Christine, la prof. di Francese -2- (continua)

di
genere
etero

Gli dico di dare una ripassata, e nel frattempo mi sdraio sul lettino accanto a lui.

La mossa è motivata solo dall’obiettivo di fargli guardare il mio corpo.

“Se hai caldo togliti pure tu la maglietta - gli dico –

Purtroppo, non ho un costume da prestarti, ma se vuoi toglierti anche i jeans puoi farlo, io non mi formalizzo”.

Si toglie la maglietta, ma tiene su i pantaloni.

Ecco la differenza: un adulto non avrebbe esitato a rimanere in mutande, anzi.

Rimango al sole per qualche minuto, poi decido di andare a controllare il lavoro del mio allievo.

Mi metto alle sue spalle e mi chino per controllare quello che ha fatto.

Nel fare questo movimento, praticamente gli appoggio le tette tra la spalla e la guancia sinistra.

Gli appoggio una mano sull’altra spalla, quella destra, e fingo di leggere il libro con lui.

Con la mano gli accarezzo la schiena; cerco di farlo con noncuranza, come se fosse normale.

Lo sfioro per qualche minuto, poi mi tiro su, e gli metto anche l’altra mano sulla spalla.

Prendo a massaggiarlo.

“Direi che questa parte la sai bene - dico –

Ora prendiamoci una decina di minuti di pausa, che è un’ora che andiamo avanti”.

In effetti è vero.

Continuo a massaggiargli le spalle.

“Ti sento un po’ teso, vero?”, gli dico.

Lui annuisce.

“Dai, vieni dentro sul divano, che ti massaggio un po’”.

Ci spostiamo sul divano: lui si corica a pancia in giù, io mi metto a cavalcioni sul suo sedere.

Gli passo le mani sulla schiena per qualche minuto, poi mi offro di massaggiargli anche le gambe.

È molto titubante, ma si toglie i jeans.

Sotto ha un magnifico paio di boxer, con dei palloni da basket disegnati, mi fanno molto ridere.

Gli accarezzo anche le cosce e i polpacci, poi lo invito a voltarsi.

Ora anche un ingenuo come lui deve aver capito che qualcosa sta capitando, perché non fa storie.

Si sdraia sulla schiena, e nonostante i boxer siano piuttosto ampi, non riescono a nascondere né l’erezione, né le macchie sul tessuto.

Fingo di non accorgermene e gli accarezzo i pettorali e la pancia.

Lui è in estasi, ha gli occhi chiusi e non respira neppure.

Con le unghie lo accarezzo attorno all’ombelico, poi passo un dito dove l’elastico dei suoi boxer tocca la pelle.

Scendo un qualche centimetro e inevitabilmente tocco la sua cappella, pur attraverso la stoffa.

Il tessuto è fradicio, sento anche il suo odore.

Glielo accarezzo, è inutile fingere ancora che tutto stia capitando per caso.

Prendo tra le dita l’elastico dei boxer.

“Questi è meglio toglierli”, gli dico.

Lui solleva il sedere e lascia che glieli sfili.

CONTINUA ...
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2021-08-26
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