Il numero di telefono

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Il numero di telefono

Ciao, sono sempre Elena, quella del cinema e del famoso diario, siamo , comunque, nel 1974 ed il diario è quello dei miei 18 anni, dopo aver trovato nel mio giubbotto il biglietto con il numero di telefono sono stata indecisa per diversi giorni ma, come si dice, la curiosità è femmina e, quindi, preso il coraggio a due mani ed i gettoni dal mio borsellino dopo scuola entrai in una cabina telefonica e, un po’ tremante, composi il numero che c’era scritto : al quarto squillo la risposta, una voce d’uomo, non certo di un ragazzo :
- Pronto, chi parla?
- Ehm buongiorno, io sono Elena
- Elena chi?
- Elena quella del cinema
Un attimo di silenzio
- Ah si, certo, ciao Elena, ero convinto mi avresti chiamato
- Beh io veramente non lo ero
- Io si, se non altro per curiosità, dimmi allora, tutto bene?
- Ehm si, certo, volevo sapere perché
- Perché cosa?
- perché mi ha messo in tasca il suo numero
- perché pensavo avresti voluto conoscermi
- e perché avrei dovuto avere voglia di conoscerla?
- Per vedere in faccia e alla luce del sole chi avevi vicino al cinema e…….
- E cosa?
- E che ti aveva fatto eccitare al punto da farti fare quello che hai fatto
- Ero eccitata per il film
- Beh ad un certo punto non lo stavi certo guardando
- E quindi?
- E quindi cosa vorresti da me piccola Elena?
- Beh solo vedere la sua faccia, nient’altro……credo
- Va bene, vuoi venire da me?
- No no, in qualche posto ….. fuori, all’aperto
- Ah certo, capisco, cosa dici, ai giardini pubblici di porta Venezia? C’è anche lo zoo
- Va bene, sabato pomeriggio?
- D’accordo, alle 2?
- Facciamo alle 3, come la riconosco?
- Non ti preoccupare, ti riconosco io, ciao.
E riattaccò, e adesso? Beh adesso avevo un appuntamento, tra due giorni con uno sconosciuto però in un posto pubblico ed all’aperto.
Ed il sabato arrivò, dopo pranzo mi truccai un po’, allora non usavo truccarmi molto, ai nonni non piaceva, un trucco leggero, sopra la biancheria misi un vestitino corto a fiori allacciato sul davanti con una cintura larga in vita dello stesso colore dei mie stivaletti vaquero, il mio giubbotto di jeans, borsa di cuoio a tracolla e capelli raccolti in una coda di cavallo, i miei ray-ban e via sul mio motorino, era ancora presto quando arrivai ai giardini e, quindi gironzolai un po’ arrivando nella parte dove c’erano le gabbie degli animali, poi un tocco sulla spalla :
- Elena?
Mi girai togliendomi gli occhiali da sole e mi trovai davanti ad un uomo che, pensai subito, avesse almeno il doppio dei miei anni, jeans, camicia fuori dai pantaloni, adidas ai piedi, alto più di me, almeno un metro e ottanta, giudicai, fisico asciutto e, devo dire con dispiacere, particolarmente bello, almeno per me.
- Si sono Elena
- Ciao io sono Arturo
Ecco il nome non era un granchè, direi non all’altezza del resto. Non ci demmo la mano, mi si mise accanto a guardare con me la gabbia delle scimmie, poi attaccò :
- Allora Elena, adesso che mi hai visto cosa mi dici?
- Niente, va bene così
- Vuol dire che ho passato l’esame?
- Si no, vuol dire che adesso so che faccia ha.
- Raccontami qualcosa di te
- Mi dica invece qualcosa di lei
- No dai dammi del tu non farmi sembrare così vecchio
- Va bene, dimmi tu qualcosa di te.
Cominciando a passeggiare mi raccontò di essere impiegato in una grossa società di assicurazioni a Milano. Di essere single, di non essere fidanzato, di essere tifoso del Milan ed appassionato di cinema, non gli piaceva andare in discoteca ma molto andare a camminare in montagna e a nuotare, poi toccò a me, gli raccontai della scuola, dei nonni, della mia passione per la corsa, che non ero tifosa di nessuna squadra e della scommessa che mi aveva portato al cinema, non gli chiesi l’età, non mi sembrò il caso, ma gli dissi che avevo appena compiuto i 18 anni.
Così passeggiando e chiacchierando passarono due ore, il mio nervosismo era passato, mi sentivo abbastanza a mio agio, poi mi chiese se volevo bere qualcosa, in effetti ne avevo voglia, era anche abbastanza spiritoso, mi faceva ridere, mi piaceva, poi dopo la coca, ad un tratto avvicinò il suo viso al mio e mi baciò, ecco adesso ero fatta, un primo bacio lieve ed un secondo invece particolarmente intenso anche stringendomi a se, e beh quello si che era un bacio, non mi avevano mai baciato così i miei coetanei, mi tremavano un po’ le gambe, dopo quel bacio continuò a baciarmi sul viso, sulle palpebre degli occhi e, sempre leggermente sulle labbra, poi mi chiese se mi fosse dispiaciuto ed io dopo un profondo respiro gli dissi di no e allora lui :
- vuoi venire da me?
- sono in motorino
- non abito lontano, mi vieni dietro
- va bene andiamo
usciti dal giardino salì sulla sua mini ed io sul mio ciao e partimmo, davvero non abitava lontano, in via Ripamonti, chiusi il motorino con il lucchetto ed entrammo nel palazzo tenendoci per mano, uno strano ascensore, quando uscivi dovevi fare ancora una rampa di scale, o per scendere o per salire, comunque arrivammo al terzo piano e lui aprì la porta e mi fece entrare, ecco adesso ero ancora un po’ nervosa.
La casa non era grande, dal corridoio appena entrata vidi la cucina, una porta che doveva essere quella del bagno, la camera da letto, la porta era aperta ed in fondo al corridoio la sala, entrammo in cucina e dal frigorifero uscirono altre due coca cola e passammo in sala io sul divano e lui che faceva partire il giradischi, era come il mio di selezione con una pila di dischi sopra che così suonavano uno dopo l’altro, non era la mia musica, allora non lo sapevo ma era jazz, non male , comunque.
- Senti, mettiti comoda, io ho davvero bisogno di una doccia
- Ok, non ti preoccupare, ho la mia coca, ti aspetto
Cominciai a girare per casa, fino ad arrivare nella camera da letto, che curiosità, non aveva l’armadio, dietro una porta, però vidi che c’erano tutti i vestiti appesi e/o piegati in ordine, sicuramente qualcuno gli faceva i servizi, il copriletto era nero, wow anche le lenzuola, sembravano di raso e subito una pazza idea, mi aveva detto di mettermi comoda no? Mi spogliai velocemente, tolsi tutto ma proprio tutto, misi anche un po’ del mio profumo, sciolsi i capelli dalla coda, e gli diedi una spazzolata veloce, misi i due cuscini uno sopra l’altro e mi infilai sotto le lenzuola, che sensazione il raso sulla pelle, avevo i brividi, lasciai accesa solo la luce dall’altra parte del letto e spensi il resto, poi vidi accendersi la luce in corridoio e vidi la sua ombra passare davanti alla porta chiusa per andare i sala a cercarmi, mi sentii chiamare ma non risposi, la luce in corridoio si spense e dopo poco la porta della camera si aprì, doveva aver visto la luce fioca dal vetro della porta della camera e Arturo entrò,
- Ah sei qui, pensavo fossi andata via, invece …..
- Invece mi avevi detto di mettermi comoda …..
Avevo il lenzuolo tirato su fino al mento, lui era in accappatoio e, con la porta aperta si sentiva bene anche la musica
- Ehi, mi fai un po’ di posto?
allora spostai il lenzuolo, oltre che per fargli spazio anche perché vedesse il mio corpo nudo, fece cadere l’accappatoio a terra e sì, aveva decisamente un fisico asciutto e atletico, venne a letto, ci ricoprì con il lenzuolo e mi abbracciò e cominciammo a baciarci e le sue mani iniziarono ad esplorare il mio corpo mentre facevo altrettanto con il suo, ci volle poco perché sentissi la sua erezione prepotente spingere contro la mia coscia, era già eccitato al punto da venirmi sopra, allargai leggermente le gambe e lentamente mi penetrò, ecco quello si che mi piaceva, continuavamo a baciarci e mentre le nostre lingue si cercavano iniziò il suo lento andirivieni dentro di me, tra me e me mi dissi “questo sì che è sesso”, ogni tanto si fermava e poi spingeva di nuovo, poi il suo movimento si fece più veloce, sempre più veloce e profondo, io avevo già urlato il mio piacere soffocato dalla sua stessa bocca e lui uscì da me di colpo, sentìì la sua sborra calda sulla mia pancia, poi si lasciò andare al mio fianco leggermente ansimante, spostai il lenzuolo e scoprìì il suo membro, gli accarezzai il petto e poi la mia mano scese al suo inguine ed accarezzai il suo pene che al mio tocco ebbe un fremito,
- Ehi signorina, lasciami riprendere fiato
Mi misi a ridere e continuai ad accarezzarlo, d’istinto cominciai anche a baciarlo, sentivo sulla lingua il sapore dei miei e dei suoi umori mischiati, cominciai a leccarlo dallo scroto tenendo in mano il suo cazzo che si stava già irrigidendo di nuovo, teneva gli occhi chiusi mentre con la lingua, i denti e la bocca mi occupavo della sua virilità, la sentivo crescere nella mia bocca e ad un certo punto sentii le sue mani sulla mia testa che mi portarono a lasciare il mio lavoro, lo guardai, adesso non aveva più gli occhi chiusi, mi guardava sorridendo, mi portò a sdraiarmi quasi sopra di lui, ormai i nostri corpi non erano più coperti dal lenzuolo, cominciò lui a baciarmi dappertutto, arrivando anche alla mia farfallina, sentivo il suo dito penetrarmi e la sua lingua solleticarmi il clitoride, ora ero io ad avere gli occhi chiusi, i miei capezzoli erano talmente duri da farmi male, mi girò e cominciò anche ad accarezzarmi il culetto e, ad un certo punto sentii un dito che mi forzava il buchino,
- hai un bel culetto, prima o poi mi occuperò anche di quello
- non ci pensare neanche, dev’essere molto doloroso, credo
- all’inizio ma poi sono convinto ti piacerà, vedrai
- lasciamo perdere, non ci pensare, dai, dammi un bacio
- no, resta così
Mi mise una mano sotto la pancia e mi portò a mettermi in ginocchio sul letto, poi rimanendo dietro di me puntò la punta del suo pene alla mia fessurina e, stavolta, mi penetrò con un colpo solo facendomi sussultare, ora lo sentivo di più dentro di me. i suoi colpi erano un po’ più profondi di prima, le sue mani sulla mia schiena, io stavo con la testa sul cuscino ed il culetto in aria e lui spingeva e spingeva, Dio come mi piaceva mordevo e stringevo con le dita il cuscino ad ogni affondo sempre di più, quando venne il primo orgasmo quasi rompevo la federa del cuscino, al secondo mi lasciai andare e urlai, anche lui venne insieme a me, sentii il suo sperma caldo sulla schiena e poi si lasciò andare anche lui sul letto
- Ecco adesso sei riuscita a farmi stancare
- Dai non ci credo, per così poco?
- Beh non mi sembra sia stato poco no?
- Ah ah ah hai ragione
L’occhio mi cascò sull’orologio, accidenti, era tardi avrei dovuto essere a casa tra poco, giusto il tempo di farmi una doccia veloce e rivestirmi, glielo dissi e allora mi disse di andare pure in bagno, dopo la doccia veloce mi rivestii, era ancora a letto, gli detti un bacio veloce e scappai via, non prima di avergli detto che l’avrei richiamato, ci vedemmo spesso nei seguenti 6 mesi poi gli dissi che dovevo andare via e che era finita, ormai avevo quasi 19 anni ed io, purtroppo, non sono mai stata molto costante nei miei rapporti e poi mi ero accorta di avere altri interessi, comunque, per Vs informazione sverginò anche il mio culetto e vi dirò che aveva ragione, mi piacque molto.
scritto il
2022-11-07
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