Guizzi di fiamma

di
genere
sentimentali

La porta del locale si apre. Sul viso il calore dell’interno, gli odori dei cibi che i camerieri portano ai commensali seduti ai tavoli. Voci come onde. Si intensificano, scemano, con un andamento che pare cullare. Sulla schiena il freddo della sera autunnale. Siamo al confine di due mondi opposti. Entriamo. Ci tuffiamo, muovendoci rapidi verso il posto indicatoci. Lo sguardo si sposta sui tavoli attigui, scorre volti, occhi, mani che si muovono a sottolineare parole indecifrabili.

Due pupille si incontrano fugaci, lampi attraversano la sala. Il vagare ritorna su quella visione, la cerca. Osservo le linee del volto, la morbida curva della mandibola che raccorda a salire fino all’orecchio, adornato di pendenti rilucenti nel moto del capo. I capelli assecondano i movimenti, increspano l’aria d’attorno assumendo sfumature diverse. Parlano, quegli occhi. Vi si possono decifrare emozioni danzanti che la bocca che le esprime a parole. La risata reclina la chioma all’indietro, scoprendo la gola appena coperta da un tenue tessuto variopinto e leggero, le spalle si scuotono in un ritmo rapido.

Osservo le mani salire, a volte intrecciarsi, giocare con anelli che ben si adattano alle dita affusolate. Portano la forchetta alla bocca. Si apre ad accogliere il caldo sapore del cibo. Le labbra si chiudono su quell’antro umido. Vorrei sentire la carezza della sua lingua, la forza dei denti che stringono, essere l’acqua che scende solleticandole la gola.

I seni dilatano la stoffa della maglia leggera sul petto, si sollevano seguendo il respiro, ipnotici e potenti. Morbidezza e calore, ricettacolo di riposo e lussuria.

La osservo nella luce guizzante delle fiamme delle stufe per esterno, baluardo contro il gelo per coloro che, temerari, sfidano il gelo precoce di questa serata ottobrina. Le fiamme nei suoi occhi la rendono quasi divina.

Paradiso e inferno, gelo e calore, tutto conciliato in lei.

Termina il pasto. Mi alzo, osservo ancora una volta le fiamme disegnate nelle sue pupille illuminare i capelli facendoli brillare di una luce celeste e sinistra. La mano si allunga, Le si avvicina. Adornata di anelli la Sua si protende verso me, si incontrano. Si leva dalla sedia leggera, la morbida linea della mandibola che sale all’orecchio, i pendenti rilucono di fiamme rossastre. Lievi movimenti della testa, aria che trema d’attorno. I seni vicini al mio petto da poterne sentire il calore, percepirne il movimento leggero che li avvicina ed allontana al ritmo del respiro. La bocca si apre, quella bocca che ho adorato nel tempo appena passato, la voce si leva sulle altre:

“Che dici amore, andiamo? Il concerto è tra mezz’ora”

La seguo, e il calore è ora sulla mia schiena mentre il viso rabbrividisce nell’aria della sera. Ancora un guizzo di fiamma, un’ultima visione. Poi siamo fuori.

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scritto il
2021-10-30
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