La casa delle fighe che ridono
di
Vandal
genere
etero
La casa delle fighe che ridono
“Hai mai visto danzare un pene nel pallido plenilunio?” Marisa, mento appoggiato all’incavo della mano, il gomito appoggiato ad un tavolo, la testa sognante.
“Come?” Teresa, di fronte a lei, solleva lo sguardo dal compito che sta correggendo
Marisa si riscuote e la osserva, quasi sorpresa di aver pronunciato quella frase ad alta voce “Ah, nulla”
“Hai appena citato e distorto una battuta di Jack Nicholson in Batman”
“Sì, ma..”
“Quel sì ma e quanto detto prima lascia intendere che tu hai bisogno di cazzi”
Marisa arrossisce “E dove lo vado a prendere?”
“Ma, diavolo Marisa. Basta aprire la finestra e ne hai una voliera intera”
“Ce ne sono tanti ma non si voglion posare nel mio nido”
“Quanta poesia, nido, figa, come vuoi” fa roteare in aria la penna “Hai bisogno di farti ficcare da qualcuno”
“Volgare”
“Ma il riassunto è quello”
“Non sono bella”. Marisa, capelli lisci e neri, tirati a crocchia dietro la nuca. Occhiali neri e tondi dalle lenti spesse. Naso piccolo e qualche efelide sparsa sulla faccia. Si veste con abiti un po’ fuori moda, con colori stinti, castigati, che lasciano scoperti solo tre centimetri di pelle. Magra, quasi ossuta, poco seno, poco culo. Trent’anni e nessun moroso. Ha fatto sesso per la prima volta quando era in Università, quasi per sbaglio, o per scommessa. Poi più nulla.
“Per te ci vuole la casa delle fighe che ridono”. Teresa, non una vamp ma, una donna che sa presentarsi. Capelli cotonati e ondulati, occhiali da segretaria con montatura in metallo argentato e lenti sottili. Fisico prosperoso, con vistosi colli a V a mostrare il suo petto generoso. Lei, molto più navigata ed esperta in fatto di sesso e uomini
“I film porno non mi interessano”
“Ma no, testina, non è un film. E’ un posto, appena fuori città, sulla collina appena al di sopra di Codevilla”
“Ah, boh, li sapevo che c’era una pizzeria con vista Iper”
“Sì, dieci anni fa. Stai al passo coi tempi vedo” ride e segna una riga rossa sul compito in correzione “Adesso c’è questo posto, a metà tra una club House e un bordello. Tu vai lì, non importa se sola o in gruppo. Cene un po’ sofisticate alla master chef e, poi, la novità: insieme alla lista dei vini, ti danno anche la lista di passere e uccelli”
Marisa arrossisce “Ma che?.. Ma ti sembra che una come me possa andare in un localaccio del genere? Ma è legale?”
“Legalissimo” scoppia a ridere “Tu paghi la cena, mica le scopate. Se proprio non te la senti, finita la cena te ne vai?”
“Ma quanto costa una cena lì?”
“Se ci vai la prima volta, con venticinque euro te la cavi”
“E dopo?”
“Cinquanta euro”
“Ah, porca paletta, sono carissimi”
“E’ come andare a San Gaudenzio, senza il sesso”
“Eh” sospira “Non ci riuscirei mai a fare come fai tu”
“Come faccio io? Ma dai. Sotto sotto, mia cara Marisa, siamo tutte un po’ audaci verso l’altro sesso. O lo stesso sesso”
“Ripeto, guardami e poi dimmi se un uomo verrebbe mai con me”
“Il buio”
“Quale buio”
“Puoi scegliere le stanze buie. Non vedi chi c’è, ne com’è. E lui men che meno. O lei. Ti piacciono le ragazze?”
“No”
“Beh, in mancanza d’altro..”
“Non posso entrare in un posto del genere”
“Stasera ti vengo a prendere alle 8.00”
“No, dai”
“Fidati. Al massimo, ti godi una cena raffinata e te ne vieni via”
“Io..”
Alla fine si è convinta. Teresa la passa a prendere e la porta verso Codevilla. Marisa è vestita con un abito lungo a fiori blu su fondo rosso. Nessuno scollo, abito piuttosto casto. Terese, invece, sembra pronta per una serata da oscar, con abito lungo e nero e scollo vistoso sia davanti che dietro. E si vede che sotto non indossa nulla “Troppo audace” fu il commento di Marisa alla vista dell’abito di Teresa
“Troppo castigato” rispose Teresa guardando Marisa
Ed eccole lì, a guidare su un paio di tornanti, verso Mondondone. Parcheggiano a ridosso di un muro dove una scritta campeggia a lettere cubitali LA VOLIERA DI SETA – 500 mt e una freccia che indica la destra.
E si arriva davanti ad un cancello di ferro battuto, un’ampia scalinata affiancata da statue di animali di vario genere, fino ad una fontana di pietra con un tritone circondato da fanciulle ignude. Oltre una scalinata e un ingresso sontuoso. Locale con luci soffuse, molta gente seduta ai tavoli. Un cameriere che arriva ad accoglierle e le accompagna ad un tavolo con vista. Oltre un panorama collinare di vigneti e una panoramica sulle luci del centro commerciale più grande della provincia “Ho la figa che prude” dice Teresa
Marisa che arrossisce già se sente qualcuno esclamare =Cazzo=, che si guarda intorno attonita, in ammirazione di quel posto che tutto sembra tranne che un bordello. Con il cameriere, piuttosto giovane e carino, tutto impettito, con tanto di tovagliolo bianco sul braccio. Che arriva con un notes elettronico a prendere le ordinazioni.
Cibo ottimo, squisito, rimpiattati come si vede fare solo in TV. Teresa che mangia e lancia sguardi sornioni alla sala. Marisa che osserva la fauna fatta di ogni fascia di età.
E dopo, a fine pasto, un cameriere diverso che arriva al tavolo e chiede loro se han voglia di trasferirsi nella seconda sala, quella degli aperitivi speciali e, dopo il sì di teresa, lui poggia un biglietto rosso con lettere dorate sul tavolo “Aperitivi?”
“Sì cara” le strizza l’occhio alzandosi “Quelli speciali”
Marisa capisce quando sono davanti alla porta che conduce alla seconda sala “Ah, uh, quella lista.. NO..”
“Dai, su: abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno”
La stanza, in realtà, è una serie di cubicoli dalla porte rosse. Teresa apre una porta e fa accomodare Marisa. Tre metri per tre. C’è un tavolo, una sedia, degli schedari di colore rosso e azzurro “Rosso per i maschi, azzurro per le femmine” si avvicina ad uno schedario rosso e apre un cassetto “Pesca”
Marisa, incerta, sceglie una scheda a caso. Marisa le fa’ cenno di aprirla. Marisa obbedisce e, con sommo imbarazzo, si ritrova a fissare la foto di un cazzo nero grande quanto il suo braccio. Richiude subito “Per la peppa! E’ troppo grosso. Farà male”
“Mica te lo tira in testa” ride Teresa riaprendo la cartella e osservano la mazza scura “Però, grosso è grosso però..mmmm, vah beh” richiude e rimette nello schedario “Ne troppo piccolo, né troppo grande. Nel giusto ma, instancabile”
Teresa passa al vaglio dieci cartelle prima di trovare quello giusto “Guarda: senza peli, almeno diciotto centimetri e palle grosse” porge la cartelletta a Marisa “Questo è per te”
“Oh no, no, no. Credo che me ne andrò via..”
“Non puoi più farlo” richiude la cartelletta e si abbassa. Alza il lembo di un tappetino e, sotto, rivela una fessura come quella delle cassette delle lettere. E ci infila la cartelletta “Fase uno completata”
“MA, cosa hai fatto?” chiede Marisa
“Ho mandato l’invito per te”
“Invito. Vuol dire che adesso devo incontrarmi con questo.. questo tizio che non so neanche chi è”
“Adesso devi scrivere su questo cartoncino” dice Teresa porgendo un cartoncino bianco preso da un cassetto del tavolino “Su cosa vuoi fare con questo tizio. Sesso al buio o alla luce? Lui in luce che si spoglia. Tu alla luce che ti spogli. Una palpatina, un pompino. Insomma, deciditi”
“Io..io”
“Ah, che roba rigida che sei” dice Marisa impaziente afferrandole la matita e il cartoncino “Metterò al buio” scrive e poi infila nella fessura sul pavimento
Cinque minuti dopo, qualcuno bussa alla porta. Marisa apre e si trova davanti un tizio con una maschera che le porge una chiave e le fa’ cenno di seguirla. Teresa la sospinge gentilmente e seguono il tizio mascherato. Si fermano davanti ad una porta e fa’ cenno di entrare “Vieni dentro anche tu?” chiede Marisa a Teresa
“No, io torno alla postazione e, magari stasera, mi becco una passerina” le strizza l’occhio e si allontana “Vai ragazza, fagli vedere di che figa sei fatta”
Buio.
S’indovinano a malapena i contorni di alcuni mobili. Un respiro pesante. Il lui della foto è nella stanza =Che ci faccio qui= si chiede Marisa =Sarà già nudo? Sentirò prima le sue mani o prima il suo..=
“Ehilà” fa timidamente
“Sì” voce giovane o voce matura
“Ciao”
“Non devi parlare”
“Oh, certo, scusa non ero mai..”
Mani la sfiorano al buio. Lei ha un fremito. Un tocco leggero, delicato. La carezzano sulle spalle, sul collo. Lei si irrigidisce, reprime un grido, lascia che lo sconosciuto lo tocchi. Spalle, braccia, fianchi. Indugiano sul sedere, ne seguono il contorno, risalgono sui fianchi, si spostano sui seni piatti. Lì si fermano e cominciano a stringere = Si chiederà dove sono finite= le viene da ridere
Trova la zip del vestito, gliel’abbassa, lascia che il vestito si ammucchi ai suoi piedi. Di nuovo quell’esplorazioni, le mani ora sulla pelle nuda. La variante è che, ora, le mani cercano la sua fica, le dita che entrano, lei che si bagna all’istante. La mano sinistra che le tocca i capezzoli, che li stuzzicano “Ferma” sussurra lui
Il rumore di una zip. Poi, quella sensazione, un lieve tocco, come quello di un pennello. =Hai mai visto un pene danzare nel pallido plenilunio?= le vengono in mente le parole che aveva detto a Marisa quel giorno
Il pene che danza fra le sue chiappe e lei che si ritrova a desiderare che non smetta e..
Le mani la girano. Il sesso preme prepotente contro il suo ventre. Lui le mette le mani sul petto, stringe forte, la mordicchia sul collo “Cosa vuoi che faccia?” sussurra lui
E lei che si sorprende a dire “Scopami”
E lui che entra dentro di lei e la sospinge fino ad un tavolo. A lei che sbatte con la schiena contro lo spigola e lui che la solleva, mentre la penetra con foga, le strizza un seno, la bacia con portento. Lui che ci da dentro e lei che comincia a mugugnare e a gridare come una cagna in calore. Lui che le esplode dentro e, al fine, le concede un casto bacio “grazie” dice lui
“Grazie a te” ansima lei
Insomma
“Avevo ragione o no?” il giorno dopo, l’intervallo a scuola, Teresa che si concede un caffè e la Marisa che si mette a correggere i compiti di matematica
“Uh, sì, è stata un’esperienza fantastica”
“fantastica?” ride Teresa “Da quanto tempo non davi aria alla passera in quel modo?”
“Un po’”
Entra Genasi, il prof di ginnastica “Signorine buon giorno”
Bell’uomo, fisico prestante. Teresa se lo mangia con gli occhi “Ciao Genasi” saluta Teresa
Arrivano altri professori. C’è Damiani e Coliberti, stanno discutendo tra di loro di un alunno problematico “Dannato quel Castri” il professore CAliberti, piccolo e tracagnotto, ascella pezzata perenne, si va a sedere ad un tavolino ed estrae da una borsa un tramezzino “Quel ragazzo mi farà dannare”
“Ancora Castri?” chiede Teresa. Castri è un ripetente del quinto anno. Il classico studente che non si applica, svogliato, un po’ ribelle che, immancabilmente, si fa bocciare ogni anno.
“Sì è addormentato in classe” dice Damiani, il prof di storia e geografia “E russava”
Marisa lo ha come studente. Sfoglia i compiti che sta correggendo e lo trova quasi in fondo alla pagina. Compito in classe, risoluzioni equazioni di secondo grado, teorema di Ruffini, Derivate, etc… Voto: 8. La sua è l’unica materia, insieme a ginnastica, in cui ha voti alti. Il resto è un disastro
Genasi sbadiglia, sembra un leone “Ore piccole?” chiede Teresa
“Sì, ho tirato tardi” a Marisa non sfugge l’occhiata che lancia a Marisa. C’è intesa tra quei due? Ah, magari si fosse accorta di lei ma, chi mai può volere una cozza come lei. Marisa può giusto aspirare a fare quel tipo di incontri come quelli della sera precedente.
E viene ad arrossire, ripensando a quegli attimi, in quella stanza buia, in compagnia di quello sconosciuto che l’ha presa e scopata come se non ci fosse un domani. Quanti anni avrà avuto? La sua età?Più giovane, più vecchio? E si ritrova a pensare a lui che le spennellava il culo e poi le entrava dentro nella fica..
“Marisa” Teresa la riscuote da quel declino nei suoi pensieri “Basta rosso” Marisa si accorge che ha fatto un segno profondissimo sotto un erroraccio e ha bucato il foglio
“Ah, ehm, scusa.. Pensieri”
C’è rimasto Coliberti nella stanza insieme a loro. Solo con il suo sandwich
“Pensieri” dice Marisa. Ma, nella testa un pensiero fisso. Tornare alla Casa delle Fighe che ridono
L’occasione le si presenta cinque giorni dopo. Va’ sola, senza Teresa, impegnata in altro luogo. Consuma la sua cena in un angolo del locale e poi, si lascia condurre nella seconda sala e nel cubicolo, dove va a cercarsi il pene misterioso. Lo trova e segue la trafila dell’altra volta.
Ancora al buio, lo sente appena entra nella stanza. Lo anela, vuole sentirlo addosso, dentro di sé. Lui scivola accanto a lei, la bacia sul collo. Lei sente che è già nudo. Lui le afferra la mano e gliela fa’ avvolgere attorno al suo sesso. Così duro, così forte. LA sua pelle odora di muschio.
Le gli massaggia i testicoli, poi sale più su, ad accarezzare quella turgida asta. Sente le sue labbra premute contro il suo seno. Lei continua ad accarezzarlo. Lui la conduce verso il solito angolo ma, è lui a sedersi sul tavolo “Continua ad accarezzarmelo” sussurra lui
E le carezze di lei si trasformano in una masturbatina, movimenti frenetici, sempre più veloci. Cosa sarebbe accaduto dopo? Le avrebbe ingiunto di ingoiare il suo sperma? O gliel’avrebbe sparato addosso “Spostati” lei lo fa. Lo sperma si perde nel buio, ne resta qualche goccia sulla sua mano =Oh, non so se riuscirei a leccarglielo =
Lui la libera dai vestiti. Lo sente inginocchiarsi davanti a lei. Pochi secondi, la sua lingua si insinua nella sua fica e comincia a lavorarsela. “Oh” Marisa vorrebbe non finisse mai
Ma finisce e lui lascia indietro quel misto di odore muschiato e sperma. La saluta con un verso poetico che aveva sentito a scuola una volta, non da chi, mentre passava davanti alla classe di Teresa. “Tigre, Tigre, mortale simmetria..”
“William Blake” annuisce Teresa “Un paio di studenti sono invaghiti di quell’autore. DeAnna e Castri”
“Castri? Non si direbbe, visti i suoi voti in generale”
“Nella tua ha voti alti”
“Anche in ginnastica”
“Bello sforzo. Chi non li ha?”
“Com’è andata con quell’impegno?” Marisa fa la maliziosa
“bene. E il tuo? Sei tornata alla Voliera?”
“Sì”
“E scommetto che hai scelto lo stesso uccello”
“Sì”
“E come è andata?”
“Mi ha leccato la bagigia”
“Uh, però” ridacchia
“Tu e Genasi?”
“Ah, te ne sei accorta?”
“Intuito”
“Sì, un grande uccello il Genasi”
“Uh”
“Lo vedrai ancora?”
“Credo che sia l’unico modo per scoparsi qualcuno” risponde Marisa
“Non ti starai innamorando, vero?”
“No, però.. Però, quando sono sola con lui, al buio.. Mi sento come se fossi un’altra”
“Ah, la clandestinità”
Sola, nuda, davanti allo specchio. Si contempla, non è contenta di quello che vede. Pensa all’uomo misterioso della casa, al modo in cui la ama, la tocca, la scopa. Lei si tocca il corpo, si accarezza. La mano scivola tra le gambe, insinua le dita.
La luce và via “Oh, porca paletta” adesso, dove si trova la torcia?
Si sposta a tentoni nella stanza, trova la parete, l’interruttore. Sì, niente luce. Si sposta. Nel comò dovrebbe esserci qualcosa. Si ferma. Percepisce qualcosa di diverso nell’aria, un odore muschiato. Possibile che?.. E lo sente, poco dopo, sussurrare “Tigre, tigre” è lui
“Ma come?”
Ma non ha paura di quel momento. Lo cerca, lo immagina, lo sente. Le sue mani che scivolano sulla sua pelle, le labbra che la riempiono di baci. Nudo, le labbra che si toccano, i corpo che preomono. Lei sente la sua erezione contro il basso ventre. Lentamente si sposta verso il letto e si lascia cadere sopra. Lo attende. Lui non tarda. Rigido entra in lei e comincia a muovere i fianchi, su e giù, dentro e fuori di lei. E il piacere la percuote e l’avvolge e prega che non smetta subito “Ti ho sempre amata” sussurra lui
L’orgasmo tarda ad arrivare ma, nell’attimo, è un’esplosione di sensazioni che sembra riformare l’Universo “Tigre! Tigre! Divampante fulgore Nelle foreste della notte,Quale fu l'immortale mano o l'occhio Ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?” dice lui
“In quali abissi o in quali cieli Accese il fuoco dei tuoi occhi?Sopra quali ali osa slanciarsi?E quale mano afferra il fuoco?”Lo sorprende lei “William Blake, so chi sei?”
“E cosa farai?”
“Assolutamente nulla”
“Lascerai che ti ami in questo modo ad eterno?”
“Forse. O forse continuerò a cercarti alla Dama Velata, ignorando il fatto che sei tu”
“O, semplicemente, verrei da te come un ladro nella notte, a rubare il fiore della tua passione”
“Non pensiamo a dopo” dice lei cercando le sue labbra “Godiamo di questo momento” e si baciano e si amano
“Quindi, fai coppia fissa?” chiede Marisa a Teresa “Tu e Genasi”
“Eh sì, abbiamo fatto outing” sorride “E tu, con il tuo misterioso pene segreto?”
“Resterà segreto ancora a lungo” sorride “O, almeno, fino a che non sarà finito l’anno scolastico”
“Mancano ancora sei mesi. Come mai l’anno scolastico?”
Marisa pensa ma non lo dice “Perché il lavoro di recupero delle materie sarà molto lungo” sorride continuando a sorseggiare il caffè pessimo della macchinetta
“Hai mai visto danzare un pene nel pallido plenilunio?” Marisa, mento appoggiato all’incavo della mano, il gomito appoggiato ad un tavolo, la testa sognante.
“Come?” Teresa, di fronte a lei, solleva lo sguardo dal compito che sta correggendo
Marisa si riscuote e la osserva, quasi sorpresa di aver pronunciato quella frase ad alta voce “Ah, nulla”
“Hai appena citato e distorto una battuta di Jack Nicholson in Batman”
“Sì, ma..”
“Quel sì ma e quanto detto prima lascia intendere che tu hai bisogno di cazzi”
Marisa arrossisce “E dove lo vado a prendere?”
“Ma, diavolo Marisa. Basta aprire la finestra e ne hai una voliera intera”
“Ce ne sono tanti ma non si voglion posare nel mio nido”
“Quanta poesia, nido, figa, come vuoi” fa roteare in aria la penna “Hai bisogno di farti ficcare da qualcuno”
“Volgare”
“Ma il riassunto è quello”
“Non sono bella”. Marisa, capelli lisci e neri, tirati a crocchia dietro la nuca. Occhiali neri e tondi dalle lenti spesse. Naso piccolo e qualche efelide sparsa sulla faccia. Si veste con abiti un po’ fuori moda, con colori stinti, castigati, che lasciano scoperti solo tre centimetri di pelle. Magra, quasi ossuta, poco seno, poco culo. Trent’anni e nessun moroso. Ha fatto sesso per la prima volta quando era in Università, quasi per sbaglio, o per scommessa. Poi più nulla.
“Per te ci vuole la casa delle fighe che ridono”. Teresa, non una vamp ma, una donna che sa presentarsi. Capelli cotonati e ondulati, occhiali da segretaria con montatura in metallo argentato e lenti sottili. Fisico prosperoso, con vistosi colli a V a mostrare il suo petto generoso. Lei, molto più navigata ed esperta in fatto di sesso e uomini
“I film porno non mi interessano”
“Ma no, testina, non è un film. E’ un posto, appena fuori città, sulla collina appena al di sopra di Codevilla”
“Ah, boh, li sapevo che c’era una pizzeria con vista Iper”
“Sì, dieci anni fa. Stai al passo coi tempi vedo” ride e segna una riga rossa sul compito in correzione “Adesso c’è questo posto, a metà tra una club House e un bordello. Tu vai lì, non importa se sola o in gruppo. Cene un po’ sofisticate alla master chef e, poi, la novità: insieme alla lista dei vini, ti danno anche la lista di passere e uccelli”
Marisa arrossisce “Ma che?.. Ma ti sembra che una come me possa andare in un localaccio del genere? Ma è legale?”
“Legalissimo” scoppia a ridere “Tu paghi la cena, mica le scopate. Se proprio non te la senti, finita la cena te ne vai?”
“Ma quanto costa una cena lì?”
“Se ci vai la prima volta, con venticinque euro te la cavi”
“E dopo?”
“Cinquanta euro”
“Ah, porca paletta, sono carissimi”
“E’ come andare a San Gaudenzio, senza il sesso”
“Eh” sospira “Non ci riuscirei mai a fare come fai tu”
“Come faccio io? Ma dai. Sotto sotto, mia cara Marisa, siamo tutte un po’ audaci verso l’altro sesso. O lo stesso sesso”
“Ripeto, guardami e poi dimmi se un uomo verrebbe mai con me”
“Il buio”
“Quale buio”
“Puoi scegliere le stanze buie. Non vedi chi c’è, ne com’è. E lui men che meno. O lei. Ti piacciono le ragazze?”
“No”
“Beh, in mancanza d’altro..”
“Non posso entrare in un posto del genere”
“Stasera ti vengo a prendere alle 8.00”
“No, dai”
“Fidati. Al massimo, ti godi una cena raffinata e te ne vieni via”
“Io..”
Alla fine si è convinta. Teresa la passa a prendere e la porta verso Codevilla. Marisa è vestita con un abito lungo a fiori blu su fondo rosso. Nessuno scollo, abito piuttosto casto. Terese, invece, sembra pronta per una serata da oscar, con abito lungo e nero e scollo vistoso sia davanti che dietro. E si vede che sotto non indossa nulla “Troppo audace” fu il commento di Marisa alla vista dell’abito di Teresa
“Troppo castigato” rispose Teresa guardando Marisa
Ed eccole lì, a guidare su un paio di tornanti, verso Mondondone. Parcheggiano a ridosso di un muro dove una scritta campeggia a lettere cubitali LA VOLIERA DI SETA – 500 mt e una freccia che indica la destra.
E si arriva davanti ad un cancello di ferro battuto, un’ampia scalinata affiancata da statue di animali di vario genere, fino ad una fontana di pietra con un tritone circondato da fanciulle ignude. Oltre una scalinata e un ingresso sontuoso. Locale con luci soffuse, molta gente seduta ai tavoli. Un cameriere che arriva ad accoglierle e le accompagna ad un tavolo con vista. Oltre un panorama collinare di vigneti e una panoramica sulle luci del centro commerciale più grande della provincia “Ho la figa che prude” dice Teresa
Marisa che arrossisce già se sente qualcuno esclamare =Cazzo=, che si guarda intorno attonita, in ammirazione di quel posto che tutto sembra tranne che un bordello. Con il cameriere, piuttosto giovane e carino, tutto impettito, con tanto di tovagliolo bianco sul braccio. Che arriva con un notes elettronico a prendere le ordinazioni.
Cibo ottimo, squisito, rimpiattati come si vede fare solo in TV. Teresa che mangia e lancia sguardi sornioni alla sala. Marisa che osserva la fauna fatta di ogni fascia di età.
E dopo, a fine pasto, un cameriere diverso che arriva al tavolo e chiede loro se han voglia di trasferirsi nella seconda sala, quella degli aperitivi speciali e, dopo il sì di teresa, lui poggia un biglietto rosso con lettere dorate sul tavolo “Aperitivi?”
“Sì cara” le strizza l’occhio alzandosi “Quelli speciali”
Marisa capisce quando sono davanti alla porta che conduce alla seconda sala “Ah, uh, quella lista.. NO..”
“Dai, su: abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno”
La stanza, in realtà, è una serie di cubicoli dalla porte rosse. Teresa apre una porta e fa accomodare Marisa. Tre metri per tre. C’è un tavolo, una sedia, degli schedari di colore rosso e azzurro “Rosso per i maschi, azzurro per le femmine” si avvicina ad uno schedario rosso e apre un cassetto “Pesca”
Marisa, incerta, sceglie una scheda a caso. Marisa le fa’ cenno di aprirla. Marisa obbedisce e, con sommo imbarazzo, si ritrova a fissare la foto di un cazzo nero grande quanto il suo braccio. Richiude subito “Per la peppa! E’ troppo grosso. Farà male”
“Mica te lo tira in testa” ride Teresa riaprendo la cartella e osservano la mazza scura “Però, grosso è grosso però..mmmm, vah beh” richiude e rimette nello schedario “Ne troppo piccolo, né troppo grande. Nel giusto ma, instancabile”
Teresa passa al vaglio dieci cartelle prima di trovare quello giusto “Guarda: senza peli, almeno diciotto centimetri e palle grosse” porge la cartelletta a Marisa “Questo è per te”
“Oh no, no, no. Credo che me ne andrò via..”
“Non puoi più farlo” richiude la cartelletta e si abbassa. Alza il lembo di un tappetino e, sotto, rivela una fessura come quella delle cassette delle lettere. E ci infila la cartelletta “Fase uno completata”
“MA, cosa hai fatto?” chiede Marisa
“Ho mandato l’invito per te”
“Invito. Vuol dire che adesso devo incontrarmi con questo.. questo tizio che non so neanche chi è”
“Adesso devi scrivere su questo cartoncino” dice Teresa porgendo un cartoncino bianco preso da un cassetto del tavolino “Su cosa vuoi fare con questo tizio. Sesso al buio o alla luce? Lui in luce che si spoglia. Tu alla luce che ti spogli. Una palpatina, un pompino. Insomma, deciditi”
“Io..io”
“Ah, che roba rigida che sei” dice Marisa impaziente afferrandole la matita e il cartoncino “Metterò al buio” scrive e poi infila nella fessura sul pavimento
Cinque minuti dopo, qualcuno bussa alla porta. Marisa apre e si trova davanti un tizio con una maschera che le porge una chiave e le fa’ cenno di seguirla. Teresa la sospinge gentilmente e seguono il tizio mascherato. Si fermano davanti ad una porta e fa’ cenno di entrare “Vieni dentro anche tu?” chiede Marisa a Teresa
“No, io torno alla postazione e, magari stasera, mi becco una passerina” le strizza l’occhio e si allontana “Vai ragazza, fagli vedere di che figa sei fatta”
Buio.
S’indovinano a malapena i contorni di alcuni mobili. Un respiro pesante. Il lui della foto è nella stanza =Che ci faccio qui= si chiede Marisa =Sarà già nudo? Sentirò prima le sue mani o prima il suo..=
“Ehilà” fa timidamente
“Sì” voce giovane o voce matura
“Ciao”
“Non devi parlare”
“Oh, certo, scusa non ero mai..”
Mani la sfiorano al buio. Lei ha un fremito. Un tocco leggero, delicato. La carezzano sulle spalle, sul collo. Lei si irrigidisce, reprime un grido, lascia che lo sconosciuto lo tocchi. Spalle, braccia, fianchi. Indugiano sul sedere, ne seguono il contorno, risalgono sui fianchi, si spostano sui seni piatti. Lì si fermano e cominciano a stringere = Si chiederà dove sono finite= le viene da ridere
Trova la zip del vestito, gliel’abbassa, lascia che il vestito si ammucchi ai suoi piedi. Di nuovo quell’esplorazioni, le mani ora sulla pelle nuda. La variante è che, ora, le mani cercano la sua fica, le dita che entrano, lei che si bagna all’istante. La mano sinistra che le tocca i capezzoli, che li stuzzicano “Ferma” sussurra lui
Il rumore di una zip. Poi, quella sensazione, un lieve tocco, come quello di un pennello. =Hai mai visto un pene danzare nel pallido plenilunio?= le vengono in mente le parole che aveva detto a Marisa quel giorno
Il pene che danza fra le sue chiappe e lei che si ritrova a desiderare che non smetta e..
Le mani la girano. Il sesso preme prepotente contro il suo ventre. Lui le mette le mani sul petto, stringe forte, la mordicchia sul collo “Cosa vuoi che faccia?” sussurra lui
E lei che si sorprende a dire “Scopami”
E lui che entra dentro di lei e la sospinge fino ad un tavolo. A lei che sbatte con la schiena contro lo spigola e lui che la solleva, mentre la penetra con foga, le strizza un seno, la bacia con portento. Lui che ci da dentro e lei che comincia a mugugnare e a gridare come una cagna in calore. Lui che le esplode dentro e, al fine, le concede un casto bacio “grazie” dice lui
“Grazie a te” ansima lei
Insomma
“Avevo ragione o no?” il giorno dopo, l’intervallo a scuola, Teresa che si concede un caffè e la Marisa che si mette a correggere i compiti di matematica
“Uh, sì, è stata un’esperienza fantastica”
“fantastica?” ride Teresa “Da quanto tempo non davi aria alla passera in quel modo?”
“Un po’”
Entra Genasi, il prof di ginnastica “Signorine buon giorno”
Bell’uomo, fisico prestante. Teresa se lo mangia con gli occhi “Ciao Genasi” saluta Teresa
Arrivano altri professori. C’è Damiani e Coliberti, stanno discutendo tra di loro di un alunno problematico “Dannato quel Castri” il professore CAliberti, piccolo e tracagnotto, ascella pezzata perenne, si va a sedere ad un tavolino ed estrae da una borsa un tramezzino “Quel ragazzo mi farà dannare”
“Ancora Castri?” chiede Teresa. Castri è un ripetente del quinto anno. Il classico studente che non si applica, svogliato, un po’ ribelle che, immancabilmente, si fa bocciare ogni anno.
“Sì è addormentato in classe” dice Damiani, il prof di storia e geografia “E russava”
Marisa lo ha come studente. Sfoglia i compiti che sta correggendo e lo trova quasi in fondo alla pagina. Compito in classe, risoluzioni equazioni di secondo grado, teorema di Ruffini, Derivate, etc… Voto: 8. La sua è l’unica materia, insieme a ginnastica, in cui ha voti alti. Il resto è un disastro
Genasi sbadiglia, sembra un leone “Ore piccole?” chiede Teresa
“Sì, ho tirato tardi” a Marisa non sfugge l’occhiata che lancia a Marisa. C’è intesa tra quei due? Ah, magari si fosse accorta di lei ma, chi mai può volere una cozza come lei. Marisa può giusto aspirare a fare quel tipo di incontri come quelli della sera precedente.
E viene ad arrossire, ripensando a quegli attimi, in quella stanza buia, in compagnia di quello sconosciuto che l’ha presa e scopata come se non ci fosse un domani. Quanti anni avrà avuto? La sua età?Più giovane, più vecchio? E si ritrova a pensare a lui che le spennellava il culo e poi le entrava dentro nella fica..
“Marisa” Teresa la riscuote da quel declino nei suoi pensieri “Basta rosso” Marisa si accorge che ha fatto un segno profondissimo sotto un erroraccio e ha bucato il foglio
“Ah, ehm, scusa.. Pensieri”
C’è rimasto Coliberti nella stanza insieme a loro. Solo con il suo sandwich
“Pensieri” dice Marisa. Ma, nella testa un pensiero fisso. Tornare alla Casa delle Fighe che ridono
L’occasione le si presenta cinque giorni dopo. Va’ sola, senza Teresa, impegnata in altro luogo. Consuma la sua cena in un angolo del locale e poi, si lascia condurre nella seconda sala e nel cubicolo, dove va a cercarsi il pene misterioso. Lo trova e segue la trafila dell’altra volta.
Ancora al buio, lo sente appena entra nella stanza. Lo anela, vuole sentirlo addosso, dentro di sé. Lui scivola accanto a lei, la bacia sul collo. Lei sente che è già nudo. Lui le afferra la mano e gliela fa’ avvolgere attorno al suo sesso. Così duro, così forte. LA sua pelle odora di muschio.
Le gli massaggia i testicoli, poi sale più su, ad accarezzare quella turgida asta. Sente le sue labbra premute contro il suo seno. Lei continua ad accarezzarlo. Lui la conduce verso il solito angolo ma, è lui a sedersi sul tavolo “Continua ad accarezzarmelo” sussurra lui
E le carezze di lei si trasformano in una masturbatina, movimenti frenetici, sempre più veloci. Cosa sarebbe accaduto dopo? Le avrebbe ingiunto di ingoiare il suo sperma? O gliel’avrebbe sparato addosso “Spostati” lei lo fa. Lo sperma si perde nel buio, ne resta qualche goccia sulla sua mano =Oh, non so se riuscirei a leccarglielo =
Lui la libera dai vestiti. Lo sente inginocchiarsi davanti a lei. Pochi secondi, la sua lingua si insinua nella sua fica e comincia a lavorarsela. “Oh” Marisa vorrebbe non finisse mai
Ma finisce e lui lascia indietro quel misto di odore muschiato e sperma. La saluta con un verso poetico che aveva sentito a scuola una volta, non da chi, mentre passava davanti alla classe di Teresa. “Tigre, Tigre, mortale simmetria..”
“William Blake” annuisce Teresa “Un paio di studenti sono invaghiti di quell’autore. DeAnna e Castri”
“Castri? Non si direbbe, visti i suoi voti in generale”
“Nella tua ha voti alti”
“Anche in ginnastica”
“Bello sforzo. Chi non li ha?”
“Com’è andata con quell’impegno?” Marisa fa la maliziosa
“bene. E il tuo? Sei tornata alla Voliera?”
“Sì”
“E scommetto che hai scelto lo stesso uccello”
“Sì”
“E come è andata?”
“Mi ha leccato la bagigia”
“Uh, però” ridacchia
“Tu e Genasi?”
“Ah, te ne sei accorta?”
“Intuito”
“Sì, un grande uccello il Genasi”
“Uh”
“Lo vedrai ancora?”
“Credo che sia l’unico modo per scoparsi qualcuno” risponde Marisa
“Non ti starai innamorando, vero?”
“No, però.. Però, quando sono sola con lui, al buio.. Mi sento come se fossi un’altra”
“Ah, la clandestinità”
Sola, nuda, davanti allo specchio. Si contempla, non è contenta di quello che vede. Pensa all’uomo misterioso della casa, al modo in cui la ama, la tocca, la scopa. Lei si tocca il corpo, si accarezza. La mano scivola tra le gambe, insinua le dita.
La luce và via “Oh, porca paletta” adesso, dove si trova la torcia?
Si sposta a tentoni nella stanza, trova la parete, l’interruttore. Sì, niente luce. Si sposta. Nel comò dovrebbe esserci qualcosa. Si ferma. Percepisce qualcosa di diverso nell’aria, un odore muschiato. Possibile che?.. E lo sente, poco dopo, sussurrare “Tigre, tigre” è lui
“Ma come?”
Ma non ha paura di quel momento. Lo cerca, lo immagina, lo sente. Le sue mani che scivolano sulla sua pelle, le labbra che la riempiono di baci. Nudo, le labbra che si toccano, i corpo che preomono. Lei sente la sua erezione contro il basso ventre. Lentamente si sposta verso il letto e si lascia cadere sopra. Lo attende. Lui non tarda. Rigido entra in lei e comincia a muovere i fianchi, su e giù, dentro e fuori di lei. E il piacere la percuote e l’avvolge e prega che non smetta subito “Ti ho sempre amata” sussurra lui
L’orgasmo tarda ad arrivare ma, nell’attimo, è un’esplosione di sensazioni che sembra riformare l’Universo “Tigre! Tigre! Divampante fulgore Nelle foreste della notte,Quale fu l'immortale mano o l'occhio Ch'ebbe la forza di formare la tua agghiacciante simmetria?” dice lui
“In quali abissi o in quali cieli Accese il fuoco dei tuoi occhi?Sopra quali ali osa slanciarsi?E quale mano afferra il fuoco?”Lo sorprende lei “William Blake, so chi sei?”
“E cosa farai?”
“Assolutamente nulla”
“Lascerai che ti ami in questo modo ad eterno?”
“Forse. O forse continuerò a cercarti alla Dama Velata, ignorando il fatto che sei tu”
“O, semplicemente, verrei da te come un ladro nella notte, a rubare il fiore della tua passione”
“Non pensiamo a dopo” dice lei cercando le sue labbra “Godiamo di questo momento” e si baciano e si amano
“Quindi, fai coppia fissa?” chiede Marisa a Teresa “Tu e Genasi”
“Eh sì, abbiamo fatto outing” sorride “E tu, con il tuo misterioso pene segreto?”
“Resterà segreto ancora a lungo” sorride “O, almeno, fino a che non sarà finito l’anno scolastico”
“Mancano ancora sei mesi. Come mai l’anno scolastico?”
Marisa pensa ma non lo dice “Perché il lavoro di recupero delle materie sarà molto lungo” sorride continuando a sorseggiare il caffè pessimo della macchinetta
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