!!!!...Siiii!!!!” finalmente sentì le contrazioni per il suo orgasmo.
Finalmente giacevano appagati l’uno sull’altra in silenzio.
I loro corpi bollenti e madidi di sudore correvano nudi verso il torrente nell’impatto con l’acqua gelida ci fu un unico e sintonico grido.
Nietta prima o poi sarebbe stata sverginata come accadde in quelle calde giornate di fine settembre, lo sverginamento fu conseguenza di una violenza o un normale timore atavico lo considerò uno stupro?
Quelle grida, quella resistenza o quello sbattersi come una farfalla impazzita non era per l’atto sessuale che stava subendo ma per la paura che albergava nella sua mente, la paura di essersi imbattuta improvvisamente in uno straniero che l’avrebbe sverginata la sconvolgeva.
Nietta nonostante i suoi 18 anni era ragazza che si presentava trasandata e scialba, insignificante nonostante avesse capelli chiari che gli scivolavano fino alle spalle, belli se fossero stati curati e non intrecciati e tenuti a crocchia sulla testa, altrettanto bello era l’ovale del viso sul qual troneggiava il naso diritto e proporzionato con le narici affilate che divideva gli occhi chiari, le labbra tumide quando si aprivano per un sorriso davano armonia a quel volto. Il corpo magro e alto era ben fatto per la sua età ma non era una pertichina, aveva belle gambe lunghe con caviglie sottili, il seno era già ben formato ma il culo, con quelle chiappe sode e tirate su quando lo mostrava al mare era uno spettacolo. Quando camminava il suo passo era indolente moscio, la sua camminata strascicata già lasciava prevedere come quel modo di muoversi sarebbe divenuto sensuale anche se allora sembrava tutt’altro. Eppure i suoi compagni di scuola non l’avevano guardata mai in fino in fondo, non l’avevano mai presa in considerazione ed era stata isolata nel primo banco affiancato alla finestra. Era una brava ragazza anche nello studio avrebbe potuto fare molto di più ma non aveva voglia di impegnarsi, il suo sforzo consisteva nel fare lo stretto necessario per portare a casa la pagella della promozione mettendo così a tacere i genitori. Era stufa assente stanca del suo vivere, nei suoi 19 anni Nietta non aveva stretto serie amicizie con le sue compagne, né aveva amici con i quali intrecciare esperienze amorose, conoscere un ragazzo con quale avere un semplice limonamento, mai ancora una mano maschile era scivolata sul petto per una carezza, mai un coetaneo l’aveva spinta in un angolo di muro per strapparle un bacio, a volte veniva cooptata nel gruppo solo per fare numero.
Pur nel suo vivere estraniata Nietta stava rapidamente maturando come persona e soprattutto come donna. Tutto capitò quella fine estata. La famiglia, finita la vacanza, aveva lasciato la baita ed era scesa a valle lasciando sola la figlia ormai grande e più che autonoma ma sorvegliata dalla nonna che viveva in paese a qualche chilometro di distanza. Nietta non più costretta a con convivere con i genitori e fratelli era contenta sciogliendosi da una convivenza pesante. Nietta era finalmente sola !. La baita era ai limiti del paese e dello spettacoloso bosco, la grande estata era passata, ora usciva presto per correre nella selva, annusava l’aria fresca della mattina ed il profumo della vita le allargava i polmoni ed il cervello, grandi sogni non ne faceva non inseguiva progetti ma sentiva di avere dentro di sé un grosso grumo pronto a fluidificarsi. Era contenta di essere sola, adesso sorrideva tanto Nietta ed il suo viso si irraggiava, la giornata scivolava rapida facendo corse in bicicletta fin dalla nonna giù in paese, bighellonando per i piccoli negozi e bevendo coca incontrando qualche conoscente. Si sapeva amministrare ed era prudente, non aveva paura di rimanere sola nella baita che condivideva con un cagnone particolarmente aggressivo ma che lei sapeva rendere docile come un cucciolo. Quella mattina era tornata stanca dal paese carica come era per la spesa fatta, si lasciò cadere sulla sdraio mentre il suo cagnone gironzolava nervosamente in attesa della scodella.
Nel dormiveglia nel quale era caduta a Nietta sembrò udire la presenza di qualcuno: si sveglio ma guardandosi intorno non vide nessuno, per rassicurarsi chiamò il cagnone il quale giaceva stravaccato poco lontano, la bestia mosse impercettibilmente la testa la guardò ma riprese il suo riposo. Nietta tranquilla rientrò in casa: aveva fame, ma questa volta il rumore lo sentì per davvero e si preoccupò; afferrato un coltellaccio si fermò con aria bellicosa sull’uscio ma le venne da ridere per il piglio da fanciulla del west.
Non c’era nessuno. Rientrò in casa e finì di preparare il pranzo, l’odore del cucinato attirò il cagnone e così entrambi si sbafarono le leccornie di montagna che lei aveva comprato giù al paese. Il primo pomeriggio era caldo; Nietta ed il cagnone andarono dietro la baita e si stesero sul greto del ruscello all’inizio ebbe un tremito di freddo, poi si sentì bene e rimase nell’acqua fredda finché la pelle non si raggrinzì. Raccolse gli abiti e nuda tornò a casa dove cominciò a gironzolare sempre nuda, si guardò nello specchio si vide riflessa: si piaceva, si toccò il seno ed i capezzoli ed avvertì un senso di piacere, continuò ad eccitarsi finché comincio a sentire la sua vagina inumidirsi, la bionda peluria sotto la sua mano le dava una forte eccitazione, scoprì il suo clitoride duro e si masturbò.
Restò nuda ansimante ed in parte soddisfatta, era straniata ma non tanto da non risentire quei rumori, le prese la paura, la paura di essere sola, gridò il cagnone corse dentro e lei rinserrò porte finestre e tapparelle.
Non sentendo e non vedendo nessuno riaprì la porta e si fermò sullo spiazzo antistante, era sola e pensò di fare il giro della baita, l’aveva quasi completato quando spuntò, non si sa da dove, un giovane color cioccolato al latte alto e magro.
L’urlo rimbombò nello spiazzo. Il giovane era atterrito vedendogli venire contro il cagnone “chiamati il cane!!!!” gridò a sua volta “NO!!!!” “ ma sei matta chiama quella bestia!!”. Il cagnone si fermò tra loro due; prima puntò Nietta in attesa del comando e poi guardò l’altro, nel silenzio che era sceso il cagnone decise di andarsi a stendere poco lontano.
“chi sei? come sei arrivato qui?” “ mi chiamo Pedro cerco un passaggio per attraversare il confine” “quale confine? Quello vero dista chilometri, perché non prendi un treno” “non posso” “perché?” “non mi farebbero salire” “sei un assassino?” “ma sei matta?? Non ho fatto male mai a nessuno” “non è vero! allora sei un ladro” “oh!! ma hai mai sentito parlare di stranieri che cercano un posto per rifarsi una vita?” “Ahh!! Si! tu sei un clandestino..” “che ha fame, sono quasi due giorni che non mangio”. Nietta lo guardò ed istintivamente capì che non le avrebbe fatto del male.
“Prima di entrare vai giù al torrente, resta bene a lungo in acqua e torna che non puzzi, tieni prendi questo lenzuolo ed asciugati” “Ohhh…. ma l’acqua è gelida” “ ti ci abitui anch’io ci sono stata dentro prima di te e quindi puoi farlo anche tu” mentre parlava andò in casa e prese un pezzo di sapone “con questo lavati…e schiarisciti..” Pedro la guardò e capì che non parlava per offenderlo “guarda che sono un meticcio e anche se mi raschio con il sapone non divento bianco.”.
Tornò con il lenzuolo stretto in vita “c’è il bagno?” “potevi anche farla fuori” “hai un rasoio? mi devo fare la barba” quel perticone l’era simpatico. “Sei un po’ scema ma cucini bene, adesso mi sento una meraviglia” “bé ti sei mangiato tutta la spesa di due giorni e poi non sono scema ho il diploma del liceo, andrò all’Università” “io l’ho già fatta nel mio paese” “dove si trova?” “sono nato a Belo Horizonte” “quello del Brasile?”. Erano così vicini che l’uno sentiva l’afrore dell’altra.
Il perticone si alzò e prese la mano di Nietta e ‘attrasse a sé, la sollevò e così si diresse verso la camera, la distese sul letto e le si piazzò di lato. Senza tanti preamboli stese la mano e la poggiò tra le gambe della ragazza, non aveva ancora mosso un dito che nella stanza rintonò il grido di Nietta che fece accorrere il cagnone. “Perché gridi come una disperata?” “che vuoi farmi?” “quello che un uomo fa con una donna” “io non sono una donna!” Pedro la guardò confuso e farfugliò “cosa sei?” “una vergine!” Pedro era ancora più incredulo “le vergini non sono donne?” “certo che si” Pedro si girò verso di lei i suoi occhi lucidi brillavano “adesso vedi cosa succede ad una vergine.
Senza complimenti le tirò via il vestitino e le strappo le mutandine, alla luce del primo pomeriggio il corpo rannicchiato di Nietta gli si presentò dinanzi nel pieno del sua sensualità, rimase un attimo stordito poi l’eccitazione gli oscurò i sensi, si erse le allargò le gambe e gli si piazzò al mezzo, Nietta urlava e lagrimava come una ossessa . Il suo membro era ben ritto lungo e largo non circonciso e dal glande già si slungava un filo di precum,
Nietta continuava a segnargli le spalle con le sue unghie, umidì come poté la vulva della donna e poi puntò il pene e spinse; sentì lacerarsi l’imene provò un brivido e i testicoli si contrassero, scivolò lentamente dentro, le grida erano cessate ma copiose continuavano a scendere le lacrime, sentì che metà della sua verga era già arrivata al fondo della vagina, si fermò e rimase immobile con l’asta turgida.
Il corpo di Nietta era caldo e umido, spostò dal suo viso i capelli scomposti che lo coprivano, poggiò le sue labbra su la bocca socchiusa di lei, la baciò con tanta tenerezza, la strinse dolcemente attirandola a sé, il suo pene in parte floscio continuò a scendere nella vagina, improvvisamente Nietta sollevò le gambe per cingergli i fianchi. “È così che si perde la verginità?” “SI! è stato bello?” “non lo so perché non conosco il brutto ma mi è piaciuto molto, ho provato un brivido sentirlo entrare dentro di me”.
Quelle parole furono come frustata per Pedro, si cominciò a muovere dentro di lei privo di ogni scrupolo e la fotteva, l’eccitazione di Nietta ormai completamente rilasciata era percepita dal suo membro che affondava sempre più, la vagina era sempre più elastica e ricettiva, c’era una voglia di darsi l’uno all’altra senza risparmio, gli afferrò le mammelle e le stringeva con foga e lei reagiva con istintivamente gridando un si roco che le si spezzava in gola.
Tra i due andava rafforzandosi una sintonia sessuale imprevista, lui continuava a prenderla con una penetrazione sempre più focosa, lei continuava a sbattersi ma per il piacere di fare sesso, il membro usciva ed entrava rapido nella vulva ormai aperta accogliente e scivolosa, più di una volta il glande di Pedro aveva sfiorato l’ano, più di una volta si era appena introdotto. L’eccitazione era tanta e Pedro aveva tanta voglia di spingere il suo bastone tra quelle splendide chiappe, ogni volta che provava quello stimolo i sui testicoli si contraevano alla fine decise di provarci.
Le sollevò le gambe facendole poggiare sulle spalle e puntò spinse poco poi affondò delicatamente.
Nietta era presa dal piacere di fare sesso e lui penetrò slargandole lo sfintere, non si fece attendere un rauco lamento lui lo prese per un tacito si entrò definitivamente e ne prese possesso; ora anche il culo era suo.
Nietta continuava a lamentarsi “ti piace?” “mi fa tanto male Pedro non lo sopporto..”, i suoi movimenti si fecero lenti si muoveva con delicatezza “ti fa ancora tanto male?” “un poco” a quel punto frustato dal piacere se la scopava alla grande e lei lo assecondava anzi lo incitava a fotterla.
Si offriva a lui come sapeva e come poteva e lui le dava tutto quel ben di dio che aveva tra le gambe.
Sentiva quel pezzo di carne muoversi dentro, gli procurava dolore e piacere e questo l’eccitava, stava imparando a toccarsi e a scoprire i suoi punti di godimento e chiedeva a Pedro di assecondarla. Il meticcio muoveva il bacino in maniera magica, affondava i suoi colpi in sequenza rapida mentre lei affondava le unghie nelle sue chiappe sode e contratte per lo sforzo.
Pedro era infoiato e il suo cazzo stava per scoppiargli, il profumo della pelle di quella donna gli ottenebrava i sensi, voleva scaricare nella sua vagina tutto lo sperma che aveva ma non voleva mettere fine a quel godimento anche se i testicoli gonfi gli cominciavano a dolere.
Aveva provato dolore quando lui l’aveva sverginata e quando le aveva aperto l’ano ma ora affondava le unghie nel corpo di Pedro martoriandolo, i colpi di quel grosso pezzo di carne vibrante le dava le vertigini, arrivò a toccarsi il clitoride e si stupì come fosse gonfio e turgido, si masturbò e la vagina si inumidì “Pedro non fermarti, mi stai facendo volare, portami in cielo Pedro…Pedro..”. Le sue labbra trovarono quelle tumide della ragazza, le succhiò, le morsicò, gliele avrebbe strappate, la lingua di lei si intrufolò nella sua bocca, le labbra sigillate toglievano il respiro ad entrambi.
Erano in un delirio erotico, a lui mancava una donna da tempo da tanto troppo tempo a lei quella esperienza nuova le stava aprendole un mondo di piacere sconosciuto.
Entrambi soggiacevano ad un unico imperativo: arrivare allo stremo limite del godimento.
Erano pronti a godere ma lui voleva sentire l’orgasmo di lei mentre la chiavava. “Godi piccola mia godi senza risparmio fammi sentire come ti piace il mio cazzo”, le sue gambe forti e nervose lo stringevano in vita togliendogli il fiato non riusciva più trattenersi ma voleva portarla all’orgasmo, voleva che riuscisse a vivere a pieno in un solo momento quella esperienza unica. Afferrò un capezzolo e lo strinse senza pietà, il suo cazzo duro piantato nella vagina la inondava di sperma.
Nietta mugolava “Ohhhhh!!!!!...Siiii!!!!” finalmente sentì le contrazioni per il suo orgasmo.
Finalmente giacevano appagati l’uno sull’altra in silenzio.
I loro corpi bollenti e madidi di sudore correvano nudi verso il torrente nell’impatto con l’acqua gelida ci fu un unico e sintonico grido.
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