Willy
di
PabloN
genere
trio
Una sera qualunque, un autunno come tanti. Attendo paziente che il tuo corpo si appressi, mentre ti guardo, indolente, rimuovere le stoffe che occultano la Tua magnificenza. Un piccolo brivido ti percorre mentre indossi, unico indumento che abbia avuto il consenso di coprirti, una canotta. Aderisce alle tue colline, le accarezza risaltandone le forme morbide. Mi seducono, le percorro con lo sguardo, come un viandante il sentiero che ancora lo attende. Gli occhi ne percepiscono il calore, posso quasi vedere la luce che le illumina gettarsi nei miei occhi regalandomene la visione.
Solo questo indossi. Nulla di più. Veloce corri a rifugiarti sotto le coltri. Ti avvicini a me, mi stringi. Sono io il Tuo calore, l’abito che desideri indossare. Le sento, le tue gambe forti, avvinghiarmi. Le braccia stringersi a me. Il Tuo petto di donna contro il mio, il mio battito che danza con il Tuo. Respiri che si parlano attraverso le bocche unite.
Sento chiaramente il Tuo monte glabro accarezzarmi, premere. Rispondo alla Tua chiamata, mi protendo verso di te,scivolando sulla piccola protuberanza che ti strappa gemiti soffocati. Sento il Tuo calore chiamarmi, lo accarezzo con il glande scivolando lieve tra le labbra umide e morbide, custodi della tua grotta. Cambia il Tuo respiro, cambia il mio.
Le mani stringono i seni, la bocca li accoglie, la lingua gioca con i capezzoli che si ergono verso l’alto, fieri come il cedro del Libano sulla collina. Mi inebrio del tuo profumo, scivolo sulla morbidezza del tuo corpo, quasi commosso di avere il permesso di ammirarlo nella sua nuda maturità.
Mi vuoi, mi chiedi di appartenerti. Assecondo il tuo desiderio ed entro nella tua profondità. La sento, stretta attorno a me, umida, calda, irregolare. Mi provoca spasmi che mi espandono, stringendomi un abbraccio che pare volermi incatenare.
Gemendo appena oso chiederTi:
“Amore…posso presentarti Willy?”
Mi guardi, sospettosa, curiosa ed intimorita. So che non lo volevi. Ma ora mi guardi e, senza parole, rispondi un si muto.
Lo chiamo. Eccolo. Scivola giù, verso il tuo bottone. Lo accarezza, muovendosi lento ora verso l’altro, ora verso il basso. Accarezza le labbra dilatate dalla mia intrusione. Sento il tuo corpo reagire, forse contro la tua volontà. Abile gioca con la tua intimità, si adegua al piacere che senti, che sento. Lo guidiamo a turno, come fosse un gioco deciso, un gioco caldo e piacevole. Modifichiamo velocità e pressione. Ci asseconda, docile, non chiede nulla in cambio.
Il tuo corpo racconta l’estasi che si approssima. Lo dice il vento del Tuo respiro, la voce che sale dal ventre, il pulsare delle Tue pareti e la sorgente che ci bagna entrambi.
Eccolo finalmente. Una scossa che mi trasmetti, onda che ci proietta fuori da questa stanza, uniti e separati da questo mondo. Mi riverso in te tremando.
In fondo, non era così male Willy vero? Un ultima carezza e poi giro la ghiera viola e il suo corpo plastico si ammutolisce, immobile. Domani ci occuperemo di lui, lo riporremo nella sua confezione elegante di raso. Per ora giace sul mio comodino.
Ancora tremante mi guardi, stringendomi, in attesa che il mio corpo abbandoni il Tuo. Mi baci, chiudendo gli occhi, e so con certezza che sarà una buona notte.
Solo questo indossi. Nulla di più. Veloce corri a rifugiarti sotto le coltri. Ti avvicini a me, mi stringi. Sono io il Tuo calore, l’abito che desideri indossare. Le sento, le tue gambe forti, avvinghiarmi. Le braccia stringersi a me. Il Tuo petto di donna contro il mio, il mio battito che danza con il Tuo. Respiri che si parlano attraverso le bocche unite.
Sento chiaramente il Tuo monte glabro accarezzarmi, premere. Rispondo alla Tua chiamata, mi protendo verso di te,scivolando sulla piccola protuberanza che ti strappa gemiti soffocati. Sento il Tuo calore chiamarmi, lo accarezzo con il glande scivolando lieve tra le labbra umide e morbide, custodi della tua grotta. Cambia il Tuo respiro, cambia il mio.
Le mani stringono i seni, la bocca li accoglie, la lingua gioca con i capezzoli che si ergono verso l’alto, fieri come il cedro del Libano sulla collina. Mi inebrio del tuo profumo, scivolo sulla morbidezza del tuo corpo, quasi commosso di avere il permesso di ammirarlo nella sua nuda maturità.
Mi vuoi, mi chiedi di appartenerti. Assecondo il tuo desiderio ed entro nella tua profondità. La sento, stretta attorno a me, umida, calda, irregolare. Mi provoca spasmi che mi espandono, stringendomi un abbraccio che pare volermi incatenare.
Gemendo appena oso chiederTi:
“Amore…posso presentarti Willy?”
Mi guardi, sospettosa, curiosa ed intimorita. So che non lo volevi. Ma ora mi guardi e, senza parole, rispondi un si muto.
Lo chiamo. Eccolo. Scivola giù, verso il tuo bottone. Lo accarezza, muovendosi lento ora verso l’altro, ora verso il basso. Accarezza le labbra dilatate dalla mia intrusione. Sento il tuo corpo reagire, forse contro la tua volontà. Abile gioca con la tua intimità, si adegua al piacere che senti, che sento. Lo guidiamo a turno, come fosse un gioco deciso, un gioco caldo e piacevole. Modifichiamo velocità e pressione. Ci asseconda, docile, non chiede nulla in cambio.
Il tuo corpo racconta l’estasi che si approssima. Lo dice il vento del Tuo respiro, la voce che sale dal ventre, il pulsare delle Tue pareti e la sorgente che ci bagna entrambi.
Eccolo finalmente. Una scossa che mi trasmetti, onda che ci proietta fuori da questa stanza, uniti e separati da questo mondo. Mi riverso in te tremando.
In fondo, non era così male Willy vero? Un ultima carezza e poi giro la ghiera viola e il suo corpo plastico si ammutolisce, immobile. Domani ci occuperemo di lui, lo riporremo nella sua confezione elegante di raso. Per ora giace sul mio comodino.
Ancora tremante mi guardi, stringendomi, in attesa che il mio corpo abbandoni il Tuo. Mi baci, chiudendo gli occhi, e so con certezza che sarà una buona notte.
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