Il Palazzone

di
genere
gay

Vivo in un palazzone costruito negli anni 60 che ancor oggi non sfigura nel confronto con i nuovi palazzi progettati dagli archistar, sono belli da vedere ma forse non tanto belli da viverci.
Come in quelli anche nel nostro palazzone i rapporti tra i condomini e inquilini sono quasi marginali, una volta pur senza esagerare ci si conosceva almeno formalmente, si dialogava negli spazi condominiali simpaticamente.
Oggi il sistema di socializzazione è stato stravolto dai media ma anche dal vivace turn-over tra chi ha lascia il “palazzone” e chi ci entra, so che il mio vicino c’è dal volume della radio e del televisore.
L’altra sera sentii bussare alla mia porta, non aspettavo nessuno perciò rimasi sorpreso, avrei anche evitato di aprire se nonché lo scampanellio si ripeteva con insistenza, andai ad aprire e grande fu la mia sorpresa nel vedere il vicino.
“Mi scusi se la disturbo vorrei chiederle se ha una pila e potrebbe prestarmela temporaneamente..” “si certamente vado a prenderla ma comunque si accomodi” “ no preferisco attendere qui..” “va bene non si disturbi resti pure sul pianerottolo se le fa piacere, sapesse quanto piacere fa a me!” risposi piccato, tornai con la pila gliela rifilai tra le mani sbattendogli la porta in faccia; non gli aprii più ma alla fine lui mi lasciò la pila all’angolo dell’uscio.
Ieri sera tornando a casa mi scontrai dianzi la porta dell’ascensore col vicino, entrammo insieme e fino al 5 piano non ci scambiammo né una parola né uno sguardo, improvvisamente lui cominciò a parlare: “c’è stato un equivoco quando bussai per la pila, io non volevo offenderla assolutamente ma avendo lei interpretato le mie parole in modo offensivo avrei dovuto scusarmi e chiarire subito”, “guardi il caso per me è chiuso non si colpevolizzi non ne vale la pena” .
Più lo guardavo e più mi era indifferente anzi antipatico quel lungagnone magro, con quel naso aquilino e con il volto dai contorni irregolari, con il suo abbigliamento dimesso quasi sciatto ma l’unica cosa che mi colpì fu il color castagna dei suoi occhi che dava calore al suo sguardo; comunque non mi attizzava.
In verità lui continuava a parlare ma io non l’ascoltavo, quando arrivammo al piano mi tese la mano “Piacere Ubaldo ma meglio Baldo” ovviamente ricambiai “Cristofaro ma Chris con l’h”.
La sua stretta di mano fu vigorosa, lo riguardai di nuovo e vidi su quel viso spuntare un sorriso accattivante, due a zero per lui per gli occhi ed il sorriso, il resto era tutto da respingere.
Aprii la porta di casa stavo per richiuderla quando Baldo mi domandò“ quando ci vediamo?” secca la risposta “tu prova a bussare se ti apro tu non rimanere più sul pianerottolo. Buonasera”.
È venerdì, ho voglia di fare qualche cosa, sono le venti sto pensando se andare a mangiare un trancio di pizza con birra per poi andare a cinema all’ultimo spettacolo o resto a casa ordino la pizza mi guardo l’ultimo film su Netflix.

Sono indeciso: vado o resto?, bussano, vado alla porta prima di aprire guardo dallo spioncino è il vicino, mi scappa “mer…a che rottura di coglioni”.
Apro mi presento con un sorriso smagliante “Baldo che piacere, entra” “Chris sei impegnato?” “No, stavo pensando se ordinare una pizza con birra e poi guardare le ultime novità su Netflix”, non mi lascia finire “bene, resti a casa allora non ordinare la birra bevici sopra questo vino dei colli Piacentini che vorrei offrirti ”.
A questo punto non ho scelta o meglio la scelta resta quasi obbligata, “Baldo che impegni hai?” “francamente nessuno..” “allora se vuoi prendiamo due pizze e ci beviamo il piacentino, come la vuoi la pizza?” “una margherita”.
Ordinate le pizze nell’attesa che arrivino apro il bottiglione, cominciamo a socializzare a poco a poco dalle solite banalità scendiamo nei dettagli e le nostre chiacchiere divengono sempre più intime il dialogo si interrompe per l’arrivo del “rider”.
Mentre apparecchio la tavola Baldo mi chiede “posso collaborare?” lo guardo stranito “assolutamente No! tu questa sera e solo per questa sera ti devi considerare mio ospite e non il vicino di casa”.
La pizza era migliore delle altre che ho ordinato nel passato e su questo
giudizio anche Baldo la trova ottima, ci sprofondiamo sul divano tenendo tra i piedi il bottiglione di vino il quale scivola piacevolmente liberando le endorfine di entrambi, Baldo si toglie gli occhiali e mi affascina con il colore dei suoi occhi, deve essere su di giri più di me perché mi attira senza tanti complimenti e mi bacia.
La sua lingua lunga ruvida mi riempie la bocca muovendosi con maestria e quando non è in movimento succhia la mia con impeto e con lo stesso impeto mi strizza i capezzoli così che io mi contorco sul divano per il piacere che provo.
Mi sussurra nell’orecchio “io sono solo attivo” la mia risposta è un soffio: “sono solo passivo perdutamente passivo”, la cosa ci eccita entrambi oramai siamo nudi sul tappeto, insiste sui miei capezzoli li massacra e mi fa eccitare leccandoli con quella sua lingua ruvida, il mio respiro si fa corto e ansimante.
È dominante e di fronte a quella forza mi lascio andare, voglio che faccia di me quello che vuole, lui percepisce la mia acquiescenza e si scatena sul mio corpo, non c’è posto dove la sua lingua non sia arrivata, succhia il mio piccolo pene grande come un clitoride ancora moscio, me lo fa indurire mi infila prima uno poi due dita nell’ano che invece di aprirsi si restringe nonostante fossi particolarmente inebriato.
Continua deciso a penetrarmi con le dita, mi porta al piacere sublime e vengo.
A quel punto mi mette alla pecorina mi slarga le cosce si piazza bene e comincia a schiaffeggiarmi dolcemente le natiche, mi sale nuovamente l’eccitazione mentre i suoi colpi a mano aperta si fanno sempre più ravvicinati e più forti non sento il dolore ma solo il piacere; le pacche sui glutei sono in sequenza rapida ora pesantemente forti, sempre più forti, il piacere di prima ora diventa fastidio poi dolore ma alla fine torna il piacere.
Il mio respiro corto diventa rapido quando con la mano libera mi strizza un capezzolo, le cosce diventano tremanti allora sento che la sue mani mi aprono le natiche lasciando cadere dalla sua bocca piena grossi grumi di saliva che spalma con la sua cappella sul mio sfintere, trattengo il respiro aspetto il suo colpo che non arriva.
Il suo glande viscoso scivola lungo il solco si appoggia sullo sfintere lo punta ma non entra, non resisto lo voglio si lo voglio ma non mi accontenta, mi bacia sul collo mi lecca le orecchie me le morde mi titilla i capezzoli poi me li strizza con brutalità, mi viene da gridare:”dammelo” ma sussurro “lo voglio”, il colpo è secco e potente.
Non è un lamento il mio ma un vero grido di dolore, mi sento spaccare mentre scivola dentro senza tregua, il suo cazzo è lungo ma anche largo, più mi dimeno più rifiuto di essere sventrato più lui si eccita e spinge “tutto tutto te lo faccio entrare…” lo tira fuori, mi sento aperto, la dolenzia è forte ma lo voglio ancora tutto dentro.
Prende dai pantaloni un flacone di lubrificante si unge il cazzo che ora scende senza freni: “ora ti chiavo”, il dolore c’è ma prevale il piacere animalesco, il piacere è profondo e sono preso da una eccitazione libidinosa senza limiti, la mia goduria massima è quando lo sento uscire lentamente centimetro per centimetro mi arrapo, poi lo fa scivolare dentro con colpi secchi, mi stanfuffa veloce e senza freni tanto che mi fa pisciare.
La mia esplosione di libidine attizza la sua foia, il mio culo è slargato e lui lo spinge di più mentre riprende a torturarmi i capezzoli fino a farmi eiaculare di nuovo.
Si piega completamente sulle mie spalle sento il suo respiro affannoso sul collo il suo cazzo piantato fino in fondo si contrae per gli spasmi di una lunga eiaculazione, lo mantiene finché non si affloscia quando esce un filo di sperma cola dallo sfintere, lo raccoglie sull’indice e me lo passa sulle labbra.
“Baldo non avrei scommesso un cent. su di te e poi mi eri anche cordialmente antipatico ma questa sera da quando sei entrato e abbiamo familiarizzato si è accesa una luce e ti ho visto in modo diverso “ “Chris con i 24 forse 25 cmt. che ti hanno slargato certamente la luce è cambiata …ma non mi aspettavo che avessi un culo così stretto ed uno sfintere così resistente” “ho sempre avuto una ritrosia per la penetrazione..” “Chris la verità è che mi eccitano i culi stretti, sentire che il cazzo li apre mi fa andare fuori di testa“.
Si riveste e si avviandosi alla porta si gira verso di me ancora steso sul tappeto guardandomi “alla prossima Chris” e chiude l’uscio.
scritto il
2023-02-07
3 . 3 K
visite
1
voti
valutazione
8
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Ghunter e Consolação

racconto sucessivo

Le Vacanze di Natale.
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.