Gioco doppio (parte 2)

di
genere
sadomaso

Mentre Franco scendeva dalla barca per andare a posteggiare l’auto, l’ospite si sedette compostamente sulla poltroncina.
“Portami da bere, puttana”.
Non era mai gentile con loro, né, d’altro canto, lo desideravano, anzi.
Solo lui poteva rivolgersi così alla bella Anna, eccitandola.
Franco tornò con una valigia piccola. Sapeva che il Padrone si sarebbe fermato solo una notte. I loro incontri non duravano quasi mai oltre le 24 ore, notte compresa. Era una situazione comunque pesante, sopportabile solo per un arco di tempo non eccessivamente lungo. A volte si limitava anche a qualche ora.
Quella volta, invece, Marco, avendo tempo a disposizione prima del prossimo appuntamento, pretese di essere loro ospite per un giorno intero.
Sapeva che trovavano difficoltoso essere sottomessi per così tante ore, ma a lui non interessava.
Anna lo servì, portandogli, su un vassoio, un bicchiere di prosecco, molto freddo.
“Ti ho detto che puoi allontanarti?”
“No, scusa”.
Non sapeva cosa avrebbe dovuto fare, così rimase ferma, in piedi, in attesa di qualcosa, o di niente.
Sentiva i suoi occhi addosso. Sapeva che presto addosso avrebbe avuto su di sé anche i segni del suo potere, quello che lei e suo marito gli avevano ceduto.
Anche le sue mani avrebbe avuto addosso.
Il suo cazzo no, quello lo avrebbe avuto dentro, anche se non sapeva ancora dove e per quanto: bocca, figa, culo. Forse dappertutto, forse in un solo posto.
Forse.
Era il “forse” che le lasciava tensione, così come a suo marito, quell’incertezza che li attanagliava ed eccitava.
Marco scartò un cioccolatino e gettò la carta a terra, ai suoi piedi.
Silenzio.
Non ci fu bisogno di nulla. Lei sapeva che lui adorava umiliarla.
Lei adorava l’umiliazione, costringersi ad abbassare le ginocchia a terra davanti a lui che, divertito, beveva il freddo vino, mentre col piede le spostava la carta per costringerla ad inseguirla.
Con la scarpa le schiacciò la mano, sempre più forte, in attesa del lamento che lo avrebbe eccitato, sapendo che lei avrebbe fatto di tutto per rimandarlo, per ritardare la confessione della propria sottomissione, del potere di lui affermato in quel modo assurdo.
Erano ormai in mare, lontani da tutto e da tutti, dal mondo “normale”, per essere ora concentrati in un altro mondo, fatto di umiliazioni e prevaricazioni, il mondo dell’anima più profonda.
Il Padrone, divertito, spinse Anna col piede, in modo da farla cadere.
“Stronzo, vieni a vedere la tua mogliettina”.
Il marito, che stava preparando per la cena, accorse già sapendo, o temendo, o desiderando, ciò che avrebbe trovato, cioè sua moglie a terra, ai piedi di quell’uomo odioso, umiliata, costretta a strisciare per divertirlo ed eccitarlo.
“Spogliati, coglione”.
Franco fu costretto, così, a rivelare la propria erezione, quell’eccitazione dettata dall’umiliazione che, resa pubblica a testimonianza del proprio stato, ancora maggiormente lo eccitava.
Marco si alzò, per mettergli il collare e legarlo, come un cane, al passamani di acciaio, con un guinzaglio corto.
Prima di allontanarsi non mancò il primo colpo di frustino, forte, mirato, che lasciasse il segno e ponesse il confine che divide chi comanda dal comandato.
Anna era ancora a terra, la carta del cioccolatino stretta in mano, quasi a testimoniare la propria obbedienza e devozione, ma bagnata dal vino freddo che lui le aveva gettato addosso.
Le si avvicinò con l’immancabile frustino che, ora, lei temeva, avendo visto la forza usata sul marito. Nonostante ciò, l’eccitazione di Franco divenne anche la sua, in attesa di quel segno.
Marco la spinse ancora col piede.
“Striscia, cagna”.
La fece strisciare a terra, nel vino che dovette assaporare, spinta dal piede di lui che si divertiva ad umiliarla ancora di più di quanto il lento procedere sul pavimento già non facesse.
Col piede le rendeva difficile le percorso. Le spingeva il viso e le dava leggeri calci al fianco.
Poi la fermò, ponendole il piede sulla schiena e schiacciando.
Sulla barca solitamente non si indossano le scarpe. Regola che per Marco, ovviamente, non valeva, perchè lo eccitava sentire la donna sotto la sua scarpa mentre le faceva male col tacco.
Eccolo, il primo colpo.
Lei lo aspettava, lo temeva, lo voleva.
Il Padrone l’aveva fermata nel suo umiliante percorso per divertirsi e colpirla sulle natiche, mentre la schiacciava a terra, alla vista del marito, legato come un cane, costretto ad osservare la sottomissione della moglie, ed il suo dolore, quasi invidioso di quel colpo di frustino e dell’adrenalina che scatena.
Marco era eccitato.
Da tempo non dominava ed aveva fame del dolore, di quello altrui, quello dosato, calibrato, dato con forza e sadismo, pensando solo a sé stessi ed al proprio piacere, unico obiettivo di quella serata, mentre il movimento delle onde cullava il suo piacere durante la cena, servita da quella bella donna inginocchiata.
Mentre Franco, ancora legato a terra, restava eccitato testimone degli eventi, Anna fu costretta a stare col busto appoggiato al tavolo, esposta col culo e la figa, accanto a Marco, al Padrone.
Quest’ultimo, mentre mangiava, si divertiva ad inserire un plug nel bel culo della donna. Lo faceva entrare e poi uscire, mentre, lentamente, masticava.
Si eccitava col sesso di lei, accarezzando le grandi labbra o spingendo dentro le dita, saggiando ciò che poi avrebbe usato.
Anna era bendata e doveva stare ferma, in attesa di tutto, senza vedere, sapendo che appoggiato sul tavolo c’era sempre il frustino, il cui pensiero era forte nel momento di silenzio che solitamente anticipava il colpo, quel maledetto che calava senza preavviso, che si faceva attendere al punto che a volte non vedeva l’ora che il segno rosso la liberasse da quell’attesa.
Lo sentiva eccitato, lo capiva dal respiro.
Sentiva il marito che respirava col fiato corto, frequente.
Marco si alzò e Anna sentì il colpo che si abbatté sul marito, subito seguito dal gemito di dolore. Doveva averlo colpito con forza.
“Che cazzo fai, stupido! ti masturbi?”
Seguì una risata di scherno, per averlo sorpreso a farsi una sega mentre un altro uomo si godeva ed umiliava la moglie
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scritto il
2022-04-16
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