Domenico Cap.: II

di
genere
sentimentali

Domenico

Cap.: II
Non parlò per giorni di quello che gli era occorso, dello stupro subito, sino a quando segni, immagini, flashback e bisogni non lo condussero a chiedere alla madre risposte a certe sue domande, a certe sue perplessità e confusioni mentali. Domenico era solito raccontare alla genitrice i suoi sogni, le sue visioni oniriche, che spesso lo portavano a bagnarsi, chiedendole spiegazioni. Non c’erano veli o porte chiuse tra i due. La donna di grande apertura mentale, nubile per necessità e per coercizione, ne parlò con il medico, suo amante e padrone depravato, che la tranquillizzò. Per l’uomo, sempre informato sulle necessità del ragazzo, non c’era nulla di strano, ma solo bisogni da soddisfare e appagare. Le diede dei farmaci da fargli assumere prima di ogni pasto, atti ad accelerargli lo sviluppo delle sue impellenze nascenti, invitandola, come suo proprietario, a non interferire nella gestione che avrebbe avuto del ragazzino. Lei era una schiava per cui sul figlio non aveva diritti. Il ragazzo, sino ad allora, nel ménage tra i due, era sempre stato lasciato in disparte, ora, però, sarebbe stato preso dal medico e la madre doveva collaborare ad iniziarlo alla professione voluta per lui. Le visioni, che l’adolescente aveva, diventavano sempre più frequenti e spesso sempre più umide, anche per quello che il sanitario aveva ingiunto di fargli assumere.
“Mamma, anche oggi! Avevo trascorso alcune notti serene, senza incubi e senza polluzioni, ma anche i tuoi consigli non bastano. Ho persino bagnato il letto! La sentivo scorrermi sopra. Tu non ci crederai, ma mi piaceva tantissimo, quando serpeggiando mi fluiva calda verso i fianchi. Dormivo e non mi rendevo conto di quello che il mio corpo spandeva. La prossima notte è meglio che indossi il pannolone, almeno non farò altri danni. Me li prenderai, mamma?”
“Va bene, figliolo! Te li farò avere, ma non fartene un cruccio. Perché è bello entrare in una camera di un giovinetto e sentirsi l’olfato ingombro di certi profumi: sa di vita!” e affibbiandogli un leggero puffetto proseguì: “… ma descrivimi la causa!”
“Ero oltre la sorgiva, dove l’acqua limpida e fresca scorre tranquilla e placida, su fondo sabbioso, bordato da verdi palustri, in cui trovano nascondiglio tinche e marsoni e, sovente, è perlustrata da forme serpentiformi, che trovano in essa alimento. Con le calure di questi giorni, un bagno da steso sul letto del ruscello è un piacere inimmaginabile, straordinario, singolare e io non mi sono sottratto agli sfiori di quella frescura. Ero assente, quando ad un certo punto, avvertii pizzichi, come leggeri solletichi, su tutto il fisico, dai piedi al petto, alle ascelle: piccoli girini si pascevano della mia rada peluria incolore, lasciandomi liscio e vellutato, come la buccia di una pesca matura. Con la forza del gruppo mi fecero girare per pulirmi, per piluccarmi anche il dorso. Godevo di quelle attenzioni, quando una forza brutta strapazzandomi e picchiandomi mi bloccò e legò a delle radici affioranti per lasciarmi in balia di natrix nere, di cui il luogo è pieno. Alcune scelsero il mio corpo per scaldarsi, altre zigzagando e strisciando, oltre ad un solletico difficile da sopportare cercavano in me tane per figliare. Ohh, ma … quelle che cercavano in me nascondigli, al calore divenivano rosa, bianche-violacee e le loro teste presero a somigliare a falli grandi, rigidi, caldi, vellutati, scivolosi e profumati di maschio, di urine e sperma.
Scuotendosi e dimenandosi presero possesso delle mie porte e non finivano mai di entrare, anzi, man mano che mi penetravano, spruzzavano sostanze per infiacchire i miei muscoli. Con loro mi sentivo pieno e sazio. Ohh, mamma, era bellissimo gustare il sapore di quella che ispezionava la mia bocca o il sentirmi il ventre pieno, gonfio, saturo o avvertire che con spinte, urti, sbattimenti, scuotimenti, entrava raggomitolandosi o distendendosi, procurandomi percezioni di piaceri inauditi; tanto che dopo mi imbrattai l’addome di sperma e mi svegliai che mi stavo pisciando addosso.
Che significa, mamma? Sono portato all’omosessualità?”
“Di che hai paura, figlio mio? Non temere la tua sessualità; non temere di incontrare il re dei re e di fare la sua conoscenza. Ero adolescente, ma non ancora donna e facevo sogni simili a quelli che da un po’ di tempo stai avendo tu. Fui presa da quello che avevo intravisto più volte nelle mie visioni notturne. A volte i sogni preannunciano il futuro. Accetta e vivi il momento dell’incontro con tutti i tuoi sensi. Riconoscerai la persona che ti prenderà dai suoi occhi verdi, profondi, indagatori; dal suo odore irresistibile, eccitante, avvincente, ammaliante; dalla sua voce baritonale, armoniosa, serena, severa; dal tatto caldo, passionale, forte, energico, magico; dal gusto dopante, erotico, voluttuoso, afrodisiaco. Varie volte ti ha stretto, abbracciato, eccitato sino a farti sgorgare non solo le essenze, ma spesso, anche le urine e l’hai sentito bene, in profondità; tanto che ora hai nostalgia sentita, reale, vera di lui. … e lo brami; spasimi. Sei il topolino che seguirà il musicista. Quando lo rincontrerai, veneralo inginocchiandoti davanti a lui. Fissalo negli occhi per vedere se ti darà il muto consenso e poi, con amore trasmetti prima alle tue mani la passione di cui sei pregno e poi all’olfato, al tatto e al gusto e infine con l’udito ascolterai la sua melodia polmonare e addominale.”
“…, ma perché mi parli, ora, di costui, che non conosco e con un linguaggio di rispetto e di venerazione?”
“Quando lo incontrerai, comprenderai. Io lo amo e a lui ho consacrato me stessa. Sono sua e sua voglio rimanere. Sono una sua schiava, a lui mi sono sottomessa ricevendo in cambio quell’appagamento, quella serenità e contentezza che bramavo e mai avevo conosciuto. Quando percepirò il suo arrivo, mi predisporrò in ginocchio con te a fianco per offrirti e consegnarti a lui. Sarai tu stesso, muto e riverente, che chiederai di appartenergli.
Madre natura ci dona un’infinità di cose belle e bellissime: piante dai fiori bellissimi, farfalle dai colori sgargianti, montagne imponenti, cascate spettacolari, vulcani, deserti, fiumi, foreste immense … ma tra tutte queste, forse la più bella, la più maestosa, la più affascinante, la più … è il , il genitale maschile, una meraviglia senza pari.
Fin dalla più lontana antichità, sin da quando si è iniziato a scrivere la storia, esso è stato considerato elemento sacro, simbolo di fertilità e di forza. È difficile sottrarsi al fascino ed alla maestosità che esprime. È difficile guardare un uomo nudo senza togliere lo sguardo dal suo sesso. È difficile non desiderarlo, non sentirne il bisogno. Il fallo ha il di farti sentire succube, di far emergere la natura passiva e servizievole, insita in tutti noi. Piace a donne e a uomini e chi afferma il contrario, lo sostiene perché è succube di dicerie e tabù.
Lo amo e lo vorrei sempre dentro di me a frugare, a dilatarmi, a sbattermi. Ohh che sensazioni, che emozioni provo. Quando mi addormento, il mio ultimo pensiero è per lui e quando mi sveglio, ritorno a lui a chiedermi: gli piacerò; sarò in grado di eccitarlo nuovamente, di ospitarlo? Vorrà rivedermi; mi rivorrà ancora?... e ogni volta torno ad essere la ragazzina insicura, chiusa, esitante, ma quando me lo trovo dinanzi, che chiede le mie gentilezze, le mie premure, tutto mi scivola via per avvolgerlo di dolcezza e di morbida sensualità.
Ricordo la prima volta, quando preoccupata ed inquieta, spinta dal desiderio, mi ritrovai in ginocchio con il grosso membro molle e cascante davanti alle labbra. Ero ragazzina e da tempo sognavo il momento di poterlo vedere dal vivo, di prenderlo fra le mani per porgerlo alle mie labbra. Sognavo. Avevo paura della realtà, ma come spesso succede, i timori svanirono quasi subito. L’odore del sesso, inebriante e ubriacante, mi accese, mostrandomelo enorme. Aveva un bel glande libero, rosato e molto pruinoso come una pesca matura. L’osservai; l’odorai inspirando a pieni polmoni i suoi profumi; con una mano lo sollevai, mentre con l’altra gli tenevo la bisaccia. Me lo avvicinai lentamente e lo baciai. Era un bacio sensuale, carico di desiderio. Da floscio divenne barzotto. Il suo odore mi prese e mi unì. Socchiusi gli occhi, lo venerai dandogli teneri bacini prima e poi a baciarlo comprimendo le mie labbra su di lui. Lo colpii con la lingua, lo leccai lasciandogli scie umide e rileccai e infine lo avvolsi tra le labbra per massaggiarlo con amore. A poco a poco lo sentii dilatarsi e allungarsi sempre di più fino a diventare durissimo e completamente eretto.
Ohh, che turbamento si prova ad averlo fra le labbra e sentirlo crescere e indurirsi. Che emozione si prova nel prendere con la punta della lingua le stille, che sempre più copiose fluiscono dalla sua piccola vagina, per conservarle nel tuo tabernacolo caldo. È lì che gli dimostri quanto lo ami, che commosso ed emozionato, muto, affermi con il tuo comportamento ; poi lui ti prenderà il culo per godere dentro di te, ma è dai tuoi occhi, da come lo avvolgi con le labbra, da come lo lavi con la lingua che lui capisce, comprende quanto lo ami, quanto tu sia predisposto fisicamente e mentalmente alla conseguente penetrazione. Amerai la sissyficazione per diventare una femminuccia. Il tuo corpo e i tuoi movimenti si faranno più delicati e sinuosi, la voce più calda e sensuale, le labbra più lucide e morbide, gli occhi più profondi e languidi mentre il tuo fiore grinzoso si rilasserà per prepararsi ad accogliere.
Ne ho conosciuti tanti e tutti diversi per forme, colore, dimensioni. Ognuno aveva un qualcosa di magico, di prodigioso, seducevano, avvincevano, incantavano, erano tutti bellissimi, splendidi, stupendi; con ognuno andavo in paradiso. Se avrai la sensibilità di guardarlo e percepirlo con tutti i sensi, avvertirai tante sfumature che renderanno ogni tuo ossequio orale, unico e incomparabile per lui e per te.
Altra sensazione forte, grande, intensa, oltre a quella di sentirlo crescere in bocca, è quella dell’acme finale. Questo è per me il momento eroticamente più forte e desiderato dell’atto sessuale: un breve e intenso spasmo come di un vulcano che erutta lava bianca; un atto d’amore da parte del maschio che donerà il proprio nettare al soggiogato. Sentire la bocca riempirsi di sperma caldo sarà la conferma di aver svolto bene il compito, per il quale sarai ricompensato con il dono di lasciartelo gustare e deglutire. Il cercare di farlo sgorgare in bocca è un atto di dolce e premurosa sottomissione, mentre il prenderlo nell’intestino sarà un segno di conquista e di dominio da parte di chi ami. Benché abbiano sapori di base che accomunano le essenze di ogni maschio, esistono infinite varianti che rendono questo momento simile ad una degustazione enologica. Lo sperma varia dal dolce all’amarognolo, dal retrogusto che lascia, che può essere più o meno persistente, ma anche in densità, colore e abbondanza. Inutile dire che le venute più desiderate sono quelle dei giovani, che possono arrivarti per la forza dello schizzo direttamente in gola, ma devi saper apprezzare anche le poche gocce dell’anziano che cercherà di deportele sulla punta della lingua.”
“Mamma, le tue parole mi hanno eccitato, tanto che i miei muscoli addominali sono molto tesi, quasi dolenti. Ho conosciuto tentacoli, pesci, radici avventizie che si trasformarono in membri, mostri che con la lingua e il loro perno lungo mi penetravano, tanto che al risveglio da quelle visioni mi ritrovavo sempre bagnato di sperma e di pipì per il piacere che provavo. Mamma, sono le tue prime parole che sento sul tuo padrone e quando sarà per me?”
“A casa non ho mai fatto trasparire nulla, anche perché lui non voleva che te ne parlassi, se prima il tuo fisico non avesse manifestato il desiderio, comunque lui era continuamente informato sul tuo sviluppo. Per te arriverà presto, molto presto. Ti senti pronto a conoscerlo, ti senti pronto a vivere, sperimentare il dolore per avere l’estasi di piacere annunciatati dai sogni?”
“Sì, mamma! Sono pronto a servirlo e a darmi a lui!”
“Sei pronto a fare quello che ti verrà richiesto sino a darti anche ad altri?”
“Oh, mamma! Quanto spasimo iniziare a farmi conoscere e a conoscere! La mia pancia duole e si lamenta per l’attesa!”
“Prima che lui arrivi, prima che tu venga preparato al suo incontro, è meglio che prosegua la dissertazione di prima. Ad un padrone piacerà tantissimo che uno schiavo si impregni del suo profumo, massaggiandosi il volto o altre parti del corpo con la sborra o con il piscio che potrebbero venirti elargiti. Quanto è bello odorare di crema bianca o della pipì del padrone. Essere marcati con quegli elisir è sottomissione affascinante, giusta, trasgressiva, assoluta al suo fallo. Non lavarti subito, ma tampona i rigagnoli con l’intimo che indosserai, per conservare più a lungo le tracce della sua virilità.
“Che significa ?”
“Comprenderai a suo tempo e dopo le larve acquatiche inizieranno a scompigliarti, ad elettrizzarti e ad eccitarti per vivere l’incontro.”


scritto il
2022-11-30
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