La tana 1/5
di
LanA
genere
fisting
Sono per la strada, una strada poco trafficata e male illuminata.
Sono qui che vago nella notte.
Sono qui nel fresco della sera, a passeggiare per una strada periferica, di nulla vestita.
Quel poco che indosso sicuramente non mi ripara né dal fresco e né dalla impudicizia, che suscito in chi mi guarda.
Ho delle decolletée rosse di strass, con tacco 12.
Dovrebbero essere bellissime, e lo sono.
Ma sono una tortura per le mie gambe stanche, i muscoli delle gambe mi fanno male e i tacchi mi fanno sentire il dolore ai tendini esaltando però le mie gambe e il mio sedere.
Eppure, quando abbasso lo sguardo, impazzisco di goduria guardando le punte delle mie scarpe lanciare lampi nella notte illuminate dai fari delle auto di passaggio.
Le mie gambe slanciate non sono depilate da un po', e il contrasto con le scarpe è stridente.
Vedermi così, non perfetta, con questi abiti che sembrano non appartenermi, mi fa sentire male.
Sono imbarazzata, più per il senso di sporco che per la situazione.
La situazione invece mi intriga, tante volte me ne stavo per la strada nuda ed eccomi ancora qui.
Ecco ora sono qui, apparentemente esaudita nel mio desiderio, ma punita per il mio affronto e quindi puttana ma incompleta nell'animo.
Proprio quell'animo che più voleva essere appagato dalla situazione.
Tiro calci in aria, mentre mi muovo, guardo le mie gambe, il mio pube esposto.
Sono nuda.
A parte le scarpe, le mie gambe sono completamente nude e ho la mia figa esposta agli sguardi altrui.
Non posso nasconderla, non indosso nemmeno una di quelle gonnelline che di solito indossano le puttane.
Io non sono nuda con i peli, che ho voluto tingere di nero.
Io, bionda con il pelo nero, così ora risaltano di più ai fari della notte.
Sul ventre esposto ho solo una catenina da schiava, allacciata all'anello del piercing ombelicale.
I seni hanno i capezzoli turgidi, non solo per l'aria gelida della notte, ma anche e soprattutto dalla voglia.
CONTINUA ...
Sono qui che vago nella notte.
Sono qui nel fresco della sera, a passeggiare per una strada periferica, di nulla vestita.
Quel poco che indosso sicuramente non mi ripara né dal fresco e né dalla impudicizia, che suscito in chi mi guarda.
Ho delle decolletée rosse di strass, con tacco 12.
Dovrebbero essere bellissime, e lo sono.
Ma sono una tortura per le mie gambe stanche, i muscoli delle gambe mi fanno male e i tacchi mi fanno sentire il dolore ai tendini esaltando però le mie gambe e il mio sedere.
Eppure, quando abbasso lo sguardo, impazzisco di goduria guardando le punte delle mie scarpe lanciare lampi nella notte illuminate dai fari delle auto di passaggio.
Le mie gambe slanciate non sono depilate da un po', e il contrasto con le scarpe è stridente.
Vedermi così, non perfetta, con questi abiti che sembrano non appartenermi, mi fa sentire male.
Sono imbarazzata, più per il senso di sporco che per la situazione.
La situazione invece mi intriga, tante volte me ne stavo per la strada nuda ed eccomi ancora qui.
Ecco ora sono qui, apparentemente esaudita nel mio desiderio, ma punita per il mio affronto e quindi puttana ma incompleta nell'animo.
Proprio quell'animo che più voleva essere appagato dalla situazione.
Tiro calci in aria, mentre mi muovo, guardo le mie gambe, il mio pube esposto.
Sono nuda.
A parte le scarpe, le mie gambe sono completamente nude e ho la mia figa esposta agli sguardi altrui.
Non posso nasconderla, non indosso nemmeno una di quelle gonnelline che di solito indossano le puttane.
Io non sono nuda con i peli, che ho voluto tingere di nero.
Io, bionda con il pelo nero, così ora risaltano di più ai fari della notte.
Sul ventre esposto ho solo una catenina da schiava, allacciata all'anello del piercing ombelicale.
I seni hanno i capezzoli turgidi, non solo per l'aria gelida della notte, ma anche e soprattutto dalla voglia.
CONTINUA ...
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