Educazione in famiglia: dai nonni. Cap.: I La serpe
di
Andrea10F09
genere
prime esperienze
Cap.: I La serpe
“Stefania … Stefania! …”
“Che cosa vuoi, nonno?”
“Vieni ad aiutarmi!”
“… ma nonnoooooooooo, … sto giocando!”
“Avrai tempo dopo, … ora vieni con me!”
“Nell’acqua?”
“Sì.”
“Arrivoooo!”
La ragazzina, le vacanze estive le trascorreva sempre nella fattoria dei nonni materni. Erano giorni per lei molto elettrizzanti, appassionanti, avvincenti, … pieni di nuove scoperte e di inedite amicizie.
Con il nonno aveva un affetto particolare, visto che costui, sin dai primi giorni, l’aveva invitata a posizionare frasche di ontano nel rigagnolo di acqua sorgiva per catturare delle carpe. Era un divertimento che in città non avrebbe mai potuto avere, … di una galvanizzante, emozionante esperienza; … e poi quel limo che filtrava tra le dita dei piedi in quel pomeriggio afoso e torrido e …, dopo bagnata, le accarezzava … vellicava i suoi glutei discinti, provocandole turbamenti, … rimescolamenti che non conosceva, ma prendevano, … seducevano, … stregavano; come il lasciarsi lavare dalle ruvide mani dell’anziano, che volentieri si soffermavano nella valle del sole per conoscere, stuzzicare, titillare illanguidendola, debilitandola per crearle una necessità, … un bisogno, … un desiderio. Il nonno era un bell'uomo, vicino alla sessantina, piuttosto robusto e massiccio, con delle mani use a lavori pesanti. Aveva una stalla con terreno dove allevava mucche da latte con l’aiuto della signora Assunta.
La nonna l’aveva ammonita di non entrare in acqua vestita per non inzuppare di fango i pantaloncini, difficili poi da pulire, da smacchiare: era meglio lavarsi il corpo dal fango nella sorgiva, che buttare il capo, e poi, di cosa doveva temere dal nonno o da altri, visto che la proprietà era molto isolata. Poteva tranquillamente muoversi in quasi completa nudità, anche solo con le mutandine, per preservare un po’ la patatina.
“Stefania, anche oggi?”
“Cosa nonna?”
“Ti ha lavato il nonno?”
“Sì!”
“Ti piaceva?”
“Sì … tanto!”
“Sono felice di questo, anche per te.”
“Perché chiedi e asserisci siffatta cosa?”
“Perché, i giorni che stai passando con noi, in un futuro non molto lontano, li ricorderai con nostalgia. Ti rammenterai dei nonni, della loro saggezza e delle loro premure.”
“Era bello percepire il fango salire lungo le gambe con l’acqua che mi bagnava sino a metà pancia, … e il posare le fascine dove l’acqua scorreva limpida tra scie di erbe palustri, che serpeggiavano per avvolgerti … lo scorgere piccoli marsoni fuggire da un nascondiglio d’alghe per entrare in un altro, … osservare il nonno con quei mutandoni inzuppati, incollati al corpo, … con quel pelo argentato sul petto, e poi, guadato il ruscello, … sedermi sul limo con il nonno che mi osservava quando giocavo con le mani, … le sue mani a pulirmi.”
“Lo so cara, perché anch’io facevo quello che fai tu e il nonno mi lavava. Oh, quelle mani sotto lo sguardo della nonna, … che passavano tra le mie gambette affusolate, snelle … che mi davano piacevoli, affettuosi sculaccioni; … e io tremavo, … vacillavo per … C’era un non so, … un qualcosa che mi scaldava, … che …; anche se mi faceva il sederino rosso. Mi bagnavo di … Oh che belli, stupendi, sereni giorni trascorsi allora da loro.”
“A volte desidero che le tenga ferme o che mi pizzichi … il culo. Avverto un bollire dentro di me quando mi afferra e mi strizza le chiappe o in acqua, per meglio lavarmi, dopo avermi posta sotto un braccio, fruga in mezzo per asportare il pantano annidatosi nelle grinze della passerina e del sederino … Avverto allora uscire piccole stille, umori. Sono trasparenti e filamentosi. … e il nonno, avvistando, sorride, dicendomi che sto diventando grande.”
“Lo so, ma ora rimetti i pantaloncini per evitare sorprese alla tua farfallina; dimmi, e poi … ti infanghi per sentire le mani?”
“No, … ma … vado dal nonno!”
“Stai attenta! È nella vigna a falciare.”
“Va bene, nonna. Il cane viene con me.” … e corse fuori verso il nonno per osservare, scrutare, ispezionare e farsi spiegare.
“Stefania … stai lontano dalla prima vigna, poiché nel terreno c’è un nido di vespe scavatrici. Sai cosa succede se …”
“Sì, nonno, ma perché hanno fatto il nido là sotto? Lo distruggo?”
“No, sono utili. Loro si sentono protette in quei buchi ventilati. Non toccarle, devono vivere anche loro. Sono parte del creato, … necessarie per la piramide della vita; se non dai loro fastidi, non ti faranno nulla. Esse sono importantissime per l’ambiente e la biodiversità. In loro assenza prolifererebbero parassiti che creerebbero problemi all’equilibrio biologico, ma sono importanti anche per la sopravvivenza di specie come le rondini e i falchi, che abitualmente si nutrono di imenotteri.
“Grazie nonno.”
“Prendi il rastrello e inizia ad accumulare, raccogliere l’erba, che dopo porteremo a casa.”
“Nonno … una …!”
“Lasciala tranquilla!”
“… ma ho paura.” … e il nonno le si accostò per osservare la serpe che andò a nascondersi sotto un cumolo d’erba, appena falciata.
“Sciocca, è una biscia dal collare. Devi fidarti del nonno e a scuola dovresti aver studiato che da noi non ci sono vipere o altre specie velenose; comunque, ora la prendo e inizio un gioco, insegnatomi da un tuo avo. Povera anima, che riposi in pace!”
“Me lo fai conoscere?”
“Vieni e siediti sulle mie ginocchia. Non devi aver timore. Fidati e poi, a cena, racconterai a me e alla nonna le sensazioni che avrai provato.” L’anziano, accomodatosi sul piano della carriola impiegata per svariati utilizzi della stalla, dalla raccolta dell’erba verde a quella dello strame o del letame, con un braccio si tratteneva addossato la nipote e con l’altro le mostrava la serpe, ghermita al collo dalle sue dita, che si avvolgeva su sé stessa o si dimenava alla ricerca di una fuga.
“Che fai nonno?”
“Guardala e prova a percepirne la viscidità. Come slitta e serpeggia sulla tua pancia. Ti serve per imparare a conoscere il tuo fisico, … del perché di certe sue reazioni; … ti provoca solletico, … stimolo! … e …”
“No nonno, ho paura!”, ma l’uomo, incurante delle rimostranze della nipote, le sfiorava le ascelle con quella testa o le istoriava i capezzolini con la dentatura della biscia; mentre il corpo di quella si srotolava o si avvolgeva scivoloso sopra il suo pube.
“Tremi? Ti ha morso? …” e la piccola Stefania guardava esterrefatta, stupita, ma anche sconvolta, non sapendo se piangere o ridere per il solletico che il nonno le faceva provare. “Oh, questi capezzolini, … e questo pancino che sussulta e si ritrae. Guardami come la bacio, … mira come le ciuccio e le aspiro la testa, … e lei vorrebbe entrare di più. Ti titilla il palato e la lingua. È pulita e mi dà piacere. Prova e poi mi racconterai le sensazioni.”
“Ahhh, … hiihhff, … hhiiihhhfff, … nonno mi fa ridere e mi …”
“Vedo, … ti stai bagnando e infradiciando di secrezioni. Ora la lasciamo andare. Ho voluto farti conoscere questi esseri che ti appariranno anche nei sogni. Non temerli, e quando succederà parlane. Non devi aver paura o timore, poiché è la vita.” La serpe rapida e solerte lasciò la scena per rintanarsi sotto un mucchio d’erba marcescente.
“Nonno … enhhfff!”
“Scruta e contempla, invece, la tua farfallina ornata di scie e di stille trasparenti. Codesta reazione del tuo fisico al solletico, datoti dal movimento ondulatorio della serpe su di te, significa che stai entrando in un’età di sogni, … di turbamenti, … di eccitazioni e di piaceri. Sono momenti che devi vivere appieno, senza vergogna o pudore, in famiglia e non con altri. Quando sei entrata in acqua per aiutarmi, avrai visto o scorto il mio pisello? … beh, … è di un uomo, … la tua è la vagina di una ragazzina; per cui non preoccuparti, … crescerà per riceverne uno come il mio o quello di tuo padre. Ora stai attenta a cosa ti succede.” Il nonno, introdotta la sua destra sotto il pantaloncino, iniziò a manipolare, frizionare, massaggiare, a spostare e spingere, sempre aderente all’addome, a titillare sino a farla contrarre, inarcare, allungarsi e stendersi sotto spasmi che divenivano sempre più acuti, accompagnati da ansimi, boccheggi, monosillabi, gemiti. “Abbandonati al piacere, al godimento, alla beatitudine dell’estasi; non trattenerti e lascia sgorgare, erompere, zampillare il contenuto delle tue ghiandole sessuali. Ti è già successo a letto, come la nonna ha notato: ora sono io che ti provoco il piacere per farti scoprire il tuo fisico.” Trasparenze, sgorgavano, fluivano dalle labbra vaginali per posarsi sulle mani sapienti dell’uomo e da quelle sul volto e sul petto della giovinetta.
“Noooooooonn …ooooo” Frastornata, disorientata, stupita, allibita, ancora ansimante, boccheggiante per il piacere che mani esperte e lascive le procurarono, si abbandonò tra le braccia del familiare.
“Allora?”
“Enfff, … enffff, … ahhhhhff, …ennnnnnnnnnffffffffssss, … xsììììììììì. Enff, … sììì, … ancora nonno!”
“Un’altra volta piccola. Ora devi riposarti e ripensare all’esperienza fatta e alla serpe. Aiutami a portare a casa il falciato e poi a governare la stalla. Domani mattina, se riesci ad alzarti presto, ti insegnerò a mungere.”
“Sì, nonno!” tra le sue cosce colavano lente scie trasparenti.
“Stefania … Stefania! …”
“Che cosa vuoi, nonno?”
“Vieni ad aiutarmi!”
“… ma nonnoooooooooo, … sto giocando!”
“Avrai tempo dopo, … ora vieni con me!”
“Nell’acqua?”
“Sì.”
“Arrivoooo!”
La ragazzina, le vacanze estive le trascorreva sempre nella fattoria dei nonni materni. Erano giorni per lei molto elettrizzanti, appassionanti, avvincenti, … pieni di nuove scoperte e di inedite amicizie.
Con il nonno aveva un affetto particolare, visto che costui, sin dai primi giorni, l’aveva invitata a posizionare frasche di ontano nel rigagnolo di acqua sorgiva per catturare delle carpe. Era un divertimento che in città non avrebbe mai potuto avere, … di una galvanizzante, emozionante esperienza; … e poi quel limo che filtrava tra le dita dei piedi in quel pomeriggio afoso e torrido e …, dopo bagnata, le accarezzava … vellicava i suoi glutei discinti, provocandole turbamenti, … rimescolamenti che non conosceva, ma prendevano, … seducevano, … stregavano; come il lasciarsi lavare dalle ruvide mani dell’anziano, che volentieri si soffermavano nella valle del sole per conoscere, stuzzicare, titillare illanguidendola, debilitandola per crearle una necessità, … un bisogno, … un desiderio. Il nonno era un bell'uomo, vicino alla sessantina, piuttosto robusto e massiccio, con delle mani use a lavori pesanti. Aveva una stalla con terreno dove allevava mucche da latte con l’aiuto della signora Assunta.
La nonna l’aveva ammonita di non entrare in acqua vestita per non inzuppare di fango i pantaloncini, difficili poi da pulire, da smacchiare: era meglio lavarsi il corpo dal fango nella sorgiva, che buttare il capo, e poi, di cosa doveva temere dal nonno o da altri, visto che la proprietà era molto isolata. Poteva tranquillamente muoversi in quasi completa nudità, anche solo con le mutandine, per preservare un po’ la patatina.
“Stefania, anche oggi?”
“Cosa nonna?”
“Ti ha lavato il nonno?”
“Sì!”
“Ti piaceva?”
“Sì … tanto!”
“Sono felice di questo, anche per te.”
“Perché chiedi e asserisci siffatta cosa?”
“Perché, i giorni che stai passando con noi, in un futuro non molto lontano, li ricorderai con nostalgia. Ti rammenterai dei nonni, della loro saggezza e delle loro premure.”
“Era bello percepire il fango salire lungo le gambe con l’acqua che mi bagnava sino a metà pancia, … e il posare le fascine dove l’acqua scorreva limpida tra scie di erbe palustri, che serpeggiavano per avvolgerti … lo scorgere piccoli marsoni fuggire da un nascondiglio d’alghe per entrare in un altro, … osservare il nonno con quei mutandoni inzuppati, incollati al corpo, … con quel pelo argentato sul petto, e poi, guadato il ruscello, … sedermi sul limo con il nonno che mi osservava quando giocavo con le mani, … le sue mani a pulirmi.”
“Lo so cara, perché anch’io facevo quello che fai tu e il nonno mi lavava. Oh, quelle mani sotto lo sguardo della nonna, … che passavano tra le mie gambette affusolate, snelle … che mi davano piacevoli, affettuosi sculaccioni; … e io tremavo, … vacillavo per … C’era un non so, … un qualcosa che mi scaldava, … che …; anche se mi faceva il sederino rosso. Mi bagnavo di … Oh che belli, stupendi, sereni giorni trascorsi allora da loro.”
“A volte desidero che le tenga ferme o che mi pizzichi … il culo. Avverto un bollire dentro di me quando mi afferra e mi strizza le chiappe o in acqua, per meglio lavarmi, dopo avermi posta sotto un braccio, fruga in mezzo per asportare il pantano annidatosi nelle grinze della passerina e del sederino … Avverto allora uscire piccole stille, umori. Sono trasparenti e filamentosi. … e il nonno, avvistando, sorride, dicendomi che sto diventando grande.”
“Lo so, ma ora rimetti i pantaloncini per evitare sorprese alla tua farfallina; dimmi, e poi … ti infanghi per sentire le mani?”
“No, … ma … vado dal nonno!”
“Stai attenta! È nella vigna a falciare.”
“Va bene, nonna. Il cane viene con me.” … e corse fuori verso il nonno per osservare, scrutare, ispezionare e farsi spiegare.
“Stefania … stai lontano dalla prima vigna, poiché nel terreno c’è un nido di vespe scavatrici. Sai cosa succede se …”
“Sì, nonno, ma perché hanno fatto il nido là sotto? Lo distruggo?”
“No, sono utili. Loro si sentono protette in quei buchi ventilati. Non toccarle, devono vivere anche loro. Sono parte del creato, … necessarie per la piramide della vita; se non dai loro fastidi, non ti faranno nulla. Esse sono importantissime per l’ambiente e la biodiversità. In loro assenza prolifererebbero parassiti che creerebbero problemi all’equilibrio biologico, ma sono importanti anche per la sopravvivenza di specie come le rondini e i falchi, che abitualmente si nutrono di imenotteri.
“Grazie nonno.”
“Prendi il rastrello e inizia ad accumulare, raccogliere l’erba, che dopo porteremo a casa.”
“Nonno … una …!”
“Lasciala tranquilla!”
“… ma ho paura.” … e il nonno le si accostò per osservare la serpe che andò a nascondersi sotto un cumolo d’erba, appena falciata.
“Sciocca, è una biscia dal collare. Devi fidarti del nonno e a scuola dovresti aver studiato che da noi non ci sono vipere o altre specie velenose; comunque, ora la prendo e inizio un gioco, insegnatomi da un tuo avo. Povera anima, che riposi in pace!”
“Me lo fai conoscere?”
“Vieni e siediti sulle mie ginocchia. Non devi aver timore. Fidati e poi, a cena, racconterai a me e alla nonna le sensazioni che avrai provato.” L’anziano, accomodatosi sul piano della carriola impiegata per svariati utilizzi della stalla, dalla raccolta dell’erba verde a quella dello strame o del letame, con un braccio si tratteneva addossato la nipote e con l’altro le mostrava la serpe, ghermita al collo dalle sue dita, che si avvolgeva su sé stessa o si dimenava alla ricerca di una fuga.
“Che fai nonno?”
“Guardala e prova a percepirne la viscidità. Come slitta e serpeggia sulla tua pancia. Ti serve per imparare a conoscere il tuo fisico, … del perché di certe sue reazioni; … ti provoca solletico, … stimolo! … e …”
“No nonno, ho paura!”, ma l’uomo, incurante delle rimostranze della nipote, le sfiorava le ascelle con quella testa o le istoriava i capezzolini con la dentatura della biscia; mentre il corpo di quella si srotolava o si avvolgeva scivoloso sopra il suo pube.
“Tremi? Ti ha morso? …” e la piccola Stefania guardava esterrefatta, stupita, ma anche sconvolta, non sapendo se piangere o ridere per il solletico che il nonno le faceva provare. “Oh, questi capezzolini, … e questo pancino che sussulta e si ritrae. Guardami come la bacio, … mira come le ciuccio e le aspiro la testa, … e lei vorrebbe entrare di più. Ti titilla il palato e la lingua. È pulita e mi dà piacere. Prova e poi mi racconterai le sensazioni.”
“Ahhh, … hiihhff, … hhiiihhhfff, … nonno mi fa ridere e mi …”
“Vedo, … ti stai bagnando e infradiciando di secrezioni. Ora la lasciamo andare. Ho voluto farti conoscere questi esseri che ti appariranno anche nei sogni. Non temerli, e quando succederà parlane. Non devi aver paura o timore, poiché è la vita.” La serpe rapida e solerte lasciò la scena per rintanarsi sotto un mucchio d’erba marcescente.
“Nonno … enhhfff!”
“Scruta e contempla, invece, la tua farfallina ornata di scie e di stille trasparenti. Codesta reazione del tuo fisico al solletico, datoti dal movimento ondulatorio della serpe su di te, significa che stai entrando in un’età di sogni, … di turbamenti, … di eccitazioni e di piaceri. Sono momenti che devi vivere appieno, senza vergogna o pudore, in famiglia e non con altri. Quando sei entrata in acqua per aiutarmi, avrai visto o scorto il mio pisello? … beh, … è di un uomo, … la tua è la vagina di una ragazzina; per cui non preoccuparti, … crescerà per riceverne uno come il mio o quello di tuo padre. Ora stai attenta a cosa ti succede.” Il nonno, introdotta la sua destra sotto il pantaloncino, iniziò a manipolare, frizionare, massaggiare, a spostare e spingere, sempre aderente all’addome, a titillare sino a farla contrarre, inarcare, allungarsi e stendersi sotto spasmi che divenivano sempre più acuti, accompagnati da ansimi, boccheggi, monosillabi, gemiti. “Abbandonati al piacere, al godimento, alla beatitudine dell’estasi; non trattenerti e lascia sgorgare, erompere, zampillare il contenuto delle tue ghiandole sessuali. Ti è già successo a letto, come la nonna ha notato: ora sono io che ti provoco il piacere per farti scoprire il tuo fisico.” Trasparenze, sgorgavano, fluivano dalle labbra vaginali per posarsi sulle mani sapienti dell’uomo e da quelle sul volto e sul petto della giovinetta.
“Noooooooonn …ooooo” Frastornata, disorientata, stupita, allibita, ancora ansimante, boccheggiante per il piacere che mani esperte e lascive le procurarono, si abbandonò tra le braccia del familiare.
“Allora?”
“Enfff, … enffff, … ahhhhhff, …ennnnnnnnnnffffffffssss, … xsììììììììì. Enff, … sììì, … ancora nonno!”
“Un’altra volta piccola. Ora devi riposarti e ripensare all’esperienza fatta e alla serpe. Aiutami a portare a casa il falciato e poi a governare la stalla. Domani mattina, se riesci ad alzarti presto, ti insegnerò a mungere.”
“Sì, nonno!” tra le sue cosce colavano lente scie trasparenti.
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