Quella sera veniva giù il diluvio 2.
di
Batacchione
genere
etero
Al mattino dopo, come era mia abitudine, preparai il caffè e, presa la mia tazzina me lo gustai in santa pace e silenzio; silenzio che fu come sempre interrotto dal canto del gallo e, quando stavo per tornarmene a letto, dato che erano le sei del mattino, mi vedo Clotilde entrare in cuicna ed automaticamente le versai caffè nella tazzina e lei mi ringraziò con un bacio in bocca e prendendomi poi il cazzo in mano palpandolo assai impressionata dalle dimensioni di lui che, appena lo sfiorò, subito si alzò svettando orgoglioso. Prese quindi il caffè e subito dopo si mise in bocca il cazzone e se lo ciucciò fino a farmi sborrare assai a lungo. Le dissi che tornavo a letto e, quando m'infilai sotto le lenzuola e coperte, sentii la biondina che si stava girando verso me e disse che si sentiva male per un male di gola da farla soffrire per buona parte della notte. Nel frattempo arrivò Clotilde e le dissi di Simona sofferente, poi presi subito il telefono e chiamai il mio Medico per chiedergli di venire a casa mia per visitare una mia ospite. Egli arrivò solo dopo mezz'ora e quando la vide con la gola arrossatissima e con placche bianche, subito prese dalla sua borsail necessario per una iniezione e, vedendo che Simona si stava impressionando a vedere l'ago e si agitava assai, mi pregò con Clotilde di trattenerla ferma e subito praticò la puntura che la bambolina neanche sentì e l'iniezione seguente non le bruciava fortunatamente, così, solo dopo che il Dottore estraette l'ago dalla soda natica, Simona lo ringraziò per non averle fatto sentire nulla e lui le sorrise. Poi subito la temperatura calò rapidamente e Simona potè parlare senza soffrire come prima, così il Medico le prescrisse dodici di quelle medesime punture che m'incaricai io a praticargliele e, alla sera, le toccava la seconda ma io faticai a lungo per convincerla che anche con me non evrebbe sentito nulla come fu col Dottore e, solo con l'aiuto di Clotilde la quale la immobilizzò alle spalle e braccia, io le imprigionai le cosce col peso del mio corpo e solo dopo la manovra strategica, riuscii a penetrarla con l'ago e le scaricai nella natica il farmaco che però, fortunatamente per tutti, non sentì affatto e mi promise che per sdebitarsi mi avrebbe fatto uno dei suoi meglio bocchini. Clotilde rise e poi andò a preparare la cena. Io, eccitatissimo al pensare al suo fantastico culetto, tondo e sodo da farmi pensare prima che l'infilarle l'ago della siringa sarebbe stato difficoltoso ma invece l'ago era così fino che penetrò confermando così che era indolore. Simona si alzò per mangiare con noi due a tavola poi se ne tornò a letto ma Clotilde mi chiese se avevo voglia di incularla, cosa che al pensare al paffuto suo culone, mi diede subito da pensare di non perdere l'occasione offertami e, solo dopo che la lasciai ungersi bene il culo e poi passare un pò di gel sul batacchio, mi misi subito a spingere forte il cazzone nell'ano già dilatato dalle sue dita. La inculai lasciandola gemere e, quando scaricai un fiume di sborra nel culone, allora mi fece promettere che lo avrei fatto provare anche a Simona. Andai quindi in camera a vedere se Simona già dormiva e, vedendola a guardare la televisione, visto che alle spalle avevo Clotilde, chiesi alla biondina se voleva farsi fare il culo da me ma subito spalancò gli occhi dicendomi poi che ne aveva una gran paura ed allora pregai Clotilde di mettersi alla pecorina perchè volevo incularla di nuovo ma con la ragazzina testimone oculare. Subito Clotilde si spogliò e rimise gel nell'ano e sul mio cazzo, poi si sdraiò a pancia sotto ed instantaneamente la inculai facendola sobbalzare e gemere. Quando Clotilde sentì che stavo per sborrare, si tolse il cazzo dal culo e se lo prese in bocca succhiandolo fino all'ultima goccia, poi andò ad unire la sua bocca a quella di Simona scaricandole tutta la sborra fino all'ultima goccia. Poi Clotilde scoprì il culo alla biondina e mi disse di accostare il cazzone all'ano e quando lo feci spingendolo dentro un poco, Simona gridò subito che glielo stavo squarciando e non voleva andare all'Ospedale a farsi mettere i punti sul culo martoriato e lacerato, così mi arresi ed indietreggiai, poi mi sdraiai sul lettone ed avvicinai Simona abbracciandola dicendole che mai la avrei inculata semza il suo consenso e lei si tranquillizzò, ma poi, con sguardo sornione, le dissi che forse nel sonno la avrei inculata ben bene ma poi sorrisi e lei capì che stavo scherzando. Solo dopo che la bambolina mi regalò un bel bocchino, m'addormentai profondamente.
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