Voglia di mia sorella 3
di
Profeta Noah
genere
incesti
Mi svegliai di colpo. L'orologio segnava le 3 del mattino. Udii dei lamenti provenire dalla stanza di Sara. Mi fiondai immediatamente alla porta, non preoccupandomi di indossare altro (ero solito dormire in boxer). Entrai senza bussare e notai che era seduta sul letto, con la testa tra le mani, in lacrime.
"Cosa è successo?" Chiesi.
"Niente," disse singhiozzando.
"Dai, su."
"Sto bene! Puoi tornare a letto!"
Sedetti di fianco a lei. Le sistemai i capelli. Con una mano le tenevo la fronte, con l'altra le carezzai il viso. La fissai negli occhi e, probabilmente, capì che poteva fidarsi di me.
"Fatti aiutare." Le sussurrai. Fece si con la testa, frignando. Mi alzai dal letto e sollevò le coperte, rivelando le lenzuola umide, bagnate. Alcune gocce di urina luccicavano sulle sue bellissime gambe. Il body, in basso, si mostrava di un rosa scuro.
"È per via dei farmaci." Disse dispiaciuta. "È così imbarazzante!"
"Non ti preoccupare." Dissi. "Ti aiuterò a pulire."
"Come? Non posso camminare..."
"Faccio io." Mi abbassai e la sollevai tra le mie braccia. Mentre camminavo, sentivo l'umidità delle sue gambe a contatto con la mia pelle. In altri tempi avrei provato disgusto, repulsione ma ora trovavo divertente quella sensazione. Penso fosse dovuto all'intimità che si era creata tra noi.
"Mi dispiace," fu tutto ciò che riuscì a dire mentre entravo in bagno.
"Vuoi che ti aiuti?" Annuì. La condussi alla vasca.
"Riesci a spogliarti?"
"Voltati, fammi aggrappare alla schiena." Misi delicatamente i suoi piedi in vasca e la feci sedere sul bordo. Mi voltai, così da non guardare. Potevo osservarla attraverso lo specchio, anche se era parzialmente nascosta dietro di me. Fece scivolare il body dalle spalle, rivelando il suo piccolo seno, semplicemente perfetto. Con il body ai fianchi, fece forza su di me per farlo scendere verso il sedere. Spinse giù, fino a farlo cadere in vasca. Ebbe un sussulto notando l'urina su di esso. Sedette in vasca. Strinse le ginocchia al petto, tenendole ferme con le mani e delicatamente si rivolse a me.
"Puoi aprire il rubinetto?" Mi alzai. "Non guardare!" Mi voltai in direzione del rubinetto. Notai il body e lo raccolsi.
"Non devi..." Disse Sara interrompendosi, conscia che volevo aiutarla. Feci scorrere l'acqua calda, cercando di trovare un buon punto di equilibrio. Versai del sapone ed iniziarono a formarsi delle bolle.
"Vado a lavare il body, torno tra poco." Detto ciò, uscii dal bagno. Il body era ancora umido. Lo voltai per trovare la parte più bagnata, lì, in basso. Quel body era così piccolo e delicato. Presi ad annusarlo profondamente. Che odore! Ne ero assuefatto. Alla fine, lo misi in lavatrice.
Tornai sopra e bussai alla porta del bagno. Sara non rispose, così lentamente entrai. Notai che aveva sistemato i capelli a coda. Riuscivo a scorgere solo le sue spalle. Aveva chiuso gli occhi ed era poggiata alla vasca. Sorrideva. Era bellissima. Mi avvicinai e chiusi il rubinetto. Lei aprì gli occhi e mi guardò con un sorriso raggiante.
"Volevo dirti che... non sai... quanto apprezzo tutto quello che stai facendo per me..."
"Non preoccuparti."
"Non pensavo potesse accadere tutto ciò!"
"È stato un incidente. Poteva capitare a chiunque.
"Perchè proprio a me?"
"Sara! Succede... Non puoi farci nulla. E, poi, ti stavo osservando. Sei fantastica!"
Sara arrossì. "Lo credi davvero?" Disse mentre si sistemava in vasca, sollevando le gambe.
"Ma certo!" Risposi, portando una mano sulle sue ginocchia.
"Non credevo fossi così brava. L'ultima volta che ti ho visto danzare sarà stato 3 o 4 anni fa. Cos'era quella coreografia che stavate preparando?" Sara mi spiegò. Penso fosse felice di avere qualcuno con cui parlarne, qualcuno interessato alle cose che amava. Mentre discutevamo, le carezzai il polpaccio, nascondendo la mano sott'acqua, fino alla sua povera caviglia. Ripresi a massaggiare il polpaccio. Fui sorpreso di quanto fosse liscio e muscoloso. Non so se Sara lo avesse notato, fatto sta che non disse nulla. Continuammo a parlare di danza. Mi spiegò quali passi le riuscivano meglio e in quali trovava maggior difficoltà. La interruppi solo per alcuni chiarimenti. Iniziò a dirmi del salto che aveva portato all'infortunio, sembrava ancora scossa, così cambiai discorso.
"Ferma un attimo, hai..." Mi avvicinai alla guancia. Presi la ciglia che le era caduta sul viso. Con la punta dell'indice la avvicinai alle labbra e le dissi di esprimere un desiderio. Sollevò gli occhi. "Ok," disse, osservando le mie dita, "Fatto!" Poi soffiò.
"A cosa hai pensato?"
"Non posso dirtelo!" Esclamò con un sorriso, tirandomi un pò di acqua.
"Dai, voglio saperlo. Almeno un indizio!"
Sara iniziò a parlarmi dei suoi desideri riguardo il mondo della danza. Ora che ero così vicina a lei, avevo poggiato la mano sulle sue gambe, fino a giungere alla parte più interna, più delicata, lì, a pochi centimetri dal suo tesoro più prezioso. La pelle era così morbida, sembrava cotone. Desideravo avvicinarmi ancora un pò alla sua femminilità. E Sara, invece di fermarmi, farmi capire che la stessi infastidendo, avvicinò le gambe alla vasca, aprendole, quasi dandomi il permesso a procedere. Sara aveva smesso di parlare, reclinato la testa e chiuso gli occhi. Rimanemmo così per un pò, continuai a carezzarle le gambe. Sapevo che stavo sbagliando. Ero così combattuto! Non dovevo toccare mia sorella in quel modo ma tutto ciò sembrava così innocente. Un attimo dopo, portai la mano sempre più su. Capii che non era poi così innocente quello che stavo facendo. Ero così preso, volevo esplorare oltre, stavo giungendo al punto di non ritorno. Fu in quel momento che Sara si scosse, muovendo le gambe.
"Grazie per il bagno. Ne avevo proprio bisogno."
"Sono felice di esserti d'aiuto."
"Non dirai a nessuno... dell'incidente?"
"Certo che no! Non è stata colpa tua."
"Grazie." Sara arrossì e fece un sorriso che mi sciolse il cuore. Avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa in quel momento e l'avrei fatto senza esitazione alcuna.
"Voglio asciugarmi. Puoi portarmi una tovaglia e dei vestiti?"
"Va bene. Cosa indossi?"
"Nel comodino ci sono delle canotte, va bene una qualsiasi. Sulla sedia della scrivania dovrebbero esserci dei pantaloncini e..." arrossì, "potresti portarmi delle mutandine?"
"Certo," dissi sorridendo.
"Un paio di cotone vanno più che bene."
"Ogni tuo desiderio è un ordine!"
"Grazie!" Mi alzai. Non notai niente di strano, ma vidi che Sara mi fissava. Avevo una gigantesca erezione, lì, a pochi centimetri dal suo viso! Eravamo entrambi rossi per l'imbarazzo. Velocemente cercai di coprirmi e uscire dal bagno, inventando scuse. Entrai nella sua cameretta e chiusi la porta. Ero mortificato. Cos'avrebbe pensato di me? Tanti pensieri affollavano la mia mente e, badate bene, nessuno di quelli era buono. Mi ci volle un minuto abbondante per ricompormi. Mi sforzai a credere che non era mai successo. Mi avvicinai al cassetto, osservando la varietà di intimo. Mutandine di cotone classiche, stile bikini, fino a quelle di pizzo, e persino alcuni perizomi. Afferrai quelle che mi aveva chiesto e tornai velocemente da lei. La mia erezione era calata... finalmente. Presi una tovaglia e bussai alla porta. Udii a malapena mia sorella, che mi invitò ad entrare. Le mostrai ciò che le avevo portato. Fece si con la testa. Sistemai i vestiti su una sedia e, voltandomi, le passai la tovaglia. "Grazie." Disse mentre si sollevava dalla vasca. Asciugò i capelli, la faccia e via via tutto. Mi chiese se potevo passarle le mutandine. Le presi dalla sedia e le tenni dietro la schiena. Fece forza sulle mie spalle, così da sollevare le gambe e farle scivolare sul sedere. Fece lo stesso con la canotta e i pantaloncini.
"Sono pronta!" Mi voltai, era seduta. Il mio pene eretto era vicino le sue spalle. Come avevo fatto a non accorgermene subito? Arretrai e, con una mano, provai a coprirmi. "Mi dispiace..." Non ci volevo credere! Era ancora più imbarazzante di prima, stavolta non avevo nessuna scusa per uscire di fretta dal bagno. Sara notò quanto fossi in difficoltà e provò ad aiutarmi. "Marco, non preoccuparti. So che è una cosa normale. Non fa niente." Sapevo che voleva essere gentile, che era mortificata quanto me ma le sue parole mi rincuorarono.
"Mi riporti a letto?" Aprì le braccia in maniera giocosa. Era così divertente. La sollevai come prima, trasportandola tra le braccia. C'era solo un piccolo particolare: il suo culetto andò incontro più e più volte alla mia erezione! Non avrei più avuto il coraggio di guardarla in faccia! Le coperte ed il materasso erano ancora umidi.
"Me ne ero dimenticato. Dammi il tempo di pulire."
"Ci vorrà un pò. Posso dormire nel tuo letto? Solo per stanotte."
"Beh... certo... va bene..." La portai in camera, aiutandola a distendersi. Non ero sicuro potessi dormire nel letto con lei.
"Allora?" Disse senza aprire gli occhi.
"Che c'è?" Chiesi titubante.
"Non vieni a letto?"
"Ah, certo, scusami... stavo chiudendo la porta." Mi misi a letto e sistemai le coperte.
"Marco?" Disse Sara timidamente.
"Si?"
"Puoi... puoi abbracciarmi? Solo un pò."
"S... si..."
"Ho bisogno di un pò di conforto." Mi voltai e la strinsi a me. Mentre trovavamo la posizione più comoda, il mio pene eretto scivolò fuori dai boxer e si adagiò dolcemente sui suoi pantaloncini, vicino al suo sesso. Essendo più alto di lei, nel momento in cui Sara si avvicinò al mio petto, il cazzo arrivò a sfiorare le sue gambe. Fortunatamente non sembrò disturbata. Allungai il braccio avvolgendola a me. Eravamo così vicini che sentivo il suo respiro, il petto gonfiarsi e contrarsi. Afferrò saldamente le mie mani, quasi avesse paura di cadere se mi avesse lasciato. Il suo calore era così rilassante. Il mio cuore batteva all'impazzata. Ma lei era calma, serena. Portai le labbra al collo e delicatamente la baciai. Solo un piccolo bacio, le mie labbra premute contro quel corpo che così tanto desideravo...
Non potevo credere a quanto fossi fortunato. Non tanto per essere così vicino alla fonte della mia libidine, quanto ad una persona che desideravo con tutto me stesso! Non era la lussuria che mi faceva battere il cuore così forte. No! Era l'amore che provavo per lei! Un amore che mi consumava come le fiamme dell'inferno, privandomi di tutto...
Ma lei... cosa ne avrebbe pensato? Ne sarebbe stata disgustata! In fondo, potevo capirla: un fratello non può provare certi sentimenti per sua sorella. Immaginai una vita in cui eravamo solo noi due, insieme... per sempre. Ma tutto ciò non poteva accadere! Non doveva accadere! Infine, giunsi ad una conclusione: dovevo fare qualcosa. Qualcosa per eliminare quei pensieri dalla mia testa! Non ci fossi riuscito? Beh... in tal caso... tali pensieri avrebbero finito per eliminare me...
"Cosa è successo?" Chiesi.
"Niente," disse singhiozzando.
"Dai, su."
"Sto bene! Puoi tornare a letto!"
Sedetti di fianco a lei. Le sistemai i capelli. Con una mano le tenevo la fronte, con l'altra le carezzai il viso. La fissai negli occhi e, probabilmente, capì che poteva fidarsi di me.
"Fatti aiutare." Le sussurrai. Fece si con la testa, frignando. Mi alzai dal letto e sollevò le coperte, rivelando le lenzuola umide, bagnate. Alcune gocce di urina luccicavano sulle sue bellissime gambe. Il body, in basso, si mostrava di un rosa scuro.
"È per via dei farmaci." Disse dispiaciuta. "È così imbarazzante!"
"Non ti preoccupare." Dissi. "Ti aiuterò a pulire."
"Come? Non posso camminare..."
"Faccio io." Mi abbassai e la sollevai tra le mie braccia. Mentre camminavo, sentivo l'umidità delle sue gambe a contatto con la mia pelle. In altri tempi avrei provato disgusto, repulsione ma ora trovavo divertente quella sensazione. Penso fosse dovuto all'intimità che si era creata tra noi.
"Mi dispiace," fu tutto ciò che riuscì a dire mentre entravo in bagno.
"Vuoi che ti aiuti?" Annuì. La condussi alla vasca.
"Riesci a spogliarti?"
"Voltati, fammi aggrappare alla schiena." Misi delicatamente i suoi piedi in vasca e la feci sedere sul bordo. Mi voltai, così da non guardare. Potevo osservarla attraverso lo specchio, anche se era parzialmente nascosta dietro di me. Fece scivolare il body dalle spalle, rivelando il suo piccolo seno, semplicemente perfetto. Con il body ai fianchi, fece forza su di me per farlo scendere verso il sedere. Spinse giù, fino a farlo cadere in vasca. Ebbe un sussulto notando l'urina su di esso. Sedette in vasca. Strinse le ginocchia al petto, tenendole ferme con le mani e delicatamente si rivolse a me.
"Puoi aprire il rubinetto?" Mi alzai. "Non guardare!" Mi voltai in direzione del rubinetto. Notai il body e lo raccolsi.
"Non devi..." Disse Sara interrompendosi, conscia che volevo aiutarla. Feci scorrere l'acqua calda, cercando di trovare un buon punto di equilibrio. Versai del sapone ed iniziarono a formarsi delle bolle.
"Vado a lavare il body, torno tra poco." Detto ciò, uscii dal bagno. Il body era ancora umido. Lo voltai per trovare la parte più bagnata, lì, in basso. Quel body era così piccolo e delicato. Presi ad annusarlo profondamente. Che odore! Ne ero assuefatto. Alla fine, lo misi in lavatrice.
Tornai sopra e bussai alla porta del bagno. Sara non rispose, così lentamente entrai. Notai che aveva sistemato i capelli a coda. Riuscivo a scorgere solo le sue spalle. Aveva chiuso gli occhi ed era poggiata alla vasca. Sorrideva. Era bellissima. Mi avvicinai e chiusi il rubinetto. Lei aprì gli occhi e mi guardò con un sorriso raggiante.
"Volevo dirti che... non sai... quanto apprezzo tutto quello che stai facendo per me..."
"Non preoccuparti."
"Non pensavo potesse accadere tutto ciò!"
"È stato un incidente. Poteva capitare a chiunque.
"Perchè proprio a me?"
"Sara! Succede... Non puoi farci nulla. E, poi, ti stavo osservando. Sei fantastica!"
Sara arrossì. "Lo credi davvero?" Disse mentre si sistemava in vasca, sollevando le gambe.
"Ma certo!" Risposi, portando una mano sulle sue ginocchia.
"Non credevo fossi così brava. L'ultima volta che ti ho visto danzare sarà stato 3 o 4 anni fa. Cos'era quella coreografia che stavate preparando?" Sara mi spiegò. Penso fosse felice di avere qualcuno con cui parlarne, qualcuno interessato alle cose che amava. Mentre discutevamo, le carezzai il polpaccio, nascondendo la mano sott'acqua, fino alla sua povera caviglia. Ripresi a massaggiare il polpaccio. Fui sorpreso di quanto fosse liscio e muscoloso. Non so se Sara lo avesse notato, fatto sta che non disse nulla. Continuammo a parlare di danza. Mi spiegò quali passi le riuscivano meglio e in quali trovava maggior difficoltà. La interruppi solo per alcuni chiarimenti. Iniziò a dirmi del salto che aveva portato all'infortunio, sembrava ancora scossa, così cambiai discorso.
"Ferma un attimo, hai..." Mi avvicinai alla guancia. Presi la ciglia che le era caduta sul viso. Con la punta dell'indice la avvicinai alle labbra e le dissi di esprimere un desiderio. Sollevò gli occhi. "Ok," disse, osservando le mie dita, "Fatto!" Poi soffiò.
"A cosa hai pensato?"
"Non posso dirtelo!" Esclamò con un sorriso, tirandomi un pò di acqua.
"Dai, voglio saperlo. Almeno un indizio!"
Sara iniziò a parlarmi dei suoi desideri riguardo il mondo della danza. Ora che ero così vicina a lei, avevo poggiato la mano sulle sue gambe, fino a giungere alla parte più interna, più delicata, lì, a pochi centimetri dal suo tesoro più prezioso. La pelle era così morbida, sembrava cotone. Desideravo avvicinarmi ancora un pò alla sua femminilità. E Sara, invece di fermarmi, farmi capire che la stessi infastidendo, avvicinò le gambe alla vasca, aprendole, quasi dandomi il permesso a procedere. Sara aveva smesso di parlare, reclinato la testa e chiuso gli occhi. Rimanemmo così per un pò, continuai a carezzarle le gambe. Sapevo che stavo sbagliando. Ero così combattuto! Non dovevo toccare mia sorella in quel modo ma tutto ciò sembrava così innocente. Un attimo dopo, portai la mano sempre più su. Capii che non era poi così innocente quello che stavo facendo. Ero così preso, volevo esplorare oltre, stavo giungendo al punto di non ritorno. Fu in quel momento che Sara si scosse, muovendo le gambe.
"Grazie per il bagno. Ne avevo proprio bisogno."
"Sono felice di esserti d'aiuto."
"Non dirai a nessuno... dell'incidente?"
"Certo che no! Non è stata colpa tua."
"Grazie." Sara arrossì e fece un sorriso che mi sciolse il cuore. Avrebbe potuto chiedermi qualsiasi cosa in quel momento e l'avrei fatto senza esitazione alcuna.
"Voglio asciugarmi. Puoi portarmi una tovaglia e dei vestiti?"
"Va bene. Cosa indossi?"
"Nel comodino ci sono delle canotte, va bene una qualsiasi. Sulla sedia della scrivania dovrebbero esserci dei pantaloncini e..." arrossì, "potresti portarmi delle mutandine?"
"Certo," dissi sorridendo.
"Un paio di cotone vanno più che bene."
"Ogni tuo desiderio è un ordine!"
"Grazie!" Mi alzai. Non notai niente di strano, ma vidi che Sara mi fissava. Avevo una gigantesca erezione, lì, a pochi centimetri dal suo viso! Eravamo entrambi rossi per l'imbarazzo. Velocemente cercai di coprirmi e uscire dal bagno, inventando scuse. Entrai nella sua cameretta e chiusi la porta. Ero mortificato. Cos'avrebbe pensato di me? Tanti pensieri affollavano la mia mente e, badate bene, nessuno di quelli era buono. Mi ci volle un minuto abbondante per ricompormi. Mi sforzai a credere che non era mai successo. Mi avvicinai al cassetto, osservando la varietà di intimo. Mutandine di cotone classiche, stile bikini, fino a quelle di pizzo, e persino alcuni perizomi. Afferrai quelle che mi aveva chiesto e tornai velocemente da lei. La mia erezione era calata... finalmente. Presi una tovaglia e bussai alla porta. Udii a malapena mia sorella, che mi invitò ad entrare. Le mostrai ciò che le avevo portato. Fece si con la testa. Sistemai i vestiti su una sedia e, voltandomi, le passai la tovaglia. "Grazie." Disse mentre si sollevava dalla vasca. Asciugò i capelli, la faccia e via via tutto. Mi chiese se potevo passarle le mutandine. Le presi dalla sedia e le tenni dietro la schiena. Fece forza sulle mie spalle, così da sollevare le gambe e farle scivolare sul sedere. Fece lo stesso con la canotta e i pantaloncini.
"Sono pronta!" Mi voltai, era seduta. Il mio pene eretto era vicino le sue spalle. Come avevo fatto a non accorgermene subito? Arretrai e, con una mano, provai a coprirmi. "Mi dispiace..." Non ci volevo credere! Era ancora più imbarazzante di prima, stavolta non avevo nessuna scusa per uscire di fretta dal bagno. Sara notò quanto fossi in difficoltà e provò ad aiutarmi. "Marco, non preoccuparti. So che è una cosa normale. Non fa niente." Sapevo che voleva essere gentile, che era mortificata quanto me ma le sue parole mi rincuorarono.
"Mi riporti a letto?" Aprì le braccia in maniera giocosa. Era così divertente. La sollevai come prima, trasportandola tra le braccia. C'era solo un piccolo particolare: il suo culetto andò incontro più e più volte alla mia erezione! Non avrei più avuto il coraggio di guardarla in faccia! Le coperte ed il materasso erano ancora umidi.
"Me ne ero dimenticato. Dammi il tempo di pulire."
"Ci vorrà un pò. Posso dormire nel tuo letto? Solo per stanotte."
"Beh... certo... va bene..." La portai in camera, aiutandola a distendersi. Non ero sicuro potessi dormire nel letto con lei.
"Allora?" Disse senza aprire gli occhi.
"Che c'è?" Chiesi titubante.
"Non vieni a letto?"
"Ah, certo, scusami... stavo chiudendo la porta." Mi misi a letto e sistemai le coperte.
"Marco?" Disse Sara timidamente.
"Si?"
"Puoi... puoi abbracciarmi? Solo un pò."
"S... si..."
"Ho bisogno di un pò di conforto." Mi voltai e la strinsi a me. Mentre trovavamo la posizione più comoda, il mio pene eretto scivolò fuori dai boxer e si adagiò dolcemente sui suoi pantaloncini, vicino al suo sesso. Essendo più alto di lei, nel momento in cui Sara si avvicinò al mio petto, il cazzo arrivò a sfiorare le sue gambe. Fortunatamente non sembrò disturbata. Allungai il braccio avvolgendola a me. Eravamo così vicini che sentivo il suo respiro, il petto gonfiarsi e contrarsi. Afferrò saldamente le mie mani, quasi avesse paura di cadere se mi avesse lasciato. Il suo calore era così rilassante. Il mio cuore batteva all'impazzata. Ma lei era calma, serena. Portai le labbra al collo e delicatamente la baciai. Solo un piccolo bacio, le mie labbra premute contro quel corpo che così tanto desideravo...
Non potevo credere a quanto fossi fortunato. Non tanto per essere così vicino alla fonte della mia libidine, quanto ad una persona che desideravo con tutto me stesso! Non era la lussuria che mi faceva battere il cuore così forte. No! Era l'amore che provavo per lei! Un amore che mi consumava come le fiamme dell'inferno, privandomi di tutto...
Ma lei... cosa ne avrebbe pensato? Ne sarebbe stata disgustata! In fondo, potevo capirla: un fratello non può provare certi sentimenti per sua sorella. Immaginai una vita in cui eravamo solo noi due, insieme... per sempre. Ma tutto ciò non poteva accadere! Non doveva accadere! Infine, giunsi ad una conclusione: dovevo fare qualcosa. Qualcosa per eliminare quei pensieri dalla mia testa! Non ci fossi riuscito? Beh... in tal caso... tali pensieri avrebbero finito per eliminare me...
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