170 mila anni fa
di
PabloN
genere
sentimentali
È qui che son nati. In questa sfera di 150.000 km di raggio, calda più dell'inferno e densa 150 volte più dell'acqua. In questa fucina dove l'idrogeno si tramuta in elio. Rimbalzando come palline di un flipper impazzito fuggono in ogni direzione. La fuga durerà dai 30 ai 100.000 anni. Ma non sarà ancora libertà. Il viaggio ancora lungo. Li attendono altri 300.000 km.
Eppure, in un tempo che varia dai 10.000 ai 70.000 anni anche questi saranno superati. Ora la meta appare più vicina. Solo 10 giorni per percorrere 200.000 km, quanto li separa dalla superficie del globo di gas che li ha visti nascere.
Giunti al margine della stella che li ha generati, i fotoni assaporano la libertà dello spazio infinito cui si sono affacciati. Di fronte, una sfera di un pallido azzurro attraversata da bianche striature.
Una corsa pazza, forsennata, gioiosa. In 8 minuti la sfera è raggiunta. La Terra, casa nostra, è inondata della luce prodotta dal sole. Miliardi di fotoni bagnano ogni cosa.
Piano filtrano dalle tapparelle socchiuse. Si diffondono nella camera, ridisegnano gli oggetti, svelano le forme. Risalgono sul letto e lambiscono le tue curve coperte dal lenzuolo. Colorano i capelli, fluiscono sulla pelle del braccio abbandonato lungo il tuo fianco.
Apro le palpebre e si gettano nei mei occhi colpendo la retina. L’immagine del tuo corpo disteso si forma nella mia corteccia visiva. Ti guardo. Anche tu apri gli occhi, li vedo brillare nella luce del primo mattino. Mi vedi. Con voce assonnata mi dici -Buongiorno- e con una mano mi accarezzi il viso.
Il loro viaggio è terminato. Lo scopo raggiunto.
Solo per poterti vedere ora, per poter godere di quel buongiorno e di quella carezza, questi fotoni furono creati. Per noi hanno compiuto il viaggio.
Questo momento perfetto, fugace, così impalpabile da passare inosservato, è il dono che la nostra stella ha pensato per noi, 170 mila anni fa.
Eppure, in un tempo che varia dai 10.000 ai 70.000 anni anche questi saranno superati. Ora la meta appare più vicina. Solo 10 giorni per percorrere 200.000 km, quanto li separa dalla superficie del globo di gas che li ha visti nascere.
Giunti al margine della stella che li ha generati, i fotoni assaporano la libertà dello spazio infinito cui si sono affacciati. Di fronte, una sfera di un pallido azzurro attraversata da bianche striature.
Una corsa pazza, forsennata, gioiosa. In 8 minuti la sfera è raggiunta. La Terra, casa nostra, è inondata della luce prodotta dal sole. Miliardi di fotoni bagnano ogni cosa.
Piano filtrano dalle tapparelle socchiuse. Si diffondono nella camera, ridisegnano gli oggetti, svelano le forme. Risalgono sul letto e lambiscono le tue curve coperte dal lenzuolo. Colorano i capelli, fluiscono sulla pelle del braccio abbandonato lungo il tuo fianco.
Apro le palpebre e si gettano nei mei occhi colpendo la retina. L’immagine del tuo corpo disteso si forma nella mia corteccia visiva. Ti guardo. Anche tu apri gli occhi, li vedo brillare nella luce del primo mattino. Mi vedi. Con voce assonnata mi dici -Buongiorno- e con una mano mi accarezzi il viso.
Il loro viaggio è terminato. Lo scopo raggiunto.
Solo per poterti vedere ora, per poter godere di quel buongiorno e di quella carezza, questi fotoni furono creati. Per noi hanno compiuto il viaggio.
Questo momento perfetto, fugace, così impalpabile da passare inosservato, è il dono che la nostra stella ha pensato per noi, 170 mila anni fa.
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