Ciao simpatico! fanculo anche qui?
di
Vandal
genere
sentimentali
“Ciao simpatico! Fanculo anche qui?”
“Ciao simpatico! Fanculo anche qui?”
Alzo lo sguardo dalla mia lettura e fisso la ragazza sorridente davanti a me. Efelidi, occhiali tondi e neri, capelli ricci. L’aria è quella da brava ragazza ma, dopo un annuncio così “Prego?”
“Ciao simpatico! Fanculo anche qui” e ride tendendomi la mano
Mi guardo intorno smarrito. Vedo Ezio e Francesco, neanche tanto nascosti, che sghignazzano come pazzi. Capisco lo scherzo e mi vien voglia di menarli. Torno a guardare la ragazza sorridente e dico “Ti hanno mandato loro?” indico con un cenno i due bontemponi
“Sì” ride
“E ti han detto di chiedermi questo?”
“Sì, ciao simpatico fanculo anche qui?”
“Da dove vieni?”
“Ungheria”
“Do you speak english?”
“Yes”
“More than Italian?”
“Yes”
“You have not idea what you just said do you?”(Non hai idea di quello che hai appena detto, vero?)
“Sì” sembra confusa “Ho detto…”
“In inglese, quello che volevi dirmi”
“Hi, let me introduce myself. Do you know I can find the library?” (Ciao, mi presento. Puoi dirmi dove si trova la biblioteca?)”
Guardo ancora verso i due bontemponi . Gli chiedo in inglese “Perché non hai chiesto in italiano?”
“Perché ho ancora difficoltà con la lingua. Ho chiesto a quei due ragazzi e loro mi hanno detto che tu potevi aiutarmi. Usa questa frase in italiano: Ciao simpatico! Fanculo anche qui? Ma vedo che sei contrariato quindi, devo pensare che mi abbiano preso in giro?” mi chiede di rimando in inglese
“Sì, sono due idioti” continuo in inglese e le tendo la mano “Mauro Vanni, aiuto bibliotecario”
Lei ricambia e ride un po’ imbarazzata “Marika L. Sanja”
Guardo verso i due idioti. Hanno il sorriso smorzato e ci guardano perplessi. Gli mostro il dito medio poi torno a dedicarmi a Marika
“Cosa ti ho chiesto prima?”
“Vuoi proprio saperlo?”
“Beh, sono già imbarazzata. Non credo faresti molti danni”
“Hi nice!Fuck you here too?” dico in inglese
Lei arrossisce “Oh”
“Rimediamo all’errore Marika. Vieni” mi alzo dal tavolo e le porgo la mano per aiutarla ad alzarsi “Tranquilla, non ho intenzione di fare quello che mi hai chiesto . Ti accompagno in biblioteca”
“Devo fare una ricerca storica”
Ci allontaniamo sotto gli occhi attoniti dei due buontemponi. Al diavolo loro. “Dunque, che tipo di ricerca?”
“Beh, sono alla ricerca delle mie origini. Io sono originaria di un villaggio dell’Ungheria meridionale. Poche case, una chiesa e un vecchio castello. Niente di particolare. Alcuni miei antenati migrarono duecento anni fa e giunsero qui, in questa città. Kovacs era il loro nome e costruirono quella torre ora in macerie che c’è tre miglia a nord est della città”
“La torre degli angeli di pietra” annuisco “Un posto sinistro, da leggenda”
“Fantasmi e quant’altro?”
“Dicono” mi stringo nelle spalle, affondando le mani nelle tasche
Entriamo in biblioteca. Molti sguardi puntano il bel culo di Marika. Qualcuno si atteggia con un’espressione tipo ‘Sti gran cazzi’. Un paio di fischi e Marika che sorride “Qui come in Ungheria” dice lei “Tutti a guardarmi il culo”. Ha scelto di esprimersi in inglese, per evitare fraintendimenti o incomprensioni.
Mi siedo al bancone e accendo il monitor del PC. Digito Kovacs e torre degli Angeli. Prima pagina che mi capita a tiro La Torre degli Angeli di pietra. Dice che risale alla prima metà del 1800 e fu costruita da un nobile ungherese chiamato Radesku Kovacs principe di Sorja “Sorja era una città?”
“Il nome del villaggio. Il mio cognome deriva da lì” si siede accanto a me. Non posso fare a meno di sudare. Le ragazze mi fanno quest’effetto e lei non fa eccezioni. Benchè non abbia un fisico da fotomodella, ha comunque un corpo pieno e morbido che.. “Anche tu pensi che abbia un bel culo?”
La domanda mi coglie in contropiede “Eh? Come?” lei mi guarda seria “Se dico no farei la figura del bugiardo”
“Ti metto a disagio?”
“Non sei tu nello specifico. In generale”
Lei sorride. Ha denti bianchissimi e, le labbra, sembrano colorarsi di un rosso acceso “Un timido”
“Diciamo che la mia esperienza con le ragazze è un po’ travagliata” ma che le vado a dire? “Ehm” Indica lo schermo del PC “Che mi racconti sulla torre?”
“La più accreditata è quella di una fanciulla che si gettò dalla torre all’età di sedici anni. Nella caduta colpì una delle statue e precipitò insieme ad essa trenta metri più in basso. Si dice che il suo spirito inquieto vaghi attorno alla torre. Un’altra storia parla di abusi e di un padre violento che seppellì moglie e figlia nelle segrete della torre. Poi si lanciò dalla torre infilzandosi sulle punte di una cancellata. Manca solo Dracula e famiglia e siamo a posto”
“Dracula era romeno, non ungherese” apre la finestra delle stampanti e avvia per stampare le pagine “Tu ci credi a queste storie?”
“Sono un tipo razionale. Spettri e vampiri li lascio alla letteratura”
“E se ti dicessi che i Kovacs erano stati tacciati di essere dei vampiri?”
“Il folklore è ricco di macabre storie da un penny”
“Mi accompagneresti alla torre?”
“Devo portarmi dei paletti di legno?”
“Meglio se di frassino”
La guardo e lei serissima socchiude gli occhi e fa la lingua “Mi serve solo un uomo virile che accompagna una giovane fanciulla in un luogo desolato”
“Desolato.. a trecento metri di distanza c’è un agriturismo”
“Perfetto. Sarà come farci una scampagnata”
“Allora rendiamolo ufficiale. Prenoto all’agriturismo, ci facciamo una mangiata, respiriamo l’aria di campagna e andiamo a curiosare vicino all’oscura torre”
“Mi sembra un’ottima idea”
Il ciao simpatico, fanculo anche qui, mi ha portato bene. Almeno per ora.
“L nel tuo nome sta per cosa?” chiedo
“Londa”
Aggrotto le sopracciglia mentre sto per addentare un fetta di salume Varzi “Strano nome”
“Da pornostar” ride lei
“Mi è famigliare ma non riesco a collocare” dico frugando nei miei pensieri
Siamo all’agriturismo davanti ad un tagliere pieno di affettato misti e formaggi. Stiamo degustando da un po’, fuori, sulla veranda. Sotto di noi c’è un ruscelletto che divide l’agriturismo dal parcheggio. Bello il posto, ricavato dentro un vecchio mulino, restaurato e dipinto a bianco, come quello della pubblicità. C’è la ruota di legno, funzionante, c’è un bel pergolato di glicine che avvolge il pergolato e parte della facciata. All’interno sono appesi alle pareti degli attrezzi agricoli, che va’ sempre fascino vintage che non guasta mai.
Marika indossa un maglione color salmone a collo alto che le strizza il petto e le mette in evidenza due tette mica male. Ho fatto finta di nulla e ho evitato di continuare a calare lo sguardo verso di lei, per evitare che mi classifichi come ‘il solito italiano che guarda solo tette e culo’.
Indossa dei jeans, delle scarpe da tennis. Porta i capelli biondi lunghi, sciolti sulle spalle e indossa dei vistosi occhiali da vista quadrati che, il giorno prima non portava. Lei mi ha detto che gli occhiali sono ripieghi “Cerco di abituarmi poco a poco alle lenti a contatto” mi aveva detto
Per Primo abbiamo ordinato tagliolini al sugo di cinghiale. Per secondo, lei è rimasta sul pesce: trota in umido con contorno di pomodorini e verdure. Io sono andato sulla sogliola. Al fine, il dolce della casa, la torta della nonna con gocce di fondente. Caffè e ammazzacaffè.
“Dunque, Londa” usciamo dal mulino e ci incamminiamo verso la Torre degli Angeli di Pietra. Qui, tra le colline, il tempo è un po’ volubile oggi. Nubi grigio bianche strisciano sulle cime frastagliate delle montagne e giocano a rincorrersi sulla tavola blu del cielo. La torre svetta al di sopra degli alberi, un parallelepipedo di pietra grigia, con un rosone simile chiesa gotica e gli angeli ad ali aperte che si protendono nel vuoto. Da brividi “Cosa speri di trovare in quelle vecchie pietre?”
“Non lo so. Per ora è solo curiosità. Sono incappata in questa torre per caso. Leggevo un libro che uno storico del paese aveva scritto sulle famiglie influenti di quella regione particolare dell’Ungheria. Kovacs e la curiosità mi ha spinto a cercare”
“Sei venuta a reclamare la vecchia proprietà?”
“Mah, non sono sicura di volere questa eredità. E’ come tenersi una villa gravida di leggende sui fantasmi”
“Solo curiosità”
“Solo curiosità” ha le mani dietro, infilate nelle tasche dei pantaloni. Il gomito sinistra mi urta leggermente e sento un fremito. Sarò banale ma… Cerco di non darlo a vedere. MA la sua vicinanza mi piace.
Arriviamo sotto la torre incombente su di noi. L’angelo spezzato non è mai stato rimpiazzato. I suoi resti giacciono ai lati della torre, in mezzo ad alcune sterpaglie che lo avvolgono e lo soffocano “Tu che dici? Quale leggenda si ancora alla verià?”
“Non so. Ho letto ancora un po’ le notizie sulla torre e, dicono che l’angelo venne giù in seguito ad un temporale”
“Poco leggendario”
“E che colpì una persona che passava qui sotto”
“Grande sfortuna”
“Tu che dici?”
“Io dico che, questo posto mi inquieta non poco”
“Ci faresti un giro dentro?”
“Non credo”
Lei si guarda intorno, sorride come di una che sta per fare una marachella e scatta in avanti “Ehi, no, aspetta” cerco di fermarla ma, lei è già sparita oltre la siepe che delimita la zona della torre. “Ma porca..” la seguo “Spero ci siano dei paletti da usare”
Tutto sommato, oltre la siepe, la zona attorno alla torre è tenuta bene. Da vicino è ancora più inquietante che da fuori. Londa estrae dalla tasca una chiave in bronzo e si avvicina alla porta in legno massiccio. Entra perfettamente, gli ingranaggi fanno il loro dovere “Sei venuta attrezzata, dunque”
“Beh, è casa mia, dopo tutto” sorride lei
La porta cede con uno scricchiolio sinistro. Odore di muffa e di chiuso. Qualcosa svolazza nel buio sbattendo contro le pareti. Un frullare d’ali, due piccioni che ci sfiorano la testa. Londa emette un gridolino e si aggrappa a me. Uh, che morbida che è. “Sono solo piccioni” rassicuro ma non mollo l’abbraccio. Lei alza lo sguardo, un po’ di rossore sulle guance. Io smetto di abbracciarla, faccio finta d niente. Alzo lo sguardo verso la sommità della torre. C’è una scala di pietra che sale lungo le pareti, intervallate qua è la da lame di luce che penetrano da alcune finestrelle. Niente mobili, qualche resto di piccione morto “Bleh” fa Londa “Che dici? Ci facciamo un giro?”
“Vuoi salire lassù?” faccio dubbioso
“Vertigini?”
“Timori di crolli”
“Vado io” dice lei salendo la prima rampa di scale
Uff. Quella ragazza è una kamikaze. La seguo, posso mica lasciarla sola.
Cinquanta mt di scale e un polmone dopo, raggiungiamo la sommità oltre una botola. L’aria pungente ci colpisce in pieno come una frustrata. Che strano: giù c’era il sole e sopra la torre c’è un cielo nuvoloso e minaccioso di pioggia. Forse che questa torre è veramente infestata?
“Brrr, che freddo” fa Londa stringendosi nel suo maglioncino “MA di quanto siamo saliti?”
“Non di molto, solo 50 mt” oltre, la campagna ha assunto uno strano colore cobalto e l’orizzonte appare come un velo confuso color tempesta. Attorno alla cima ci sono dei merli a testa piatta a circa un metro e mezzo dal pavimento.
Londa si avvicina ad uno di loro e si affaccia, per ritrarsi subito appoggiandosi al muro “Sai, ti devo fare una confessione” dice lei
“Sei l’erede di una progenie di vampiri?”
“No, sciocco” ride “Sapevo esattamente cosa ti stavo chiedendo”
“Ciao simpatico fanculo anche qui?”
“Non ti vedo sorpreso?”
Tentenno un po’. “Sono un po’ diffidente su certe cose”
“A volte faccio finta di non conoscere appieno l’italiano per vedere e studiare l’atteggiamento di chi mi sta intorno” si stringe nelle spalle “Sono stata al gioco, volevo vedere come reagivi?”
“Oh superato l’esame?”
“A pieni voti. Anche se..”
“Anche se?”
“Beh, anche tu nella massa, a fissarmi il culo” se lo dica mentre lo dice
“Beh, ma io te lo guardo in maniera diversa”
“Ah sì? Tipo?”
“Tipo. Accetterebbe mai un invito a cena se glielo chiedessi?”
“Beh, potrebbe interessarmi. Se..”
“Se?”
“Cosa vuoi fare dopo?”
“Quello che vuoi”
“Quello che voglio è sesso”
“Diretta”
Alza lo sguardo verso il cielo. Gocce di pioggia cominciano a cadere “Sarà meglio scendere”
Torniamo da basso e usciamo. Fuori, la pioggia ha cominciato a cadere violenta. Corriamo, dopo aver chiuso la porta della torre. Corriamo e ridiamo fino alla macchina. Entriamo che siamo fradici “tempo schifoso” metto in moto. Il suo maglioncino è una spugna aderente. Ma, se speravo di vedere qualcosa attraverso il tessuto, rimango deluso
Si va a casa mia. Sgoccioliamo sul parquet. Le mostro dov’è il bagno. “Ti cerco dei ricambi” quasi mi aspetto che mi dica ‘Lascia perdere i ricambi’. Ma non dice nulla. Io mi tolgo scarpe e calze. Afferro un asciugamano, mi friziono i capelli. Mi tolgo camicia e pantaloni, trovo una tuta. Per lei afferro una camicia bianca, un paio di jeans verdi e un golfino.
Glieli porto in bagno, bussando alla porta. Lei mi dice entra. E, me la trovo in intimo che si sta asciugando i capelli “Uh” faccio imbarazzato “Ti ho trovato dei ricambi asciutti”
Lei sorride, li afferra “Grazie”
Ci guardiamo più del dovuto. So che devo dire qualcosa, non stupido, non banale “Londa..”
“Accetto l’invito” ancora una volta ha giocato d’anticipo
Londa è simpatica. Sa intrattenere e, il suo italiano, è molto meno incerto di quello che mi voleva far intendere “Allora, qual’è la cosa più imbarazzante che ti è capitato?” chiede lei addentando una carota
“Ah, beh, facciamo una lista?”
“Oh, dai, non può essere così disastroso”
“La prima volta con una ragazza. Sono arrivato al clou e lei che mi dice e spinge =Non dentro!=”
“Spinge?”
“Spinge via” faccio il segno con le mani “Ha appoggiato le mani sul petto e mi ha scaraventato all’indietro. E, ti assicuro, sembrava una scena presa da un hentai. Con me finivo all’indietro contro uno scaffale basso e, il mio sperma che disegnava un arco e la colpiva in piena faccia”
Londa scoppia a ridere come una matta “L’hai dipinta”
“Sì, era incazzatissima. Sembrava le avessi scaricato addosso del guano. Si è alzata dal letto, con le mani in aria che soffocava un ‘Hiiiii’. Per poi tornare indietro e inveirmi contro ‘Ma che problemi hai?’ ,, Sì, non l’ho più rivista. Ogni volta che m’incrociava per strada, mi osservava con disgusto e cambiava direzione”
“Oh, sarei profondata nella vergogna” commenta Londa
“E la tua esperienza?”
“Che diresti se, ti chiedo di provare ad immaginare uno scenario del genere: una mattina ti svegli come fai sempre. Bagno, denti, colazione, ti vesti, esci per andare a scuola. Arrivi a scuola, bci al catenaccio, due amiche che ti salutano e ridono tra loro. Sai che ce l’hanno con te ma, non fai niente perché non sai esattamente cosa succede. Poi vai avanti, entri in corridoio, incontri altra gente che, ti saluta e ridacchi. Qualcuno che dice ‘Ma è lei?’ Insomma, dopo un’ora, compreso la classe che ti guarda, ridacchi, ti indica, io sbotto e dico ‘Ma cosa cazzo avete da indicare e ridacchiare ogni volta che mi vedete?’. E loro che mi guardano, alcuni che ridacchiano, altri no e.. si viene a scoprire che..”
“La tua faccia è finita su un social erotico”
Lei mi guarda sorpresa “Sì” poi assorbe la notizia e arrossisce fino alla radice dei capelli “Oh, anche tu hai visto?..”
“Mi sono chiesto per tutto il giorno perché avessi un aspetto così famigliare” annuisco
“Hanno usato la mia faccia come spam, capisci?”
“Mai scoperto il colpevole?”
“Un idiota. Pensava di fare una cosa divertente e, invece, mi ha messo in imbarazzo davanti a tutta la scuola. Ma mi sono presa la mia rivincita”
“Cosa hai fatto?”
“Ho fatto come ha fatto lui. Solo che, la sua faccia è apparsa in un sito gay e.. va beh. E’ andata così” ridacchia e si stira
“Dunque” la domanda resta sospesa. Londa mi osserva e sorride “Ti sei trovata bene?”
“Sì. E’ stato un incontro casuale coi fiocchi”
“Vorrei finirlo in bene, se non sono troppo audace”
“Mi piace come arrossisci quando me lo dici”
Mi avvicino a lei, le afferro le mani, la guardo negli occhi, poi mi decido. La bacio. Soffice bacio senza pretese, senza lingua. Lei ricambia, con la lingua che segue la linea delle mie labbra. Ci baciamo per un po’, reggendoci per mano, come due fidanzatini alle prime armi.
Poi, lei si allontana di due passi e si sfila gli abiti che le avevo dato facendoli cadere a terra. “Dove vuoi”
L’amore si fa dove si è più comodi. Il classico dei classici in camera da letto. Resto in boxer, lei libera le sue tette. Ci teniamo abbracciati, premiamo i corpi, lasciamo che le nostre bocche e i nostri respiri si fondano alla perfezione. Io non insisto, lei non insiste. Baci e coccole. Chi ha voglia di dormire?
Sento la sua mano che armeggia con i boxer. Ci vuole poco, è un clichè. Lei mi guida dentro. Mi muovo sinuoso e lei asseconda i miei affondi. Ci baciamo, ci guardiamo negli occhi. Poi l’orgasmo. Lei non mi allontana e accoglie tutto il mio sperma dentro di sé.
Luci dell’alba. La pioggia ha lasciato un gradevole odore di terra bagnata. Le nubi hanno lasciato il posto a lame di luce dorata. Nudo davanti alla finestra, contemplo l’orizzonte, dove la torre dei Kovacs svetta sopra gli alberi.
Londa mi abbraccia da dietro e mi bacia sulla spalla. Io ho un fremito e prego che lei non si stacchi da me troppo presto “E’ la prima volta che mi sento così da tempo”
“Anche io”
“Cosa hai deciso per la Torre dei Kovacs?”
“Boh. Ci avrei fatto un agriturismo ma, c’è ne già uno neanche troppo lontano”
“Tour turistici con una guida che conduce i visitatori nelle oscure leggende della torre?”
“O una casetta carina lì vicino dove coltivare il nostro orto”
“Vicino ma non troppo” commento “Quella torre mi inquieta”
“La costruiamo più distante”
“Là?”
“Voglio credere che tu non abbia voluto vivere l’attimo di una sola notte, vero?”
“No, di sicuro” rispondo “Non ho intenzione di mollare”
“Allora. Vieni a letto per un altro round”
“Tutti i round he vorrai”
Lei sorride “Ciao simpatico! Fanculo anche qui?” ride lei
“Sì, fanculo anche qui” la seguo a letto.
=FINE=
Inizialmente ho dato il titolo de "La torre dei Kovacs" poi, ho deciso di dare questa variante.. il mio personale omaggio a Londa Spam, Ora tocca a voi
“Ciao simpatico! Fanculo anche qui?”
Alzo lo sguardo dalla mia lettura e fisso la ragazza sorridente davanti a me. Efelidi, occhiali tondi e neri, capelli ricci. L’aria è quella da brava ragazza ma, dopo un annuncio così “Prego?”
“Ciao simpatico! Fanculo anche qui” e ride tendendomi la mano
Mi guardo intorno smarrito. Vedo Ezio e Francesco, neanche tanto nascosti, che sghignazzano come pazzi. Capisco lo scherzo e mi vien voglia di menarli. Torno a guardare la ragazza sorridente e dico “Ti hanno mandato loro?” indico con un cenno i due bontemponi
“Sì” ride
“E ti han detto di chiedermi questo?”
“Sì, ciao simpatico fanculo anche qui?”
“Da dove vieni?”
“Ungheria”
“Do you speak english?”
“Yes”
“More than Italian?”
“Yes”
“You have not idea what you just said do you?”(Non hai idea di quello che hai appena detto, vero?)
“Sì” sembra confusa “Ho detto…”
“In inglese, quello che volevi dirmi”
“Hi, let me introduce myself. Do you know I can find the library?” (Ciao, mi presento. Puoi dirmi dove si trova la biblioteca?)”
Guardo ancora verso i due bontemponi . Gli chiedo in inglese “Perché non hai chiesto in italiano?”
“Perché ho ancora difficoltà con la lingua. Ho chiesto a quei due ragazzi e loro mi hanno detto che tu potevi aiutarmi. Usa questa frase in italiano: Ciao simpatico! Fanculo anche qui? Ma vedo che sei contrariato quindi, devo pensare che mi abbiano preso in giro?” mi chiede di rimando in inglese
“Sì, sono due idioti” continuo in inglese e le tendo la mano “Mauro Vanni, aiuto bibliotecario”
Lei ricambia e ride un po’ imbarazzata “Marika L. Sanja”
Guardo verso i due idioti. Hanno il sorriso smorzato e ci guardano perplessi. Gli mostro il dito medio poi torno a dedicarmi a Marika
“Cosa ti ho chiesto prima?”
“Vuoi proprio saperlo?”
“Beh, sono già imbarazzata. Non credo faresti molti danni”
“Hi nice!Fuck you here too?” dico in inglese
Lei arrossisce “Oh”
“Rimediamo all’errore Marika. Vieni” mi alzo dal tavolo e le porgo la mano per aiutarla ad alzarsi “Tranquilla, non ho intenzione di fare quello che mi hai chiesto . Ti accompagno in biblioteca”
“Devo fare una ricerca storica”
Ci allontaniamo sotto gli occhi attoniti dei due buontemponi. Al diavolo loro. “Dunque, che tipo di ricerca?”
“Beh, sono alla ricerca delle mie origini. Io sono originaria di un villaggio dell’Ungheria meridionale. Poche case, una chiesa e un vecchio castello. Niente di particolare. Alcuni miei antenati migrarono duecento anni fa e giunsero qui, in questa città. Kovacs era il loro nome e costruirono quella torre ora in macerie che c’è tre miglia a nord est della città”
“La torre degli angeli di pietra” annuisco “Un posto sinistro, da leggenda”
“Fantasmi e quant’altro?”
“Dicono” mi stringo nelle spalle, affondando le mani nelle tasche
Entriamo in biblioteca. Molti sguardi puntano il bel culo di Marika. Qualcuno si atteggia con un’espressione tipo ‘Sti gran cazzi’. Un paio di fischi e Marika che sorride “Qui come in Ungheria” dice lei “Tutti a guardarmi il culo”. Ha scelto di esprimersi in inglese, per evitare fraintendimenti o incomprensioni.
Mi siedo al bancone e accendo il monitor del PC. Digito Kovacs e torre degli Angeli. Prima pagina che mi capita a tiro La Torre degli Angeli di pietra. Dice che risale alla prima metà del 1800 e fu costruita da un nobile ungherese chiamato Radesku Kovacs principe di Sorja “Sorja era una città?”
“Il nome del villaggio. Il mio cognome deriva da lì” si siede accanto a me. Non posso fare a meno di sudare. Le ragazze mi fanno quest’effetto e lei non fa eccezioni. Benchè non abbia un fisico da fotomodella, ha comunque un corpo pieno e morbido che.. “Anche tu pensi che abbia un bel culo?”
La domanda mi coglie in contropiede “Eh? Come?” lei mi guarda seria “Se dico no farei la figura del bugiardo”
“Ti metto a disagio?”
“Non sei tu nello specifico. In generale”
Lei sorride. Ha denti bianchissimi e, le labbra, sembrano colorarsi di un rosso acceso “Un timido”
“Diciamo che la mia esperienza con le ragazze è un po’ travagliata” ma che le vado a dire? “Ehm” Indica lo schermo del PC “Che mi racconti sulla torre?”
“La più accreditata è quella di una fanciulla che si gettò dalla torre all’età di sedici anni. Nella caduta colpì una delle statue e precipitò insieme ad essa trenta metri più in basso. Si dice che il suo spirito inquieto vaghi attorno alla torre. Un’altra storia parla di abusi e di un padre violento che seppellì moglie e figlia nelle segrete della torre. Poi si lanciò dalla torre infilzandosi sulle punte di una cancellata. Manca solo Dracula e famiglia e siamo a posto”
“Dracula era romeno, non ungherese” apre la finestra delle stampanti e avvia per stampare le pagine “Tu ci credi a queste storie?”
“Sono un tipo razionale. Spettri e vampiri li lascio alla letteratura”
“E se ti dicessi che i Kovacs erano stati tacciati di essere dei vampiri?”
“Il folklore è ricco di macabre storie da un penny”
“Mi accompagneresti alla torre?”
“Devo portarmi dei paletti di legno?”
“Meglio se di frassino”
La guardo e lei serissima socchiude gli occhi e fa la lingua “Mi serve solo un uomo virile che accompagna una giovane fanciulla in un luogo desolato”
“Desolato.. a trecento metri di distanza c’è un agriturismo”
“Perfetto. Sarà come farci una scampagnata”
“Allora rendiamolo ufficiale. Prenoto all’agriturismo, ci facciamo una mangiata, respiriamo l’aria di campagna e andiamo a curiosare vicino all’oscura torre”
“Mi sembra un’ottima idea”
Il ciao simpatico, fanculo anche qui, mi ha portato bene. Almeno per ora.
“L nel tuo nome sta per cosa?” chiedo
“Londa”
Aggrotto le sopracciglia mentre sto per addentare un fetta di salume Varzi “Strano nome”
“Da pornostar” ride lei
“Mi è famigliare ma non riesco a collocare” dico frugando nei miei pensieri
Siamo all’agriturismo davanti ad un tagliere pieno di affettato misti e formaggi. Stiamo degustando da un po’, fuori, sulla veranda. Sotto di noi c’è un ruscelletto che divide l’agriturismo dal parcheggio. Bello il posto, ricavato dentro un vecchio mulino, restaurato e dipinto a bianco, come quello della pubblicità. C’è la ruota di legno, funzionante, c’è un bel pergolato di glicine che avvolge il pergolato e parte della facciata. All’interno sono appesi alle pareti degli attrezzi agricoli, che va’ sempre fascino vintage che non guasta mai.
Marika indossa un maglione color salmone a collo alto che le strizza il petto e le mette in evidenza due tette mica male. Ho fatto finta di nulla e ho evitato di continuare a calare lo sguardo verso di lei, per evitare che mi classifichi come ‘il solito italiano che guarda solo tette e culo’.
Indossa dei jeans, delle scarpe da tennis. Porta i capelli biondi lunghi, sciolti sulle spalle e indossa dei vistosi occhiali da vista quadrati che, il giorno prima non portava. Lei mi ha detto che gli occhiali sono ripieghi “Cerco di abituarmi poco a poco alle lenti a contatto” mi aveva detto
Per Primo abbiamo ordinato tagliolini al sugo di cinghiale. Per secondo, lei è rimasta sul pesce: trota in umido con contorno di pomodorini e verdure. Io sono andato sulla sogliola. Al fine, il dolce della casa, la torta della nonna con gocce di fondente. Caffè e ammazzacaffè.
“Dunque, Londa” usciamo dal mulino e ci incamminiamo verso la Torre degli Angeli di Pietra. Qui, tra le colline, il tempo è un po’ volubile oggi. Nubi grigio bianche strisciano sulle cime frastagliate delle montagne e giocano a rincorrersi sulla tavola blu del cielo. La torre svetta al di sopra degli alberi, un parallelepipedo di pietra grigia, con un rosone simile chiesa gotica e gli angeli ad ali aperte che si protendono nel vuoto. Da brividi “Cosa speri di trovare in quelle vecchie pietre?”
“Non lo so. Per ora è solo curiosità. Sono incappata in questa torre per caso. Leggevo un libro che uno storico del paese aveva scritto sulle famiglie influenti di quella regione particolare dell’Ungheria. Kovacs e la curiosità mi ha spinto a cercare”
“Sei venuta a reclamare la vecchia proprietà?”
“Mah, non sono sicura di volere questa eredità. E’ come tenersi una villa gravida di leggende sui fantasmi”
“Solo curiosità”
“Solo curiosità” ha le mani dietro, infilate nelle tasche dei pantaloni. Il gomito sinistra mi urta leggermente e sento un fremito. Sarò banale ma… Cerco di non darlo a vedere. MA la sua vicinanza mi piace.
Arriviamo sotto la torre incombente su di noi. L’angelo spezzato non è mai stato rimpiazzato. I suoi resti giacciono ai lati della torre, in mezzo ad alcune sterpaglie che lo avvolgono e lo soffocano “Tu che dici? Quale leggenda si ancora alla verià?”
“Non so. Ho letto ancora un po’ le notizie sulla torre e, dicono che l’angelo venne giù in seguito ad un temporale”
“Poco leggendario”
“E che colpì una persona che passava qui sotto”
“Grande sfortuna”
“Tu che dici?”
“Io dico che, questo posto mi inquieta non poco”
“Ci faresti un giro dentro?”
“Non credo”
Lei si guarda intorno, sorride come di una che sta per fare una marachella e scatta in avanti “Ehi, no, aspetta” cerco di fermarla ma, lei è già sparita oltre la siepe che delimita la zona della torre. “Ma porca..” la seguo “Spero ci siano dei paletti da usare”
Tutto sommato, oltre la siepe, la zona attorno alla torre è tenuta bene. Da vicino è ancora più inquietante che da fuori. Londa estrae dalla tasca una chiave in bronzo e si avvicina alla porta in legno massiccio. Entra perfettamente, gli ingranaggi fanno il loro dovere “Sei venuta attrezzata, dunque”
“Beh, è casa mia, dopo tutto” sorride lei
La porta cede con uno scricchiolio sinistro. Odore di muffa e di chiuso. Qualcosa svolazza nel buio sbattendo contro le pareti. Un frullare d’ali, due piccioni che ci sfiorano la testa. Londa emette un gridolino e si aggrappa a me. Uh, che morbida che è. “Sono solo piccioni” rassicuro ma non mollo l’abbraccio. Lei alza lo sguardo, un po’ di rossore sulle guance. Io smetto di abbracciarla, faccio finta d niente. Alzo lo sguardo verso la sommità della torre. C’è una scala di pietra che sale lungo le pareti, intervallate qua è la da lame di luce che penetrano da alcune finestrelle. Niente mobili, qualche resto di piccione morto “Bleh” fa Londa “Che dici? Ci facciamo un giro?”
“Vuoi salire lassù?” faccio dubbioso
“Vertigini?”
“Timori di crolli”
“Vado io” dice lei salendo la prima rampa di scale
Uff. Quella ragazza è una kamikaze. La seguo, posso mica lasciarla sola.
Cinquanta mt di scale e un polmone dopo, raggiungiamo la sommità oltre una botola. L’aria pungente ci colpisce in pieno come una frustrata. Che strano: giù c’era il sole e sopra la torre c’è un cielo nuvoloso e minaccioso di pioggia. Forse che questa torre è veramente infestata?
“Brrr, che freddo” fa Londa stringendosi nel suo maglioncino “MA di quanto siamo saliti?”
“Non di molto, solo 50 mt” oltre, la campagna ha assunto uno strano colore cobalto e l’orizzonte appare come un velo confuso color tempesta. Attorno alla cima ci sono dei merli a testa piatta a circa un metro e mezzo dal pavimento.
Londa si avvicina ad uno di loro e si affaccia, per ritrarsi subito appoggiandosi al muro “Sai, ti devo fare una confessione” dice lei
“Sei l’erede di una progenie di vampiri?”
“No, sciocco” ride “Sapevo esattamente cosa ti stavo chiedendo”
“Ciao simpatico fanculo anche qui?”
“Non ti vedo sorpreso?”
Tentenno un po’. “Sono un po’ diffidente su certe cose”
“A volte faccio finta di non conoscere appieno l’italiano per vedere e studiare l’atteggiamento di chi mi sta intorno” si stringe nelle spalle “Sono stata al gioco, volevo vedere come reagivi?”
“Oh superato l’esame?”
“A pieni voti. Anche se..”
“Anche se?”
“Beh, anche tu nella massa, a fissarmi il culo” se lo dica mentre lo dice
“Beh, ma io te lo guardo in maniera diversa”
“Ah sì? Tipo?”
“Tipo. Accetterebbe mai un invito a cena se glielo chiedessi?”
“Beh, potrebbe interessarmi. Se..”
“Se?”
“Cosa vuoi fare dopo?”
“Quello che vuoi”
“Quello che voglio è sesso”
“Diretta”
Alza lo sguardo verso il cielo. Gocce di pioggia cominciano a cadere “Sarà meglio scendere”
Torniamo da basso e usciamo. Fuori, la pioggia ha cominciato a cadere violenta. Corriamo, dopo aver chiuso la porta della torre. Corriamo e ridiamo fino alla macchina. Entriamo che siamo fradici “tempo schifoso” metto in moto. Il suo maglioncino è una spugna aderente. Ma, se speravo di vedere qualcosa attraverso il tessuto, rimango deluso
Si va a casa mia. Sgoccioliamo sul parquet. Le mostro dov’è il bagno. “Ti cerco dei ricambi” quasi mi aspetto che mi dica ‘Lascia perdere i ricambi’. Ma non dice nulla. Io mi tolgo scarpe e calze. Afferro un asciugamano, mi friziono i capelli. Mi tolgo camicia e pantaloni, trovo una tuta. Per lei afferro una camicia bianca, un paio di jeans verdi e un golfino.
Glieli porto in bagno, bussando alla porta. Lei mi dice entra. E, me la trovo in intimo che si sta asciugando i capelli “Uh” faccio imbarazzato “Ti ho trovato dei ricambi asciutti”
Lei sorride, li afferra “Grazie”
Ci guardiamo più del dovuto. So che devo dire qualcosa, non stupido, non banale “Londa..”
“Accetto l’invito” ancora una volta ha giocato d’anticipo
Londa è simpatica. Sa intrattenere e, il suo italiano, è molto meno incerto di quello che mi voleva far intendere “Allora, qual’è la cosa più imbarazzante che ti è capitato?” chiede lei addentando una carota
“Ah, beh, facciamo una lista?”
“Oh, dai, non può essere così disastroso”
“La prima volta con una ragazza. Sono arrivato al clou e lei che mi dice e spinge =Non dentro!=”
“Spinge?”
“Spinge via” faccio il segno con le mani “Ha appoggiato le mani sul petto e mi ha scaraventato all’indietro. E, ti assicuro, sembrava una scena presa da un hentai. Con me finivo all’indietro contro uno scaffale basso e, il mio sperma che disegnava un arco e la colpiva in piena faccia”
Londa scoppia a ridere come una matta “L’hai dipinta”
“Sì, era incazzatissima. Sembrava le avessi scaricato addosso del guano. Si è alzata dal letto, con le mani in aria che soffocava un ‘Hiiiii’. Per poi tornare indietro e inveirmi contro ‘Ma che problemi hai?’ ,, Sì, non l’ho più rivista. Ogni volta che m’incrociava per strada, mi osservava con disgusto e cambiava direzione”
“Oh, sarei profondata nella vergogna” commenta Londa
“E la tua esperienza?”
“Che diresti se, ti chiedo di provare ad immaginare uno scenario del genere: una mattina ti svegli come fai sempre. Bagno, denti, colazione, ti vesti, esci per andare a scuola. Arrivi a scuola, bci al catenaccio, due amiche che ti salutano e ridono tra loro. Sai che ce l’hanno con te ma, non fai niente perché non sai esattamente cosa succede. Poi vai avanti, entri in corridoio, incontri altra gente che, ti saluta e ridacchi. Qualcuno che dice ‘Ma è lei?’ Insomma, dopo un’ora, compreso la classe che ti guarda, ridacchi, ti indica, io sbotto e dico ‘Ma cosa cazzo avete da indicare e ridacchiare ogni volta che mi vedete?’. E loro che mi guardano, alcuni che ridacchiano, altri no e.. si viene a scoprire che..”
“La tua faccia è finita su un social erotico”
Lei mi guarda sorpresa “Sì” poi assorbe la notizia e arrossisce fino alla radice dei capelli “Oh, anche tu hai visto?..”
“Mi sono chiesto per tutto il giorno perché avessi un aspetto così famigliare” annuisco
“Hanno usato la mia faccia come spam, capisci?”
“Mai scoperto il colpevole?”
“Un idiota. Pensava di fare una cosa divertente e, invece, mi ha messo in imbarazzo davanti a tutta la scuola. Ma mi sono presa la mia rivincita”
“Cosa hai fatto?”
“Ho fatto come ha fatto lui. Solo che, la sua faccia è apparsa in un sito gay e.. va beh. E’ andata così” ridacchia e si stira
“Dunque” la domanda resta sospesa. Londa mi osserva e sorride “Ti sei trovata bene?”
“Sì. E’ stato un incontro casuale coi fiocchi”
“Vorrei finirlo in bene, se non sono troppo audace”
“Mi piace come arrossisci quando me lo dici”
Mi avvicino a lei, le afferro le mani, la guardo negli occhi, poi mi decido. La bacio. Soffice bacio senza pretese, senza lingua. Lei ricambia, con la lingua che segue la linea delle mie labbra. Ci baciamo per un po’, reggendoci per mano, come due fidanzatini alle prime armi.
Poi, lei si allontana di due passi e si sfila gli abiti che le avevo dato facendoli cadere a terra. “Dove vuoi”
L’amore si fa dove si è più comodi. Il classico dei classici in camera da letto. Resto in boxer, lei libera le sue tette. Ci teniamo abbracciati, premiamo i corpi, lasciamo che le nostre bocche e i nostri respiri si fondano alla perfezione. Io non insisto, lei non insiste. Baci e coccole. Chi ha voglia di dormire?
Sento la sua mano che armeggia con i boxer. Ci vuole poco, è un clichè. Lei mi guida dentro. Mi muovo sinuoso e lei asseconda i miei affondi. Ci baciamo, ci guardiamo negli occhi. Poi l’orgasmo. Lei non mi allontana e accoglie tutto il mio sperma dentro di sé.
Luci dell’alba. La pioggia ha lasciato un gradevole odore di terra bagnata. Le nubi hanno lasciato il posto a lame di luce dorata. Nudo davanti alla finestra, contemplo l’orizzonte, dove la torre dei Kovacs svetta sopra gli alberi.
Londa mi abbraccia da dietro e mi bacia sulla spalla. Io ho un fremito e prego che lei non si stacchi da me troppo presto “E’ la prima volta che mi sento così da tempo”
“Anche io”
“Cosa hai deciso per la Torre dei Kovacs?”
“Boh. Ci avrei fatto un agriturismo ma, c’è ne già uno neanche troppo lontano”
“Tour turistici con una guida che conduce i visitatori nelle oscure leggende della torre?”
“O una casetta carina lì vicino dove coltivare il nostro orto”
“Vicino ma non troppo” commento “Quella torre mi inquieta”
“La costruiamo più distante”
“Là?”
“Voglio credere che tu non abbia voluto vivere l’attimo di una sola notte, vero?”
“No, di sicuro” rispondo “Non ho intenzione di mollare”
“Allora. Vieni a letto per un altro round”
“Tutti i round he vorrai”
Lei sorride “Ciao simpatico! Fanculo anche qui?” ride lei
“Sì, fanculo anche qui” la seguo a letto.
=FINE=
Inizialmente ho dato il titolo de "La torre dei Kovacs" poi, ho deciso di dare questa variante.. il mio personale omaggio a Londa Spam, Ora tocca a voi
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