Che bello il sesso in vacanza! (parte 2)
di
Nadia89
genere
etero
La seconda parte del mio racconto della mia settimana bollente sulla riviera Ligure riguarda due episodi di sesso all’aperto.
Trovo molto eccitante la possibilità di essere “spiata” durante un rapporto sessuale, che qualche occhio fugace si posi sui nostri corpi mentre godiamo il nostro piacere.
Mi ricordo ancora l’eccitazione che ho provato quando, da bambina, ho spiato i miei genitori mentre facevano sesso. Non sapevo ancora cosa fosse quella cosa che facevano, e non era mia intenzione vedere cosa stavano facendo. Semplicemente, ricordo di aver visto delle ombre di corpi proiettarsi sul muro della loro camera, in piena notte. La loro porta era socchiusa e sentivo i loro respiri affannosi.
Impaurita ed incuriosita, sospingo leggermente la porta e li vedo: mia madre completamente nuda era a cavalcioni su mio padre e si muoveva furiosamente ansimando sopra di lui.
Mi sono spaventata, e immediatamente piano piano ho fatto ritorno nella mia cameretta. Non ho mai saputo se si accorsero o meno di quello che avevo visto, non mi hanno mai detto nulla. Ricordo nitidamente di aver avvertito una certa sensazione strana nel basso ventre, come se il corpo già conoscesse e pregustasse il piacere di quell’atto che alla mia mente restava un mistero oscuro.
Una mattina io e Marco stavamo facendo una nuotata per far trovare refrigerio alla nostra pelle cotta dal sole. Nuotando ci portiamo vicino a degli scogli, dove il fondale era più basso e si poteva toccare. Ci abbracciamo, felici, spensierati ed innamorati come solo a 20 anni si può essere.
Sorrido con malizia, infilando la mia mano nel suo costume, afferrandogli l’uccello che in quei giorni era diventata la mia divinità da adorare. Lui un po’ preoccupato mi dice: “Dai, non fare la scema, ci vedono …” Io nemmeno gli rispondo, sorrido e continuo a menarglielo, sento che nonostante l’acqua fresca e le sue parole l’afflusso di sangue caldo riempie i suoi corpi cavernosi, facendolo rizzare. “C’è il fondale sabbioso, non ci vede nessuno … “ dico io ridendo, poi mi viene un lampo di genio: “Nuotiamo verso quelle secche … non c’è nessuno, potremo stare tranquilli!”
Con poche bracciate raggiungiamo le secche, poste ad una cinquantina di metri dalla spiaggia, forse di più. Non c’è nessuno, come sempre.
Ricomincio a menarglielo, mentre lui mi stringe a se, baciandomi. Dalla riva sembriamo una tenera coppietta che si scambia le effusioni. Mi piace l’idea che dalla spiaggia mi guardino, mi eccita.
Il suo cazzo ormai è durissimo e vorrebbe esplodere. Mi piacerebbe vedere il sua glande mentre spruzza bianchi getti nell’acqua del mare, ma ho un’altra idea. Sono molto gelosa dello sperma del mio ragazzo, non voglio che vada sprecato nel mare, voglio che vada dentro di me.
Abbasso il suo costume fino a sopra le sue ginocchia. Lui si lascia fare tutto, inebetito dalla voglia di sborrare. Scosto poi un lembo del mio costume, quel tanto che basta per scoprire la mia figa. Circondo poi il suo collo con le mie braccia, e con una leggera spinta accolgo il suo cazzo dentro di me. Ho i brividi, le onde del ci cullano e muovono i nostri corpi uniti, facendoci godere.
Ci guardiamo negli occhi mentre siamo li, in mezzo al mare, mentre facciamo l’amore.
“Ahhhhh!” geme, mentre il suo palo mi inonda del suo seme cremoso dentro di me, che poi si spande nell’acqua attorno a noi. Rido, è stato bello. Riguadagnamo la riva a nuoto, felici.
La sera di solito dopo cena andavamo in qualche bar all’aperto vicino alla spiaggia, per prenderci un drink o una birra. Poi facevamo una bella passeggiata sul lungomare, con la fresca brezza notturna che accarezzava la pelle abbronzata.
Camminavamo mano nella mano, chiacchierando del più e del meno, mentre la risacca del mare faceva da tenue sottofondo: quella stessa risacca che ci aveva cullato durante il giorno.
“Scendiamo in spiaggia” mi dice Marco. Lo seguo, camminando sulla sabbia e arrivando a pochi metri dalla battigia. Se chiudo gli occhi ancora rivivo quel momento, vedo la luna regina del cielo che si specchiava sul mare nero come il petrolio, facendolo brillare. Restiamo li per lunghi attimi, in silenzio.
Mentre torniamo indietro mi afferra per un braccio. Non vedo il suo volto perché è buio, ma sento dalla sua voce che ride: “Vieni un po’ qui …”
Mi trovo con la schiena contro il legno di una cabina. Le sue mani corrono sui miei fianchi, mentre mi bacia. “Sei bellissima … sto impazzendo, non so resisterti …” mi sussurra con voce ansimante, mentre mi schiaccia ancora di più contro la cabina, facendomi sentire il suo cazzo duro che crea una bozza turgida a livello della sua patta. Mi bacia il collo, le sue mani mi percorrono tutta, sembrano una pietra focaia che cerca di generare una scintilla. Mi sento calda. Vorrei dirgli che è matto, che qualcuno potrebbe vederci, che il nostro appartamento è poco distante, ma lui mi precede: “Voglio scoparti qui!” mi sussurra,
Indosso un vestitino bianco, lungo a metà coscia. Mi giro, dandogli la schiena e piegandomi un poco in avanti, usando la cabina come appoggio. Lui si inginocchia, iniziando a baciarmi e ad accarezzarmi le gambe nude, sfilandomi poi le mutandine. Si rialza, sento la sua zip dei pantaloni che si abbassa e sento pochi istanti dopo il suo glande caldo che si appoggia all’ingresso del mio sesso. Con una leggera spinta guadagna l’interno, riempiendomi tutta.
Il suo pene mi percorre ritmicamente, senza fretta, come a volersi godere ogni attimo di quello sfregamento nelle mie carni. Siamo due animali nella stagioni degli amori, la sabbia, la luna, il mare ed il buio sono gli unici testimoni del nostro accoppiamento.
Sento il ritmo cadenzato delle sue spinte farsi sempre più forsennato, fino al momento in cui esplode dentro di me, farcendo di crema calda la mia vagina fremente.
Restiamo per lunghi attimi così, ansimanti e soddisfatti. Quando si stacca, il suo liquido dell’amore cola lungo le mie cosce, denso e vischioso. Sorrido nel buio, mentre ci ricomponiamo. Poi gli domando: “Le mie mutandine?” Lo sento ridacchiare, poi mi dice: “Non lo so, forse nella foga le lo lanciate da qualche parte!” Ridiamo insieme, inutile cercarle così al buio, saranno un prezioso bottino per qualcuno: “Sei proprio scemo!” commento.
Facciamo così ritorno nel nostro appartamento, mentre il suo sperma forma dei piccoli rigagnoli traslucidi lungo le mie gambe.
Alla prossima per l’atto conclusivo della nostra infuocata vacanza! :)
Trovo molto eccitante la possibilità di essere “spiata” durante un rapporto sessuale, che qualche occhio fugace si posi sui nostri corpi mentre godiamo il nostro piacere.
Mi ricordo ancora l’eccitazione che ho provato quando, da bambina, ho spiato i miei genitori mentre facevano sesso. Non sapevo ancora cosa fosse quella cosa che facevano, e non era mia intenzione vedere cosa stavano facendo. Semplicemente, ricordo di aver visto delle ombre di corpi proiettarsi sul muro della loro camera, in piena notte. La loro porta era socchiusa e sentivo i loro respiri affannosi.
Impaurita ed incuriosita, sospingo leggermente la porta e li vedo: mia madre completamente nuda era a cavalcioni su mio padre e si muoveva furiosamente ansimando sopra di lui.
Mi sono spaventata, e immediatamente piano piano ho fatto ritorno nella mia cameretta. Non ho mai saputo se si accorsero o meno di quello che avevo visto, non mi hanno mai detto nulla. Ricordo nitidamente di aver avvertito una certa sensazione strana nel basso ventre, come se il corpo già conoscesse e pregustasse il piacere di quell’atto che alla mia mente restava un mistero oscuro.
Una mattina io e Marco stavamo facendo una nuotata per far trovare refrigerio alla nostra pelle cotta dal sole. Nuotando ci portiamo vicino a degli scogli, dove il fondale era più basso e si poteva toccare. Ci abbracciamo, felici, spensierati ed innamorati come solo a 20 anni si può essere.
Sorrido con malizia, infilando la mia mano nel suo costume, afferrandogli l’uccello che in quei giorni era diventata la mia divinità da adorare. Lui un po’ preoccupato mi dice: “Dai, non fare la scema, ci vedono …” Io nemmeno gli rispondo, sorrido e continuo a menarglielo, sento che nonostante l’acqua fresca e le sue parole l’afflusso di sangue caldo riempie i suoi corpi cavernosi, facendolo rizzare. “C’è il fondale sabbioso, non ci vede nessuno … “ dico io ridendo, poi mi viene un lampo di genio: “Nuotiamo verso quelle secche … non c’è nessuno, potremo stare tranquilli!”
Con poche bracciate raggiungiamo le secche, poste ad una cinquantina di metri dalla spiaggia, forse di più. Non c’è nessuno, come sempre.
Ricomincio a menarglielo, mentre lui mi stringe a se, baciandomi. Dalla riva sembriamo una tenera coppietta che si scambia le effusioni. Mi piace l’idea che dalla spiaggia mi guardino, mi eccita.
Il suo cazzo ormai è durissimo e vorrebbe esplodere. Mi piacerebbe vedere il sua glande mentre spruzza bianchi getti nell’acqua del mare, ma ho un’altra idea. Sono molto gelosa dello sperma del mio ragazzo, non voglio che vada sprecato nel mare, voglio che vada dentro di me.
Abbasso il suo costume fino a sopra le sue ginocchia. Lui si lascia fare tutto, inebetito dalla voglia di sborrare. Scosto poi un lembo del mio costume, quel tanto che basta per scoprire la mia figa. Circondo poi il suo collo con le mie braccia, e con una leggera spinta accolgo il suo cazzo dentro di me. Ho i brividi, le onde del ci cullano e muovono i nostri corpi uniti, facendoci godere.
Ci guardiamo negli occhi mentre siamo li, in mezzo al mare, mentre facciamo l’amore.
“Ahhhhh!” geme, mentre il suo palo mi inonda del suo seme cremoso dentro di me, che poi si spande nell’acqua attorno a noi. Rido, è stato bello. Riguadagnamo la riva a nuoto, felici.
La sera di solito dopo cena andavamo in qualche bar all’aperto vicino alla spiaggia, per prenderci un drink o una birra. Poi facevamo una bella passeggiata sul lungomare, con la fresca brezza notturna che accarezzava la pelle abbronzata.
Camminavamo mano nella mano, chiacchierando del più e del meno, mentre la risacca del mare faceva da tenue sottofondo: quella stessa risacca che ci aveva cullato durante il giorno.
“Scendiamo in spiaggia” mi dice Marco. Lo seguo, camminando sulla sabbia e arrivando a pochi metri dalla battigia. Se chiudo gli occhi ancora rivivo quel momento, vedo la luna regina del cielo che si specchiava sul mare nero come il petrolio, facendolo brillare. Restiamo li per lunghi attimi, in silenzio.
Mentre torniamo indietro mi afferra per un braccio. Non vedo il suo volto perché è buio, ma sento dalla sua voce che ride: “Vieni un po’ qui …”
Mi trovo con la schiena contro il legno di una cabina. Le sue mani corrono sui miei fianchi, mentre mi bacia. “Sei bellissima … sto impazzendo, non so resisterti …” mi sussurra con voce ansimante, mentre mi schiaccia ancora di più contro la cabina, facendomi sentire il suo cazzo duro che crea una bozza turgida a livello della sua patta. Mi bacia il collo, le sue mani mi percorrono tutta, sembrano una pietra focaia che cerca di generare una scintilla. Mi sento calda. Vorrei dirgli che è matto, che qualcuno potrebbe vederci, che il nostro appartamento è poco distante, ma lui mi precede: “Voglio scoparti qui!” mi sussurra,
Indosso un vestitino bianco, lungo a metà coscia. Mi giro, dandogli la schiena e piegandomi un poco in avanti, usando la cabina come appoggio. Lui si inginocchia, iniziando a baciarmi e ad accarezzarmi le gambe nude, sfilandomi poi le mutandine. Si rialza, sento la sua zip dei pantaloni che si abbassa e sento pochi istanti dopo il suo glande caldo che si appoggia all’ingresso del mio sesso. Con una leggera spinta guadagna l’interno, riempiendomi tutta.
Il suo pene mi percorre ritmicamente, senza fretta, come a volersi godere ogni attimo di quello sfregamento nelle mie carni. Siamo due animali nella stagioni degli amori, la sabbia, la luna, il mare ed il buio sono gli unici testimoni del nostro accoppiamento.
Sento il ritmo cadenzato delle sue spinte farsi sempre più forsennato, fino al momento in cui esplode dentro di me, farcendo di crema calda la mia vagina fremente.
Restiamo per lunghi attimi così, ansimanti e soddisfatti. Quando si stacca, il suo liquido dell’amore cola lungo le mie cosce, denso e vischioso. Sorrido nel buio, mentre ci ricomponiamo. Poi gli domando: “Le mie mutandine?” Lo sento ridacchiare, poi mi dice: “Non lo so, forse nella foga le lo lanciate da qualche parte!” Ridiamo insieme, inutile cercarle così al buio, saranno un prezioso bottino per qualcuno: “Sei proprio scemo!” commento.
Facciamo così ritorno nel nostro appartamento, mentre il suo sperma forma dei piccoli rigagnoli traslucidi lungo le mie gambe.
Alla prossima per l’atto conclusivo della nostra infuocata vacanza! :)
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