Considerazioni in un giorno di fine estate

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Sono in spiaggia, sono sola e sto osservando il mare ed in generale il tramonto, ve ne frega qualcosa?

A me sì ovviamente o non mi sarei fatta quaranta chilometri per stare qui ora.

Guardo l'umanità vociante, urlante, in una parola "caciarona" che mi circonda e me ne schifo; mi dà fastidio questa gente che usa i luoghi pubblici solo per i propri comodi rendendo un luogo da pubblico a privato.

Le comitive di ragazzi oggi mi danno fastidio e sì che ne facevo parte alla loro età, e non ero molto diversa lo riconosco, vociare, pallone, bagni al mare e baci di amorazzi, tutto sommato non mi danno fastidio è giusto che si divertano e fanno esperienza di vita, sono io che sto diventando troppo snob.

La famigliola con bimbetta bionda, con i capelli biondi svolazzanti, urlante, viziata, che gira tutta nuda per la spiaggia no, proprio no.

Se ne fottono della figlia e si rendono conto della sua esistenza solo quando il suo pianto insistente per questo o quello, diventa un flebile lamento lontano, allora si ricordano di avere una figlia.

Vorrei alzarmi e andarmene, mi chiedo che ci sono venuta a fare qua, poi le vedo, chiacchierano tra loro, sono di un altro pianeta, lei bionda, capelli lisci e lunghi a metà spalle, alta almeno quanto me, indossa una camicia da uomo tenuta aperta, mini shorts neri e reggiseno Triumph bianco a conchiglia; strano, su di lei mi piace pure.

L'altra, castano scuro, più bassa, felpa color prugna e costume bianco, Triumph, bè e chiaro l'accostamento tra le due, per qualche motivo si sono scambiate parte del costume; concludono la mise due cavigliere di conchiglie, una per gamba e le gambe non sono della stessa persona.

Parlano fitto ma non riesco a sentire cosa dicono, mi incuriosiscono queste due ragazze, così diverse rispetto all'ambiente che le circonda, sono rapita da questo insolito quadro di insieme, le seguo con lo sguardo.

Ora sono sul bagnasciuga, si parlano vis a vis, c'è complicità fra le due e sono sempre serie mentre parlano, mai un sorriso; sono incuriosita da questo strano menage e mi faccio i miei film, saranno sorelle forse, ma sono troppo diverse, però c'è complicità fra le due o non si sarebbero scambiate il costume, amanti? Non credo, non so perché ma non sono lesbiche, il mio gayradar non indica nulla.

Guardo l'ora che si sta facendo tarda, Giovanna stacca alle otto e voglio essere lì da lei, mi alzo, raccolgo il casco e mi infilo la giacca su cui mi ero seduta, poi mi dirigo al bar non senza aver cercato prima le due tipe, oramai le uniche due persone che mi tengono qui, ma sono sparite.

Entro nel bar, ho bisogno di fare la pipì, chiedo la chiave al barista poi entro. Esco dallo stretto cubicolo ed uscendo mi trovo a faccia con la bionda, bella cazzo se è bella, di quella bellezza che non sfiorisce, avrà la mia età, sono a bocca aperta e frastornata tanto da non sentire le parole che mi sta dicendo.

"Ma tu sei Lucrezia?"

Me l'avrà ripetuto due o tre volte, ma io restavo inebetita con la chiave del bagno in mano.

"Sì e tu e chi sei scusa?"

"Anna, non ti ricordi, San Daniele... scuole medie..."

E lì hai come una specie di epifania, è un istante e ti torna tutto in mente.

Anna, non ci vedevamo più da quanto, trent'anni e lei si è ricordata di me, restituisco le chiavi del bagno, ci sediamo, mi presenta la cugina, ecco svelato l'arcano, parliamo per un po' trent'anni da condensare in quanto, dieci minuti forse.

Si ride a qualche ricordo, ma poi si va su altre strade, al "dopo" a dopo che ci si è perse di vista; la scuola, gli amori, la vita insomma, lei che si è sposata "bene", ma sì era già di famiglia bene, io no, non mi sono sposata, sì vivo sola, mio padre è molto anziano, mia madre non c'è più e sì ti ricordi di mio fratello, fa il soldato è in missione all'estero.

È tardi però devo rientrare, alle otto devo vedere una persona, sì stiamo insieme, sguardi di circostanza, ammiccanti, non la sposerò o forse chissà vedremo; tu figli? Uno ha quindici anni; ma dai incredibile e che bello, rivederci, sì mi ha fatto piacere, che dici ci rivediamo? Perché no, ti do il mio numero, bene ora devo proprio andare, ciao a presto, sì ciao, baci di circostanza.

Sono alla moto, mi guardo nello specchietto mentre mi infilo il casco, guardo la donna riflessa e le chiedo cosa cerca, non lo so mi risponde. È una vita che mi faccio questa domanda e la risposta è sempre quella, non lo so.

Ma la domanda vera è un'altra, ti piace questa vita, sempre in movimento, sempre a cercare un'ora per me stessa, ma con almeno un punto fermo, Giovanna. Lei mi capisce più di quanto io capisca me stessa.

Sorrido mentre metto in moto, sorrido a me stessa.
scritto il
2022-08-19
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