Donare il piacere in un’altra dimensione 6 (continua)
di
LanA
genere
pulp
Mi tirò indietro la testa, facendo inarcare la mia schiena all'indietro.
Con l'altra mano aprì la parte anteriore del mio asciugamano, esponendo un lato del mio petto.
Abbassò il viso sul mio petto e io sussultai mentre mi mordeva il capezzolo.
Tenne fermamente l'aureola tra i denti, e la punta della sua lingua andò al mio capezzolo e vi guizzò sopra.
L'altra sua mano si spostò sulla mia coscia, e si fece strada nelle pieghe dell’asciugamano, finché non raggiunse la mia carne nuda.
Poi si è spostato sulla mia coscia, e ha preso la mia figa nella sua mano, e ha posizionato le sue dita per separarla ed estenderla.
E poi ha cominciato a stringere.
Stavo ansimando e piagnucolando, e ho gridato quando mi ha stretto forte la figa.
Mi ha detto con voce roca - la prima volta che mi aveva parlato da quando ero entrata nella sua camera - di stare ferma - di non gridare.
In verità potevo lamentarmi e gemere quanto volevo, gli piaceva sentirmelo fare.
Acida e dolce, la chiamava, una delle sue tecniche preferite.
Dolore controllato per accentuare il delizioso fare l'amore.
Ogni movimento era controllato e fluido.
Ognuno con uno scopo, alla ricerca del risultato desiderato.
Era un abile stratega.
Mentre mi stringeva ancora le labbra della figa, diede un comando, e un attendente si fece avanti e mi tolse l’accappatoio dalle braccia.
L’azione espose la parte superiore del mio torso e i seni al maestro.
Si allontanò nell'ombra.
Il mio seno ora era esposto ai suoi denti, e, ancora inarcandomi la schiena con una presa dietro la mia testa, Fabio mosse l'altra mano sul mio clitoride e iniziò a masturbarmi, lentamente, deliziosamente.
La sua bocca si muoveva sul mio petto e su sulle mie spalle e sul mio collo.
Raggiungeva anche il mio lobo dell'orecchio, dove mi mordicchiava con piccoli morsi acuti, che mi facevano respirare pesantemente e gemere.
Stavo per venire, e lui lo percepì, e mi disse che non potevo.
CONTINUA ...
Con l'altra mano aprì la parte anteriore del mio asciugamano, esponendo un lato del mio petto.
Abbassò il viso sul mio petto e io sussultai mentre mi mordeva il capezzolo.
Tenne fermamente l'aureola tra i denti, e la punta della sua lingua andò al mio capezzolo e vi guizzò sopra.
L'altra sua mano si spostò sulla mia coscia, e si fece strada nelle pieghe dell’asciugamano, finché non raggiunse la mia carne nuda.
Poi si è spostato sulla mia coscia, e ha preso la mia figa nella sua mano, e ha posizionato le sue dita per separarla ed estenderla.
E poi ha cominciato a stringere.
Stavo ansimando e piagnucolando, e ho gridato quando mi ha stretto forte la figa.
Mi ha detto con voce roca - la prima volta che mi aveva parlato da quando ero entrata nella sua camera - di stare ferma - di non gridare.
In verità potevo lamentarmi e gemere quanto volevo, gli piaceva sentirmelo fare.
Acida e dolce, la chiamava, una delle sue tecniche preferite.
Dolore controllato per accentuare il delizioso fare l'amore.
Ogni movimento era controllato e fluido.
Ognuno con uno scopo, alla ricerca del risultato desiderato.
Era un abile stratega.
Mentre mi stringeva ancora le labbra della figa, diede un comando, e un attendente si fece avanti e mi tolse l’accappatoio dalle braccia.
L’azione espose la parte superiore del mio torso e i seni al maestro.
Si allontanò nell'ombra.
Il mio seno ora era esposto ai suoi denti, e, ancora inarcandomi la schiena con una presa dietro la mia testa, Fabio mosse l'altra mano sul mio clitoride e iniziò a masturbarmi, lentamente, deliziosamente.
La sua bocca si muoveva sul mio petto e su sulle mie spalle e sul mio collo.
Raggiungeva anche il mio lobo dell'orecchio, dove mi mordicchiava con piccoli morsi acuti, che mi facevano respirare pesantemente e gemere.
Stavo per venire, e lui lo percepì, e mi disse che non potevo.
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