Un mazzo di chiavi

di
genere
gay

Quando sono andato in pensione non ho provato nessun rimpianto per aver lasciato un ambiente e un modus vivendi nel quale ho vissuto per più di un quarto della mia vita. Diversamente dalle altre persone non ho sofferto il passaggio dal lavoro alla quiescenza e, diciamolo pure senza tabù, di passare dalla vita attiva a quella di pensionato anche perché non sono ancora un grande anziano, sono fisicamente prestante, non ho mai guardato la poltrona e le ciabatte come il mondo nel quale sopravvivere.
Era la fine del mese di giugno di cinque anni fa quando raccolsi le mie cose salutando rapidamente i colleghi senza provare particolari emozioni; non ho più messo piede in quegli uffici, non sentii allora e ancor più oggi non sento la loro mancanza. Avevo dei sogni da realizzare: SI!.
Sembra strano? nell’età più matura si possano ancora realizzare i sogni fatti da giovane? ebbene SI!.
Partii ventre a terra impegnando metà forse anche di più della mia liquidazione per fare il giro del mondo “on the road”. Naturalmente non lo affrontai in jeans, maglietta e borsone in spalla ma mi feci dettagliatamente tracciare il percorso, le tappe e i posti di ristoro, venni seguito on line per i ticket e le prenotazione; tutto durò due anni abbondanti. Sono soddisfatto di quell’impresa?: SI!. Per me fu una vera e propria impresa perché avevo concentrato in quei due anni tutto quello che avrei voluto vivere e che non avevo ancora vissuto nella mia vita, quando tornai a vivere stabilmente nella mia casa ero appagato. Ancora oggi comunque non ho perso la smania di viaggiare e gironzolo nei week-end nelle grandi città europee. Due anni mezzo fa mi trasferii temporaneamente a Parigi: l’adoro! riesce sempre a stupirmi e a darmi emozioni, poi sono tornato definitivamente a casa ma non c’erano più i miei vicini di sempre. Lui era deceduto e la moglie, molto avanti negli anni, era stata alloggiata presso una casa di riposo, l’appartamento era stato venduto ad una nuova famiglia di origine straniera. Venni a sapere comunque che inizialmente viveva tutta la famiglia, lei era una donna bianca e lui un black-man con un figlio universitario e una figlia adolescente, il chiacchiericcio del condominio poi mi aggiornò facendomi sapere che in questi ultimi tempi in casa viveva solo il giovane mentre gli altri si erano assenti. Circa una settimana fa stavo rientrando a casa e vidi dinanzi al portone della stabile un giovane alto con indosso un giubbino di pelle aderente che evidenziava le spalle larghe e la vita tendente ad essere stretta, il fisico era slanciato ben definito senza una muscolatura evidente ed invasiva, i suoi tratti del viso e della pelle lo definivano sicuramente come un bel meticcio. Domandai “deve entrare”
“si! grazie ma non trovo la chiave”
all’ascensore chiesi “a che piano va?”
“ultimo” , il colloquio finì così. Quando arrivammo al piano lui gentilmente mi fa uscire per primo, arrivai alla mia porta poggiai sul pavimento la borsa della spesa, cercai le chiavi e vidi che anche lui stava cercando le chiavi della sua porta, mi accorsi che diventa nervoso non trovandole e rivolgeva uno sguardo stranito verso di me, “un consiglio? In questo caso non lasciarsi mai prendere dal panico, controlli se non le ha conservate in qualche parte dei suoi vestiti o nel borsone, se non le trova ripercorra a ritroso i suoi movimenti. È l’unica soluzione per risolvere il problema.” Non mi rispose ma seguì il mio consiglio “Porca miseria… non ci sono, non ci sono!”, chiesi “è stato in un qualche posto preciso? con la sua ragazza?” la mia era una domanda ovviamente tendenziosa, “questa mattina, sono andato alla facoltà e sono tornato qui” volli infierire: “semplice o le ha perse/dimenticate in facoltà o perse in qualche mezzo pubblico” . Da preoccupato arrabbiato e confuso ora era demoralizzato,”non ha per caso lasciato un mazzo di chiavi di riserva presso qualche persona di fiducia? altrimenti le tocca aspettare che rientri qualche suo familiare”” “No!! – abbaiò - non ho né l’uno né l’altro e non so che fare” “Noi non ci conosciamo ma me permetto di invitarla a casa così si rasserena un momento e con calma affronta la situazione”.
Entrammo in casa. “Ora svuoti tutto il borsone su questo tavolo, poi vada in bagno si chiuda, si svesta completamente e cerchi nei suoi abiti” mentre lui cominciava a tirare fuori con rabbia il contenuto del borsone vidi dove era il mazzetto di chiavi ma tacqui, guardando bene quel giovane mi era montata dentro una voglia di sesso duro e crudo e le chiavi erano l’occasione favorevole per architettare un piano per raggiungere il mio scopo Le chiavi non vennero fuori dal borsone, in lui montò sempre di più la rabbia, fremente e distratto si scalzò dal piede lo scarponcino tipo militare lanciandolo lontano e poi così fece con l’altro quindi si diresse in bagno ma senza chiudersi a chiave, ne uscì poco dopo avvilito e muto, “si segga, raccolga e riponga le sue cose nel borsone e si rimetta le scarpe con calma mentre io vado in cucina a sistemare la spesa poi mi raggiunga”. Il suo grido trionfante e sonoro squillò per la casa “l’ho trovato…l’ho trovato…cazzzzzo!....lei dov’è?”, sapevo che l’avrebbe ritrovate avendole viste attaccato ad un gancio interno della sacca sinistra della borsa “Oh!.. meno male…tutto bene quel che finisce bene” dissi con tono falsamente partecipativo e con una vomitevole frase banale. Mi aspettavo che mi salutasse e scappasse a casa sua ma si sedette su una sedia della cucina riconquistando serenità, scrutai il suo volto regolare nel quale splendevano due bei occhi di un grigio chiaro e più andava rilassandosi più diventavano vivaci e mobili, ma quello che effettivamente avrei baciato erano le sue labbra leggermente carnose. Abbandonai le fantasie erotiche e tornai ad essere me stesso “vuole cenare con me?” “se ti dico di no ti mentirei ma sarebbe sconveniente dirti di si, mi scusi se le ho dato del tu in quanto potresti avere l’età di mio padre” feci finta di guardarlo in tralice con il viso dispiaciuto “scusa ho sbagliato…ma lei…””non devi assolutamente giustificarti non hai sbagliato e nel contesto in cui ci troviamo il TU che hai usato è assolutamente giustificabile anzi da ora in poi ci daremo del tu e ci chiameremo anche per nome io sono Leonardo ma Leo per tutti” “Mi chiamo Senai il nome di nonno proveniente da una regione dell’Abissinia”. Fatte le presentazioni lo invitai a portare le sue cose a casa e ritornare, gli dissi di lasciare la porta aperta così il rientro sarebbe stato facile, non avevo granché da cucinare riscaldai il già pronto, preparai dei surgelati per contorno e misi a tavola quello che c’era in dispensa, le lattine di coca cola e birra erano nel frigo. Non avendo altro da fare mi accinsi ad apparecchiare, lo sentii arrivare e chiudere l’uscio, avanzava lentamente nel corridoio fino alla cucina e vedendolo contro luce rimasi fermo con la tovaglia aperta tra le mani: avevo dinanzi un giovane ben fatto ed estremamente piacevole. “Vuoi renderti utile? Allora entra nella camera sulla destra accendi la luce, libera il tavolo e stendi la tovaglia poi se vuoi accendi la televisione io arriverò tra pochi minuti. Avevo caricato sul carrello tutto quello che c’era da portare dalla cucina al soggiorno per non fare la spola, lo trovai che stava consultando sul monitor del pc i miei album di foto e video fatte durante i viaggi, le immagini scorrevano lentamente perché le guardava con curiosità ed interesse. Mi sedetti di fronte a lui che non si distrasse e quando ebbe finito mi guardò stupito e mi chiese incredulo “Tu hai fatto tutti questi viaggi? Sei stato in tutti questi posti?” ”Si!” “ma in quanti anni?” “poco più di due”? “stai scherzando! Vero! ” parlava con la bocca piena perché stava mangiando con impegno lupesco. Avrei voluto farlo quando avevo la tua età ed era l’epoca in cui Jack Kerouac trascinava la –beat Generation- on the road, ne hai mai sentito parlare? allora non feci nulla e restai un impiegato, un funzionario e un dirigente sempre nel mio mondo borghese piccolo piccolo conclusi parafrasando il nome di un film. Aveva mangiato o per meglio dire aveva spazzolato tutto e ora mi scrutava con curiosità. “Cazzo però adesso hai fatto una cosa importante..” ma non è più la stessa cosa fatta oggi” “ però meglio che niente” “ tu quanti hai?” “diaciannove ho cominciato quest’anno l’università ma sarà tutta in salita e saranno…caz….amari”, “sono sempre amari all’inizio, non ti furono amari alle elementari? alle medie? alle superiori? e adesso lo saranno per l’università come lo saranno quando ti dovrai trovare il tuo spazio vitale?…” “ho capito ieri oggi domani ma quando finiranno di essere amari?” “e va bene alla fine se lo saranno ancora non ci farai più caso tanto ti ci sarai abituato”. Una risata pose fine a questo cazzeggio. “Sufficiente la cena?” “ma cucini tu? non sei sposato? Non hai una compagna?” “Si per la cucina no per la compagna, mai avuta”, mi guardava con aria indagatrice ma non mi pose la domanda che probabilmente teneva sulla lingua, si alzò e mi alzai anche io per accompagnarlo verso la porta, prima di uscire mi abbracciò “Grazie di tutto” “per così poco? Quando vuoi o se hai un bisogno troverai sempre la porta aperta”. Le nostre porte si richiusero e pensai: addio sogni di…..cazzo!. È una di quelle serate di mer.. piove fa freddo e la malinconia scende come nebbia, ascolto la musica che mi piace sentire con le cuffie, improvvisamente sussulto e lancio un grido di paura, una mano si era posata sulla mia spalla, mi giro e vedo Sanai, mi sembra di avere un collasso. “Ma sei scemo? demente! entri in casa delle persone in questo modo?” non riesco a contenermi scarico su di lui tutta l’emozione e paura che ho provato “Non è colpa mia!! al telefono non rispondi, ho bussato alla porta e non apri giro la maniglia e la trovo aperta, mi spavento ed entro che cosa avrei dovuto fare?....” aveva ragione ma non potevo dargliela vinta così apertamente, “invece di venire alla spalle venendo dinanzi ti avrei visto” ma non volendo avere ragione l’abbraccio, lo guardo negli occhi lo bacio senza lingua lui non respinge ma sento invece la punta de sua lingua. Lo prendo per mano lo porto in camera de letto, mi spoglio rapido e comincio a spogliare lui lentamente e con garbo: ecco è nudo! dinanzi mi si presenta questo giovane che io trovo spettacolare, gli prendo il viso tra le mani e gli sussurro nell’orecchio “ io sono un gay passivo. Sanai è sempre immobile, mi chiedo: quale sarà la chiave per rimuovere il tabù che lo frena?, prendo la sua mano la intreccio alla mia e stringo, poggio il capo sulla sua spalla, il mio respiro è tremulo, metto l’altra mano sul suo petto setto che il suo cuore batte veloce, ora le mie labbra sono sulle sue, il suo cuore accelera, la mia lingua passa leggera e inumidisce labbra secche, il suo cuore pulsa impetuoso, mi introduco nella sua bocca cerco la sua lingua la trovo la stuzzico, gioco con lei, mi ritraggo poi torno la tento ed alla fine eccola!!. Le sue mani mi tengono il viso non ci sono più impedimenti lui è nella mia bocca si muove spedito con autorità ed io lo voglio, lo sento e mi offro, mi spinge cado sul letto: lui è su di me sento il suo corpo che mi comprime. SI Sanai! SI!. Mi distendo su di lui e gli mordo il labbro il suo respiro è affannoso, arrivo all’orecchio gli mordicchio il lobo, slarga le sue lunghe e belle gambe per poi stringermi i fianchi mi toglie il respiro, la mia lingua scivola sul suo corpo dalla pelle liscia come seta i muscoli fremono stringo delicatamente il suo capezzolo tra i denti, il sussurro che esce dalla sua bocca e un delizioso soffio, l’altro capezzolo è turgido tra le mie dita che lo titillano, lo stringono lo tiro lo titillo ancora tanto che sembra pronto ad esplodere. Scivolo lungo il suo corpo affondo la lingua nel suo ombelico poi comincio a succhiare la saliva che c’è rimasta, infilo il mignolo nel buco faccio arrivare l’unghia in fondo e la muovo “ahhh…ahhh… basta….ahhh…” mi fermo poi ricomincio. Mi inginocchio sul pavimento pongo la testa tra le sue gambe e mi si erge nella sua possanza un cazzo di grosse dimensioni. Chi di noi sfogliando riviste o guardando video porno non ha visto cazzi enormi mostruosi, chi non ha sentito parlare tra amici e amiche di cazzi equini, chi tra noi non ha considerato tutto questo solo esagerazioni? eppure ci sono cazzi cinque stelle ed io nel mio girovagare ne ho incontrati abbastanza per avere una buona esperienza ed ora ne ho uno davanti.
Con la lingua raccolgo il liquido trasparente che esce dal suo glande così insalivandolo me lo lascio scivolare lento in gola, spingo fin che posso per farlo passare, non ci riesco e torno a succhiare, gli maltratto delicatamente i testicoli, li massaggio con la lingua scendo spingendomi oltre fino al perineo che si contrae, continuo a farla scivolare, solletico la rosa dell’ano con l’unghia del mio mignolo, le sua mani mi stringono la testa come se volessero schiacciarla. SI! Sanai ma non esploderai ora. Lo succhio e lo masturbo contemporaneamente poi infine lo sento irrigidirsi, affannarsi ed infine mi esplode in gola, in bocca, in faccia il suo sperma ha un sapore asprigno, è disfatto il povero Sanai mi accuccio al suo fianco e lo guardo in silenzio. Arriva in cucina sfacciatamente nudo e con l’arroganza della sua bellezza, si guarda intorno vede la tavola apparecchiata, si siede ed attacca a mangiare tanto avidamente che sembra non respirasse va avanti così con il primo, il secondo, si ferma mi guarda, come un cucciolo attende l’assenzo per spazzolarsi tutti i contorni anche i formaggi nel frattempo aveva fatto fuori due birre “king size” alla fine a stento si contiene per i primi due rutti ma poi cede “scusami!! Rido di fronte a tanta genuina semplicità“ gli chiedo “devi andare via?” “No perché tu devi uscire?” NO! io lo sto chiedendo a te perché se devi uscire con la pancia piena per tutto quello che hai mangiato, come se avessi avuto un branco di lupi affamati alle spalle, sarà pesante” “no avevo fame e poi.. dopo quello…che abbiamo…” “ Sanai non fare il coccodrillo!” “cosa vuoi dire?”“la leggenda dice che il coccodrillo dopo aver mangiato piange…non è che per quello che è successo prima tu ora sei in imbarazzo e…vuoi andare via ?…”No Leo! hai capito male!!! non sono pentito, l’ho fatto mi è piaciuto e lo rifarò, in camera ci sono venuto cosciente e senza secondi fini, l’unica remora era quella che tu mi cercassi di essere anche passivo ma quando mi hai sussurrato che sei solo passivo mi sono liberato” il suo è stato uno sfogo fatto tutto d’un fiato chiudendolo con una spacconata: “ti dimostro che posso romperti il culo anche ora…” “ ma smettila …con la pancia piena e quasi un litro di birra cosa vuoi spaccare… forse il letto” lo guardo ridendo allora lui mi afferra per il braccia mi tira per andare in camera “smettila perché non sono pronto…” “come non sei pronto…” “non mi sento a mio agio” “cosa vuoi dire?...che sei già stanco? mi hai usato solo per un pompino?...come una marchetta….” “SANAI BASTA!!!...sto parlando di una cosa banalmente fisiologica non posso prendere il tuo bastone nel culo senza poi lasciare tracce.. “Ah… solo questo?“.
Siamo di fronte vis a vis rilassati sorridenti bevo un caffè “ ma ti è piaciuto?..è bello grosso vero?, in palestra mi piace quando mi danno delle occhiate furtive, stavo con una ragazza che non voleva prenderlo in figa per paura che gliela slargassi, lo voleva solo in culo e gridava come una pazza all’inizio poi dopo continuava a gridare perché s’arrapava troppo…”, lo guardo e lo provoco “si è buono…si…sisisi…buono… è fatto bene, bei testicoli scaricano tanto latte ma…ma….” ha uno sguardo sorpreso ed indispettito “ma ché…?” insisto: “cerco il maschio… quello ruspante…quello che comanda la scopata…” “come? ruspante???!! Ah siii!...Ah sii tu vuoi il maschio ruspante...?? ”.
Con impeto si alza mi afferra un braccio per trascinarmi in camera non oppongo resistenza, arriviamo in camera mi strappa il pantaloncino si toglie il suo e mi sbatte sul letto mi slarga le gambe “No Sanai adesso smettila!.. …no così no! mi farai male SANAI, SMETTILA!!! Non hai capito che ti stavo prendendo in giro…NO!…NO!!…non farlo”, riesco a torcere la testa e vedo che ormai ha il pene duro, mi slarga le natiche lascia cadere un grosso grumo di saliva e poi si insaliva l’asta me la punta la cappella in mezzo al buco ormai tutto contratto e mi cade addosso a corpo morto.
Spinge.
“Animale! mi stai facendo male..” “apri il culo!! più stringi e più ti farà male ma mi fai arrapare da morire ..troia…sarai la mia troia…ti sventro… cazzo!!” sento lo sfintere aprirsi dolorosamente, emetto lamenti rochi mentre lui comincia a scoparmi, godo l’ho provocato nel modo giusto. Per quanto il culo mi faccia male da morire sentirmi dentro quel cazzo duro che va avanti e indietro senza pausa e spingendolo sempre di più in fondo mi eccita, mi piscio sotto.
Me lo tira fuori di colpo mi sento mancare il fiato poi mi strattona come un manichino, mi mette supino buttandosi le mie gambe sulle spalle così mi penetra senza riguardo, adesso soffro veramente non godo più è solo dolore gemo “adesso te lo senti tutto?....è ruspante?? Vuoi sentirlo più ruspante???”.
Non ho più forza per rispondere perché la sua rapidità nel portare i colpi mi ha spossato “ce l’hai tutto nel culo…” “cambia la mia posizione non ce la faccio più..” “la scopata la comando io! ti faccio entrare anche le palle nel culo ma modo mio” lo tira completamente fuori, rimango con l’ano aperto ed una sensazione di vuoto, si insaliva di nuovo l’asta e mi impala nuovamente, altro grido ma questa volta è entrato proprio tutto. GODO!!.
Ad ogni colpo che ricevo continuo a perdere urina ma ormai comincio sentire il piacere “fammi entrare le palle dai”“ che troia ragazzi !!stai soffrendo per come ti sto chiavando e non ti basta!” “si voglio le tue palle nel culo, voglio il tuo cazzo nel culo, voglio la tua sborra nel culo, voglio il tuo piscio nel culo, voglio tutto di te Sanai tutto!!!”.
Riesco stringergli le gambe intorno ai fianchi e stringo, Sanai è spompato ma ritrova un lampo di energia per fottermi nella maniera di prima ed quello che voglio, le sue dite tormentano i miei capezzoli, mi apro tutto sento le contrazioni del suo pene che spara fiotti caldi di sperma.
Crolla al mia fianco anelante, il suo corpo è avvolto dal sudore gli passo la lingua e sento il sapore acido. Mi ha dato tutto senza risparmiarsi ho avuto quello che cercavo, resto sul letto perdendo dal culo suo sperma, non riesco a muovermi per il dolore ma non voglio nemmeno muovermi per non porre termine a questo stato di piacere. Torna camminando in quel modo danzato degli afro, si è fatto la doccia, profuma, tento di muovermi non ci riesco, mi aiuta, mi solleva dal letto mi porta in bagno mi adagia nella vasca, m’insapona mi lava, passa il sapone tra le natiche, ci stendiamo sul fondo uno di fronte all’altro.
Rompe il silenzio con un lamento mi attrae a se “ma veramente ti fa tanto male” lo guardo taccio per non provocarlo faccio un cenno di si, “ma tu mi hai istigato continuamente mi sono così eccitato che non mi controllavo più…Leo mi dispiace, domani riposa mi farai solo un bel pompino” .

N:B:
questo mi racconto è stato già pubblicato da me con altro nome. Adesso l’ho corretto rivisitato e ripubblicato
scritto il
2021-11-16
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