I miei fratelli cattivi
di
Profeta Noah
genere
prime esperienze
Sin da piccola, i miei fratelli erano sempre cattivi con me. Ad un certo punto, ci ho fatto l'abitudine. Mi dicevo: "sono fatti così, che posso fare?" Non sapete quanto invidiavo Lucia, la mia migliore amica. Aveva quattro fratelli, che erano sempre carini con lei.
Anche se mi odiavano, non si comportavano poi così male. Beh... a 18 anni dovetti ricredermi. Ricordo tutto come fosse ieri.
Erano a casa in compagnia di un loro amico. Io stavo facendo i compiti nella mia stanzetta. Vidi Carlo, il mio fratello minore, entrare.
"Vai via!" Urlai. Mi dava fastidio quando qualcuno entrava in camera, oltretutto senza bussare.
Non rispose e mi tirò i capelli. Gridai, gli dissi che mi faceva male ma mi costrinse a seguirlo nella loro camera.
"Questa troietta di nostra sorella non mette le mutandine!"
"Le ho! Lasciami andare!"
"No, non le hai messe. Ora vi faccio vedere!"
Mollò i capelli ed iniziò a calarmi i jeans, senza nemmeno sbottonarli.
"Carlo, fermati!" Gridai.
Andrea, il mio fratello maggiore di 22 anni, ed il suo amico si voltarono per guardare. Ovviamente, avevo le mutandine ma ero molto imbarazzata.
Carlo mi spinse sul pavimento. Provai a divincolarmi e rimettere i jeans ma ormai me li aveva calati alle ginocchia, fino a sfilarli completamente.
"Oh, guardate le sue mutandine! Sembra una bambina!" Avevo delle mutandine rosa con dei cuoricini.
"Dammi i pantaloni!" Strillai.
Mi aggrappai a lui per riacciuffarli ma li passò ad Andrea, che era più alto. A quel punto decisi di tornare in camera.
Carlo mise le mani sulla mia maglietta.
“Lasciami stare,” dissi piangendo.
Non lo avrebbe mai fatto... non mi ascoltavano mai. Dicevano che ero solo una stupida ragazzina. Mi odiavano così tanto che per loro era meglio se non fossi mai nata!
Carlo provò di nuovo a togliermi la maglietta. Mi difesi con tutte le forze. A quel punto, Andrea si alzò per aiutarlo. Era più grande, forte e mi sollevò le braccia sopra la testa. Carlo mi tirò su la maglietta. Provai a coprire il seno ma mi fece spostare le mani.
“Marco, che ne dici di portare a casa le mutandine di Noemi?" Chiese Andrea. Senza nemmeno attendere una risposta, si avvicinò e mi abbassò le mutandine. Ero completamente nuda dinanzi a quei tre perfidi ragazzi!
"Vi prego, datemi i vestiti!" Dissi piangendo.
"Devi fare tutto quello che ti diciamo, ok? Sei più piccola di noi!" Disse Andrea, che passò le mutandine al suo amico. Marco le prese e le portò con se. Non le ho mai più riviste...
Carlo mi mise un dito nel sedere.
"Ehi! Stai fermo!" Mi voltai di scatto verso di lui. Andrea si abbassò davanti a me e prese a carezzarmi le gambe. Si misero a ridere e mi presero in giro perchè ero nuda.
Intanto, Andrea provò ad infilarmi un dito nella farfallina. Devo dire che iniziò a piacermi. Mi sforzai di far finta che non volevo ma desideravo continuassero a farlo. Alla fine dovetti cedere: Marco mi stuzzicò il clitoride ed emisi un leggero gridolino.
Dopo un pò, si stufarono. Scappai subito in camera ma, in quel momento, mi vide mio padre... ero nei guai!
"Signorina, perchè te ne vai in giro nuda?"
"Mi dispiace... io...”
"Niente scuse," replicò seccato. "Ne ho abbastanza, Noemi! Vai in camera, metti qualcosa e torna da me. Dobbiamo parlare della tua punizione..."
"Si, papà... come vuoi." I miei fratelli si affacciarono dalla cameretta e risero di me.
Mi vestii e tornai giù per la punizione. Mio padre mi osservò con le braccia incrociate ed il volto arrabbiato. "Occupatene tu," disse a mia mamma.
"Chi ti ha dato il permesso di girare nuda a casa?" Rimproverò.
"Andrea e Car..."
"Guarda che faccio tirare giù la porta della tua stanza! Tanto comunque te ne vai in giro nuda, non hai bisogno di privacy!"
"No, ti prego!" Dissi piangendo. La mia cameretta era l'unico posto sicuro.
"Basta!" Mia mamma afferrò il pigiama e me lo abbassò insieme alle mutandine. Mi costrinse a distendermi sulle sue gambe ed iniziò a sculacciarmi... forte.
Scoppiai a piangere come una bambina, agitai le gambe per il dolore. Ogni sculacciata mi faceva malissimo. Alla sesta avevo fatto scivolare via i pantaloni. Intanto, i miei fratelli vennero ad osservare la mia punizione.
"Vuoi punirla un pò tu?" Chiese mia madre. Pensavo stesse parlando con mio padre, avevo la testa bassa, non riuscivo a guardare. Quando mi alzai, vidi Andrea avvicinarsi e sedere al posto di mamma.
Andrea mi distese sulle sue gambe ma, invece di sculacciarmi, prese a toccarmi la micetta. Percorse tutto il taglio. Ero incredula! I miei genitori non dissero niente! Devo ammettere che un pò mi piaceva. Ero tutta bagnata, un lago! Forse Andrea se ne accorse ed iniziò a sculacciarmi.
Piansi a dirotto, lo pregai di smetterla! Venne, infine, il turno di Carlo. Sedette ed iniziò subito a sculacciarmi. Quando la punizione terminò, mi alzai e massaggiai il sedere. Con le dita, asciugai le lacrime.
Quella notte piansi tutto il tempo. Non poteva andare peggio di così. A casa mi odiavano tutti...
Anche se mi odiavano, non si comportavano poi così male. Beh... a 18 anni dovetti ricredermi. Ricordo tutto come fosse ieri.
Erano a casa in compagnia di un loro amico. Io stavo facendo i compiti nella mia stanzetta. Vidi Carlo, il mio fratello minore, entrare.
"Vai via!" Urlai. Mi dava fastidio quando qualcuno entrava in camera, oltretutto senza bussare.
Non rispose e mi tirò i capelli. Gridai, gli dissi che mi faceva male ma mi costrinse a seguirlo nella loro camera.
"Questa troietta di nostra sorella non mette le mutandine!"
"Le ho! Lasciami andare!"
"No, non le hai messe. Ora vi faccio vedere!"
Mollò i capelli ed iniziò a calarmi i jeans, senza nemmeno sbottonarli.
"Carlo, fermati!" Gridai.
Andrea, il mio fratello maggiore di 22 anni, ed il suo amico si voltarono per guardare. Ovviamente, avevo le mutandine ma ero molto imbarazzata.
Carlo mi spinse sul pavimento. Provai a divincolarmi e rimettere i jeans ma ormai me li aveva calati alle ginocchia, fino a sfilarli completamente.
"Oh, guardate le sue mutandine! Sembra una bambina!" Avevo delle mutandine rosa con dei cuoricini.
"Dammi i pantaloni!" Strillai.
Mi aggrappai a lui per riacciuffarli ma li passò ad Andrea, che era più alto. A quel punto decisi di tornare in camera.
Carlo mise le mani sulla mia maglietta.
“Lasciami stare,” dissi piangendo.
Non lo avrebbe mai fatto... non mi ascoltavano mai. Dicevano che ero solo una stupida ragazzina. Mi odiavano così tanto che per loro era meglio se non fossi mai nata!
Carlo provò di nuovo a togliermi la maglietta. Mi difesi con tutte le forze. A quel punto, Andrea si alzò per aiutarlo. Era più grande, forte e mi sollevò le braccia sopra la testa. Carlo mi tirò su la maglietta. Provai a coprire il seno ma mi fece spostare le mani.
“Marco, che ne dici di portare a casa le mutandine di Noemi?" Chiese Andrea. Senza nemmeno attendere una risposta, si avvicinò e mi abbassò le mutandine. Ero completamente nuda dinanzi a quei tre perfidi ragazzi!
"Vi prego, datemi i vestiti!" Dissi piangendo.
"Devi fare tutto quello che ti diciamo, ok? Sei più piccola di noi!" Disse Andrea, che passò le mutandine al suo amico. Marco le prese e le portò con se. Non le ho mai più riviste...
Carlo mi mise un dito nel sedere.
"Ehi! Stai fermo!" Mi voltai di scatto verso di lui. Andrea si abbassò davanti a me e prese a carezzarmi le gambe. Si misero a ridere e mi presero in giro perchè ero nuda.
Intanto, Andrea provò ad infilarmi un dito nella farfallina. Devo dire che iniziò a piacermi. Mi sforzai di far finta che non volevo ma desideravo continuassero a farlo. Alla fine dovetti cedere: Marco mi stuzzicò il clitoride ed emisi un leggero gridolino.
Dopo un pò, si stufarono. Scappai subito in camera ma, in quel momento, mi vide mio padre... ero nei guai!
"Signorina, perchè te ne vai in giro nuda?"
"Mi dispiace... io...”
"Niente scuse," replicò seccato. "Ne ho abbastanza, Noemi! Vai in camera, metti qualcosa e torna da me. Dobbiamo parlare della tua punizione..."
"Si, papà... come vuoi." I miei fratelli si affacciarono dalla cameretta e risero di me.
Mi vestii e tornai giù per la punizione. Mio padre mi osservò con le braccia incrociate ed il volto arrabbiato. "Occupatene tu," disse a mia mamma.
"Chi ti ha dato il permesso di girare nuda a casa?" Rimproverò.
"Andrea e Car..."
"Guarda che faccio tirare giù la porta della tua stanza! Tanto comunque te ne vai in giro nuda, non hai bisogno di privacy!"
"No, ti prego!" Dissi piangendo. La mia cameretta era l'unico posto sicuro.
"Basta!" Mia mamma afferrò il pigiama e me lo abbassò insieme alle mutandine. Mi costrinse a distendermi sulle sue gambe ed iniziò a sculacciarmi... forte.
Scoppiai a piangere come una bambina, agitai le gambe per il dolore. Ogni sculacciata mi faceva malissimo. Alla sesta avevo fatto scivolare via i pantaloni. Intanto, i miei fratelli vennero ad osservare la mia punizione.
"Vuoi punirla un pò tu?" Chiese mia madre. Pensavo stesse parlando con mio padre, avevo la testa bassa, non riuscivo a guardare. Quando mi alzai, vidi Andrea avvicinarsi e sedere al posto di mamma.
Andrea mi distese sulle sue gambe ma, invece di sculacciarmi, prese a toccarmi la micetta. Percorse tutto il taglio. Ero incredula! I miei genitori non dissero niente! Devo ammettere che un pò mi piaceva. Ero tutta bagnata, un lago! Forse Andrea se ne accorse ed iniziò a sculacciarmi.
Piansi a dirotto, lo pregai di smetterla! Venne, infine, il turno di Carlo. Sedette ed iniziò subito a sculacciarmi. Quando la punizione terminò, mi alzai e massaggiai il sedere. Con le dita, asciugai le lacrime.
Quella notte piansi tutto il tempo. Non poteva andare peggio di così. A casa mi odiavano tutti...
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