Nelle docce della piscina comunale: storia di un iniziazione!

di
genere
gay

Frequentavo da qualche mese oramai la piscina comunale della mia città.
Non seguivo un corso, ma ci andavo spesso a scappa tempo una o due volte a settimana quando ero libero dagli studi.
Non conoscevo nessuno, andavo da solo, avevo iniziato a salutare solo le persone che ci lavoravano, dato che gli utenti di solito eran sempre diversi.

Un pomeriggio, intorno alle 19:00, poco prima dell’orario di chiusura, mi ritrovai ad allenarmi praticamente da solo in tutta la piscina.
C’erano pochissime persone e la maggior parte stavano già uscendo dall’acqua per andarsi a cambiare.
Feci io mio solito allenamento di circa mezz’ora, per poi dirigermi verso gli spogliatoi per fare una doccia.
Arrivato davanti al mio guardaroba iniziai a spogliarmi e dopo aver indossato l’accappatoio e preso il sapone mi diressi verso le docce, per poi iniziare a lavarmi.
Le docce, solo per uomini, erano aperte, erano separate solo da qualche muro per dividerle a gruppi di quattro docce ciascuna.
Dato che non c’era nessuno entrai subito nella prima e iniziai a lavarmi.
Subito dopo sentii dei passi entrare negli spogliatoi e subito dopo, vidi un uomo intorno ai 45/50 anni entrare nelle docce.
Ci guardammo negli occhi per qualche istante, per poi sorriderci in segno di saluto.
L’uomo entrò nelle docce davanti a me e iniziò a lavarsi pure lui.
Notai però sin da subito che molto spesso mi guardava, appena ne aveva l’occasione allungava lo sguardo verso di me per poi sorridermi.
Mi faceva un po’ strano, dato che non mi era mai capitata una cosa del genere, così accelerai la mia doccia per poter uscire il prima possibile.
Nel frattempo però notai che quell’uomo stava iniziando ad avere movenze sempre più esplicite, infatti mentre era girato verso di me, lo vidi iniziare ad insaponarti il suo pene molto lentamente, come se lo stesse facendo a posta per farmelo vedere.
Lo sguardo infatti mi cadde sul suo membro e come se fossi incantato lo fissai per qualche secondo, giusto il tempo per capire quanto grosso fosse il suo uccello nonostante lo avesse ancora moscio.
Alzai lo sguardo e l’uomo sorridendomi mi fece l’occhiolino, per poi dirmi :

“Ti piace?”

Rimasi pietrificato appena udii quelle parole, nessun uomo fino ad ora ci aveva provato con me e non sapevo infatti cosa fare e cosa dire.
Rimasi infatti in silenzio, velocizzando la mia doccia e distogliendo lo sguardo.
Subito dopo l’uomo disse ancora:

“Fammi vedere come ti insaponi quel bel culetto!”

Mi pietrificai nuovamente. Quell’uomo era attratto da me e ci stava provando spudoratamente.
Continuai a rimanere in silenzio quando nuovamente disse :

“Dai girati e fammi vedere quel bel culetto insaponato!”
“Ma…”
“Dai che ti costa? Fai come se non io non ci fossi!”
“Ma…perché?”
“Perché sei un ragazzo veramente eccitante!”
“Ma a me non piacciono gli uomini…”
“Mica ti ho chiesto di succhiarmi il cazzo?! Devi solo insaponarti il sedere e farmelo vedere!”
“Forse è meglio se vado…”
“Dai su! Se lo fai ti lascio in pace!”

Non so cosa mi prese, forse mi sembrava veramente una buona idea farlo per poi togliermelo dai piedi.
Così presi un po’ di sapone e iniziai a spalmarlo sulle natiche ricoprendole lentamente di schiuma.
Girai la testa e vidi quell’uomo intento a toccarsi il suo pene in modo molto vistoso.
Continuai per qualche altro secondo per poi risciacquare il tutto e appena finito l’uomo mi disse ancora:

“Già finito?”
“Si…”
“Dai continua un altro po’! Poi ti prometto che ti lascio in pace!”
“Ok…”

Insaponai nuovamente il mio sedere per poi massaggiarlo lentamente.
Avevo capito dove voleva andare a parare, infatti quando girai la testa di nuovo vidi l’uomo iniziare a masturbarsi lentamente ed il suo cazzo era diventato duro come la roccia.
Era veramente grosso, intorno ai 20 centimetri forse con un bel diametro e una cappellona rosea grossa.
Fissai quell’arnese a lungo, come ipnotizzato, senza rendermi conto che stavo facendo la troia per soddisfare il piacere di quell’uomo.

“Allarga un po’ quelle chiappette!” Esclamò l’uomo
“Ma…”
“Dai! Fammi vedere!”

Divaricai le natiche con le mani e iniziai a far passare il sapone pure sul mio orifizio e subito dopo l’uomo esclamò:

“Cazzo come sei stretto!”
“….”
“Hai un buchetto così piccolo che verrebbe voglia di aprirtelo per bene!”
“Forse è meglio se vado…”
“No aspetta!”

L’uomo velocemente chiuse l’acqua della sua doccia e iniziò ad avvicinarsi a me.
Arrivò sin sotto la mia doccia e mi disse :

“Non ti è venuta voglia di giocare un po’ con me?”
“Non mi piacciono queste cose…”
“Dai! Prova!sono sicuro che ti piacerà!”
“No…me ne vado!”

Non feci in tempo a muovermi che l’uomo mi afferrò per i fianchi per poi girarmi di spalle e spingermi verso il muro.

“Fermo! Che cazzo fai?” Esclamai impaurito

Nel frattempo con la sua massa mi aveva chiuso tra lui ed il muro e sentii subito il suo grosso arnese scivolare tra le mie chiappe, premendo mi verso il muro.

“Fermati cazzo…non mi piacciono queste cose…voglio andare via…”
“Secondo te dopo che hai fatto la troia davanti a me ti lascio andare via?”
“Avevi detto te che se lo avrei fatto mi avresti lasciato in pace…”
“Si ma mi è venuta una gran voglia di scoparti il culo e adesso voglio farlo!”
“No fermati…lasciami and…”

L’uomo con una mano mi tappò la bocca, mentre con l’altra mi teneva la schiena ferma verso il muro.
Nel frattempo provava a puntare la sua cappella sul mio buchetto, ma sia per l’acqua che scivolava sui nostri corpi, sia per la posizione non riuscì nell’intento.
Io nonostante non volessi assolutamente che quell’uomo mi penetrasse il mio ano, dalla paura ero pietrificato.
Avevo paura che potesse fare di peggio, tipo picchiarmi e dato che la sua stazza era decisamente maggiore della mia, rimasi fermo senza provare nemmeno a dimenarmi.
L’uomo appena si accorse che ero praticamente inerme, lasciò la presa sulla mia schiena e sulla mia bocca per poi sussurrarmi all’orecchio:

“Adesso fai il bravo! Stai in silenzio e lasciami fare a me, sono sicuro che ti piacerà!”
“No…fermati…”

L’uomo mi prese con una mano sul fianco, iniziandomi a spingere con la schiena verso il basso per farmi piegare in avanti a novanta gradi, mentre con l’altra si afferrò il cazzo e lo puntò sul mio buchetto.
Iniziò subito a spingere ed io chiusi gli occhi e strinsi i denti, in attesa di quell’arnese dentro di me.
Non ci mise molto, infatti la sua cappella dopo pochi secondi con una spinta decisa, si fece strada nel mio orifizio, violando la mia intimità.
Entrò tutta insieme e dato il dolore che sentii da subito, non riuscii a trattenermi e lanciai un forte gemito di dolore che fece eco tra le docce.
L’uomo mi mise nuovamente la mano sulla bocca e disse :

“Shhh! Ormai ci siamo!”
“Mmh…mmmhh..”

Cominciò a punzonare il mio ano lentamente, in modo da far entrare piano piano sempre più centimetri del suo uccello.
Arrivato a circa metà, il dolore che percepivo era fortissimo, mi stavo sentendo come se mi stesse lacerando il mio buchetto, cominciando a gridare.
Avevo sempre la mano sulla bocca, infatti uscirono solo dei forti mugolii di dolore, che con la doccia accesa nessuno dall’esterno avrebbe potuto sentire, oltretutto eravamo soli, quindi a maggior ragione l’uomo continuò a penetrarmi.
Dopo poco, non essendo riuscito a sfondarmi completamente, l’uomo uscì dal mio culo, sputò sopra al mio orifizio e sopra al suo uccello, per poi riprovare a scoparmi.
Questa volta riuscì ad affondarlo qualche centimetro in più, per poi trovare nuovamente resistenza.
Io continuavo ad ansimare e a sperare che il tutto potesse finire il prima possibile.
L’uomo a quel punto continuò a incularmi in quel modo per qualche minuto, fino a quando dall’esterno non sentimmo una voce urlare.
Era un inserviente della piscina che ci informava che avevano dieci minuti di tempo per uscire dagli spogliatoi.
L’uomo prima di rispondere mi sussurrò all’orecchio :

“Zitto e non fiatare! Lasciami parlare a me, intesi?”
“Mmh mh…”
“Ok grazie!” Urlò l’uomo ad alta voce.

A quel punto l’uomo lasciò la presa su di me dopo aver esclamato “merda!” Si allontanò lasciandomi da solo nella doccia.
Io mi accasciai a terra sulle ginocchia, con l’acqua che ancora usciva dal telefono della doccia, per poi rimanere così pietrificato per qualche istante.
Sentivo il buco del culo farmi male, mi sentivo violato nel profondo e non avevo assolutamente idea di cosa fare.
Spensi la doccia, mi infilai l’accampatoio indosso e uscii verso gli spogliatoi, con l’uomo che mi fissava sorridendo mentre si stava vestendo.

“Dai vestiti e usciamo insieme!Che qui sta chiudendo…” Disse l’uomo
“Ok…”

Iniziai a vestirmi lentamente e appena pronto iniziai a seguire i passi di quell’uomo che sicuramente stava escogitando un modo per continuare a fottermi il culo.
Una volta fuori, nonostante avessi avuto modo di iniziare a correre e fuggire, rimasi in piedi davanti all’ingresso della piscina e appena l’uomo mi chiese di seguirlo, lo feci.
Si incamminò verso il fondo del grande parcheggio, per poi aprire un piccolo cancello di ferro socchiuso che portava nel giardino di una vecchia struttura sportiva abbandonata.
Si fece seguire per qualche altro passo, fino a che non trovò un piccolo armadietto in cemento dell’elettricità nella penombra, lontano da qualsiasi possibilità di essere visti dall’estero.
Era inverno, era buio e non passava anima viva, era il posto adatto per continuare a incularmi nella massima tranquillità, così mi invitò a calarmi i pantaloni e a poggiarmi a novanta gradi su quell’armadietto.
Mi divaricò le natiche nuovamente, si lubrificò il cazzo con abbondante saliva e spinse la cappella dentro di me.
Questa volta fu più facile, probabilmente il mio orifizio si era già abituato, infatti mi lasciai affondare il culo da quel cazzo senza battere praticamente ciglio.
Sentii nuovamente dolore non appena iniziò a far scivolare per intero il suo cazzo dentro di me, fino a raggiungere la massima profondità che poteva raggiungere.
Sentivo un forte dolore, ma rimasi per tutto il tempo in silenzio, con gli occhi chiusi e i denti stretti, ansimando di tanto in tanto quando mi sbatteva con forza.
Aspettavo solamente che potesse finire il tutto il prima possibile, ma quell’uomo sembrava avere una resistenza molto forte.
Mi inculò infatti a lungo per più di dieci minuti, sbattendomi con forza e decisione con il solo obiettivo di rompermi il culo e quando meno me lo aspettavo, sentii l’uomo iniziare ad ansimare, sempre più forte e veloce, fino a che non esplose dentro di me.
Infatti iniziò a sborrare nel mio culo, lanciando forti e potenti getti di calda sborra che invasero le mie viscere.
Mi sentivo così pieno di quel liquido bollente che appena uscì la cappella, con una lunga scoreggia provocata dalla potente penetrazione, una parte di quella crema iniziò a fuoriuscire dal mio sfintere distrutto, colandomi sulle palle e sulle cosce.

“Sei stata una brava cagna!” Esclamò l’uomo
“Stronzo…”
“Ti sei lasciata rompere il culo in silenzio come una lurida troia sottomessa! Sono sicuro che appena ne avrai occasione ti farai rompere nuovamente il culo!”

L’uomo si ricompose e dopo un veloce saluto se ne andò, lasciandomi li da solo con il culo ancora scoperto e gocciolante di sborra.
Aspettai qualche secondo prima di rivestirmi e andarmene.
Non avevo niente per pulirmi e non volevo sporcare le cose della piscina con la sua crema, così mi tirai su le mutande e i pantaloni, imbrattando il tutto, per poi incamminarmi verso casa.
Dopo qualche minuto mi sentivo l’intestino pieno d’aria oltre che ti sperma, era sicuramente dovuto alla forte e lunga penetrazione appena ricevuta.
Infatti mentre camminavo ad ogni scoreggia che facevo per liberarmi dell’aria, una parte di sborra fuoriusciva, bagnandomi ulteriormente le mutande.
Arrivato a casa andai subito in bagno e appena calai le mutande notai subito la enorme quando sperma che quell’uomo aveva spruzzato dentro di me.
C’erano tracce di sangue e questo voleva dire che mi aveva rotto veramente il culo.

Da quel giorno decisi di non frequentare più la piscina durante la chiusura, per paura di poterlo incontrare di nuovo, nonostante avesse avuto ragione.
Infatti dopo qualche mese iniziai a cercare un altro rapporto con un uomo, per poi un altro e un altro ancora, rendendomi conto di quanto Troia ero effettivamente diventato.
scritto il
2022-09-30
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