Un figlio viziato
di
Q2069
genere
incesti
Era nuda.
Era un radioso pomeriggio di maggio. Kristen porgeva al sole ogni centimetro del suo corpo e in cambio il sole gentile glie lo baciava. Protetta dalle staccionate della sua proprietà, la donna stava distesa prona sul lettino. La calda pelle iniziava a farsi lucente. La mente di Kristen era vuota; attraversata solo dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie carezzate dal flebile soffio del vento. Avesse avuto l'ardire di sfidare il flusso di luce che dall'alto le stava colando addosso, dischiudendo i suoi occhi smeraldini, avrebbe potuto mirare cespugli di rose canine che come perle adornavano la verde cornice di quel quadro che è la piscina, che nel suo azzurro riflette l'azzurro del cielo. Ma chi dice che l'arte è eterna non ha mai vissuto un vero attimo di perfezione.
"La perfezione è un punto di zenit": Kristen amava questa frase.
La pace si ruppe quando alla soave sinfonia del silenzio si aggiunse il brontolio tormentato di un mezzo pesante che avanzava lungo l'elegante Sunset street. Si fermò con un lamento di freni proprio davanti al numero 7. Kristen sapeva benissimo cosa ciò significava. La pace era finita. Da lì a poco Kyle l'avrebbe cercata.
Una previsione assolutamente perfetta. Non passò molto che la porta di vetro scorrevole alle spalle di Kristen si aprì con il tipico suono strappato delle guarnizioni di gomma che si sfregano l'una sopra l'altra.
"Ah, eccoti!" Esplose la voce di Kyle, allegra e veloce come un fuoco d'artificio. "Ciao tesoro." Rispose cantilenante e cieca Kristen mentre un’ombra le si parò addosso. La donna aprì gli occhi per guardare il corpo che le incombeva alla sua destra, e che stava ostacolando il suo amplesso col sole. Era un volto liscio, dai lineamenti delicati e radioso tanto quanto ciò a cui si contrapponeva. A tale vista le carnose labbra rosee di Kristen non poterono non piegarsi in un sorriso materno, il sorriso più vero. Tuttavia quella bocca fu costretta anche a pronunciarsi: "Ti potresti spostare? Sto cercando di abbronzarmi almeno un po’. Grazie". Kyle si spostò di tre passi finendo ai piedi del lettino.
Impalato immobile davanti alla madre distesa e scoperta, il giovane riccioluto cercava di condurre una normale conversazione con lei. Ma in realtà i suoi occhi color nocciola ma con frammenti di verde materno, percorrevano avanti e indietro ogni curva di quel bellissimo corpo che aveva amato fin da quando ne aveva ricordo. Erano sbarrati, famelici, intrappolati in una di quelle ipnosi da cui non si vuole uscire. Le dita smaltate di viola degli eleganti piedi di Kristen sporgevano dal lettino e sfioravano le gambe di Kyle, che nel frattempo si era inconsapevolmente portato sempre più avanti. Le lunghe gambe prendevano il via dalle caviglie come due autostrade parallele che parevano percorrere chilometri e chilometri di liscia perla. Due leggeri dossi tondeggianti all'altezza delle ginocchia; poi si allargavano gradualmente in cosce abbondanti e tenere che facevano venire l'acquolina. E lì, dove si incontravano le due soffici giunture, in gran parte nascosta, in parte visibile, la fonte della vita! Non v'era pelo alcuno. Tant'è che si poteva ammirare la superficie limpida e tempestata da minuscole goccioline di sudore che brillavano come rugiada, tutt'intorno a quella porzione di taglio carnoso che emergeva dall'interno coscia. Era il paese delle fate, il luogo dove i problemi non esistono e la vita è tanto breve quanto meravigliosa. Il regno fatato continuava verso nord, con un colle consacrato a una dea, e più su ancora, in mezzo alla pianura di pelle battente, quel foro mancato, misterioso poiché tanto fascinoso quanto privo di un perché. Qualunque uomo avrebbe voluto accostare la propria bocca a quell'ombelico. Sentirne il sapore, per poi tracciare carezzando la pelle con le labbra, un delicato solco di piacere che discenda verso appetiti più saporosi o che ascenda a pietanze più abbondanti. E proprio quegli abbondanti seni, generosi e delicati, attiravano lo sguardo del giovane e stimolando nelle sue fauci un'incontrollabile salivazione. La forza di gravità le aveva separate e le teneva come premute contro il petto. Carne tenera schiacciata dal suo stesso peso. Maestose e invitanti alla vista, come soavi e sensibili al tatto; Kyle già le conosceva, ne aveva assaporato il sapore roseo sin da prima di poterselo ricordare. Ne era a suo modo dipendente. Una meravigliosa e pura dipendenza di cui non voleva fare a meno. Avesse alzato ancora i suoi occhi, avrebbe visto il viso di Kristen, ancora privo di alcuna ruga, dalle labbra carnose e leggermente rosate. Sotto le ciglia leggere, le palpebre calate proteggevano due pietre preziose dal vigore del sole di maggio.
Sebbene un bisogno di affetto carnale occupasse la sua mente già dalle ultime ore di lezione, guardando tutta quella grazia divina, il suo desiderio si era tramutato in un pozzo nero senza apparente fondo, nel quale erano sprofondati tutti i pensieri e le razionalità. Il suo cazzo era duro da fargli male. A resisterci non aveva mai imparato. La genuinità, che solo nei giovani va di pari passo con la vitalità, non era ancora degradata in Kyle; e questo era per sua madre motivo di grande sollievo, ma anche causa di quotidiani problemi.
"Mamma, ti dispiace se lo metto dentro? Mi sei mancata..." Pronunciò con tono sommesso. Kristen prima mugugno. Poi aprì gli occhi accorgendosi che i pantaloni del ragazzo erano già per terra, flosci sopra i suoi piedi, e il suo uccello era già stretto nella mano destra, mentre la sinistra era poggiata su un fianco. Ci furono un paio di secondi di silenzio in cui Kristen fermò i suoi occhi su quel pene turgido, che a mezz'asta le puntava addosso la cappella violacea. Lo sguardo della ninfa ricambiato dalla minacciosa ostentazione del satiro. Poi lo sguardo finalmente si levò un pò più in alto, dove guardando il volto supplichevole del figlio, la madre acconsenti con un cenno del capo e nulla più. Senza neanche proferir parola, la donna avrebbe tolto al giovane un enorme peso. E proprio per scollarsi di dosso quel macigno che da ore lo opprimeva, Kyle si fiondò a carponi sul lettino.
Neanche il tempo di un respiro, appena quello di scalciarsi via i pantaloni e montare su sua madre. Per prima cosa, le avide mani agguantarono i seni indifesi, affondandovi come gli artigli di un rapace. Era chino su di lei con il proprio bacino poggiato su quello di lei, le sue gambe divaricate sovrastavano quelle ancora serrate di lei, mentre il pene gonfio poggiato su quel liscio pube, si estendeva fino a sfiorare con la cappella l'ombelico della donna, ungendolo con la cristallina goccia pre-eiaculatoria che l'emozione aveva già evocato sulla punta, come l'acquolina si materializza nella bocca di un affamato intento a sedersi a tavola.
Ma anche il tempo di quel respiro passò, e un "Non così! Fermati!" tuonato fuori dalla bocca di Kristen pietrificò Kyle. Un istante di silenzio dove il figlio muto a cavalcioni sulla madre la fissava con aria confusa, mentre questa altrettanto paralizzata lanciava sguardi dardeggianti a destra e sinistra, con le orecchie tese, nell'improvviso timore che anche qualcuno del vicinato potesse averla sentita urlare. Ma da oltre le staccionate non arrivò nessun rumore. Tutto tacque. Al che Kristen ispirò sollevata e riprese con più calma. "Così non va. Ti ho detto che sto qui per prendere il sole, che non ho tutto il pomeriggio per farlo. Tu non puoi farmi ombra. Su, scendi!" Nei toni era stata impassibile. Anzi, spietata! Così si definirà lei stessa più tardi, rimembrando l'accaduto. Probabilmente il figlio l'avrà pensata egoista o insensibile. Il figlio senza dire una parola smonta dalla madre e indietreggia a gattoni fino a tornare alla posizione di neanche un minuto prima: in piedi davanti alla sdraio, nudo dalla vita in giù, ma stavolta con il cazzo che punta più in sù, come un siluro diretto su venere. "E quindi?" Disse Kyle con la voce sommessa, e con uno sguardo che potrebbe ricordare quello di una bestia ormai completamente sottomessa dal suo domatore.
"E quindi facciamo così..." disse Kristen facendo scorrere il proprio corpo lungo il lettino, fino a far giungere il proprio ventre all'estremità di esso. Così le gambe divaricate erano poggiate al terreno, mentre sull'orlo del lettino si affacciavano entrambi i buchi della donna. Data la posizione, l'ano era celato dai soffici glutei, ma la vagina radiosa era totalmente esposta allo sguardo vorace di Kyle. "Vai, su!" L'esortazione della madre fece capire al figlio che finalmente aveva campo libero. Niente più intoppi. Con la stessa foga di prima, il ragazzo si lanciò nuovamente all'assalto. Con le gambe piegate, in una postura leggermente gobba, si trovava all'altezza giusta per far ricongiungere il proprio uccello con la squisita passera. Impugnandolo con la destra fece scorrere più volte il proprio glande lungo le labbra e sul clitoride della madre. Prima dei passaggi leggeri, come colpi di pennello su una tela di carne, poi aumentando la pressione esercitata. A un certo punto si soffermò a far sfregare il suo frenulo con il clitoride di lei. Uno strusciarsi che alternava teneri movimenti circolari a uno più netto altalenare tra destra e sinistra. Quel clitoride, così sensibile e lucente sembrava il chicco di un melograno, e nella mente di Kyle ne aveva anche lo stesso sapore. Era fortemente tentato di mettere da parte il proprio pene, inginocchiarsi tra le gambe divaricate della donna e godere di quel gusto ambrosiano. Sicuramente lo avrebbe fatto, se solo la sua amata non avesse bruscamente interrotto le sue fantasie con un arido "sbrigati", pronunciato con un tono che avrebbe voluto essere fermo, ma che risultava tradito da una nota leggermente tremolante, conseguenza inevitabile delle vibrazioni che dal ventre si stavano propagando per il resto del corpo. Trovatosi nuovamente limitato, Kyle non ebbe altra scelta che interrompere la danza lussuriosa, abbassare di poco la testa del proprio cazzo, accostandola all'ingresso e con decisione lanciare un primo affondo. Fu un agire sicuro e preciso, sicuramente frutto dell'esperienza. La carne rosa viva si allargò dando quasi l'impressione di scansarsi cortesemente al passaggio del fallo. Questo fu solo il primo assaggio. Del pene affondò solo la cappella, per poi uscire subito dopo. Ma quei pochi centimetri bastarono a far avere a Kristen un leggero sussulto. Poi il pene rientrò, andando un po’ più a fondo di prima. Poi di nuovo, anche stavolta spingendosi più in là. L'organo virile incontrò una resistenza minima da parte delle pareti della vagina, che invece gli si modellarono attorno come ad avvolgerlo in un abbraccio amorevole. E ogni volta che il giovane ritirava i fianchi indietro trascinando via il proprio membro, l'abbraccio si scioglieva in uno scivoloso arrivederci. Dopo cinque o forse sei stantuffate il giovane prese un ritmo costante e ogni affondo cominciò ad essere accompagnato da uno sbuffo sommesso.
Nella mente di Kristen, che lo osservava dietro il filtro dei suoi occhiali da sole, balenò una buffa affermazione "Sembra quasi una piccola locomotiva. Già... È il mio dolce trenino a vapore." La ninfa sdraiata pensava a questo mentre senza che se ne fosse resa conto anche il suo respiro si era fatto più pesante. Il gonfio petto aveva iniziato ad alzarsi ed abbassarsi in modo sempre più evidente e i teneri seni avevano un sussulto ad ogni colpo che affondava giù a sud. Lungo tutto il corpo della donna iniziava a dispiegarsi una costellazione di gocce di rugiada, brillanti e salate. Questo era il segno che dentro a quelle membra stava divampando un incendio indomabile. Un incendio acceso dalla congiunzione del calore del sole e dell'ardere di una passione primordiale. Nel mentre gli sbuffi del treno erano diventati più simili a grugniti, sempre meno mascherati. Kyle stringeva con presa salda le mani sulle tenere cosce divaricate della madre, e usava quel punto di appoggio per portare avanti i suoi attacchi con sempre maggior determinazione. Erano colpi duri, crudi, privi di alcun freno. Si era giunti a quel punto dove la brutalità bestiale è indistinguibile dal sentimento più puro. Una passione così alta che le parole non sanno descrivere, e che solo l'agire animale può esprimere. L'assediata aveva ancorato le mani affusolate ai braccioli della sdraio, per non essere sospinta sempre più indietro dalla raffica di colpi. Per il resto non si era smossa particolarmente. Fino a quel momento era riuscita a preservare la sua immagine elegante e impassibile, come una statua greca che ritrae la dea Venere. Tuttavia quella era però un'immagine di facciata. Dietro gli occhiali scuri che spezzavano in due quel viso liscissimo, gli occhi di una madre sbrilluccicavano. L'amore più intenso e duraturo che possa esistere era una freccia che partiva da dietro delle lenti opache e in linea retta giungeva sino al viso contorto negli spasmi di un ormai giovane adulto. L'unico minuscolo segno di coinvolgimento che quella venere si era lasciato sfuggire consisteva in una piccola porzione del labbro inferiore, che ritirata verso l'interno era stretta in una morsa nervosa tra gli incisivi superiori e inferiori. Un labbro morso che forse avrebbe potuto suggerire a Kyle che quel che stava facendo era un buon lavoro; che forse avrebbe potuto essergli motivo di orgoglio. Tuttavia Kyle era giovane, e in fatto di donne non aveva ancora imparato più di quanto il relazionarsi con la madre gli richiedesse.
Nel frattempo però la questione era un'altra. Le palle di Kyle, all'interno dello scroto bruno e liscio, fendevano con rapidità la fresca brezza per poi impattare contro le calde e ormai umide natiche di lei, e nel farlo lanciavano nell'etere uno schiaffeggiare intermittente che stonava non poco con la tranquillità che permeava l'intero isolato. In preda al cieco desidero, Kyle non sembrava preoccuparsene minimamente; Kristen invece finì col farci caso. "Mio Dio! Potrebbero sentirlo. È un suono così particolare! Di sicuro desterà curiosità." Dopo aver pensato ciò Kristen stava quasi per ammonire nuovamente il figlio. Ma gli bastò analizzare meglio la situazione per cambiare idea. "I suoi movimenti sono spasmodici... Ormai sta ansando, proprio come un cane... Le sue mani sulle mie cosce stringono fortissimo, mi fa quasi male! Ok, no. Non durerà ancora molto. Se non lo interrompo potrebbe finire da un momento all'altro." E così infatti fu. Lo sbuffare ritmico di quella locomotiva impazzita era gradualmente mutato in un grugnito di natura più gutturale; un verso che sembrava originarsi dalla profondità delle sue viscere sconquassate dagli spasmi di piacere. Questo finché con il collo teso verso il cielo e gli occhi strizzati per lo sforzo pronuncia con grande sorpresa della madre delle parole di senso concreto, ricordandole di essere di più di un semplice animale dominato da irrefrenabili istinti immorali.
"Oh mamma, ecco mamma! sto venendo!". Di scatto Kristen sgrana gli occhi e si tira indietro facendo leva sui braccioli a cui erano aggrappate le sue mani, sfilandosi bruscamente quella lancia di carne pulsante da dentro e sottraendosi così alla presa del figlio che fino ad allora aveva continuato a tenerla ben salda per le cosce divaricate. Kristen, salvatasi così appena un istante prima della grande esplosione, osserva con un po’ di compassione il volto di Kyle deformato da un piacere talmente intenso da essere facilmente confondibile con l'espressione di un profondo dolore. Il cervello di Kyle aveva già iniziato ad essere sconquassato da quel processo chimico che caratterizza l'orgasmo quando la calda figa della madre gli era sfuggita. Il risultato di ciò è che il cazzo del giovane vigoroso iniziò a lanciare i suoi fiotti corposi nel vuoto. Questi finirono per spiaccicarsi sulle piastrelle arroventate intorno e sotto la sdraio, creando una costellazione di piccole ma dense pozzanghere color avorio di sperma bollente.
Non appena cessati gli spasmi di estasi, il giovane guardò negli occhi la madre e visibilmente deluso si lamentò con tono lagnoso: "Uffa! Ma perché!? hai rovinato tutto!". Era palese che ormai la bestia si era rintanata da qualche altra parte e aveva lasciato nuovamente il posto all'innocente fanciullo. La madre, gli rispose con tono sterile "Tra poco devo andare in palestra a fare pilates. Non ho voglia di puzzare di sperma in mezzo a tutta la gente. Punto." Nel dire ciò Kristen non guardò neanche suo figlio in faccia, ma distolse lo sguardo sui suoi indumenti sportivi posati lì a fianco, quasi ad evidenziare che quel che diceva non era una bugia. Kyle proivò a continuare il suo lamento "Che palle! Ma io..." Ma subito venne intercettato "Ho detto Punto e basta! E modera il linguaggio signorino!" A quel punto a Kyle non restò altro da fare che sbuffare, raccattare le sue cose ed andarsene in casa, lasciando la donna nuda di nuovo sola ma ancor più sudata di prima.
Kristen si sporse un po’ per sollevare con una mano il telefono dal tavolo che era poggiato sul tavolo. Guardando l'ora emise un delicato sospiro ancora fresco di menta, mentre nella sua mente esclamava "Fantastico, ho ancora 10 minuti tutti per me!". Kristen era stata troppo disfattista nel dichiarare morta la sua tranquillità. In fin dei conti, quanto mai sarebbe potuto durare un giovane per quanto desideroso, pur sempre alle prime armi, avendo a che fare con la miglior passera della città? Kristen stava pensando proprio a questo, mentre il sole, suo giallo amante, pennellava il suo corpo brillante di sudore. I suoi muscoli erano tornati rilassati come prima dell'intromissione del figlio. Anche la sua mente era tornata limpida; ed era intenta a contemplare tutto ciò che i suoi sensi erano in grado di percepire: il calore affettuoso sulla sua pelle, il fruscio delle foglie mosse dal vento e le simpatiche forme delle nuvolette soffici che solcavano il cielo. L'unica nota stonata in questa sinfonia di sensi era l'odore pungente emanato dall'abbondante quantitativo di sperma ai suoi piedi, che ormai aveva sopraffatto il tenue aroma delle rose coltivate in quel piccolo Eden. Tuttavia non è che la cosa importunasse più di troppo la bella Kristen, che anzi, all'odore e al sapore del succo degli uomini era avvezza sin dalla prima giovinezza e che aveva ben presto imparato segretamente ad apprezzare.
Al suonar della sveglia, puntata per le 15:45, la musa madre si issò a sedere e si stiracchiò lanciando le braccia verso il cielo. I suoi seni tondeggianti si riunirono grazie al ritrovato favore della gravità. Alzatasi in piedi si infilò il perizoma che l'aveva aspettata adagiato sullo schienale della sedia. Questo affondò in mezzo ai glutei della donna, lasciando di sé visibili solo le bianche braccia di seta che abbracciavano il bacino della donna, calzandole così perfettamente da dare l'impressione che fosse sempre stato parte del suo corpo. Kristen non aveva altri tipi di indumenti intimi se non perizomi. Nessun'altro modello la faceva sentire così a suo agio e al tempo stesso così sexy; piuttosto andava senza. Chinatasi prese ed indossò i suoi pantaloncini da yoga neri. Poi rinchiuse i suoi soffici seni nel reggiseno sportivo abbinato. Entrò in casa per prendere borsone e scarpe, richiudendo la porta di vetro dietro di sé; chiudendo fuori anche la piccola pozza di seme ormai grigiastro, dimenticata ai piedi della sdraio a marcire sotto un sole virile ma geloso.
Mentre era intenta ad allacciarsi le scarpe di fronte alla porta Kristen disse a suo figlio, o sarebbe meglio dire gli urlò da una stanza all'altra, "Tesoro, allora io esco. Torno alla solita ora. Ok?". Kristen non sapeva bene quale risposta avrebbe dovuto aspettarsi, cosa sarebbe stato consono che Kyle gli rispondesse. Forse sarebbe stato apprezzato un qualcosa tipo "Va bene, Divertiti mamma!", sarebbe andato bene anche un semplice "Ok!", o un "Ricevuto!". Ma invece non vi fu alcuna risposta. Proprio come su madre temeva. "Accidenti! Kyle se l'è proprio presa... Non posso sopportare che mio figlio pensi di me che sono una madre anaffettiva, una di quelle che preferisce un po’ di tintarella all'abbraccio del proprio bambino! Stasera devo farmi perdonare." Questo è quel che Kristen pensava mentre guidava la sua prius lungo Sunset street.
Era un radioso pomeriggio di maggio. Kristen porgeva al sole ogni centimetro del suo corpo e in cambio il sole gentile glie lo baciava. Protetta dalle staccionate della sua proprietà, la donna stava distesa prona sul lettino. La calda pelle iniziava a farsi lucente. La mente di Kristen era vuota; attraversata solo dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie carezzate dal flebile soffio del vento. Avesse avuto l'ardire di sfidare il flusso di luce che dall'alto le stava colando addosso, dischiudendo i suoi occhi smeraldini, avrebbe potuto mirare cespugli di rose canine che come perle adornavano la verde cornice di quel quadro che è la piscina, che nel suo azzurro riflette l'azzurro del cielo. Ma chi dice che l'arte è eterna non ha mai vissuto un vero attimo di perfezione.
"La perfezione è un punto di zenit": Kristen amava questa frase.
La pace si ruppe quando alla soave sinfonia del silenzio si aggiunse il brontolio tormentato di un mezzo pesante che avanzava lungo l'elegante Sunset street. Si fermò con un lamento di freni proprio davanti al numero 7. Kristen sapeva benissimo cosa ciò significava. La pace era finita. Da lì a poco Kyle l'avrebbe cercata.
Una previsione assolutamente perfetta. Non passò molto che la porta di vetro scorrevole alle spalle di Kristen si aprì con il tipico suono strappato delle guarnizioni di gomma che si sfregano l'una sopra l'altra.
"Ah, eccoti!" Esplose la voce di Kyle, allegra e veloce come un fuoco d'artificio. "Ciao tesoro." Rispose cantilenante e cieca Kristen mentre un’ombra le si parò addosso. La donna aprì gli occhi per guardare il corpo che le incombeva alla sua destra, e che stava ostacolando il suo amplesso col sole. Era un volto liscio, dai lineamenti delicati e radioso tanto quanto ciò a cui si contrapponeva. A tale vista le carnose labbra rosee di Kristen non poterono non piegarsi in un sorriso materno, il sorriso più vero. Tuttavia quella bocca fu costretta anche a pronunciarsi: "Ti potresti spostare? Sto cercando di abbronzarmi almeno un po’. Grazie". Kyle si spostò di tre passi finendo ai piedi del lettino.
Impalato immobile davanti alla madre distesa e scoperta, il giovane riccioluto cercava di condurre una normale conversazione con lei. Ma in realtà i suoi occhi color nocciola ma con frammenti di verde materno, percorrevano avanti e indietro ogni curva di quel bellissimo corpo che aveva amato fin da quando ne aveva ricordo. Erano sbarrati, famelici, intrappolati in una di quelle ipnosi da cui non si vuole uscire. Le dita smaltate di viola degli eleganti piedi di Kristen sporgevano dal lettino e sfioravano le gambe di Kyle, che nel frattempo si era inconsapevolmente portato sempre più avanti. Le lunghe gambe prendevano il via dalle caviglie come due autostrade parallele che parevano percorrere chilometri e chilometri di liscia perla. Due leggeri dossi tondeggianti all'altezza delle ginocchia; poi si allargavano gradualmente in cosce abbondanti e tenere che facevano venire l'acquolina. E lì, dove si incontravano le due soffici giunture, in gran parte nascosta, in parte visibile, la fonte della vita! Non v'era pelo alcuno. Tant'è che si poteva ammirare la superficie limpida e tempestata da minuscole goccioline di sudore che brillavano come rugiada, tutt'intorno a quella porzione di taglio carnoso che emergeva dall'interno coscia. Era il paese delle fate, il luogo dove i problemi non esistono e la vita è tanto breve quanto meravigliosa. Il regno fatato continuava verso nord, con un colle consacrato a una dea, e più su ancora, in mezzo alla pianura di pelle battente, quel foro mancato, misterioso poiché tanto fascinoso quanto privo di un perché. Qualunque uomo avrebbe voluto accostare la propria bocca a quell'ombelico. Sentirne il sapore, per poi tracciare carezzando la pelle con le labbra, un delicato solco di piacere che discenda verso appetiti più saporosi o che ascenda a pietanze più abbondanti. E proprio quegli abbondanti seni, generosi e delicati, attiravano lo sguardo del giovane e stimolando nelle sue fauci un'incontrollabile salivazione. La forza di gravità le aveva separate e le teneva come premute contro il petto. Carne tenera schiacciata dal suo stesso peso. Maestose e invitanti alla vista, come soavi e sensibili al tatto; Kyle già le conosceva, ne aveva assaporato il sapore roseo sin da prima di poterselo ricordare. Ne era a suo modo dipendente. Una meravigliosa e pura dipendenza di cui non voleva fare a meno. Avesse alzato ancora i suoi occhi, avrebbe visto il viso di Kristen, ancora privo di alcuna ruga, dalle labbra carnose e leggermente rosate. Sotto le ciglia leggere, le palpebre calate proteggevano due pietre preziose dal vigore del sole di maggio.
Sebbene un bisogno di affetto carnale occupasse la sua mente già dalle ultime ore di lezione, guardando tutta quella grazia divina, il suo desiderio si era tramutato in un pozzo nero senza apparente fondo, nel quale erano sprofondati tutti i pensieri e le razionalità. Il suo cazzo era duro da fargli male. A resisterci non aveva mai imparato. La genuinità, che solo nei giovani va di pari passo con la vitalità, non era ancora degradata in Kyle; e questo era per sua madre motivo di grande sollievo, ma anche causa di quotidiani problemi.
"Mamma, ti dispiace se lo metto dentro? Mi sei mancata..." Pronunciò con tono sommesso. Kristen prima mugugno. Poi aprì gli occhi accorgendosi che i pantaloni del ragazzo erano già per terra, flosci sopra i suoi piedi, e il suo uccello era già stretto nella mano destra, mentre la sinistra era poggiata su un fianco. Ci furono un paio di secondi di silenzio in cui Kristen fermò i suoi occhi su quel pene turgido, che a mezz'asta le puntava addosso la cappella violacea. Lo sguardo della ninfa ricambiato dalla minacciosa ostentazione del satiro. Poi lo sguardo finalmente si levò un pò più in alto, dove guardando il volto supplichevole del figlio, la madre acconsenti con un cenno del capo e nulla più. Senza neanche proferir parola, la donna avrebbe tolto al giovane un enorme peso. E proprio per scollarsi di dosso quel macigno che da ore lo opprimeva, Kyle si fiondò a carponi sul lettino.
Neanche il tempo di un respiro, appena quello di scalciarsi via i pantaloni e montare su sua madre. Per prima cosa, le avide mani agguantarono i seni indifesi, affondandovi come gli artigli di un rapace. Era chino su di lei con il proprio bacino poggiato su quello di lei, le sue gambe divaricate sovrastavano quelle ancora serrate di lei, mentre il pene gonfio poggiato su quel liscio pube, si estendeva fino a sfiorare con la cappella l'ombelico della donna, ungendolo con la cristallina goccia pre-eiaculatoria che l'emozione aveva già evocato sulla punta, come l'acquolina si materializza nella bocca di un affamato intento a sedersi a tavola.
Ma anche il tempo di quel respiro passò, e un "Non così! Fermati!" tuonato fuori dalla bocca di Kristen pietrificò Kyle. Un istante di silenzio dove il figlio muto a cavalcioni sulla madre la fissava con aria confusa, mentre questa altrettanto paralizzata lanciava sguardi dardeggianti a destra e sinistra, con le orecchie tese, nell'improvviso timore che anche qualcuno del vicinato potesse averla sentita urlare. Ma da oltre le staccionate non arrivò nessun rumore. Tutto tacque. Al che Kristen ispirò sollevata e riprese con più calma. "Così non va. Ti ho detto che sto qui per prendere il sole, che non ho tutto il pomeriggio per farlo. Tu non puoi farmi ombra. Su, scendi!" Nei toni era stata impassibile. Anzi, spietata! Così si definirà lei stessa più tardi, rimembrando l'accaduto. Probabilmente il figlio l'avrà pensata egoista o insensibile. Il figlio senza dire una parola smonta dalla madre e indietreggia a gattoni fino a tornare alla posizione di neanche un minuto prima: in piedi davanti alla sdraio, nudo dalla vita in giù, ma stavolta con il cazzo che punta più in sù, come un siluro diretto su venere. "E quindi?" Disse Kyle con la voce sommessa, e con uno sguardo che potrebbe ricordare quello di una bestia ormai completamente sottomessa dal suo domatore.
"E quindi facciamo così..." disse Kristen facendo scorrere il proprio corpo lungo il lettino, fino a far giungere il proprio ventre all'estremità di esso. Così le gambe divaricate erano poggiate al terreno, mentre sull'orlo del lettino si affacciavano entrambi i buchi della donna. Data la posizione, l'ano era celato dai soffici glutei, ma la vagina radiosa era totalmente esposta allo sguardo vorace di Kyle. "Vai, su!" L'esortazione della madre fece capire al figlio che finalmente aveva campo libero. Niente più intoppi. Con la stessa foga di prima, il ragazzo si lanciò nuovamente all'assalto. Con le gambe piegate, in una postura leggermente gobba, si trovava all'altezza giusta per far ricongiungere il proprio uccello con la squisita passera. Impugnandolo con la destra fece scorrere più volte il proprio glande lungo le labbra e sul clitoride della madre. Prima dei passaggi leggeri, come colpi di pennello su una tela di carne, poi aumentando la pressione esercitata. A un certo punto si soffermò a far sfregare il suo frenulo con il clitoride di lei. Uno strusciarsi che alternava teneri movimenti circolari a uno più netto altalenare tra destra e sinistra. Quel clitoride, così sensibile e lucente sembrava il chicco di un melograno, e nella mente di Kyle ne aveva anche lo stesso sapore. Era fortemente tentato di mettere da parte il proprio pene, inginocchiarsi tra le gambe divaricate della donna e godere di quel gusto ambrosiano. Sicuramente lo avrebbe fatto, se solo la sua amata non avesse bruscamente interrotto le sue fantasie con un arido "sbrigati", pronunciato con un tono che avrebbe voluto essere fermo, ma che risultava tradito da una nota leggermente tremolante, conseguenza inevitabile delle vibrazioni che dal ventre si stavano propagando per il resto del corpo. Trovatosi nuovamente limitato, Kyle non ebbe altra scelta che interrompere la danza lussuriosa, abbassare di poco la testa del proprio cazzo, accostandola all'ingresso e con decisione lanciare un primo affondo. Fu un agire sicuro e preciso, sicuramente frutto dell'esperienza. La carne rosa viva si allargò dando quasi l'impressione di scansarsi cortesemente al passaggio del fallo. Questo fu solo il primo assaggio. Del pene affondò solo la cappella, per poi uscire subito dopo. Ma quei pochi centimetri bastarono a far avere a Kristen un leggero sussulto. Poi il pene rientrò, andando un po’ più a fondo di prima. Poi di nuovo, anche stavolta spingendosi più in là. L'organo virile incontrò una resistenza minima da parte delle pareti della vagina, che invece gli si modellarono attorno come ad avvolgerlo in un abbraccio amorevole. E ogni volta che il giovane ritirava i fianchi indietro trascinando via il proprio membro, l'abbraccio si scioglieva in uno scivoloso arrivederci. Dopo cinque o forse sei stantuffate il giovane prese un ritmo costante e ogni affondo cominciò ad essere accompagnato da uno sbuffo sommesso.
Nella mente di Kristen, che lo osservava dietro il filtro dei suoi occhiali da sole, balenò una buffa affermazione "Sembra quasi una piccola locomotiva. Già... È il mio dolce trenino a vapore." La ninfa sdraiata pensava a questo mentre senza che se ne fosse resa conto anche il suo respiro si era fatto più pesante. Il gonfio petto aveva iniziato ad alzarsi ed abbassarsi in modo sempre più evidente e i teneri seni avevano un sussulto ad ogni colpo che affondava giù a sud. Lungo tutto il corpo della donna iniziava a dispiegarsi una costellazione di gocce di rugiada, brillanti e salate. Questo era il segno che dentro a quelle membra stava divampando un incendio indomabile. Un incendio acceso dalla congiunzione del calore del sole e dell'ardere di una passione primordiale. Nel mentre gli sbuffi del treno erano diventati più simili a grugniti, sempre meno mascherati. Kyle stringeva con presa salda le mani sulle tenere cosce divaricate della madre, e usava quel punto di appoggio per portare avanti i suoi attacchi con sempre maggior determinazione. Erano colpi duri, crudi, privi di alcun freno. Si era giunti a quel punto dove la brutalità bestiale è indistinguibile dal sentimento più puro. Una passione così alta che le parole non sanno descrivere, e che solo l'agire animale può esprimere. L'assediata aveva ancorato le mani affusolate ai braccioli della sdraio, per non essere sospinta sempre più indietro dalla raffica di colpi. Per il resto non si era smossa particolarmente. Fino a quel momento era riuscita a preservare la sua immagine elegante e impassibile, come una statua greca che ritrae la dea Venere. Tuttavia quella era però un'immagine di facciata. Dietro gli occhiali scuri che spezzavano in due quel viso liscissimo, gli occhi di una madre sbrilluccicavano. L'amore più intenso e duraturo che possa esistere era una freccia che partiva da dietro delle lenti opache e in linea retta giungeva sino al viso contorto negli spasmi di un ormai giovane adulto. L'unico minuscolo segno di coinvolgimento che quella venere si era lasciato sfuggire consisteva in una piccola porzione del labbro inferiore, che ritirata verso l'interno era stretta in una morsa nervosa tra gli incisivi superiori e inferiori. Un labbro morso che forse avrebbe potuto suggerire a Kyle che quel che stava facendo era un buon lavoro; che forse avrebbe potuto essergli motivo di orgoglio. Tuttavia Kyle era giovane, e in fatto di donne non aveva ancora imparato più di quanto il relazionarsi con la madre gli richiedesse.
Nel frattempo però la questione era un'altra. Le palle di Kyle, all'interno dello scroto bruno e liscio, fendevano con rapidità la fresca brezza per poi impattare contro le calde e ormai umide natiche di lei, e nel farlo lanciavano nell'etere uno schiaffeggiare intermittente che stonava non poco con la tranquillità che permeava l'intero isolato. In preda al cieco desidero, Kyle non sembrava preoccuparsene minimamente; Kristen invece finì col farci caso. "Mio Dio! Potrebbero sentirlo. È un suono così particolare! Di sicuro desterà curiosità." Dopo aver pensato ciò Kristen stava quasi per ammonire nuovamente il figlio. Ma gli bastò analizzare meglio la situazione per cambiare idea. "I suoi movimenti sono spasmodici... Ormai sta ansando, proprio come un cane... Le sue mani sulle mie cosce stringono fortissimo, mi fa quasi male! Ok, no. Non durerà ancora molto. Se non lo interrompo potrebbe finire da un momento all'altro." E così infatti fu. Lo sbuffare ritmico di quella locomotiva impazzita era gradualmente mutato in un grugnito di natura più gutturale; un verso che sembrava originarsi dalla profondità delle sue viscere sconquassate dagli spasmi di piacere. Questo finché con il collo teso verso il cielo e gli occhi strizzati per lo sforzo pronuncia con grande sorpresa della madre delle parole di senso concreto, ricordandole di essere di più di un semplice animale dominato da irrefrenabili istinti immorali.
"Oh mamma, ecco mamma! sto venendo!". Di scatto Kristen sgrana gli occhi e si tira indietro facendo leva sui braccioli a cui erano aggrappate le sue mani, sfilandosi bruscamente quella lancia di carne pulsante da dentro e sottraendosi così alla presa del figlio che fino ad allora aveva continuato a tenerla ben salda per le cosce divaricate. Kristen, salvatasi così appena un istante prima della grande esplosione, osserva con un po’ di compassione il volto di Kyle deformato da un piacere talmente intenso da essere facilmente confondibile con l'espressione di un profondo dolore. Il cervello di Kyle aveva già iniziato ad essere sconquassato da quel processo chimico che caratterizza l'orgasmo quando la calda figa della madre gli era sfuggita. Il risultato di ciò è che il cazzo del giovane vigoroso iniziò a lanciare i suoi fiotti corposi nel vuoto. Questi finirono per spiaccicarsi sulle piastrelle arroventate intorno e sotto la sdraio, creando una costellazione di piccole ma dense pozzanghere color avorio di sperma bollente.
Non appena cessati gli spasmi di estasi, il giovane guardò negli occhi la madre e visibilmente deluso si lamentò con tono lagnoso: "Uffa! Ma perché!? hai rovinato tutto!". Era palese che ormai la bestia si era rintanata da qualche altra parte e aveva lasciato nuovamente il posto all'innocente fanciullo. La madre, gli rispose con tono sterile "Tra poco devo andare in palestra a fare pilates. Non ho voglia di puzzare di sperma in mezzo a tutta la gente. Punto." Nel dire ciò Kristen non guardò neanche suo figlio in faccia, ma distolse lo sguardo sui suoi indumenti sportivi posati lì a fianco, quasi ad evidenziare che quel che diceva non era una bugia. Kyle proivò a continuare il suo lamento "Che palle! Ma io..." Ma subito venne intercettato "Ho detto Punto e basta! E modera il linguaggio signorino!" A quel punto a Kyle non restò altro da fare che sbuffare, raccattare le sue cose ed andarsene in casa, lasciando la donna nuda di nuovo sola ma ancor più sudata di prima.
Kristen si sporse un po’ per sollevare con una mano il telefono dal tavolo che era poggiato sul tavolo. Guardando l'ora emise un delicato sospiro ancora fresco di menta, mentre nella sua mente esclamava "Fantastico, ho ancora 10 minuti tutti per me!". Kristen era stata troppo disfattista nel dichiarare morta la sua tranquillità. In fin dei conti, quanto mai sarebbe potuto durare un giovane per quanto desideroso, pur sempre alle prime armi, avendo a che fare con la miglior passera della città? Kristen stava pensando proprio a questo, mentre il sole, suo giallo amante, pennellava il suo corpo brillante di sudore. I suoi muscoli erano tornati rilassati come prima dell'intromissione del figlio. Anche la sua mente era tornata limpida; ed era intenta a contemplare tutto ciò che i suoi sensi erano in grado di percepire: il calore affettuoso sulla sua pelle, il fruscio delle foglie mosse dal vento e le simpatiche forme delle nuvolette soffici che solcavano il cielo. L'unica nota stonata in questa sinfonia di sensi era l'odore pungente emanato dall'abbondante quantitativo di sperma ai suoi piedi, che ormai aveva sopraffatto il tenue aroma delle rose coltivate in quel piccolo Eden. Tuttavia non è che la cosa importunasse più di troppo la bella Kristen, che anzi, all'odore e al sapore del succo degli uomini era avvezza sin dalla prima giovinezza e che aveva ben presto imparato segretamente ad apprezzare.
Al suonar della sveglia, puntata per le 15:45, la musa madre si issò a sedere e si stiracchiò lanciando le braccia verso il cielo. I suoi seni tondeggianti si riunirono grazie al ritrovato favore della gravità. Alzatasi in piedi si infilò il perizoma che l'aveva aspettata adagiato sullo schienale della sedia. Questo affondò in mezzo ai glutei della donna, lasciando di sé visibili solo le bianche braccia di seta che abbracciavano il bacino della donna, calzandole così perfettamente da dare l'impressione che fosse sempre stato parte del suo corpo. Kristen non aveva altri tipi di indumenti intimi se non perizomi. Nessun'altro modello la faceva sentire così a suo agio e al tempo stesso così sexy; piuttosto andava senza. Chinatasi prese ed indossò i suoi pantaloncini da yoga neri. Poi rinchiuse i suoi soffici seni nel reggiseno sportivo abbinato. Entrò in casa per prendere borsone e scarpe, richiudendo la porta di vetro dietro di sé; chiudendo fuori anche la piccola pozza di seme ormai grigiastro, dimenticata ai piedi della sdraio a marcire sotto un sole virile ma geloso.
Mentre era intenta ad allacciarsi le scarpe di fronte alla porta Kristen disse a suo figlio, o sarebbe meglio dire gli urlò da una stanza all'altra, "Tesoro, allora io esco. Torno alla solita ora. Ok?". Kristen non sapeva bene quale risposta avrebbe dovuto aspettarsi, cosa sarebbe stato consono che Kyle gli rispondesse. Forse sarebbe stato apprezzato un qualcosa tipo "Va bene, Divertiti mamma!", sarebbe andato bene anche un semplice "Ok!", o un "Ricevuto!". Ma invece non vi fu alcuna risposta. Proprio come su madre temeva. "Accidenti! Kyle se l'è proprio presa... Non posso sopportare che mio figlio pensi di me che sono una madre anaffettiva, una di quelle che preferisce un po’ di tintarella all'abbraccio del proprio bambino! Stasera devo farmi perdonare." Questo è quel che Kristen pensava mentre guidava la sua prius lungo Sunset street.
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