Gioco doppio (parte 1)
di
Kugher
genere
sadomaso
Faceva particolarmente caldo in quella cittadina di mare nella quale i pochi abitanti, che si conoscevano quasi tutti tra loro, vedevano i facoltosi turisti solo quale fonte di reddito.
Non si erano mai creati rapporti tra i possessori di yacht ed i locali. Quando gli yacht cominciarono ad arrivare, anche grazie alla lungimiranza dell’amministrazione comunale che aveva approvato la realizzazione del nuovo porto turistico, avendo inteso le potenzialità dello stesso, le ragazze del posto furono attratte dalle lussuose imbarcazioni ed avevano ceduto al fascino del “lupo di mare” ma, alla fine, tutto si era risolto in qualche scopata.
I turisti volevano solo un’avventura e, presto, anche le donne del posto persero interesse, avendo capito che non avrebbero trovato né il principe azzurro, né il vecchio ricco.
L’uomo in divisa stava avanzando tra i pontili con il cane che da anni lo accompagnava.
Erano ormai una istituzione tra i possessori di imbarcazioni, figure che fanno parte del paesaggio, che tutti conoscono senza sapere nulla di loro ma che li fanno sentire parte di un ambiente perchè lo salutano col “tu” e per nome.
“Luigi, hai arrestato qualcuno oggi?”.
Il finanziere si volse verso Franco che gli aveva fatto la battuta mentre stava salendo sullo yacht, con il giornale sotto braccio.
“Siete tutti troppo bravi, mai un chilo di droga che si rispetti e che mi movimenti la giornata”.
Il timore delle forze dell’ordine era dettato dalla vicinanza al confine che avrebbe potuto portare alcuni a trasportare droga.
Non era infrequente che qualcuno venisse accolto dalla Guardia di Finanza al suo attracco ma, principalmente, quello era il frutto di un'operazione di indagine e, quando lo yacht attraccava, i militari già sapevano che avrebbero trovato il carico.
Luigi, con il suo cane, Tom, avevano lo scopo di trovare qualche “importatore” occasionale e, comunque, di dare quel senso di sicurezza che un uomo in divisa ed un cane sanno sempre trasmettere.
“Anna non c’è”?
“Arriva tra poco, mentre io faccio il facchino con i bagagli, lei è andata a prendersi un vestito estivo”.
“Dai, adesso ti lamenti, ma poi sarai contento anche tu. Tua moglie ha sempre ottimi gusti”.
Franco, ritornato sul molo, si era fermato ad accarezzare Tom, che per lui stravedeva.
Non era infrequente il ricorso alla droga “per uso personale”, ma quei coniugi ne erano sempre stati lontanissimi. Ormai da anni Luigi li incrociava periodicamente alla partenza ed all’arrivo e, unici tra tutti, avevano il permesso di accarezzare quel magnifico cagnone giocherellone.
Il taxi si fermò all’ingresso della banchina.
“Ciao Luigi, avvisa mio marito che sono arrivata anche se sta facendo finta di niente, e mandalo ad aiutarmi coi pacchi”.
“Anna, sei sempre bellissima. Se io avessi avuto qualche anno in meno, tuo marito non avrebbe avuto scampo ed avrebbe dovuto contenderti con me. Comunque Franco stava giusto dicendo che non vedeva l’ora di vedere i tuoi acquisti”.
Anna rise.
“Lui è un bugiardo e tu sei un adorabile ruffiano, Luigi”.
Anna era una bella donna ed aveva il potere di scaldare il sangue al finanziare. Aveva sempre modi delicati ed allegri che facevano sentire l’interlocutore a proprio agio.
Gli si avvicinò ancheggiando quel poco in più del solito, senza essere sfacciata ma abbastanza per accattivare il suo sguardo che, al momento del bacio alla guancia, gli cadde sui seni spinti leggerissimamente avanti, fino a quasi sfiorare il petto di lui con i capezzoli.
Luigi era troppo concentrato sulle proprie sensazioni per avvertire il nervosismo tra i coniugi.
A breve sarebbe arrivato Marco, il loro migliore o peggiore cliente, dipendeva dal punto di vista del momento.
Sicuramente era l’unico col quale avessero quel tipo di rapporto. Anzi, era l'unico col quale avessero un rapporto che andasse oltre agli affari.
Salendo sulla barca, Anna si osservò attentamente nel riflesso della vetrata. Le piaceva guardarsi e trarre piacere dalla sua fresca bellezza. Tuttavia, in attesa dell’arrivo di Marco, era più tesa nel ricercare eventuali difetti che potessero non essere graditi all’ospite.
Si erano conosciuti anni addietro. Prima vi era stato il rapporto sessuale e, poi, quella di affari, senza che il primo fosse venuto meno.
Marco non piaceva ai coniugi, li lasciava sempre in tensione. Era arrogante, egoista ed egocentrico. Tuttavia furono proprio questi difetti ad attrarli.
Volevano qualcuno che li sottomettesse e lui era la persona che faceva per loro. Nessun sentimento, solo uso.
Fu proprio la sua spregiudicatezza a farlo divenire anche loro cliente.
Quando l’ospite arrivò al porto, lasciò l’auto poco vicino all’imbarcazione, in evidente divieto di sosta.
Sapeva che Luigi era un militare, glielo avevano anche presentato, ma non lo salutò, anzi, non lo guardò nemmeno.
Al finanziere non piaceva quell’uomo. Era una cosa caratteriale. Si trattava comunque di una persona sempre ben vestita, di una certa eleganza, anche nel portamento. Non gli sembrava fosse una di quelle persone delle quali si sarebbe occupato per il suo lavoro. Era solo una questione di pelle. Si allontanò salutando gli amici con un gesto della mano.
Non ebbe così modo di sentire il modo in cui si rivolse a Franco, una volta salito a bordo.
“Portami dentro i bagagli e vai a parcheggiare l’auto, stronzo”.
Gli gettò a terra le chiavi per costringerlo a chinarsi.
Non erano amici, non lo erano mai stati e mai lo sarebbero diventati.
Era solo una questione di eccitazione e di soldi.
Ai coniugi piaceva essere sottomessi da una terza persona, anche antipatica, per accentuare le differenze e perché trovavano eccitante il modo in cui li trattava, anche con disprezzo.
“Sì, Marco”.
I coniugi già sentivano il sangue circolare ad altra velocità, con quella inconfondibile sensazione alla bocca dello stomaco, che li faceva eccitare ma li rendeva timorosi di sbagliare.
Marco era spietato. Aveva il frustino facile, con entrambi, e li colpiva con sadismo. Loro avevano imparato a desiderare ciò che temevano, cioè quel colpo e la sensazione di inferiorità che trasmetteva loro ogni sbaglio ed ogni punizione.
Non si incontravano frequentemente, ma ogni tanto ne sentivano il bisogno tale era la spinta delle loro pulsioni.
Quella volta l’incontro era avvenuto su stimolazione di Marco, il Padrone, che aveva necessità di una prestazione lavorativa. In quei casi, univa l’utile degli affari al piacere di una eccitante dominazione.
Non si erano mai creati rapporti tra i possessori di yacht ed i locali. Quando gli yacht cominciarono ad arrivare, anche grazie alla lungimiranza dell’amministrazione comunale che aveva approvato la realizzazione del nuovo porto turistico, avendo inteso le potenzialità dello stesso, le ragazze del posto furono attratte dalle lussuose imbarcazioni ed avevano ceduto al fascino del “lupo di mare” ma, alla fine, tutto si era risolto in qualche scopata.
I turisti volevano solo un’avventura e, presto, anche le donne del posto persero interesse, avendo capito che non avrebbero trovato né il principe azzurro, né il vecchio ricco.
L’uomo in divisa stava avanzando tra i pontili con il cane che da anni lo accompagnava.
Erano ormai una istituzione tra i possessori di imbarcazioni, figure che fanno parte del paesaggio, che tutti conoscono senza sapere nulla di loro ma che li fanno sentire parte di un ambiente perchè lo salutano col “tu” e per nome.
“Luigi, hai arrestato qualcuno oggi?”.
Il finanziere si volse verso Franco che gli aveva fatto la battuta mentre stava salendo sullo yacht, con il giornale sotto braccio.
“Siete tutti troppo bravi, mai un chilo di droga che si rispetti e che mi movimenti la giornata”.
Il timore delle forze dell’ordine era dettato dalla vicinanza al confine che avrebbe potuto portare alcuni a trasportare droga.
Non era infrequente che qualcuno venisse accolto dalla Guardia di Finanza al suo attracco ma, principalmente, quello era il frutto di un'operazione di indagine e, quando lo yacht attraccava, i militari già sapevano che avrebbero trovato il carico.
Luigi, con il suo cane, Tom, avevano lo scopo di trovare qualche “importatore” occasionale e, comunque, di dare quel senso di sicurezza che un uomo in divisa ed un cane sanno sempre trasmettere.
“Anna non c’è”?
“Arriva tra poco, mentre io faccio il facchino con i bagagli, lei è andata a prendersi un vestito estivo”.
“Dai, adesso ti lamenti, ma poi sarai contento anche tu. Tua moglie ha sempre ottimi gusti”.
Franco, ritornato sul molo, si era fermato ad accarezzare Tom, che per lui stravedeva.
Non era infrequente il ricorso alla droga “per uso personale”, ma quei coniugi ne erano sempre stati lontanissimi. Ormai da anni Luigi li incrociava periodicamente alla partenza ed all’arrivo e, unici tra tutti, avevano il permesso di accarezzare quel magnifico cagnone giocherellone.
Il taxi si fermò all’ingresso della banchina.
“Ciao Luigi, avvisa mio marito che sono arrivata anche se sta facendo finta di niente, e mandalo ad aiutarmi coi pacchi”.
“Anna, sei sempre bellissima. Se io avessi avuto qualche anno in meno, tuo marito non avrebbe avuto scampo ed avrebbe dovuto contenderti con me. Comunque Franco stava giusto dicendo che non vedeva l’ora di vedere i tuoi acquisti”.
Anna rise.
“Lui è un bugiardo e tu sei un adorabile ruffiano, Luigi”.
Anna era una bella donna ed aveva il potere di scaldare il sangue al finanziare. Aveva sempre modi delicati ed allegri che facevano sentire l’interlocutore a proprio agio.
Gli si avvicinò ancheggiando quel poco in più del solito, senza essere sfacciata ma abbastanza per accattivare il suo sguardo che, al momento del bacio alla guancia, gli cadde sui seni spinti leggerissimamente avanti, fino a quasi sfiorare il petto di lui con i capezzoli.
Luigi era troppo concentrato sulle proprie sensazioni per avvertire il nervosismo tra i coniugi.
A breve sarebbe arrivato Marco, il loro migliore o peggiore cliente, dipendeva dal punto di vista del momento.
Sicuramente era l’unico col quale avessero quel tipo di rapporto. Anzi, era l'unico col quale avessero un rapporto che andasse oltre agli affari.
Salendo sulla barca, Anna si osservò attentamente nel riflesso della vetrata. Le piaceva guardarsi e trarre piacere dalla sua fresca bellezza. Tuttavia, in attesa dell’arrivo di Marco, era più tesa nel ricercare eventuali difetti che potessero non essere graditi all’ospite.
Si erano conosciuti anni addietro. Prima vi era stato il rapporto sessuale e, poi, quella di affari, senza che il primo fosse venuto meno.
Marco non piaceva ai coniugi, li lasciava sempre in tensione. Era arrogante, egoista ed egocentrico. Tuttavia furono proprio questi difetti ad attrarli.
Volevano qualcuno che li sottomettesse e lui era la persona che faceva per loro. Nessun sentimento, solo uso.
Fu proprio la sua spregiudicatezza a farlo divenire anche loro cliente.
Quando l’ospite arrivò al porto, lasciò l’auto poco vicino all’imbarcazione, in evidente divieto di sosta.
Sapeva che Luigi era un militare, glielo avevano anche presentato, ma non lo salutò, anzi, non lo guardò nemmeno.
Al finanziere non piaceva quell’uomo. Era una cosa caratteriale. Si trattava comunque di una persona sempre ben vestita, di una certa eleganza, anche nel portamento. Non gli sembrava fosse una di quelle persone delle quali si sarebbe occupato per il suo lavoro. Era solo una questione di pelle. Si allontanò salutando gli amici con un gesto della mano.
Non ebbe così modo di sentire il modo in cui si rivolse a Franco, una volta salito a bordo.
“Portami dentro i bagagli e vai a parcheggiare l’auto, stronzo”.
Gli gettò a terra le chiavi per costringerlo a chinarsi.
Non erano amici, non lo erano mai stati e mai lo sarebbero diventati.
Era solo una questione di eccitazione e di soldi.
Ai coniugi piaceva essere sottomessi da una terza persona, anche antipatica, per accentuare le differenze e perché trovavano eccitante il modo in cui li trattava, anche con disprezzo.
“Sì, Marco”.
I coniugi già sentivano il sangue circolare ad altra velocità, con quella inconfondibile sensazione alla bocca dello stomaco, che li faceva eccitare ma li rendeva timorosi di sbagliare.
Marco era spietato. Aveva il frustino facile, con entrambi, e li colpiva con sadismo. Loro avevano imparato a desiderare ciò che temevano, cioè quel colpo e la sensazione di inferiorità che trasmetteva loro ogni sbaglio ed ogni punizione.
Non si incontravano frequentemente, ma ogni tanto ne sentivano il bisogno tale era la spinta delle loro pulsioni.
Quella volta l’incontro era avvenuto su stimolazione di Marco, il Padrone, che aveva necessità di una prestazione lavorativa. In quei casi, univa l’utile degli affari al piacere di una eccitante dominazione.
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