Surfin' - 4
di
Browserfast
genere
etero
La festa sulla spiaggia non è una vera festa. Musica a basso volume, tapas, vino, superalcolici qua e là. Gruppi di ragazzi e ragazze seduti sulla sabbia, un falò, pochi che ballano. Una delusione da una parte, una cosa inaspettata e placida dall’altra. Sembra fatta apposta per prendere una lenta rincorsa in vista di domani sera. Oppure per raffreddare l’eccitazione che mi sento ancora dentro. E forse è meglio così.
Mutandine bagnate e voglia di masturbarmi. Mi dicevo mentre ero per strada che se avessi trovato un posto tranquillo sarei pure stata capace di fare sta pazzia, E’ stato fantastico ma è durato troppo poco. Mi risuonava ancora nelle orecchie la voce concitata del portoghese, Vitor o Victor che sia, nella profonda penombra della barca. "Down, down, down!", fino a ritrovarmi precipitata sul pavimento, la mia risatina isterica che dura un attimo, il tempo necessario a lui sfogarsi nella mia bocca. Con la mia testa tenuta ferma, come se volesse impormi l'ingoio temendo che lo schifassi. Non ci pensavo proprio, però sentirselo imporre è stato bello. Il brivido che sento ancora addosso provocato dal suo sospiro - "puta" - mentre glielo ripulivo coscienziosamente. Che se me lo avesse detto mentre mi scopava forse sì che sarei venuta. Forse avrei preferito i suoi schizzi in faccia, ma in fondo è stato meglio così, abbiamo evitato chiazze imbarazzanti. Ecco il ragionamento folle, fatto tra me e me una volta rimasta sola. Voi non li fate mai sti pensieri?
Tutto viene invece spazzato via, come per incanto, dall’immagine di assoluta tranquillità che la spiaggia mi offre. Mi passa persino la voglia di fare l’oca con qualche sconosciuto e sento la fame. E certo, non ho quasi mangiato un cazzo tutto il giorno.
Faccio incetta di tapas su un piattino e prendo una birra, mi aggiro un po’ finché vengo letteralmente fagocitata dal gruppo di ragazzi intorno al falò. Vogliono semplicemente fare amicizia, invitarmi a godere un po’ di tempo con loro, con la loro chitarra e la loro compagnia. Una ragazza mi fa posto e mi sorride, mi chiedono da dove vengo. Sono tutti svedesi. Tra chiacchiere e canzoni mi ritrovo anche a pensare “che gente meravigliosa”. E’ davvero la pace dei sensi.
Resto lì per quasi tutta la sera, finché vedo Veronica in lontananza. Mi alzo per andarle incontro ma dopo pochi passi vedo che è stata intercettata da Felipe, il maestro di surf. Non mi ero nemmeno accorta che ci fosse. Mi blocco, conosco la passione, del tutto giustificata, della mia amica cameriera per quel figaccione. Non sento ciò che dicono ma non ce n'è bisogno: il linguaggio del corpo, i suoi movimenti, parlano per lei. Per un attimo la invidio, spengo il cervello e mi dico che con lui non sarebbe male farlo a letto, tutta la notte. Ammazzami, oltraggiami. La voglia di masturbarmi ritorna prepotente. E' solo un attimo, appunto, ma lo sbandamento lo sento eccome. Potrebbe andare avanti per chissà quanto, se non arrivasse qualcosa, o meglio qualcuno, a infrangere tutto.
Il qualcosa, o il qualcuno, è quella specie di statua del David in carne e ossa che ho visto poche ore fa in un negozio di articoli per il surf, in compagnia di una dea rossa. Arriva alle spalle, mi prende per un braccio e mi fa "pour me a drink, babe, won't you?". Non è figo, è strafigo. Ok. Ma analizziamo un momento la situazione: non dico che volessi un inchino, ma arrivi, mi prendi per un braccio e mi dici una cosa del genere? Al paese tuo è così che rimorchi? Non ci posso credere… "Pour me a drink stocazzo, idiota", gli dico liberandomi dalla stretta. "Ma chi cazzo te credi d'esse?". Penso che abbia capito, nonostante il gap linguistico. Certi vaffanculo sono universali. Due-tre metri più in là un ragazzo sghignazza, lui sì che ha capito perfettamente. "Sei di Roma, vero?". Per un po' resto indispettita, e pure tanto, dall'arrogante goffaggine di quell'approccio. Mi ha mandata fuori di testa e ho reagito d'istinto. Ma guarda che stronzo, che spreco totale. Se si fosse avvicinato chiedendomi, che ne so, "ti diverti?" sarebbe stato del tutto diverso. Addio Veronica e addio Felipe. E magari avremmo potuto davvero divertirci, gli avrei davvero versato da bere e sono certa che me ne avrebbe dato anche lui. Tutti pensieri che mi si affastellano in testa mentre scambio quattro chiacchiere con questo tipo di vicino-Brescia che è molto simpatico, ma purtroppo per lui completamente unfit. Lo mollo con uno "scusa, è arrivata una mia amica".
- Ti ho vista con Felipe, non volevo intromettermi ahahahah... – vado a dire a Veronica.
- Sono riuscita a strappargli un "ci beviamo qualcosa una sera di queste?". Gli ho pure buttato là la mia serata libera, speriamo che se la ricordi... com'è questa roba? – domanda con una smorfia e indicando con un cenno del capo la gente sulla spiaggia.
- Nulla di che - rispondo - e comincia pure a fare freddo.
- Cerchiamo qualcosa da bere, allora. La tua amica?
- Non lo so, aveva detto che sarebbe venuta, ma forse è rimasta in camera a dormire - le dico.
Mi ero completamente dimenticata di Gretchen e del suo rendez-vous con il German Daddy. Mentre buttiamo giù di colpo due bicchieri di Cointreau, un po' esagerati per la verità, mi domando se raccontare a Veronica della mia avventura sulla barca con il portoghese. Ma decido che per il momento me la tengo per me. "Non mi piace il Cointreau", dico invece. "Io invece me ne farei una boccia", risponde Veronica versandosene un altro bicchiere. E' la prima volta che la vedo bere e penso "cazzo, sono una dilettante".
- Il tedesco l'avrà distrutta, ahahahah... – le faccio.
L'occhiata interrogativa di Veronica si scioglie dopo qualche secondo. Sì, il burino. Quello cui ci ha detto di avere fatto un pompino ieri sera. Quello con la figlia gnocca che gli si struscia addosso in modo scandaloso. Proprio lui. "L’avevo detto, io...", mi fa. "Sì, avevano un appuntamento", le confermo. Veronica fa una smorfietta che potrebbe voler dire “l’avevo detto ma non lo credevo davvero” ma anche “hai capito sta troia?”. Dipende dal punto di vista che si assume.
Detto ciò, parliamo per una mezzoretta se non più di cose che spaziano dal serio al futile. Tipo del motivo per cui è scappata dal suo paesino in Piemonte, di cui continuo a non ricordare il nome. “Non c’era lavoro?”, “Boh, no, ma se volevo qualcosa la trovavo, è che non mi andava di stare più lì”. Siamo sedute strette strette su una cassetta di legno rovesciata sulla sabbia, con lei che si alza molto più spesso di me per riempirsi il bicchiere di carta con qualsiasi liquido le capiti a tiro tranne l’acqua di mare. Più ci parlo, più ho l'impressione di avere a che fare con una ragazza inquieta, solare e ombrosa al tempo stesso, che non ha ancora trovato un centro nella sua vita. Una splendida ragazza, tra l'altro, a starci seduta così fianco a fianco te lo conferma anche il suo corpo quanto sia splendida, morbida e tonica insieme.
- E' tanto che non faccio, Annalisa, spero proprio che Felipe si sbrighi...
Me lo dice così, out of the blue, mentre stiamo parlando assolutamente di altro. Dandomi implicitamente la conferma che è proprio ubriaca. Sincera, anche all'eccesso, ma ubriaca.
- Tanto, cioè? – domando più per fare la parte di quella empatica che per reale curiosità.
- Quasi un anno, da quando ho rotto col mio ex. Ti va di accompagnarmi a casa? Sono morta, non è lontano. Mi è crollata addosso tutta la stanchezza...
E ci credo, tesoro, con tutto quello che te sei sparata… La aiuto ad alzarsi e ci incamminiamo. Capisco quasi subito che incontreremo delle difficoltà, il suo incedere non è proprio spedito e lineare.
- Io direi che ha Felipe capito... ti ho vista mentre parlavate, sai? Se non è proprio scemo, e non mi pare... - le dico mentre procediamo abbracciate.
- Ho fatto la troia? - domanda un po' sfacciata e un po' intimorita.
- Ma no... - la rassicuro.
Invece sì amica mia, penso. Se foste stati soli non so cosa avresti fatto. Al massimo posso immaginare cosa avrei fatto io. Ma il risultato sarebbe stato lo stesso, te lo garantisco.
E penso anche un’altra cosa: adesso sì che glielo dico. Magari come forma di incoraggiamento. Le dico che mi sono fatta rimorchiare da un bel portoghese e lasciata scopare su una barca ormeggiata. Anzi, scopare no. Cerco un’espressione più colorita. Forse sono ubriaca anche io e non me ne rendo conto tanto bene, chissà. Le dirò che “mi ha riempita”, che quando me l’ha messo dentro mi sono sentita letteralmente riempita. Non ce l’aveva tanto lungo ma era bello largo, quando mi ha messo le gambe sulle sue spalle l’ho sentito tutto dentro, e che anche se non sono venuta ho goduto come una matta. Sapessi che fatica che ho fatto per non urlare, ma era bello. Hai presente quando vuoi eseguire qualsiasi ordine, anche quello di non urlare? Dovresti proprio tornare a riprovare una sensazione del genere, amica mia.
Le dirò anche di non starci a pensare troppo con Felipe, buttati, fai la troia e fatti un bel recap, ché un anno senza cazzo mi pare decisamente troppo. Lo meriti tu e se lo merita lui. Poi sia quel che sia, lasciatevi il giorno dopo o fate dei figli, amen.
Chiaramente non le dico nulla di tutto questo, perché a una ventina di metri compare Gretchen. La prima cosa che noto è che è vestita esattamente come quando è uscita per andare all'appuntamento con il tedesco. Ma è improbabile che abbiano scopato fino a poco fa, quello c'ha un'altra vita, in fondo. “Dammi una mano a portarla a casa, è proprio partita”, le dico.
Veronica è talmente ubriaca che le chiavi di casa nella borsa gliele dobbiamo trovare noi. Per fortuna abita al pian terreno. Mi domando se non sia il caso di entrare e aiutarla almeno a slacciare le stringhe degli scarponcini, cosa che guardandoli mi sembra complicata. Ci congeda con effusioni lente e esagerate: due lunghi baci a stampo sulle guance a me, un abbraccio a Gretchen come se dovesse partire per una guerra.
Mentre torniamo - poche centinaia di metri a piedi - Gretchen rompe il silenzio dicendomi "non mi chiedi come è andata?". Mi metto a ridere: lo posso pure immaginare com'è andata, senza bisogno che me lo dica lei. Poiché però non sono molto nello stato d'animo di ascoltare confessioni erotiche che non siano le mie, cerco di restare sullo scherzo e le rispondo "io piuttosto mi chiedo come avete fatto a trovare una camera libera in questi giorni". "Un colpo di fortuna, non lo so, ha fatto tutto lui, sai di cosa sono capaci quando vedono...". Me lo dice con un po' di ironico fastidio, almeno a me così sembra. Quello di cui invece sono stracerta è che la voglia di raccontarmi tutto le esce dagli occhi.
- Non è stato male. Hai ragione tu, forse un po' boorish e un po' troppo irruento, mi è letteralmente saltato addosso, si vede che aveva voglia, chi lo sa... ma comunque non è stato male.
Continuerebbe a raccontare di sicuro, ma arrivate all'ostello la freno: "Devo farmi una doccia, Gre, sono piena di sabbia". "Sì, la faccio anche io, quando se n’è andato mi sono addormentata in camera ma non mi sono lavata".
Stranamente, mentre saliamo e poi recuperiamo le cose per la doccia, il racconto del suo pomeriggio trasgressivo va in pausa. Riprende solo, e in modo diverso, mentre percorriamo il corridoio in ciabatte, coperte solo delle t-shirt e con asciugamani e borsette nelle mani.
- E tu? Che hai fatto? - domanda a bassa voce.
- Nulla di particolare, la festa sulla spiaggia era un po' una delusione ma non sono stata male. Ci divertiremo di più domani sera - rispondo.
- Non avresti voluto divertirti stanotte?
- Cioè?
- Ho visto come abbracciavi la cameriera, come la accarezzavi - dice - e non mi sembrava che le dispiacesse.
Ora che me lo fa notare, ammetto che è vero. Non solo sostenevo Veronica, ma la abbracciavo e le accarezzavo il braccio. Se lei poi ne fosse consapevole e lo appressasse non lo so, non so nemmeno quali fossero le mie intenzioni, figuriamoci le sue.
- Gretchen, era ubriaca - replico sorridendo - come te quest'estate quando mi hai chiesto "mi porteresti a letto?"...
- Ahahahahah... chissà che mi era preso.
- Ti era preso che ti sei andata a nascondere con uno che non era il tuo ragazzo, ecco che ti era preso, eri un po' su di giri...
- Due ragazzi, per la precisione, due. Con il secondo ci ho anche scopato. Ricordi la disco sull'isolotto?
- Ah ecco, questa mi mancava... - le faccio un po' sorpresa.
Me la ricordo bene questa ragazza durante quel pub crawl. Lei, la sua amica, i loro fidanzati. Il lungo sguardo, inequivocabile e clandestino, che scambiò con un altro tipo. La sua richiesta di coprirla, di dire al suo ragazzo che stava con me quando era sparita. La guardo mentre attende che l'acqua della doccia si riscaldi e ricordo la sensualità che le sprizzava fuori da ogni poro quella sera. Decisamente più sensuale quella sera sul barcone che adesso che la vedo nuda. Del resto non è la prima volta, in camera le occasioni di vederci senza niente addosso non sono mancate. Ma quella sera in Croazia era diverso. Fossimo state sole lei si sarebbe pure lasciata scopare, forse. Un po' per l'alcol un po' per fare l'esperienza. Ma io me la sarei fatta? Difficile, ero troppo intenta a stare dietro agli eccessi di Serena. Però mi si doveva leggere qualcosa sul viso. Altrimenti non mi avrebbe chiesto se l'avrei portata a letto, altrimenti la stessa Serena non avrebbe avuto quella sbroccata di gelosia. Boh, magari le mie sono solo congetture.
E chissà, forse senza quella gelosia e senza quella scenata le cose sarebbero andate molto diversamente tra me e Serena. Forse io e lei saremmo tornate a casa e avrei continuato per tutto il tempo a consolare il suo dolore per essere stata mollata da Lapo. Forse è stata solo una ripicca verso di me che l'ha spinta tra le braccia di quello skipper inglese, quella notte. Forse nei giorni seguenti non avrebbe fatto la troia con il ragazzo della coppia del piano di sopra e con Carlos, il cubano tuttofare del nostro chiosco che lei si portava a casa mentre io ero di turno al lavoro. Forse non avremmo fatto quella specie di orgia a quattro con Magic e il suo amico.
Da quella notte del pub crawl qualcosa è cambiato, in fondo. Anche tra me e Serena, sia pure molto lentamente. Adesso lo capisco meglio di quanto l'abbia mai capito prima. Chi lo può dire se è stato meglio o peggio. Probabilmente lei ora non starebbe insieme a Johnny e starebbe con me. Ci saremmo bastate? Chissà, forse sì. Forse non mi sarei presa quella scuffia per Debbie, di certo non mi sarei concessa a Lapo.
Mi mancano, Debbie e Lapo. Per tanti motivi e tutti diversi. Debbie è una spina nel cuore, una lancia nel cervello, una contrazione alla fica. Il ricordo di quel portone all'alba dove mi ha scopata come se non fossimo appena uscite dal threesome con quella ragazza olandese, Frederieke. Quando penso a lei, e ci penso spessissimo, è sempre come se negli occhi e nel cervello partisse la registrazione del suo sorriso e delle sue parole, dei suoi sospiri nelle mie orecchie, "slet, sletje", dei miagolii dei suoi orgasmi. Mi manca la sensazione che ho provato quando ci siamo viste per la prima volta a Greenwich, quando ho capito che, sooner or later, sarei stata completamente sua senza se e senza ma, in qualsiasi modo lei avesse voluto. Mi mancano le risate e persino le lacrime che mi spuntano quando rivedo il selfie che ci siamo fatte davanti al museo di Van Gogh (mai visitato) e anche il dolore di quel saluto all'aeroporto di Amsterdam, della sua ultima carezza e dell'ultima stretta della sua mano sul braccio come se non volesse farmi andar via.
Di Lapo invece mi mancano i suoi "ti porto a cena" clandestini, perché Serena non deve sapere, il suo modo ironico di corteggiarmi perché tanto lo sappiamo benissimo che gli piaccio ma lui è innamorato della sua Bambi, Kirsten, la sirenetta danese. Anche le sue parole a volte brusche, e comunque mai viscide, mi mancano. Mi mancano i suoi giudizi senza pietosi sconti. E poi sì, certo, mi manca il suo cazzo, il suo modo di scoparmi e di farmi sentire dominata. Senza tante menate, senza ridicoli artifici o atteggiamenti del cavolo, con la sua semplice volontà, con la sua semplice voglia di me. Ora, nonostante i tempi si siano evoluti è persino ovvio che per la morale corrente io sarei una zoccola. Eppure con lui è sempre come se mi sentissi dire "adesso superiamo il confine oltre il quale sarai la mia troia, anche se troia non sei, sei una principessa, poi torniamo indietro ma, vedrai, ti piacerà". Ed è vero, mi è sempre piaciuto. Il problema con lui, semmai, è che non riesco a mettere le due cose, i due Lapo, insieme. Quello che ti dice "ti porto a cena" e quello che ti dice "girati che ti inculo". Anche se mi ribello e mi incazzo, non riesco a dire di no né all'uno né all'altro, e a volte mi sembra di crogiolarmici dentro, come se in realtà fossi felice di non saperglieli dire quei no. Però, sarà che sono pazza, mi è quasi impossibile vedere questi due Lapo come se fossero uno. Se ci riuscissi, probabilmente, ne sarei follemente innamorata.
Lo ripeto, sono una zoccola. E di solito non mi pento di quello che faccio. Nemmeno di quello che ho fatto negli ultimi tempi. Domani sera, per dirne una, indosserò la costosissima mini che mi sono fatta “regalare” da due ragazzi americani dopo avere scopato con loro. L’ultima volta che ho fatto sesso prima di stasera, per dirne un’altra, sono stata la schiavetta di una lesbica perversa. Sticazzi, chissenefrega, mi è pure piaciuto. Ma poiché domani è la fine dell’anno, se devo tirare le somme ecco quello che mi manca: Debbie e Lapo. Per tanti motivi e tutti diversi, scusate se mi ripeto. Perché anche stare qui… boh, sì, divertente. La sbattuta dal portoghese di stasera? Fighissima. Gretchen che mi sculetta nuda davanti convinta che me la voglia fare? Ok, è vero, me la farei. Veronica? Anche lei, certo. Sono arcisicura che la farei tremare e sarei pure felicissima di darle questo piacere. Felipe? Wow! Mi metterei a quattrozampe davanti a lui aprendomi con le mani e gli direi “ammazzami”. Tutto sacrosanto. Non è certo la voglia a farmi difetto.
Però che cazzo ci volete fare, un momento di malinconia concedetelo anche a me, no? Un momento per pensare a ciò che mi manca e a chi vorrei che ci fosse.
- A cosa pensi?
La voce di Gretchen mi scuote. Non ha torto, mi ero incantata a guardare l’acqua che scendeva. Un po’ mi ha colpita la sua confessione: tradire il tuo ragazzo con un altro in una serata alcolica d’accordo, ma con due diversi, beh, sei proprio troia professional, amica mia. Non l’avrei detto.
Il suo delirio erotico in fondo mi diverte, mi ci riconosco pure. E ancor più divertente è questa sua fissa che a me piacciano solo le ragazze. Fissa che mi guardo bene dallo smentire anche se, ammetto, la voglia di dirle cosa ho fatto ce l’ho. Una cosa tipo "amica mia, lo so che pensi che sono lesbica, ma stasera mi sono fatta ammucchiare da un portoghese sconosciuto incontrato in un bar, e non è nemmeno la prima volta che faccio una cosa del genere". Mi scappa da dirle "mi ha sbattuta alla grande, vestita, e anche se non sono venuta la classifico tra quelle top". Chissà che faccia farebbe. Lei mi conosce come quella “sempre così controllata, capace di non incazzarti anche quando la tua ragazza andava con i maschi”.
- A cosa penso? – le rispondo – no, nulla… come una cretina mi chiedevo come potrei vestirmi domani sera…
Mi riserva un sorrisino ironico. Improbabile che mi creda. Starà facendo chissà quali congetture sulle mie strategie per conquistare Veronica, che cazzo ne so.
- Ieri ti avevo detto che avevo voglia di una cosa... – dice con improvvisa malizia.
- Uh? - le faccio. In questo momento ricordo a malapena cosa abbiamo fatto ieri sera, ma non glielo dico.
- Non mi domandi se mi ha inculata?
- Ah... lo ha fatto? - chiedo senza riuscire ancora a ricordarmi una mazza ma, lo riconosco, al tempo stesso un po’ stupita.
- Stava per. Poi ha telefonato quella stronza della figlia disperata perché non lo trovava e lui è scappato di corsa ahahahahah...
Mi piego ostentatamente a guardare il suo posteriore e mi metto a ridere anche io. Le dico "beh, ti sei salvata ahahahahah".
- E chi ti dice che mi sia salvata? Te l'ho detto che avevo voglia ahahahahah... vabbè, sarà per la prossima.
- La prossima? Lo rivedi? – domando mentre ci asciughiamo.
- Asap. Partono il tre.
- Domani sera non sarà facile, però – obietto.
- Vedremo… - fa con aria tra il misterioso e il civettuolo.
- Beh, se non trovi nulla ci sono sempre io… - le sorrido nel corridoio tornando in camera nostra.
- Non penso che sarebbe la stessa cosa – risponde con un tono prima ironico e poi morboso - mi ha letteralmente riempita…
Sdeng. Per un attimo vacillo. Una parola non sarà proprio la stessa cosa, è vero, anche se è la parola che volevo dire a Veronica. Però è un po’ come se il portoghese me l’avesse rimesso dentro. No, non fisicamente. Psicologicamente.
La osservo infilarsi il pigiama. Lei, dopo la prima notte, si è invece abituata alla mia nudità. Ma secondo me per un attimo ha pensato davvero che ci provassi. Adesso invece è diventato una specie di scherzo ricorrente.
- Gretchen, senti – le domando prima di spegnere la luce - ha usato il condom?
- Naturalmente.
- Peccato.
- Perché?
- Mi sarebbe piaciuto leccartela, dopo… ahahahahahah.
A luce spenta mi arriva uno “slut!” impastato dentro una risata. “What?”. “Dirty Lesbian Whore”, scandito nella pronuncia aussie. “You don’t know what you’re missing, sweetie – le rispondo - ‘nite”.
Mi rigiro dall’altra parte ridacchiando, ma ridacchiare non è proprio la priorità, lo sento. Mi tocco, mi bagno le dita. Non lo posso fare ma sento la voglia forte di masturbarmi. Non per Gretchen, non per quello che mi ha raccontato e nemmeno per l'immagine del suo corpo nudo sotto la doccia. No, è il desiderio che mi investe prepotente come un demone, lo riconosco. E stavolta il delirio è tutto mio. Se chiudo gli occhi rivedo il portoghese che anziché dirmi "andiamo" mi dice "resta così", piegata a novanta sul tavolino dello yacht, e mi scopa a lungo prima di sborrarmi sul sedere e tornare a casa, lasciandomi lì. Poi tutto cambia e sento la voce di Lapo che mi fa "Annalisa, vienimi sopra", mentre Olivia si solleva dalla mia faccia e gli dice "e se ce la facessimo in due? ho uno strap on". Io che non riesco nemmeno a strillare perché il German Daddy me l’ha messo in bocca prima di sodomizzare Gretchen. E qualche momento dopo la figlia che si avvicina mentre sono disarticolata, disfatta, abbandonata sopra le lenzuola e con lo sperma di Lapo ancora dentro. Lei invece è figa come quando si toglie la muta da surf sulla spiaggia e resta in costume, ha una mano nelle mutandine e si sditalina. Mi dice "mi dai un bacio? non ho mai baciato una ragazza".
CONTINUA
Mutandine bagnate e voglia di masturbarmi. Mi dicevo mentre ero per strada che se avessi trovato un posto tranquillo sarei pure stata capace di fare sta pazzia, E’ stato fantastico ma è durato troppo poco. Mi risuonava ancora nelle orecchie la voce concitata del portoghese, Vitor o Victor che sia, nella profonda penombra della barca. "Down, down, down!", fino a ritrovarmi precipitata sul pavimento, la mia risatina isterica che dura un attimo, il tempo necessario a lui sfogarsi nella mia bocca. Con la mia testa tenuta ferma, come se volesse impormi l'ingoio temendo che lo schifassi. Non ci pensavo proprio, però sentirselo imporre è stato bello. Il brivido che sento ancora addosso provocato dal suo sospiro - "puta" - mentre glielo ripulivo coscienziosamente. Che se me lo avesse detto mentre mi scopava forse sì che sarei venuta. Forse avrei preferito i suoi schizzi in faccia, ma in fondo è stato meglio così, abbiamo evitato chiazze imbarazzanti. Ecco il ragionamento folle, fatto tra me e me una volta rimasta sola. Voi non li fate mai sti pensieri?
Tutto viene invece spazzato via, come per incanto, dall’immagine di assoluta tranquillità che la spiaggia mi offre. Mi passa persino la voglia di fare l’oca con qualche sconosciuto e sento la fame. E certo, non ho quasi mangiato un cazzo tutto il giorno.
Faccio incetta di tapas su un piattino e prendo una birra, mi aggiro un po’ finché vengo letteralmente fagocitata dal gruppo di ragazzi intorno al falò. Vogliono semplicemente fare amicizia, invitarmi a godere un po’ di tempo con loro, con la loro chitarra e la loro compagnia. Una ragazza mi fa posto e mi sorride, mi chiedono da dove vengo. Sono tutti svedesi. Tra chiacchiere e canzoni mi ritrovo anche a pensare “che gente meravigliosa”. E’ davvero la pace dei sensi.
Resto lì per quasi tutta la sera, finché vedo Veronica in lontananza. Mi alzo per andarle incontro ma dopo pochi passi vedo che è stata intercettata da Felipe, il maestro di surf. Non mi ero nemmeno accorta che ci fosse. Mi blocco, conosco la passione, del tutto giustificata, della mia amica cameriera per quel figaccione. Non sento ciò che dicono ma non ce n'è bisogno: il linguaggio del corpo, i suoi movimenti, parlano per lei. Per un attimo la invidio, spengo il cervello e mi dico che con lui non sarebbe male farlo a letto, tutta la notte. Ammazzami, oltraggiami. La voglia di masturbarmi ritorna prepotente. E' solo un attimo, appunto, ma lo sbandamento lo sento eccome. Potrebbe andare avanti per chissà quanto, se non arrivasse qualcosa, o meglio qualcuno, a infrangere tutto.
Il qualcosa, o il qualcuno, è quella specie di statua del David in carne e ossa che ho visto poche ore fa in un negozio di articoli per il surf, in compagnia di una dea rossa. Arriva alle spalle, mi prende per un braccio e mi fa "pour me a drink, babe, won't you?". Non è figo, è strafigo. Ok. Ma analizziamo un momento la situazione: non dico che volessi un inchino, ma arrivi, mi prendi per un braccio e mi dici una cosa del genere? Al paese tuo è così che rimorchi? Non ci posso credere… "Pour me a drink stocazzo, idiota", gli dico liberandomi dalla stretta. "Ma chi cazzo te credi d'esse?". Penso che abbia capito, nonostante il gap linguistico. Certi vaffanculo sono universali. Due-tre metri più in là un ragazzo sghignazza, lui sì che ha capito perfettamente. "Sei di Roma, vero?". Per un po' resto indispettita, e pure tanto, dall'arrogante goffaggine di quell'approccio. Mi ha mandata fuori di testa e ho reagito d'istinto. Ma guarda che stronzo, che spreco totale. Se si fosse avvicinato chiedendomi, che ne so, "ti diverti?" sarebbe stato del tutto diverso. Addio Veronica e addio Felipe. E magari avremmo potuto davvero divertirci, gli avrei davvero versato da bere e sono certa che me ne avrebbe dato anche lui. Tutti pensieri che mi si affastellano in testa mentre scambio quattro chiacchiere con questo tipo di vicino-Brescia che è molto simpatico, ma purtroppo per lui completamente unfit. Lo mollo con uno "scusa, è arrivata una mia amica".
- Ti ho vista con Felipe, non volevo intromettermi ahahahah... – vado a dire a Veronica.
- Sono riuscita a strappargli un "ci beviamo qualcosa una sera di queste?". Gli ho pure buttato là la mia serata libera, speriamo che se la ricordi... com'è questa roba? – domanda con una smorfia e indicando con un cenno del capo la gente sulla spiaggia.
- Nulla di che - rispondo - e comincia pure a fare freddo.
- Cerchiamo qualcosa da bere, allora. La tua amica?
- Non lo so, aveva detto che sarebbe venuta, ma forse è rimasta in camera a dormire - le dico.
Mi ero completamente dimenticata di Gretchen e del suo rendez-vous con il German Daddy. Mentre buttiamo giù di colpo due bicchieri di Cointreau, un po' esagerati per la verità, mi domando se raccontare a Veronica della mia avventura sulla barca con il portoghese. Ma decido che per il momento me la tengo per me. "Non mi piace il Cointreau", dico invece. "Io invece me ne farei una boccia", risponde Veronica versandosene un altro bicchiere. E' la prima volta che la vedo bere e penso "cazzo, sono una dilettante".
- Il tedesco l'avrà distrutta, ahahahah... – le faccio.
L'occhiata interrogativa di Veronica si scioglie dopo qualche secondo. Sì, il burino. Quello cui ci ha detto di avere fatto un pompino ieri sera. Quello con la figlia gnocca che gli si struscia addosso in modo scandaloso. Proprio lui. "L’avevo detto, io...", mi fa. "Sì, avevano un appuntamento", le confermo. Veronica fa una smorfietta che potrebbe voler dire “l’avevo detto ma non lo credevo davvero” ma anche “hai capito sta troia?”. Dipende dal punto di vista che si assume.
Detto ciò, parliamo per una mezzoretta se non più di cose che spaziano dal serio al futile. Tipo del motivo per cui è scappata dal suo paesino in Piemonte, di cui continuo a non ricordare il nome. “Non c’era lavoro?”, “Boh, no, ma se volevo qualcosa la trovavo, è che non mi andava di stare più lì”. Siamo sedute strette strette su una cassetta di legno rovesciata sulla sabbia, con lei che si alza molto più spesso di me per riempirsi il bicchiere di carta con qualsiasi liquido le capiti a tiro tranne l’acqua di mare. Più ci parlo, più ho l'impressione di avere a che fare con una ragazza inquieta, solare e ombrosa al tempo stesso, che non ha ancora trovato un centro nella sua vita. Una splendida ragazza, tra l'altro, a starci seduta così fianco a fianco te lo conferma anche il suo corpo quanto sia splendida, morbida e tonica insieme.
- E' tanto che non faccio, Annalisa, spero proprio che Felipe si sbrighi...
Me lo dice così, out of the blue, mentre stiamo parlando assolutamente di altro. Dandomi implicitamente la conferma che è proprio ubriaca. Sincera, anche all'eccesso, ma ubriaca.
- Tanto, cioè? – domando più per fare la parte di quella empatica che per reale curiosità.
- Quasi un anno, da quando ho rotto col mio ex. Ti va di accompagnarmi a casa? Sono morta, non è lontano. Mi è crollata addosso tutta la stanchezza...
E ci credo, tesoro, con tutto quello che te sei sparata… La aiuto ad alzarsi e ci incamminiamo. Capisco quasi subito che incontreremo delle difficoltà, il suo incedere non è proprio spedito e lineare.
- Io direi che ha Felipe capito... ti ho vista mentre parlavate, sai? Se non è proprio scemo, e non mi pare... - le dico mentre procediamo abbracciate.
- Ho fatto la troia? - domanda un po' sfacciata e un po' intimorita.
- Ma no... - la rassicuro.
Invece sì amica mia, penso. Se foste stati soli non so cosa avresti fatto. Al massimo posso immaginare cosa avrei fatto io. Ma il risultato sarebbe stato lo stesso, te lo garantisco.
E penso anche un’altra cosa: adesso sì che glielo dico. Magari come forma di incoraggiamento. Le dico che mi sono fatta rimorchiare da un bel portoghese e lasciata scopare su una barca ormeggiata. Anzi, scopare no. Cerco un’espressione più colorita. Forse sono ubriaca anche io e non me ne rendo conto tanto bene, chissà. Le dirò che “mi ha riempita”, che quando me l’ha messo dentro mi sono sentita letteralmente riempita. Non ce l’aveva tanto lungo ma era bello largo, quando mi ha messo le gambe sulle sue spalle l’ho sentito tutto dentro, e che anche se non sono venuta ho goduto come una matta. Sapessi che fatica che ho fatto per non urlare, ma era bello. Hai presente quando vuoi eseguire qualsiasi ordine, anche quello di non urlare? Dovresti proprio tornare a riprovare una sensazione del genere, amica mia.
Le dirò anche di non starci a pensare troppo con Felipe, buttati, fai la troia e fatti un bel recap, ché un anno senza cazzo mi pare decisamente troppo. Lo meriti tu e se lo merita lui. Poi sia quel che sia, lasciatevi il giorno dopo o fate dei figli, amen.
Chiaramente non le dico nulla di tutto questo, perché a una ventina di metri compare Gretchen. La prima cosa che noto è che è vestita esattamente come quando è uscita per andare all'appuntamento con il tedesco. Ma è improbabile che abbiano scopato fino a poco fa, quello c'ha un'altra vita, in fondo. “Dammi una mano a portarla a casa, è proprio partita”, le dico.
Veronica è talmente ubriaca che le chiavi di casa nella borsa gliele dobbiamo trovare noi. Per fortuna abita al pian terreno. Mi domando se non sia il caso di entrare e aiutarla almeno a slacciare le stringhe degli scarponcini, cosa che guardandoli mi sembra complicata. Ci congeda con effusioni lente e esagerate: due lunghi baci a stampo sulle guance a me, un abbraccio a Gretchen come se dovesse partire per una guerra.
Mentre torniamo - poche centinaia di metri a piedi - Gretchen rompe il silenzio dicendomi "non mi chiedi come è andata?". Mi metto a ridere: lo posso pure immaginare com'è andata, senza bisogno che me lo dica lei. Poiché però non sono molto nello stato d'animo di ascoltare confessioni erotiche che non siano le mie, cerco di restare sullo scherzo e le rispondo "io piuttosto mi chiedo come avete fatto a trovare una camera libera in questi giorni". "Un colpo di fortuna, non lo so, ha fatto tutto lui, sai di cosa sono capaci quando vedono...". Me lo dice con un po' di ironico fastidio, almeno a me così sembra. Quello di cui invece sono stracerta è che la voglia di raccontarmi tutto le esce dagli occhi.
- Non è stato male. Hai ragione tu, forse un po' boorish e un po' troppo irruento, mi è letteralmente saltato addosso, si vede che aveva voglia, chi lo sa... ma comunque non è stato male.
Continuerebbe a raccontare di sicuro, ma arrivate all'ostello la freno: "Devo farmi una doccia, Gre, sono piena di sabbia". "Sì, la faccio anche io, quando se n’è andato mi sono addormentata in camera ma non mi sono lavata".
Stranamente, mentre saliamo e poi recuperiamo le cose per la doccia, il racconto del suo pomeriggio trasgressivo va in pausa. Riprende solo, e in modo diverso, mentre percorriamo il corridoio in ciabatte, coperte solo delle t-shirt e con asciugamani e borsette nelle mani.
- E tu? Che hai fatto? - domanda a bassa voce.
- Nulla di particolare, la festa sulla spiaggia era un po' una delusione ma non sono stata male. Ci divertiremo di più domani sera - rispondo.
- Non avresti voluto divertirti stanotte?
- Cioè?
- Ho visto come abbracciavi la cameriera, come la accarezzavi - dice - e non mi sembrava che le dispiacesse.
Ora che me lo fa notare, ammetto che è vero. Non solo sostenevo Veronica, ma la abbracciavo e le accarezzavo il braccio. Se lei poi ne fosse consapevole e lo appressasse non lo so, non so nemmeno quali fossero le mie intenzioni, figuriamoci le sue.
- Gretchen, era ubriaca - replico sorridendo - come te quest'estate quando mi hai chiesto "mi porteresti a letto?"...
- Ahahahahah... chissà che mi era preso.
- Ti era preso che ti sei andata a nascondere con uno che non era il tuo ragazzo, ecco che ti era preso, eri un po' su di giri...
- Due ragazzi, per la precisione, due. Con il secondo ci ho anche scopato. Ricordi la disco sull'isolotto?
- Ah ecco, questa mi mancava... - le faccio un po' sorpresa.
Me la ricordo bene questa ragazza durante quel pub crawl. Lei, la sua amica, i loro fidanzati. Il lungo sguardo, inequivocabile e clandestino, che scambiò con un altro tipo. La sua richiesta di coprirla, di dire al suo ragazzo che stava con me quando era sparita. La guardo mentre attende che l'acqua della doccia si riscaldi e ricordo la sensualità che le sprizzava fuori da ogni poro quella sera. Decisamente più sensuale quella sera sul barcone che adesso che la vedo nuda. Del resto non è la prima volta, in camera le occasioni di vederci senza niente addosso non sono mancate. Ma quella sera in Croazia era diverso. Fossimo state sole lei si sarebbe pure lasciata scopare, forse. Un po' per l'alcol un po' per fare l'esperienza. Ma io me la sarei fatta? Difficile, ero troppo intenta a stare dietro agli eccessi di Serena. Però mi si doveva leggere qualcosa sul viso. Altrimenti non mi avrebbe chiesto se l'avrei portata a letto, altrimenti la stessa Serena non avrebbe avuto quella sbroccata di gelosia. Boh, magari le mie sono solo congetture.
E chissà, forse senza quella gelosia e senza quella scenata le cose sarebbero andate molto diversamente tra me e Serena. Forse io e lei saremmo tornate a casa e avrei continuato per tutto il tempo a consolare il suo dolore per essere stata mollata da Lapo. Forse è stata solo una ripicca verso di me che l'ha spinta tra le braccia di quello skipper inglese, quella notte. Forse nei giorni seguenti non avrebbe fatto la troia con il ragazzo della coppia del piano di sopra e con Carlos, il cubano tuttofare del nostro chiosco che lei si portava a casa mentre io ero di turno al lavoro. Forse non avremmo fatto quella specie di orgia a quattro con Magic e il suo amico.
Da quella notte del pub crawl qualcosa è cambiato, in fondo. Anche tra me e Serena, sia pure molto lentamente. Adesso lo capisco meglio di quanto l'abbia mai capito prima. Chi lo può dire se è stato meglio o peggio. Probabilmente lei ora non starebbe insieme a Johnny e starebbe con me. Ci saremmo bastate? Chissà, forse sì. Forse non mi sarei presa quella scuffia per Debbie, di certo non mi sarei concessa a Lapo.
Mi mancano, Debbie e Lapo. Per tanti motivi e tutti diversi. Debbie è una spina nel cuore, una lancia nel cervello, una contrazione alla fica. Il ricordo di quel portone all'alba dove mi ha scopata come se non fossimo appena uscite dal threesome con quella ragazza olandese, Frederieke. Quando penso a lei, e ci penso spessissimo, è sempre come se negli occhi e nel cervello partisse la registrazione del suo sorriso e delle sue parole, dei suoi sospiri nelle mie orecchie, "slet, sletje", dei miagolii dei suoi orgasmi. Mi manca la sensazione che ho provato quando ci siamo viste per la prima volta a Greenwich, quando ho capito che, sooner or later, sarei stata completamente sua senza se e senza ma, in qualsiasi modo lei avesse voluto. Mi mancano le risate e persino le lacrime che mi spuntano quando rivedo il selfie che ci siamo fatte davanti al museo di Van Gogh (mai visitato) e anche il dolore di quel saluto all'aeroporto di Amsterdam, della sua ultima carezza e dell'ultima stretta della sua mano sul braccio come se non volesse farmi andar via.
Di Lapo invece mi mancano i suoi "ti porto a cena" clandestini, perché Serena non deve sapere, il suo modo ironico di corteggiarmi perché tanto lo sappiamo benissimo che gli piaccio ma lui è innamorato della sua Bambi, Kirsten, la sirenetta danese. Anche le sue parole a volte brusche, e comunque mai viscide, mi mancano. Mi mancano i suoi giudizi senza pietosi sconti. E poi sì, certo, mi manca il suo cazzo, il suo modo di scoparmi e di farmi sentire dominata. Senza tante menate, senza ridicoli artifici o atteggiamenti del cavolo, con la sua semplice volontà, con la sua semplice voglia di me. Ora, nonostante i tempi si siano evoluti è persino ovvio che per la morale corrente io sarei una zoccola. Eppure con lui è sempre come se mi sentissi dire "adesso superiamo il confine oltre il quale sarai la mia troia, anche se troia non sei, sei una principessa, poi torniamo indietro ma, vedrai, ti piacerà". Ed è vero, mi è sempre piaciuto. Il problema con lui, semmai, è che non riesco a mettere le due cose, i due Lapo, insieme. Quello che ti dice "ti porto a cena" e quello che ti dice "girati che ti inculo". Anche se mi ribello e mi incazzo, non riesco a dire di no né all'uno né all'altro, e a volte mi sembra di crogiolarmici dentro, come se in realtà fossi felice di non saperglieli dire quei no. Però, sarà che sono pazza, mi è quasi impossibile vedere questi due Lapo come se fossero uno. Se ci riuscissi, probabilmente, ne sarei follemente innamorata.
Lo ripeto, sono una zoccola. E di solito non mi pento di quello che faccio. Nemmeno di quello che ho fatto negli ultimi tempi. Domani sera, per dirne una, indosserò la costosissima mini che mi sono fatta “regalare” da due ragazzi americani dopo avere scopato con loro. L’ultima volta che ho fatto sesso prima di stasera, per dirne un’altra, sono stata la schiavetta di una lesbica perversa. Sticazzi, chissenefrega, mi è pure piaciuto. Ma poiché domani è la fine dell’anno, se devo tirare le somme ecco quello che mi manca: Debbie e Lapo. Per tanti motivi e tutti diversi, scusate se mi ripeto. Perché anche stare qui… boh, sì, divertente. La sbattuta dal portoghese di stasera? Fighissima. Gretchen che mi sculetta nuda davanti convinta che me la voglia fare? Ok, è vero, me la farei. Veronica? Anche lei, certo. Sono arcisicura che la farei tremare e sarei pure felicissima di darle questo piacere. Felipe? Wow! Mi metterei a quattrozampe davanti a lui aprendomi con le mani e gli direi “ammazzami”. Tutto sacrosanto. Non è certo la voglia a farmi difetto.
Però che cazzo ci volete fare, un momento di malinconia concedetelo anche a me, no? Un momento per pensare a ciò che mi manca e a chi vorrei che ci fosse.
- A cosa pensi?
La voce di Gretchen mi scuote. Non ha torto, mi ero incantata a guardare l’acqua che scendeva. Un po’ mi ha colpita la sua confessione: tradire il tuo ragazzo con un altro in una serata alcolica d’accordo, ma con due diversi, beh, sei proprio troia professional, amica mia. Non l’avrei detto.
Il suo delirio erotico in fondo mi diverte, mi ci riconosco pure. E ancor più divertente è questa sua fissa che a me piacciano solo le ragazze. Fissa che mi guardo bene dallo smentire anche se, ammetto, la voglia di dirle cosa ho fatto ce l’ho. Una cosa tipo "amica mia, lo so che pensi che sono lesbica, ma stasera mi sono fatta ammucchiare da un portoghese sconosciuto incontrato in un bar, e non è nemmeno la prima volta che faccio una cosa del genere". Mi scappa da dirle "mi ha sbattuta alla grande, vestita, e anche se non sono venuta la classifico tra quelle top". Chissà che faccia farebbe. Lei mi conosce come quella “sempre così controllata, capace di non incazzarti anche quando la tua ragazza andava con i maschi”.
- A cosa penso? – le rispondo – no, nulla… come una cretina mi chiedevo come potrei vestirmi domani sera…
Mi riserva un sorrisino ironico. Improbabile che mi creda. Starà facendo chissà quali congetture sulle mie strategie per conquistare Veronica, che cazzo ne so.
- Ieri ti avevo detto che avevo voglia di una cosa... – dice con improvvisa malizia.
- Uh? - le faccio. In questo momento ricordo a malapena cosa abbiamo fatto ieri sera, ma non glielo dico.
- Non mi domandi se mi ha inculata?
- Ah... lo ha fatto? - chiedo senza riuscire ancora a ricordarmi una mazza ma, lo riconosco, al tempo stesso un po’ stupita.
- Stava per. Poi ha telefonato quella stronza della figlia disperata perché non lo trovava e lui è scappato di corsa ahahahahah...
Mi piego ostentatamente a guardare il suo posteriore e mi metto a ridere anche io. Le dico "beh, ti sei salvata ahahahahah".
- E chi ti dice che mi sia salvata? Te l'ho detto che avevo voglia ahahahahah... vabbè, sarà per la prossima.
- La prossima? Lo rivedi? – domando mentre ci asciughiamo.
- Asap. Partono il tre.
- Domani sera non sarà facile, però – obietto.
- Vedremo… - fa con aria tra il misterioso e il civettuolo.
- Beh, se non trovi nulla ci sono sempre io… - le sorrido nel corridoio tornando in camera nostra.
- Non penso che sarebbe la stessa cosa – risponde con un tono prima ironico e poi morboso - mi ha letteralmente riempita…
Sdeng. Per un attimo vacillo. Una parola non sarà proprio la stessa cosa, è vero, anche se è la parola che volevo dire a Veronica. Però è un po’ come se il portoghese me l’avesse rimesso dentro. No, non fisicamente. Psicologicamente.
La osservo infilarsi il pigiama. Lei, dopo la prima notte, si è invece abituata alla mia nudità. Ma secondo me per un attimo ha pensato davvero che ci provassi. Adesso invece è diventato una specie di scherzo ricorrente.
- Gretchen, senti – le domando prima di spegnere la luce - ha usato il condom?
- Naturalmente.
- Peccato.
- Perché?
- Mi sarebbe piaciuto leccartela, dopo… ahahahahahah.
A luce spenta mi arriva uno “slut!” impastato dentro una risata. “What?”. “Dirty Lesbian Whore”, scandito nella pronuncia aussie. “You don’t know what you’re missing, sweetie – le rispondo - ‘nite”.
Mi rigiro dall’altra parte ridacchiando, ma ridacchiare non è proprio la priorità, lo sento. Mi tocco, mi bagno le dita. Non lo posso fare ma sento la voglia forte di masturbarmi. Non per Gretchen, non per quello che mi ha raccontato e nemmeno per l'immagine del suo corpo nudo sotto la doccia. No, è il desiderio che mi investe prepotente come un demone, lo riconosco. E stavolta il delirio è tutto mio. Se chiudo gli occhi rivedo il portoghese che anziché dirmi "andiamo" mi dice "resta così", piegata a novanta sul tavolino dello yacht, e mi scopa a lungo prima di sborrarmi sul sedere e tornare a casa, lasciandomi lì. Poi tutto cambia e sento la voce di Lapo che mi fa "Annalisa, vienimi sopra", mentre Olivia si solleva dalla mia faccia e gli dice "e se ce la facessimo in due? ho uno strap on". Io che non riesco nemmeno a strillare perché il German Daddy me l’ha messo in bocca prima di sodomizzare Gretchen. E qualche momento dopo la figlia che si avvicina mentre sono disarticolata, disfatta, abbandonata sopra le lenzuola e con lo sperma di Lapo ancora dentro. Lei invece è figa come quando si toglie la muta da surf sulla spiaggia e resta in costume, ha una mano nelle mutandine e si sditalina. Mi dice "mi dai un bacio? non ho mai baciato una ragazza".
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