Zozzerie in bagno - Confidenze erotiche finite male
di
Browserfast
genere
etero
Mi vede e fa a un ragazzo che sta seduto con loro: "Lei è Annalisa". Io non ho neanche il tempo di sorridere, tendere la mano, dire "ciao", accomodarmi sulla poltroncina. Nulla. Si alza ed è subito "accompagnami", sovrastando la voce del tipo che si sta presentando a sua volta. Non contenta, mi guarda con insistenza, come se mi chiedesse che cazzo stai a aspettà?
Tutto sotto controllo, ci sono abituata, sono anni che ci sono abituata. Quando ti chiede una cosa Stefania è così. Il punto di domanda è come se non esistesse. Di solito ha anche un certo gusto a fare finta di bullizzarmi, ma non è questo il caso. Mica è stronza, eh? Voglio dire, è evidente che scherza. E' davvero l'amica migliore che si possa avere. Però è fatta così. Si volta verso il suo ragazzo, Simone, e quell'altro: "Non vi mangiate tutte le patatine quando le portano, noi andiamo al bagno, torniamo subito".
Mentre ci incamminiamo mi domanda "sei sicura che non vuoi venire con noi?". "Grazie Stefy, ho già i biglietti per il teatro". "Wow, ecco perché..." e indica il mio outfit. Le rispondo "macché...". "E che vai a véde?". "Shakespeare... no, aspetta, che cazzo sto a dì... Pirandello". "Annamo benissimo... con chi vai?". "Eeeeh...", rispondo enigmatica. "E non fare la stronza!".
Nulla di strano, ve l’ho detto, la solita Stefania. La solita bellissima e raffinatissima Stefania che si trasforma in una coatta del Trullo. E solo con me, eh? Non vorrei che pensaste che lo fa con tutti. Anche la convocazione last minute per l'aperitivo è stata in stile: "Amò, devì venì perché sennò stavorta me 'ncazzo sur serio". Beh, che ti devo dire? Agli ordini!
- Dopo te lo dico con chi vado, se fai la brava... chi è quello? - le domando.
- Eh? Ah, Gabo... è un amico di Simone. Se venivi con noi lo conoscevi...
- Vabbè, sarà per un'altra volta...
- Non male, no?
- Beh, due botte... why not? Ma non vorrei scandalizzarti Simone, ahahahah.
- Che gliene può fregare a Simone, scusa?
- Non vorrei che si facesse l'idea che la migliore amica della sua ragazza è una mignotta, ahahahah.
Devo fare una precisazione, anzi due. La prima è che stiamo scherzando. Cioè, un po' sì e un po' no, come sempre. La seconda è che Stefy sa tutto-tutto di me. Simone invece niente-niente. Una delle cose che non sa, per esempio, è che io e lei abbiamo lesbicato. E ci è pure piaciuto molto. Ma naturalmente non è la sola cosa che Simone non sa, né di me né di lei.
- Ti ricordo che la prima volta che Simo ti ha vista - dice Stefania per il solo gusto di confutarmi - eri svenuta a faccia in giù su un letto e con il sedere scoperto. E ti abbiamo riportata noi a casa.
- No, sono io che ti ricordo che prima di riportarmi a casa avete fatto una deviazione per mettervi a scopare in un garage - ribatto.
- Uff, tiri sempre fuori sta cosa.
- Finché campi - rido - penso che non te la perdonerò mai.
Entriamo nell'antibagno, posa la borsa e tira fuori il lipstick. La guardo strano perché non mi pare abbia bisogno di ritocchi particolari. Fa il gesto di offrirmelo, scuoto la testa. Nemmeno io ho bisogno di nulla. Non è proprio una maniaca del make up, ma ogni tanto diventa compulsiva. E ci tiene. Una volta ha stangato un ragazzo che le aveva fatto notare che senza trucco sembrava diversa rispondendogli "mica spendo soldi per rimanere uguale". Questo per farvi inquadrare che tipo è anche da questo punto di vista: non fissata, ma ci bada. Il contrario di me, che sono davvero minimal. Io, per esempio, rossetto poco, il più delle volte niente. Una volta mi ha chiesto perché e le ho risposto che i pompini mi vengono meglio senza. Stavo cazzeggiando, ovviamente. Ma è per farvi inquadrare meglio anche me e il tipo di gag che ogni tanto insceniamo.
La osservo: maglioncino rosa pastello a coste e mini nera. Calze, tacco non esagerato. "Vai con questo?", le domando un po' scettica prendendo tra le dita la lana del maglione. "Sotto ho questa", dice quasi ridendo e tirandoselo su. Capisco. Ha un top che non le arriva all'ombelico e tette pushappate. Deglutisco.
Ho un sospetto, ne cerco la conferma. Le domando “non devi andare al bagno?”, risponde “non proprio”. Appunto, la conosco troppo bene. Se siamo qui è perché mi deve dire qualcosa. Il mio sguardo è una domanda. E lei non è una che perde tempo.
- Ieri sera mi sono fatta uno, siamo stati prima in un posto come questo e poi a casa sua...
Ah, ecco. Non sono mica sotto shock, eh? Non me lo aspettavo, d'accordo, ma non mi sorprende nemmeno. Stefania è fatta a modo suo anche in questo. Molto innamorata del suo ragazzo ma di tanto in tanto fedifraga. Senza nessuna ragione particolare se non il suo estro. Per questo io la chiamo mignotta a intermittenza. E quando dico mignotta intendo dire molto mignotta. Ne so qualcosa in prima persona, ve l'ho detto, e l'ho anche vista all'opera con un ragazzo che, Dio santo, aveva una proboscide.
- Non eri uscita con Simone ieri sera? - chiedo.
- Con Simone mi sono vista dopo, povera stella... e ho anche pensato una cosa bruttissima. Ma non su di lui, eh?
- Cioè? - chiedo un po' preoccupata.
- Cioè che mi sarebbe piaciuto averne anche un altro di appuntamento, con un altro tizio, dirgli "ho appena scopato ma non è stato un granché, dovevo venire da te prima". Sarebbe stato po' eccessivo, che dici? Però non male…
- La solita troia a intermittenza - le dico e lei mi fa il coro sulle parole "a intermittenza" - prima combini guai e poi ti penti...
- Proprio pentita no - risponde - ma certo non rimarrà tra i ricordi esaltanti.
- Ahò, ma era tutto sto disastro? - domando.
- In realtà non proprio, metà e metà... pensavo fosse più simpatico, invece alla fine è un tipo abbastanza anonimo. Purtroppo per lui, si illudeva che fosse la prima di una lunga serie di serate.
- Davvero?
- Sì sì, mi aveva invitata per un aperitivo e credo che poi mi abbia proposto di andare a casa sua senza nemmeno sperarci tanto. Hai presente quelli che la buttano lì? Secondo me aveva in mente qualcosa di più duraturo. Dovevi vedere la faccia che ha fatto quando gli ho detto che sono fidanzata.
- In che senso? - le dico.
- Gliel'ho detto dopo che mi si è fatta, ahahahah... del resto ci ero uscita apposta. Anzi, a un certo punto avevo anche perso le speranze, sai quei tipi che prima di prendere l’iniziativa… uno così. Chissà cosa ha pensato di me, dopo. Quando me ne sono andata non ha nemmeno insistito tanto…
- Però, prima, epic fail...
- Epic fail no. Corpo super e baciava bene.... però non è molto porco e non è molto dotato. Non mi ha nemmeno spogliata del tutto, ma per una scopata su un divano ci sta, tutto sommato... Mi ha strapazzata per bene, anche se ho finto... dovevi sentire come urlavo ahahahah. Lui invece mi ha davvero farcita, cazzo, mi è venuto dentro. Meno male che sono i giorni meno pericolosi…
La conosco e non è scema. Come la sottoscritta, sa riconoscere il tipo di cui fidarsi, più o meno, e quello con cui è non proprio consigliabile fare le spericolate. Questo dal punto di vista, diciamo così, igienico. A differenza della sottoscritta, invece, affronta con una certa inspiegabile disinvoltura il rischio di restare incicognata.
- Tu sfidi troppo la sorte, Stefy – le dico – pure a me non piace il domopack, ma almeno mi difendo.
- Eh, lo so – sospira – che cazzo ti devo dire, è un periodo che ho parecchia voglia…
- A chi lo dici, ahahahah. Vabbè, mi sa che Simone stasera deve darsi da fare... - le faccio.
- Secondo te Simo è il tipo che mi scopa nel cesso di una disco? O in un parcheggio? - risponde - ma se quello lo devi pregare per fargli un pompino su una spiaggia deserta! Vuole stare comodo, lui, e tranquillo.
- Beh, il garage non era tanto comodo - obietto.
- Ma quello era l'entusiasmo della prima notte... – risponde, poi cambia espressione e tono di voce - oh, con ciò non voglio dire che... intendiamoci, mai una delusione, anzi.
- E allora dagliela in macchina come piace a te e che non rompa il cazzo! Magari succhiaglielo, non gliel’hai mai succhiato mentre guida? – la provoco per scherzo.
- Te l’ho detto, non è il tipo. E poi, stasera… - mi fa guardandomi in modo ostentatamente sexy, anche troppo.
- Ahahahah, no Stefy, stasera ho altri programmi.
- Scherzavo, scema… però prima o poi io e te dobbiamo fare il bis – dice mettendomi una mano su una tetta. E stavolta non scherza.
- Il tris – la correggo – e se ci metti anche quella con Ludovica il poker…
Mi guarda con il suo sorrisino del cazzo, quello che tira fuori quando mi vuole perculare. Dice “ma se ti scopassi qui nel bagno?”. Fa finta di allungare di scatto la mano tra le mie gambe. Un po’ mi scopre e si ferma sulla balza prima che io mi allontani ridendo.
- Ehi, non mi ero accorta che avevi le autoreggenti – dice – adoro quando ti conci da troia.
- Se è per quello sono anche uscita senza mutandine – le rispondo sfidando il suo sguardo ironico.
- Ahahahah… fa' véde...
- Te lo scordi...
- Ahahahah che troia, ma sei sicura che vai a teatro?
Sulla parola “teatro” la porta dell'antibagno si apre, entra una ragazza a occhio non molto più grande di noi, un po' buzzica. Mentre io e Stefy ci silenziamo si dirige verso il box, lo apre e immediatamente arretra: "Oh, scusi". Quasi subito dopo il rumore di uno sciacquone ci gela. Cazzo, ma chiudetevi dentro! Fate apparire il segnetto rosso sopra la maniglia, così una capisce. La porta si apre, sulla soglia appare una tipa abbastanza in tiro. Generazione Y, direi, una millennial un po’ attempata, va’. Ci guarda con una espressione davvero impossibile da decifrare. Disprezzo, curiosità, divertimento, invidia, vallo a sapere. Nemmeno si lava le mani e esce. Esce rapidamente, ma a me sembra di vederla camminare in slo-mo. Mentre l'altra ragazza si chiude dentro io e Stefania ci imponiamo di restare immobili a guardarci l’una con l’altra. Momento absolutely cringe.
Anche la buzzica è veloce, per fortuna, ma sono lo stesso secondi interminabili. Nel momento in cui si dilegua, Stefy libera la risata così a lungo repressa, si appoggia al muro con la faccia tra le mani. Piange letteralmente dal ridere. Quando il suo viso riappare si è pure rovinata un po’ il rimmel.
- Chissà se è rimasta là dentro apposta per ascoltarci o se era una cosa lunga – le faccio tanto per dire una cosa.
- Fa differenza? – chiede Stefania senza riuscire a smettere di ridere.
- In effetti, ai fini della nostra figura di merda, no. Guarda che adesso te la devi dare una ritoccata – le dico indicando i suoi occhi.
Si guarda allo specchio e smadonna iniziando a frugare nella borsa. Non senza chiedermi ancora una volta con chi esco stasera. Del resto, eravamo quasi in argomento prima di essere interrotte. Per un po' la guardo senza risponderle, sorridendo. Anzi, le dico pure "ci ho ripensato, me lo presti il matte?".
- Ma insomma con chi vai a teatro? - domanda.
- Con Lapo.
Si volta a guardarmi stupita con lo scovolino in mano ripetendo "Lapo?". "Sì, perché?".
- Se lo sa Serena ti ammazza... - sussurra quasi intimorita.
- Ottimo motivo per non farglielo sapere... - ribatto. So che Stefania non mi tradirebbe, però melius abundare.
- Ma come mai? - domanda.
- Che vuol dire come mai? - le dico - non sei mica l'unica che ha delle voglie...
- No, intendevo dire come mai proprio Lapo - spiega.
- E perché non lui? Ce l'hai presente, no? E poi c'è già stato qualcosa...
- Ah... questa sì che è una sorpresa, e lo sai che con te non mi sorprendo più di niente... solo non vorrei che facessi la stessa fine di Serena - mi dice ricominciando a makeupparsi.
- E' solo sesso, Stefy, solo fantastico e magnifico sesso, mi conosci... e ti dirò che scopare con qualche senso di colpa è pure eccitante, non l’avrei detto.
- Se per te va bene è tutto ok - sorride Stefania aspettando che le restituisca il lipstick - e poi Lapo non è certo un ripiego, voglio dire, non è uno che dici "visto che non c'è di meglio"...
Mi guardo allo specchio sistemando le labbra. Le domando "che dici, troppo?", lei mi risponde "ma che troppo...", quasi seccata. I nostri sguardi si incrociano attraverso il vetro. Se avessimo tempo sarebbe anche arrivato il momento di farle il resoconto di un po' di cose che ho lasciato in arretrato, con lei, ma di tempo non ne abbiamo.
- Proprio meglio no, ma neanche peggio... - dico a Stefy rispondendo alla sua considerazione su Lapo - voglio dire, in realtà un altro c'è, solo che nei week end non può mai. Almeno di sti tempi.
- Si vede che è sposato e non te l'ha detto ahahahah - mi fa scherzando, ma forse neanche tanto - chi sarebbe?
- Un amico di Martina, si chiama Adriano... senti, secondo me è troppo - le faccio indicandomi le labbra - ce l'hai un fazzolettino di carta?
- Questa è una novità... - mi dice passandomi, rassegnata, il fazzolettino.
- In verità non proprio, me l'ero fatto già quest'estate al mare ma non mi ricordo se te ne ho parlato. La novità sarebbe un'altra... - le dico prima di stringere la cellulosa tra le labbra.
- Ora che ci penso mi sa che me ne hai parlato, e la novità invece è...? - domanda.
Osservo il risultato del mio lavoro. Di rossetto sulle labbra ce n'è rimasto praticamente quanto prima, ma a me piace così. E mi piace anche il suo sguardo incuriosito.
- Sesso anale - le rispondo continuando, stavolta io, a guardarmi nello specchio - se penso ad Adriano non posso fare a meno di pensare anche a quello.
Stefania si gira. Sedere appoggiato al ripiano di marmo del lavandino e braccia conserte. Sorrisino e sguardo più che ironico. Da presa per il culo, direi, se non fosse poco opportuno in una situazione come questa. Di sicuro è la confidente ideale e io lo sono per lei. Lo ricordo ancora quando, al liceo, mi rivelò che aveva voluto provare e io le risposi "ma nemmeno se mi impiccano". Glielo dissi senza invidie, gelosie o cose simili. Glielo dissi perché sapevo che un giorno anche io avrei perso la mia illibatezza, che a quel tempo ancora mi accompagnava, ma "quello" sicuramente no, mai. Come si suol dire, però, le cose cambiano. E forse è pure giusto così.
Mi avvio verso la porta, mi pare sia arrivato il momento di tornare ai nostri aperitivi, anche perché per me rischia di farsi davvero tardi.
- Dico sul serio - continuo aprendo la porta e invitandola con un gesto della testa a seguirmi - lo abbiamo fatto e... e sono impazzita. Davvero. Non mi è mai piaciuto così tanto, sono venuta... è stata la prima volta che ho goduto davvero a farmi fare il culo.
Ora, vi dicevo che Stefania è la confidente ideale. E anche il luogo appartato tutto sommato lo sarebbe. Il momento, invece, meno. Perché proprio sulla frase "ho goduto davvero a farmi fare il culo" sento spingere sulla porta. Entra una ragazza. Difficile che non abbia sentito, praticamente impossibile. Quasi non oso guardarla in faccia mentre annaspo alla ricerca di una battuta che possa stemperare, dissimulare.
Ma Stefania è più lesta e, come sempre, spietata.
- La sua carrozza la attende, principessa - mi fa con un gesto della mano e un inchino appena accennato, in apparenza impassibile.
Esco dall'antibagno ridacchiando un po’ istericamente e smadonnando allo stesso momento, sotto lo sguardo di Stefania. Evidentemente la prima figura di merda non ci era bastata, avevamo bisogno del take two.
- Cazzo, che traffico dentro quel bagno… - ridacchio ancora mentre ci allontaniamo.
- E’ il bagno di un locale, siamo noi che siamo due coglione – ribatte Stefania, che è lì lì per ricominciare a sghignazzare senza controllo – quella di prima non lo so, ma a questa momenti prende una sincope, non so se l'hai vista in faccia…
- Ma figurati - le sussurro ridendo - magari lei gira con il lubrificante nella borsa come Serena e gli amici la chiamano vasellina...
- Serena va in giro con la vasellina nella borsa? - domanda esterrefatta Stefania.
- Ahahahah... naaaa, scherzo, me l'ha detto una volta che si vedeva con uno. Sai, just in case... e poi è un gel.
- L'idea però non è da scartare a priori - commenta lei con il suo solito tono, quello che puoi parlare di ogni zozzeria possibile ma a un certo punto lei assume la posa da accademica - e tu Serena la chiami vasellina?
- No, io la chiamo backdoor girl - rispondo sogghignando.
- Eh eh eh... maaaa, senti una cosa: di noi le hai mai detto?
- No, non le ho raccontato nemmeno quello, non è mai stato il momento e non lo è nemmeno adesso che sta ritrovando un po' di calma con quel Johnny - le rispondo - anche questa è meglio se te la tieni per te.
Stefania si ferma, mi si para davanti. Ha la faccia che improvvisamente è diventata seria.
- Io e te però dobbiamo rifare - mi dice - assolutamente... se ora mi dicessi "leccamela" te la leccherei, Annalì, anche qui.
- Stronza... vuoi farmi eccitare. E poi - le rispondo cercando di dissimulare con l'ironia la mia irrequietezza - se lo facessi sul serio dovresti tornare al bagno a risistemarti...
- Guarda che non scherzo - mi interrompe - io eccitata lo sono da quando mi hai detto che non hai le mutandine. Io invece le ho e sono anche un po' umide...
Si gira e comincia ad avviarsi verso la porta che si affaccia sulla sala. La seguo. Sono troppo scombussolata per riflettere sul fatto che Stefania, a volte, ha la capacità di mettermi sottosopra, di rigirarmi come un calzino, ma in realtà dovrei farlo. Il fatto che mi sculetti davanti certo non aiuta. La nostalgia dei nostri corpi intrecciati e dei suoi gemiti mi assale e devo sforzarmi per reprimerla.
Torniamo al tavolo che gli aperitivi sono già arrivati. Il bicchiere di Gabo, l'amico di Simone, è già a metà. Nessuno dei due ragazzi ha invece osato toccare patatine, arachidi e microtramezzini prima del nostro ritorno. Il suo ragazzo protesta, io mi siedo con molta circospezione. Di colpo avverto fortemente la mia nudità sotto la gonna del vestito. Chissà perché solo ora arriva la contrazione. Sbuffo, anche se nessuno se ne accorge.
- Ma che cavolo avete fatto? Quando andate al bagno insieme vi si ferma il tempo? - le fa Simo chiedendo con lo sguardo la solidarietà dell’amico.
- Ahahaha che cretini che siete... le ragazze vanno sempre in bagno insieme perché lì dentro ci scopano, sennò perché dovremmo metterci tanto? – risponde Stefania mettendosi con le labbra a culo di gallina davanti al viso di Simone. Poi gli scocca un bacio. Un po’ da gatta morta, sì, ma sono certa che è sincero.
Guardo il quadretto semiamoroso e ho quasi pietà per il suo ragazzo. Che davvero, dovreste conoscerlo, è un bravissimo ragazzo (e anche un discreto figo, mi rendo conto che non c’entra molto, ma non guasta). A vederla spostare le sue attenzioni su di lui dovrei sentirmi rasserenata, in fondo, ma così non è. Ho la testa come un pallone, mi sento calda, mi sento acquea. Serro le ginocchia come se volessi farle entrare una dentro l’altra, prendo atto con tranquilla arrendevolezza che la gonna si sporcherà.
Chiudo gli occhi. Riappare la scena di me che le chiedo tremebonda “che cazzo stiamo facendo?” e di lei che risponde “stiamo scopando, cretina, pensavo che sapessi come si fa”. E dico a me stessa due dita Stefy, mi basterebbero due dita e potrei pure morire adesso.
Tutto sotto controllo, ci sono abituata, sono anni che ci sono abituata. Quando ti chiede una cosa Stefania è così. Il punto di domanda è come se non esistesse. Di solito ha anche un certo gusto a fare finta di bullizzarmi, ma non è questo il caso. Mica è stronza, eh? Voglio dire, è evidente che scherza. E' davvero l'amica migliore che si possa avere. Però è fatta così. Si volta verso il suo ragazzo, Simone, e quell'altro: "Non vi mangiate tutte le patatine quando le portano, noi andiamo al bagno, torniamo subito".
Mentre ci incamminiamo mi domanda "sei sicura che non vuoi venire con noi?". "Grazie Stefy, ho già i biglietti per il teatro". "Wow, ecco perché..." e indica il mio outfit. Le rispondo "macché...". "E che vai a véde?". "Shakespeare... no, aspetta, che cazzo sto a dì... Pirandello". "Annamo benissimo... con chi vai?". "Eeeeh...", rispondo enigmatica. "E non fare la stronza!".
Nulla di strano, ve l’ho detto, la solita Stefania. La solita bellissima e raffinatissima Stefania che si trasforma in una coatta del Trullo. E solo con me, eh? Non vorrei che pensaste che lo fa con tutti. Anche la convocazione last minute per l'aperitivo è stata in stile: "Amò, devì venì perché sennò stavorta me 'ncazzo sur serio". Beh, che ti devo dire? Agli ordini!
- Dopo te lo dico con chi vado, se fai la brava... chi è quello? - le domando.
- Eh? Ah, Gabo... è un amico di Simone. Se venivi con noi lo conoscevi...
- Vabbè, sarà per un'altra volta...
- Non male, no?
- Beh, due botte... why not? Ma non vorrei scandalizzarti Simone, ahahahah.
- Che gliene può fregare a Simone, scusa?
- Non vorrei che si facesse l'idea che la migliore amica della sua ragazza è una mignotta, ahahahah.
Devo fare una precisazione, anzi due. La prima è che stiamo scherzando. Cioè, un po' sì e un po' no, come sempre. La seconda è che Stefy sa tutto-tutto di me. Simone invece niente-niente. Una delle cose che non sa, per esempio, è che io e lei abbiamo lesbicato. E ci è pure piaciuto molto. Ma naturalmente non è la sola cosa che Simone non sa, né di me né di lei.
- Ti ricordo che la prima volta che Simo ti ha vista - dice Stefania per il solo gusto di confutarmi - eri svenuta a faccia in giù su un letto e con il sedere scoperto. E ti abbiamo riportata noi a casa.
- No, sono io che ti ricordo che prima di riportarmi a casa avete fatto una deviazione per mettervi a scopare in un garage - ribatto.
- Uff, tiri sempre fuori sta cosa.
- Finché campi - rido - penso che non te la perdonerò mai.
Entriamo nell'antibagno, posa la borsa e tira fuori il lipstick. La guardo strano perché non mi pare abbia bisogno di ritocchi particolari. Fa il gesto di offrirmelo, scuoto la testa. Nemmeno io ho bisogno di nulla. Non è proprio una maniaca del make up, ma ogni tanto diventa compulsiva. E ci tiene. Una volta ha stangato un ragazzo che le aveva fatto notare che senza trucco sembrava diversa rispondendogli "mica spendo soldi per rimanere uguale". Questo per farvi inquadrare che tipo è anche da questo punto di vista: non fissata, ma ci bada. Il contrario di me, che sono davvero minimal. Io, per esempio, rossetto poco, il più delle volte niente. Una volta mi ha chiesto perché e le ho risposto che i pompini mi vengono meglio senza. Stavo cazzeggiando, ovviamente. Ma è per farvi inquadrare meglio anche me e il tipo di gag che ogni tanto insceniamo.
La osservo: maglioncino rosa pastello a coste e mini nera. Calze, tacco non esagerato. "Vai con questo?", le domando un po' scettica prendendo tra le dita la lana del maglione. "Sotto ho questa", dice quasi ridendo e tirandoselo su. Capisco. Ha un top che non le arriva all'ombelico e tette pushappate. Deglutisco.
Ho un sospetto, ne cerco la conferma. Le domando “non devi andare al bagno?”, risponde “non proprio”. Appunto, la conosco troppo bene. Se siamo qui è perché mi deve dire qualcosa. Il mio sguardo è una domanda. E lei non è una che perde tempo.
- Ieri sera mi sono fatta uno, siamo stati prima in un posto come questo e poi a casa sua...
Ah, ecco. Non sono mica sotto shock, eh? Non me lo aspettavo, d'accordo, ma non mi sorprende nemmeno. Stefania è fatta a modo suo anche in questo. Molto innamorata del suo ragazzo ma di tanto in tanto fedifraga. Senza nessuna ragione particolare se non il suo estro. Per questo io la chiamo mignotta a intermittenza. E quando dico mignotta intendo dire molto mignotta. Ne so qualcosa in prima persona, ve l'ho detto, e l'ho anche vista all'opera con un ragazzo che, Dio santo, aveva una proboscide.
- Non eri uscita con Simone ieri sera? - chiedo.
- Con Simone mi sono vista dopo, povera stella... e ho anche pensato una cosa bruttissima. Ma non su di lui, eh?
- Cioè? - chiedo un po' preoccupata.
- Cioè che mi sarebbe piaciuto averne anche un altro di appuntamento, con un altro tizio, dirgli "ho appena scopato ma non è stato un granché, dovevo venire da te prima". Sarebbe stato po' eccessivo, che dici? Però non male…
- La solita troia a intermittenza - le dico e lei mi fa il coro sulle parole "a intermittenza" - prima combini guai e poi ti penti...
- Proprio pentita no - risponde - ma certo non rimarrà tra i ricordi esaltanti.
- Ahò, ma era tutto sto disastro? - domando.
- In realtà non proprio, metà e metà... pensavo fosse più simpatico, invece alla fine è un tipo abbastanza anonimo. Purtroppo per lui, si illudeva che fosse la prima di una lunga serie di serate.
- Davvero?
- Sì sì, mi aveva invitata per un aperitivo e credo che poi mi abbia proposto di andare a casa sua senza nemmeno sperarci tanto. Hai presente quelli che la buttano lì? Secondo me aveva in mente qualcosa di più duraturo. Dovevi vedere la faccia che ha fatto quando gli ho detto che sono fidanzata.
- In che senso? - le dico.
- Gliel'ho detto dopo che mi si è fatta, ahahahah... del resto ci ero uscita apposta. Anzi, a un certo punto avevo anche perso le speranze, sai quei tipi che prima di prendere l’iniziativa… uno così. Chissà cosa ha pensato di me, dopo. Quando me ne sono andata non ha nemmeno insistito tanto…
- Però, prima, epic fail...
- Epic fail no. Corpo super e baciava bene.... però non è molto porco e non è molto dotato. Non mi ha nemmeno spogliata del tutto, ma per una scopata su un divano ci sta, tutto sommato... Mi ha strapazzata per bene, anche se ho finto... dovevi sentire come urlavo ahahahah. Lui invece mi ha davvero farcita, cazzo, mi è venuto dentro. Meno male che sono i giorni meno pericolosi…
La conosco e non è scema. Come la sottoscritta, sa riconoscere il tipo di cui fidarsi, più o meno, e quello con cui è non proprio consigliabile fare le spericolate. Questo dal punto di vista, diciamo così, igienico. A differenza della sottoscritta, invece, affronta con una certa inspiegabile disinvoltura il rischio di restare incicognata.
- Tu sfidi troppo la sorte, Stefy – le dico – pure a me non piace il domopack, ma almeno mi difendo.
- Eh, lo so – sospira – che cazzo ti devo dire, è un periodo che ho parecchia voglia…
- A chi lo dici, ahahahah. Vabbè, mi sa che Simone stasera deve darsi da fare... - le faccio.
- Secondo te Simo è il tipo che mi scopa nel cesso di una disco? O in un parcheggio? - risponde - ma se quello lo devi pregare per fargli un pompino su una spiaggia deserta! Vuole stare comodo, lui, e tranquillo.
- Beh, il garage non era tanto comodo - obietto.
- Ma quello era l'entusiasmo della prima notte... – risponde, poi cambia espressione e tono di voce - oh, con ciò non voglio dire che... intendiamoci, mai una delusione, anzi.
- E allora dagliela in macchina come piace a te e che non rompa il cazzo! Magari succhiaglielo, non gliel’hai mai succhiato mentre guida? – la provoco per scherzo.
- Te l’ho detto, non è il tipo. E poi, stasera… - mi fa guardandomi in modo ostentatamente sexy, anche troppo.
- Ahahahah, no Stefy, stasera ho altri programmi.
- Scherzavo, scema… però prima o poi io e te dobbiamo fare il bis – dice mettendomi una mano su una tetta. E stavolta non scherza.
- Il tris – la correggo – e se ci metti anche quella con Ludovica il poker…
Mi guarda con il suo sorrisino del cazzo, quello che tira fuori quando mi vuole perculare. Dice “ma se ti scopassi qui nel bagno?”. Fa finta di allungare di scatto la mano tra le mie gambe. Un po’ mi scopre e si ferma sulla balza prima che io mi allontani ridendo.
- Ehi, non mi ero accorta che avevi le autoreggenti – dice – adoro quando ti conci da troia.
- Se è per quello sono anche uscita senza mutandine – le rispondo sfidando il suo sguardo ironico.
- Ahahahah… fa' véde...
- Te lo scordi...
- Ahahahah che troia, ma sei sicura che vai a teatro?
Sulla parola “teatro” la porta dell'antibagno si apre, entra una ragazza a occhio non molto più grande di noi, un po' buzzica. Mentre io e Stefy ci silenziamo si dirige verso il box, lo apre e immediatamente arretra: "Oh, scusi". Quasi subito dopo il rumore di uno sciacquone ci gela. Cazzo, ma chiudetevi dentro! Fate apparire il segnetto rosso sopra la maniglia, così una capisce. La porta si apre, sulla soglia appare una tipa abbastanza in tiro. Generazione Y, direi, una millennial un po’ attempata, va’. Ci guarda con una espressione davvero impossibile da decifrare. Disprezzo, curiosità, divertimento, invidia, vallo a sapere. Nemmeno si lava le mani e esce. Esce rapidamente, ma a me sembra di vederla camminare in slo-mo. Mentre l'altra ragazza si chiude dentro io e Stefania ci imponiamo di restare immobili a guardarci l’una con l’altra. Momento absolutely cringe.
Anche la buzzica è veloce, per fortuna, ma sono lo stesso secondi interminabili. Nel momento in cui si dilegua, Stefy libera la risata così a lungo repressa, si appoggia al muro con la faccia tra le mani. Piange letteralmente dal ridere. Quando il suo viso riappare si è pure rovinata un po’ il rimmel.
- Chissà se è rimasta là dentro apposta per ascoltarci o se era una cosa lunga – le faccio tanto per dire una cosa.
- Fa differenza? – chiede Stefania senza riuscire a smettere di ridere.
- In effetti, ai fini della nostra figura di merda, no. Guarda che adesso te la devi dare una ritoccata – le dico indicando i suoi occhi.
Si guarda allo specchio e smadonna iniziando a frugare nella borsa. Non senza chiedermi ancora una volta con chi esco stasera. Del resto, eravamo quasi in argomento prima di essere interrotte. Per un po' la guardo senza risponderle, sorridendo. Anzi, le dico pure "ci ho ripensato, me lo presti il matte?".
- Ma insomma con chi vai a teatro? - domanda.
- Con Lapo.
Si volta a guardarmi stupita con lo scovolino in mano ripetendo "Lapo?". "Sì, perché?".
- Se lo sa Serena ti ammazza... - sussurra quasi intimorita.
- Ottimo motivo per non farglielo sapere... - ribatto. So che Stefania non mi tradirebbe, però melius abundare.
- Ma come mai? - domanda.
- Che vuol dire come mai? - le dico - non sei mica l'unica che ha delle voglie...
- No, intendevo dire come mai proprio Lapo - spiega.
- E perché non lui? Ce l'hai presente, no? E poi c'è già stato qualcosa...
- Ah... questa sì che è una sorpresa, e lo sai che con te non mi sorprendo più di niente... solo non vorrei che facessi la stessa fine di Serena - mi dice ricominciando a makeupparsi.
- E' solo sesso, Stefy, solo fantastico e magnifico sesso, mi conosci... e ti dirò che scopare con qualche senso di colpa è pure eccitante, non l’avrei detto.
- Se per te va bene è tutto ok - sorride Stefania aspettando che le restituisca il lipstick - e poi Lapo non è certo un ripiego, voglio dire, non è uno che dici "visto che non c'è di meglio"...
Mi guardo allo specchio sistemando le labbra. Le domando "che dici, troppo?", lei mi risponde "ma che troppo...", quasi seccata. I nostri sguardi si incrociano attraverso il vetro. Se avessimo tempo sarebbe anche arrivato il momento di farle il resoconto di un po' di cose che ho lasciato in arretrato, con lei, ma di tempo non ne abbiamo.
- Proprio meglio no, ma neanche peggio... - dico a Stefy rispondendo alla sua considerazione su Lapo - voglio dire, in realtà un altro c'è, solo che nei week end non può mai. Almeno di sti tempi.
- Si vede che è sposato e non te l'ha detto ahahahah - mi fa scherzando, ma forse neanche tanto - chi sarebbe?
- Un amico di Martina, si chiama Adriano... senti, secondo me è troppo - le faccio indicandomi le labbra - ce l'hai un fazzolettino di carta?
- Questa è una novità... - mi dice passandomi, rassegnata, il fazzolettino.
- In verità non proprio, me l'ero fatto già quest'estate al mare ma non mi ricordo se te ne ho parlato. La novità sarebbe un'altra... - le dico prima di stringere la cellulosa tra le labbra.
- Ora che ci penso mi sa che me ne hai parlato, e la novità invece è...? - domanda.
Osservo il risultato del mio lavoro. Di rossetto sulle labbra ce n'è rimasto praticamente quanto prima, ma a me piace così. E mi piace anche il suo sguardo incuriosito.
- Sesso anale - le rispondo continuando, stavolta io, a guardarmi nello specchio - se penso ad Adriano non posso fare a meno di pensare anche a quello.
Stefania si gira. Sedere appoggiato al ripiano di marmo del lavandino e braccia conserte. Sorrisino e sguardo più che ironico. Da presa per il culo, direi, se non fosse poco opportuno in una situazione come questa. Di sicuro è la confidente ideale e io lo sono per lei. Lo ricordo ancora quando, al liceo, mi rivelò che aveva voluto provare e io le risposi "ma nemmeno se mi impiccano". Glielo dissi senza invidie, gelosie o cose simili. Glielo dissi perché sapevo che un giorno anche io avrei perso la mia illibatezza, che a quel tempo ancora mi accompagnava, ma "quello" sicuramente no, mai. Come si suol dire, però, le cose cambiano. E forse è pure giusto così.
Mi avvio verso la porta, mi pare sia arrivato il momento di tornare ai nostri aperitivi, anche perché per me rischia di farsi davvero tardi.
- Dico sul serio - continuo aprendo la porta e invitandola con un gesto della testa a seguirmi - lo abbiamo fatto e... e sono impazzita. Davvero. Non mi è mai piaciuto così tanto, sono venuta... è stata la prima volta che ho goduto davvero a farmi fare il culo.
Ora, vi dicevo che Stefania è la confidente ideale. E anche il luogo appartato tutto sommato lo sarebbe. Il momento, invece, meno. Perché proprio sulla frase "ho goduto davvero a farmi fare il culo" sento spingere sulla porta. Entra una ragazza. Difficile che non abbia sentito, praticamente impossibile. Quasi non oso guardarla in faccia mentre annaspo alla ricerca di una battuta che possa stemperare, dissimulare.
Ma Stefania è più lesta e, come sempre, spietata.
- La sua carrozza la attende, principessa - mi fa con un gesto della mano e un inchino appena accennato, in apparenza impassibile.
Esco dall'antibagno ridacchiando un po’ istericamente e smadonnando allo stesso momento, sotto lo sguardo di Stefania. Evidentemente la prima figura di merda non ci era bastata, avevamo bisogno del take two.
- Cazzo, che traffico dentro quel bagno… - ridacchio ancora mentre ci allontaniamo.
- E’ il bagno di un locale, siamo noi che siamo due coglione – ribatte Stefania, che è lì lì per ricominciare a sghignazzare senza controllo – quella di prima non lo so, ma a questa momenti prende una sincope, non so se l'hai vista in faccia…
- Ma figurati - le sussurro ridendo - magari lei gira con il lubrificante nella borsa come Serena e gli amici la chiamano vasellina...
- Serena va in giro con la vasellina nella borsa? - domanda esterrefatta Stefania.
- Ahahahah... naaaa, scherzo, me l'ha detto una volta che si vedeva con uno. Sai, just in case... e poi è un gel.
- L'idea però non è da scartare a priori - commenta lei con il suo solito tono, quello che puoi parlare di ogni zozzeria possibile ma a un certo punto lei assume la posa da accademica - e tu Serena la chiami vasellina?
- No, io la chiamo backdoor girl - rispondo sogghignando.
- Eh eh eh... maaaa, senti una cosa: di noi le hai mai detto?
- No, non le ho raccontato nemmeno quello, non è mai stato il momento e non lo è nemmeno adesso che sta ritrovando un po' di calma con quel Johnny - le rispondo - anche questa è meglio se te la tieni per te.
Stefania si ferma, mi si para davanti. Ha la faccia che improvvisamente è diventata seria.
- Io e te però dobbiamo rifare - mi dice - assolutamente... se ora mi dicessi "leccamela" te la leccherei, Annalì, anche qui.
- Stronza... vuoi farmi eccitare. E poi - le rispondo cercando di dissimulare con l'ironia la mia irrequietezza - se lo facessi sul serio dovresti tornare al bagno a risistemarti...
- Guarda che non scherzo - mi interrompe - io eccitata lo sono da quando mi hai detto che non hai le mutandine. Io invece le ho e sono anche un po' umide...
Si gira e comincia ad avviarsi verso la porta che si affaccia sulla sala. La seguo. Sono troppo scombussolata per riflettere sul fatto che Stefania, a volte, ha la capacità di mettermi sottosopra, di rigirarmi come un calzino, ma in realtà dovrei farlo. Il fatto che mi sculetti davanti certo non aiuta. La nostalgia dei nostri corpi intrecciati e dei suoi gemiti mi assale e devo sforzarmi per reprimerla.
Torniamo al tavolo che gli aperitivi sono già arrivati. Il bicchiere di Gabo, l'amico di Simone, è già a metà. Nessuno dei due ragazzi ha invece osato toccare patatine, arachidi e microtramezzini prima del nostro ritorno. Il suo ragazzo protesta, io mi siedo con molta circospezione. Di colpo avverto fortemente la mia nudità sotto la gonna del vestito. Chissà perché solo ora arriva la contrazione. Sbuffo, anche se nessuno se ne accorge.
- Ma che cavolo avete fatto? Quando andate al bagno insieme vi si ferma il tempo? - le fa Simo chiedendo con lo sguardo la solidarietà dell’amico.
- Ahahaha che cretini che siete... le ragazze vanno sempre in bagno insieme perché lì dentro ci scopano, sennò perché dovremmo metterci tanto? – risponde Stefania mettendosi con le labbra a culo di gallina davanti al viso di Simone. Poi gli scocca un bacio. Un po’ da gatta morta, sì, ma sono certa che è sincero.
Guardo il quadretto semiamoroso e ho quasi pietà per il suo ragazzo. Che davvero, dovreste conoscerlo, è un bravissimo ragazzo (e anche un discreto figo, mi rendo conto che non c’entra molto, ma non guasta). A vederla spostare le sue attenzioni su di lui dovrei sentirmi rasserenata, in fondo, ma così non è. Ho la testa come un pallone, mi sento calda, mi sento acquea. Serro le ginocchia come se volessi farle entrare una dentro l’altra, prendo atto con tranquilla arrendevolezza che la gonna si sporcherà.
Chiudo gli occhi. Riappare la scena di me che le chiedo tremebonda “che cazzo stiamo facendo?” e di lei che risponde “stiamo scopando, cretina, pensavo che sapessi come si fa”. E dico a me stessa due dita Stefy, mi basterebbero due dita e potrei pure morire adesso.
6
voti
voti
valutazione
5.3
5.3
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Surfin' - 8racconto sucessivo
Surfin' - 9
Commenti dei lettori al racconto erotico