Educazione in famiglia: dai nonni. Cap.: III Lacrime
di
Andrea10F09
genere
incesti
Cap.: III Lacrime
Correva, indugiava, saltellava, piroettava, sgambettava, piangeva e rideva. La nonna sbigottita, impressionata si mise a sorridere partecipando contenta all’euforia della nipote.
“Sei vispa, contenta, felice, quasi elettrizzata, tanto eccitata.”
“Oh, nonna, che belle vacanze sto trascorrendo! Nonna …”
“Ne sono compiaciuta, ma per essere corretti si deve dar merito della tua gioia ai tuoi genitori. Sono stati loro a chiederci di iniziarti, di guidarti nella sessualità. Avevano notato dei segni, delle testimonianze sempre più frequenti in camera tua e su alcuni tuoi indumenti, che gli fecero prendere la decisione di contattarci per istruirti sul sesso. Loro per il paese, per le amicizie o compagnie che frequenti hanno preferito che fossimo noi i tuoi docenti.”
“Che vorresti dire, nonna? Da quel che affermi sembra che siano stati loro a …”
“Sì, ma di non violarti l’imene, ossia di non possederti tramite la vagina, poiché la verginità è per chi sposerai.”
“Oh no, nonna; ma io lo voglio anche lì! Non mi interessa se perdo la verginità, se sarò deflorata, ma di rimanere gravida del nonno. È così bello volare, che … Nonna, lo voglio anche là, … mi aiuterai? Nonnaa ...”
“Ho una mezza idea, ma tu dovrai seguire per bene le mie istruzioni.”
“Va bene. Cosa devo fare?”
“Entriamo in casa, … ho bisogno di alleggerirmi, di togliermi un peso, … delle farfalle dallo stomaco che mi impediscono di essere vigile. … e dopo ti suggerirò cosa e come farlo. Hai fatto delle esperienze, ma per proseguire devo fare in modo che tu vada a dormire stanca, debilitata, stressata tanto che prenderai sonno appena poserai il capo nel nostro letto, tra me e Alcide. Devi chiedere a pranzo di poter dormire fra noi: il nonno ha bisogno di sentire il tuo culetto caldo, sensuale, sericeo. Quel calore che custodisci gli farà aumentare la brama di averti, di romperti il culo e tu glielo darai, quando ti condurrò da lui nella stalla a vedere il toro.”
La giovane nipote era entusiasta di quello che la nonna le stava suggerendo, di come e quando sarebbe stata deflorata, della pulizia interna e anche dello sfregamento, della raschiata del toro alla vagina e al suo culo.
“Nonna, posso farlo io?”
“Cosa cara?”
“Quello che stai facendo con la mano.”
“Come hai fatto tu con me o come ha fatto il nonno a te l’altra notte?”
“E’ da quando ti sei seduta sul nonno che sto male. Ho bisogno di piacere. Dai, … fammi godere, mia piccola Stefy.” La giovinetta, inginocchiata e flessa davanti alla fonte della vita della donna, guidata dall’istinto primordiale e dalle mani dell’adulta, dapprima aspirò le esalazioni che da lì si sprigionavano, indi immerse il viso fra quelle labbra aperte, rosse, tumide, irrorate, intrise di sostanze schiumose per ungersi e poi principiò con la lingua a vellicarle, a titillarle, ad accenderle ancora di più, solleticandole, stuzzicandole, mordendole. Non paga le aspirava, le strizzava tra lingua e palato per popparle, come a voler estrarne il sangue di cui erano pregne e dopo, aiutandosi con le mani, divaricate ulteriormente le cosce della signora, spinse la lingua nella vagina più che poteva per rotearla, levigarla, pulirla delle copiose secrezioni, sino a far contorcere, vibrare, allungare e cadere sfatto, sfinito, quel corpo.
“Sìììì, … sììììììììììììììììììììììììì, … continua. Sìììììììììì piccola mia! Stai diventando una vacca, come tua nonna. Ohhh, sembra che tu sia nata puttana, … ssiiiiiiiiiii, … sto per … “e la donna schiacciò ulteriormente quella testa sulla sua gnocca vischiosa, sino ad urlare, mugghiare, strillare il suo piacere, aspergendo e mondando con ricche spruzzate quel volto alla sua prima esperienza saffica. “Ohhhhhhh, … ohh, … che cosa mi hai procurato bimba mia? È stato un qualcosa che avevo dimenticato: una lingua di giovinetta sul mio fiore appassito, sulla mia sorca rugosa.
“i tuoi sughi hanno un sapore diverso da quelli del nonno, ma … ne vorrei ancora. È stato … sembrava che ci fosse qualcuno che mi spingeva, che mi suggeriva come fare. Tu nonna hai goduto, ma anch’io e … ora mi sembra di avere nella pancia un … languore, un vuoto … è … delizioso, delicato, mhhhhhhhh … che bello … chiede, invoca, hnfffff …”
“Lo so cara. È un piacere diverso, che necessita però di trovar sfogo. Tra poco il nonno sarà di ritorno per il pranzo e quando lui andrà, come di consueto, a fare il suo breve riposino pomeridiano, noi proseguiremo con il programma di avvicinamento al tuo obiettivo.
“Oh, nonna, sono … mi sto bagnando ancora. Guardami …! … e sollevando l’orlo della vestina mostrò alla donna scie trasparenti, deliziose, che comparendo dalla passerina fluivano verso le ginocchia. “Sono in calore nonna? Sento una forza, uno stimolo, un impulso che … mhhhhhhhh.”
“Sei una femmina in un periodo particolare. Il tuo fisico vuole l’accoppiamento, vuole … quello che hai sentito sul sederino. Su prepariamo il pranzo e poi …” Il nonno arrivò per mangiare, ma prima salutò la moglie con un forte sculaccione e un bacio sulla fronte, poi, agguantata la nipote per le mani, attrattala appresso per un bacio voluttuoso, passionale, selvaggio, la erudì quanto quel perno, che le faceva percepire sul pube, la desiderasse e per dirle tramite le mani che le strizzavano e le impastavano le natiche di quel tenero culo, cosparso di umori, che lo avrebbe visitato e massaggiato a fondo, ... sì a fondo.
“Donna, questa nipote è proprio una magnifica femmina, calda, passionale, viva. Ora è piena di farfalle e sgocciola. La sua figa sembra una fontana. Mhhhhhhhhh. Che …”
“Non è pronta. La devo preparare. Ora smetti, anche se lei vorrebbe.”
“Uhmmmmmmm, … va be’!” Il pranzo, già preparato dalla nonna nelle prime ore del mattino, lo consumarono con la nipote seduta sulle ginocchia dell’uomo. Per farle salire il desiderio la sistemarono con il pene del capo-famiglia ben duro fra le natiche.
La campana lontana annunciava l’ora del pranzo; nel cielo terso la strada bianca, che si stava estendendo per attenuarsi e impallidire sino alla sua scomparsa, sorrideva trasmettendo buon umore; il garrire delle rondini, rasenti l’aia, palesava nidiate nella vecchia cascina; un muggito tranquillo e beato trasmetteva l’inizio di una nuova vita e in tutto questo c’era la mano dell’Invisibile.
Canterò il tuo nome, giovane virgulto, come l’aria canta l’eco delle campane; ascolterò il linguaggio della tua anima come la spiaggia ascolta la storia delle onde; accompagnerò i tuoi passi verso la conoscenza e ascolterò le tue paure sino all’apparire della vita nel tuo grembo.
La fierezza di un antico campanile alle dodici sarà del guerriero che sfida la luce del sole; le tracce di vapori saranno il candido telo per un dono alla vita; i consigli, i desideri, le brame ti condurranno a leggere e a far tuo il libro della concupiscenza sino farti cogliere il frutto che vagheggi.
Periodo pieno di sogni; giovinezza che scorre ordinata, fiduciosa, serena e felice fra le mani dei nonni, nelle mani dell’Invisibile.
Momento colmo di speranze, zeppo fino all'orlo di visioni che corrono e si rincorrono festose sulla tovaglia della nostra epidermide, trasformata in colline, in prato, in bosco, in ruscelli, esplorata da gente generosa, rispettosa, retta e attenta.
La vita dei tuoi anni, piccola Stefy, ha la forza di un torrente in piena, che tracima, con la voglia intrinseca d'avventura, di divertimento e di piacere, una vita di lussuria e peccato, una vita da puttana e troia.
“Diamoci da fare, puliamo, prepariamo per la sera e poi … Qui deve essere pulito ed in ordine per procedere alacremente nel viaggio intrapreso. Mia cara, quello che hai visto, toccato, lambito, odorato, succhiato sino a farlo piangere o a fargli vomitare nella tua gola succhi, creme che tutti vorrebbero, maschi e femmine, è un tarlo, è una fissa nella nostra mente, è un bisogno del nostro fisico. C’è chi lo chiama fallo, chi membro o pisello, cazzo, pene, uccello, verga, asta, minchia, mazza, banana, pesce, bischero; chi abbacchio, acello, adamo, adolf, aguzza paperi, alberello o albero della vita, alzabandiera, anaconda , armando , articolo per signora ...chi, panino, sfilatino, filone, baguette, … chi cicciolino, crea popolo, calippo, coda, clarinetto, bastone o barbagianni, … chi sventraculi o squarcia papere, … chi vescovo, cardinale, re o imperatore, fratello, obelisco o pennello, salame o salsicciotto, torello o tappabuchi, trapano o tronchetto della felicità e altri termini che la fantasia o la poesia gli affibbia.”
“Ohh, nonna, quanti nomignoli!”
“Eh sì, tanti, … e quante emozioni, … che sensazioni avvertiamo nel vederlo lacrimare o singhiozzare, forse simili a quelle che abbiamo con un bambino che ci osserva con occhi lucidi, vivaci, teneri, dolci, chiedenti protezione ed affetto e noi, dopo averlo preso in braccio, lo ringraziamo coccolandolo con baci e carezze. Quanti turbamenti indescrivibili proviamo nel sentirlo allungarsi ed indurirsi man mano che lo accarezziamo con le guance, con le labbra, con la lingua? ... L’invisibile ha creato un’infinità di cose belle: dal Cosmo infinito alla Terra, dalla flora dai fiori bellissimi alla fauna, dalle montagne imponenti innevate ai deserti, dalle cascate spettacolari ai fiumi, dai vulcani alle foreste immense … ma tra tutte queste, la prima, la più bella, la più maestosa, la più affascinante è il “fallo”, il genitale maschile, che non avrei difficoltà a inserire nella lista delle sette meraviglie del mondo. Può essere lungo e grosso, tozzo o sottile, difeso da folta peluria, ispida, trattenente odori afrodisiaci e stimolanti, con una testa tracagnotta, rossa, violacea o in alcuni animali: lungo, affusolato, con una punta simile a quella di una freccia o a trivella. Nei giorni del tuo soggiorno, qui in campagna, ne potrai vedere diversi per forma e dimensione: come quello del cane dalla punta rossa-rubinea o quello del toro dal glande rosato e fusto bianco, lungo, forte, vigoroso o quello del cavallo o la trivella del verro, delle anatre e delle oche. È fantastico, straordinario, bellissimo.” Mentre parlava, approntava l’occorrente per la pratica igienica.
“Fin dai tempi antichi il pene è sempre stato considerato elemento sacro, simbolo di fertilità e di forza. Quanti cippi fallici lungo le nostre strade. La storia è ricca di questi simboli e tutte le società umane sono sempre state guidate, governate da lui. È arduo sottrarsi al fascino ed alla superiorità che comunica, palesa, rappresenta, calamitando attenzione e sottomissione da parte del sesso opposto, ma anche dei maschi stessi. È difficile guardare un uomo nudo senza togliere lo sguardo dal suo sesso. È impossibile non desiderarlo, non sentire il bisogno di coccolarlo, adorarlo e venerarlo. Il fallo ha il “potere” di farti sentire femmina, vacca, scrofa, di far emergere la natura passiva e servizievole che dovrebbe contraddistinguere chi lo ama.
La sensazione che si prova nel sentirlo allungare e indurirsi man mano che lo si massaggia con le labbra è indescrivibile. Penso che ogni persona, maschio o femmina, si senta apprezzata ed onorata di riuscire a procurargli piacere e ad eccitarlo. L’erezione del pene scatena un insieme di reazioni nel corpo di uno, tanto da predisporlo fisicamente e mentalmente alla susseguente penetrazione. Il primo effetto è un senso di soddisfazione che accresce l’autostima a cui segue una spiccata e naturale docilità di movimenti e comportamenti. Il corpo e i movimenti si fanno più delicati e sinuosi, la voce si fa più calda, le labbra diventano più pronunciate e morbide, gli occhi più profondi e languidi, le nostre aperture si rilassano perché si preparano ad accoglierlo.
Un’altra sensazione forte, oltre a quella di sentirlo crescere in bocca o fra le mani, è il momento dell’orgasmo finale, orgasmo che amo inizi nella mia bocca e prosegua sul volto. Questo è davvero un momento molto forte e desiderato come momento culminante dell’atto sessuale. Brevi ed intensi spasmi che lo costringono ad eruttare una densa lava bianca, idonea a coprire un volto in sua venerazione. Un atto di amore da parte del maschio che dona il proprio seme al partner. Sentire la bocca riempirsi di sperma caldo è meraviglioso, stupendo, eccezionale, anche avere il volto e le mani colme, velate di quella panna bianca di maschio, affascina, strega, seduce.
Lo sperma non è l’unico liquido che apprezzo come frutto del mio amore e della mia dedizione al membro. Di Alcide amo la pioggia dorata, il getto di urina calda, che spesso lui mi regala sul corpo e in bocca o preso da raptus erotico, me lo schizza sulla vagina come fanno solitamente i bambini con le vacche sdraiate nelle stalle. Il liquido giallo, dall’odore marcato, che mi cola lungo tutto il corpo, mi fa sentire come un “territorio”, una proprietà, marcata dalla sua bestia, dal suo cane. Avverto in quell’azione di Alcide come un gesto di dominazione fallica su di me, ma anche un segno d’amore.
Concludo con un elogio anche dei testicoli. Quasi sempre noi femmine siamo portate a dedicarci subito al glande per il suo indubbio fascino, però lasciami dire che oltre a leccare la cappella, è bellissimo far scivolare la lingua umida anche sui testicoli. Un gesto che piace molto ad Alcide e che mi dà un’idea di quanto carico ci sia di sperma. Più che la dimensione del pene è giusto osservare e apprezzare la dimensione dei testicoli di un uomo che sono indicatori di mascolinità. Palle grosse fanno pensare al toro, animale simbolo di virilità e di forza, e preannunciano ricche, libidinose, emozionanti, calde spruzzate lattee.”
“Oh nonna, mi sa che in questa casa conoscerò e apprenderò molto!” … e si mise a ridere.
“Se sarai disponibile, … anche per …”
“Oh, sempre!”
“Bene, cara e ora accovacciati sul tavolo con la testa sul piano e culetto in alto!”
“Che cosa mi fai?”
“Ti devo pulire l’intestino e dopo ti laverò, … perché sei abbastanza impiastricciata di umori cagliati. Si vede che quello che or ora ho dipinto a parole, ti ha entusiasmato e … fatto bagnare. Sei una bellissima, dolcissima, seducente porcellina, una affascinante, incantevole maiala adescatrice!”
“… ma tu, nonna, non sei da meno.”
“Me lo dirai quando avrai modo di conoscermi meglio. Ora rilassati e lasciami fare.” … e immerso l’indice della sinistra nel burro morbido, quasi liquefatto, che aveva collocato sul tavolo precedentemente, principiò a passare il polpastrello su quel buchetto ansioso che al tocco divenne ancora più impudico. Il culetto, a quella tastata si mosse tutto, aprendosi e chiudendosi, permettendo in questo modo di farsi penetrare. “Mmmmmmm, il tuo intestino è stretto e caldo!”
“Oh, nonna! Hnfffffffffff …”
“Ecco cara” e unta la cannula, gliela inserì nel culetto voglioso infilandole tutto il beccuccio per far scorrere subito dopo l’acqua tepida. Con una mano le massaggiava le chiappe, il pancino; le impiastricciava la passerina, gliela pizzicava tirandole le umide labbrette, mentre l’altra teneva bel saldo il tubicino per evitare che uscisse. Ogni tanto le faceva colare un po’ di liquido caldo, che dal culo scorreva sulla fichetta e da lì sulle cosce.”
“Oh che bello, nonna!”
“Ti piace quello che ti sto facendo, come muovo le dita sulla tua fica o come tiro le tue alette o muovo e spingo il clistere?”
“Sì, nonna! Continua, … continua, con … Ohh, … ohnfffffff, … sììììììììììììììììììììììììì … nonnaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”
“Ma come, anche con la pulizia intestinale, ti diverti? Oh, piccola maialina, come hai goduto! Anche a me, allora, mi era piaciuto tantissimo e poi … feci pipì su quelle mani che, là, mi massaggiavano. Ora scendi e svuotati in quel secchio, dopo andremo a lavarci.”
Non si era sentita a disagio nel subire quel clistere, quella purga d’acqua saponata che mai aveva subito, ma che accettò come tappa verso l’obbiettivo suggeritole, rimanendo soddisfatta ed appagata per lo spasmo di piacere che la nonna le aveva procurato.
Era estate nel periodo della maggior canicola, per cui la nonna, anche per freddare la nipote, consigliò il bagno nella vasca-abbeveratoio delle mucche, antistante le stalle. La signora iniziò a prendere con una mano l’acqua dalla vasca per passarla su tutto il corpo di Stefania, mentre con l’altra le allargava le gambe, facendola sussultare e trattenere il fiato. Entrambe si stavano eccitando, entrambe tenevano una mano sulla fica dell’altra e mentre la giovane con l’altra mano, sulla vita della donna, si aiutava per tenersi schiacciata, pressata, la nonna utilizzava l’altra per sollevare il viso della nipote per un bacio, dapprima casto per trasformarlo poi in passionale, ardente, desideroso, irrefrenabile.
“Oh sì, mia cara, muovi la mano, frulla, pigia, entra, sbattila. Ohh, sìììììììììì, … dai, continua mia cara discepola, entrami dentro con la mano, … afferra il fringuello e fallo, stringendolo e pizzicandolo, cantare. Fammi vibrare, sussultare, orgasmare. Oh, sììììììììììììì cara, … oh che bello avere una mano di giovinetta nella fica, la mano di mia nipote dove la carne si fa più delicata e sensibile. Oh, sìììì Stefy, … oh sìììììì!” con le mani spinge la nipote ad inginocchiarsi davanti alle sue gambe divaricate. È eccitata, quanto mai stimolata. Nell’acqua della vasca serpeggiano, si allargano, corrono verso l’uscita scie gelatinose. La vede allungare le mani verso di lei e aprirla. “Leccami cara. È bellissimo, … lecca, mordi, tira, torci il clito!” … e allargava le gambe, spingeva il bacino in avanti e colava sempre di più. Rivoli di umori scendevano dalla cavità e poi … “Sììììììììììììììììììììììììì dolce Stefy, … sììììììììììììììììììììì!” e scosse, sussulti, guizzi presero quel corpo, sino ad appoggiare totalmente quel pube sul viso della piccola, prima impiastricciandolo dei suoi sughi e poi … lavandola con essenze calde, dorate. “Ohhhhhhhhhhh, … sììììììììììììììììììììììììì, … prendi, bevi, scaldati e profumati della mia fisiologica, della mia acqua corporea!” Pisciava premendosi la testa della nipote sulla vulva, incurante dei colpi di tosse, dei rigurgiti e dei tremori di quella.
“Nonna, …”
“Sì, mia cara, sì! Rimarrai gravida, ma devi seguire scrupolosamente le mie indicazioni. Per te è stata la prima esperienza di pipì. Non so se ti è piaciuta, ma se la fai a lui … beh, non capirà più nulla e allora, tu, sfruttando in quel momento la sua incapacità di discernere e di comprendere, ti farai sverginare e coprire. Visto che il tuo periodo fertile sarà fra giorni, per ora, lasciati aprire il culo.”
A cena la signora Assunta descrisse al marito la giornata della piccola, concludendo che sarebbe stato necessario il suo aiuto per sfibrare quella giovinetta, in modo che potesse dormire fra loro senza fomentare, provocare, accendere desideri. Doveva riposare, rilassarsi e il nonno doveva lasciar dormire quella piccola canaglia.
“… e così la nostra Stefy vorrebbe provare le sniffate, le sbuffate, i soffi del Rosso, farsi annusare prima e poi farsi fiutare, pippare, … farsi conoscere, … insomma vorrebbe vedere, fronteggiare e affrontare per cedere e donare a quella bestia dei suoi sughi, ma deve sapere che non si può eccitarla, farla soffrire senza farsi lambire, leccare, lustrare, polire, spazzolare dalla sua raspa. Saremo là con te per tenerti addossata al recinto, in modo che lui possa bere gli umori di vacca che usciranno dal tuo intestino, presi dalla nonna prima che la Bigia fosse messa assieme al toro. Lui ti riconoscerà per una sua manza e vorrà averti, fare come con la vacca, ma berrà solo le sostanze gelatinose che ti introdurremo nel culo. Sei perplessa, timorosa, pensierosa, assente, rapita, … In città non potresti fare le esperienze che farai in questa estate dai noi, perché verresti bollata, segnata, additata come depravata, degenere, pervertita, dissoluta. La cultura nelle campagne è diversa: è il mondo animale che insegna e non le regole dei falsi pervertiti. Tra gli animali ci si accoppia anche con le madri, le figlie; non ci sono divieti, se una femmina è in calore viene presa e coperta e se un giovane sente dei bisogni, beh … capisci, … lo facciamo anche noi. Fra noi, in questa casa, non ci sono divieti.”
“Mi piace, nonno quello che dici. Oggi per me è stata una giornata stupenda, bellissima. Non come i giorni degli anni precedenti, … oh, voglio diventare donna, femmina … come dite voi!”
“A suo tempo, … tutto con il sole. Ci sono frutti che maturano in primavera, come ciliege, albicocche, altri con il sole estivo. Delle esperienze che farai in questi giorni, devono essere solo tue e di quelli con cui le spartisci. … e ora sali sul tavolo, anche se imbandito e pieno di vivande. Non c’è differenza tra un bicchiere di vino e una spremuta di testicoli o di figa: sono tutti liquidi da saggiare e bere.”
La pratica, a cui sarebbe stata sottoposta, non era nuova in quella casa. La signora, che la conosceva molto bene, si sottometteva spesso, aiutata sempre dal marito, perché sarebbe stato molto arduo, difficilissimo reggere e sopportare da soli la sevizia della lingua.
“Togli la vestina, mia cara! Sarebbe pericoloso tenerla e posa le tue mani sulle ginocchia del nostro caro, in modo che io possa infilare questo grosso sondino per clistere nel tuo bel culetto. Osserva i liquidi che ti insufflerò: sono quelli che ho raccolto dalla vagina della vacca, prima che fosse messa nello stallo per la monta. Sono gelatinosi, vischiosi, trasparenti. Tu non ne percepisci l’odore, ma la bestia sì: sente la fragranza di questa crema e ne reclama la fonte per possederla, fotterla, coprirla. Quando ti faremo accostare, lui ti vedrà come una sua giovenca e inizierà a fiutare, ad annusare, a sniffare e poi nel vederti disposta, pronta, vogliosa, eccitata, si avvicinerà con la lingua coperta di bave per toccarti, sentirti, sfiorarti, lambirti, ungerti per invogliarti ad alzare la coda. Sarai strana per lui, ma l’eccitazione e il desiderio che le creme, delle quali sarai ricoperta, stimolano e scatenano, non gli faranno rilevare disuguaglianze tra una vacca e te. Sei e sarai, per lui, solo una vitella da ingravidare. … e ora un po’ di questa crema sul corpo, dai polpacci al culo, dalle ginocchia ai seni.”
“Nonnaaaaa, … le mani, … ancora, … sìììììììììììììììì, … sììììììììììììììììììììììììììììììì, … mi piace nonna. Sarò mai come te? Potrò usare e farmi riempire, coprire, ingravidare dal nonno? Ohhhhhhhhhh, nonna … com’è bello avere delle mani e lingue sul corpo! Mai avrei immaginato che le mie vacanze estive fossero così. Dai nonna ricoprimi bene e tu, nonno, portami in braccio al ricovero di quella bestia.”
“Oh, piccola porcellina! Hanno ragione i tuoi! Sei pronta per diventare femmina! Oh, già immagino come terminerà il pranzo domenicale con tuo padre e tua madre che vorranno vederti impalata, bloccata, impallinata, con tua madre e la nonna che assisteranno e collaboreranno affinché quei momenti diventino straordinari, meravigliosi, bellissimi.”
“Oh, nonno, prendimi e stringimi a te, mentre mi offri alla bramosia, alla voglia di quella, alla sua lingua rasposa, ruvida come una carta vetrata. Oh, il cuore palpita e la gola ansima. Mi piego, come tu vuoi, offrendo le mie membra alla prima carezza. Sussulto a quella raspa; mi chino ed apro, mentre il dardo granuloso, aspro, si protende impetuoso, furibondo, violento battendo, tamburellando con insistenza dove sgorgano essenze a lui care. Oh, nonni, tenetemi, stringetemi mentre le mie gambe cedono e mi consegnano a quella vorace, ingorda, oscena ramazza, che tutto estrae, asporta, prende. Oh, la lingua … sul bersaglio, dritta, s’infila nell’oliato anello, come lo spago nella cruna. Oh, nonno … vibro, ansimo, sussulto presa da una scarica di fuochi artificiali e sbando, oscillo, fluttuo su bianchi, esili cirri per essere presentata, offerta al sole. Ohhg …” … e crolla bocconi con il sederino in alto, raspato dalla lingua del toro. Esanime, seppur priva di sensi, scatta, trasalisce, traballa, si contrae in preda, ancora, ad orgasmi intensi, tremendi, bestiali.
Oh Stefy, … piccola Stefy … il tuo nuvoloso tulipano frangiato lascia intravedere il rosato del suo vivo interno; … e lui pigola, cinguetta e frigna donando intingoli, brodetti, sostanze care alla brama del toro; … e si apre tremante, sussultante, scosso da brividi improvvisi, fulminei, che da lì partono per irradiarsi in tutto il tuo fisico. Oh, piccola Stefy, un tosto, impudico, meraviglioso messaggero, vista l’entrata aperta, bussa, chiede, lubrificandosi dei suoi e dei tuoi umori, di accedere nel tuo caldo, umido, luminoso condotto; mentre la sua vecchia, dissoluta amante, spinta dal desiderio di avere una compagna-vacca, postasi sotto di te per un lascivo, impudico, sensuale 69 aspira il lucente, fulgido tuo ammennicolo. Lo succhia, munge e strizza con le labbra fino a che non vede l’insinuarsi, l’introdursi di un glande nel tuo stretto, voglioso, ardente sfintere. Un si diffonde nella stalla, accompagnato dallo sfrigolio dello stallatico e dai tuoi occhi interrogativi. Ti sei ripresa. I cirri ti hanno riportata fra l’odore di strame e di bestie, di urine e di sesso. Il nonno spinge molto lentamente per dar modo al tuo culetto di adattarsi, di familiarizzare con l’essere invasore, … e quello, ad un certo punto si ferma, sta lì, poi … una piccola spinta decisa e tu riapri gli occhi chiedendo … Hai una smorfia e lui si ferma. … e mentre la nonna beve, lappa, inghiotte ingorda, avida, affamata le tue essenze, lui riprende ad entrare sino a darti una sensazione di un meraviglioso, emozionante, incantevole pieno. È la prima volta che provi una cosa simile. Ti senti colma, imbottita di una cosa calda, pulsante, … è bellissimo. Languore.
“Oh, nonno, che sensazione straordinaria, mi sento colma, satura di te. Ho la pancia …”
” Sei, incantevole, amore mio e hai un culetto caldo e tanto stretto e morbido. Ti ho fatto male prima?”
” Un pochino, ma è … tutto passato.”
Allora iniziò a muoversi pian piano, su e giù con degli allunghi lenti e profondi. Ogni volta si sentiva svuotare e poi, subito dopo, riempire, fino a che quel pisellone non toccò il fondo. Le sembrava quasi che le uscisse dalla gola. A poco a poco si sentii scaldare tutta con una sensazione prodigiosa, emozionante. Venne con un urlo, aggrappandosi alla nonna con tutte le sue forze per caderle sopra sfinita, cullata dal dolce languore dell’orgasmo. Lui continuò a muoversi, ad andare su e giù, facendola godere ancora per ininterrotti, ripetuti acmi di intensissimo piacere. Alla fine, le eruttò nel retto, per accasciarsi accanto alla nuova vacca, con il membro che gli si rimpiccioliva un po' alla volta. Mantenendo le posizioni, rimasero stesi nello strame, esausti, con la piccola fra i due vecchi, protetti dall’atmosfera dell’ambiente, scaldati dall’alito del bove.
Correva, indugiava, saltellava, piroettava, sgambettava, piangeva e rideva. La nonna sbigottita, impressionata si mise a sorridere partecipando contenta all’euforia della nipote.
“Sei vispa, contenta, felice, quasi elettrizzata, tanto eccitata.”
“Oh, nonna, che belle vacanze sto trascorrendo! Nonna …”
“Ne sono compiaciuta, ma per essere corretti si deve dar merito della tua gioia ai tuoi genitori. Sono stati loro a chiederci di iniziarti, di guidarti nella sessualità. Avevano notato dei segni, delle testimonianze sempre più frequenti in camera tua e su alcuni tuoi indumenti, che gli fecero prendere la decisione di contattarci per istruirti sul sesso. Loro per il paese, per le amicizie o compagnie che frequenti hanno preferito che fossimo noi i tuoi docenti.”
“Che vorresti dire, nonna? Da quel che affermi sembra che siano stati loro a …”
“Sì, ma di non violarti l’imene, ossia di non possederti tramite la vagina, poiché la verginità è per chi sposerai.”
“Oh no, nonna; ma io lo voglio anche lì! Non mi interessa se perdo la verginità, se sarò deflorata, ma di rimanere gravida del nonno. È così bello volare, che … Nonna, lo voglio anche là, … mi aiuterai? Nonnaa ...”
“Ho una mezza idea, ma tu dovrai seguire per bene le mie istruzioni.”
“Va bene. Cosa devo fare?”
“Entriamo in casa, … ho bisogno di alleggerirmi, di togliermi un peso, … delle farfalle dallo stomaco che mi impediscono di essere vigile. … e dopo ti suggerirò cosa e come farlo. Hai fatto delle esperienze, ma per proseguire devo fare in modo che tu vada a dormire stanca, debilitata, stressata tanto che prenderai sonno appena poserai il capo nel nostro letto, tra me e Alcide. Devi chiedere a pranzo di poter dormire fra noi: il nonno ha bisogno di sentire il tuo culetto caldo, sensuale, sericeo. Quel calore che custodisci gli farà aumentare la brama di averti, di romperti il culo e tu glielo darai, quando ti condurrò da lui nella stalla a vedere il toro.”
La giovane nipote era entusiasta di quello che la nonna le stava suggerendo, di come e quando sarebbe stata deflorata, della pulizia interna e anche dello sfregamento, della raschiata del toro alla vagina e al suo culo.
“Nonna, posso farlo io?”
“Cosa cara?”
“Quello che stai facendo con la mano.”
“Come hai fatto tu con me o come ha fatto il nonno a te l’altra notte?”
“E’ da quando ti sei seduta sul nonno che sto male. Ho bisogno di piacere. Dai, … fammi godere, mia piccola Stefy.” La giovinetta, inginocchiata e flessa davanti alla fonte della vita della donna, guidata dall’istinto primordiale e dalle mani dell’adulta, dapprima aspirò le esalazioni che da lì si sprigionavano, indi immerse il viso fra quelle labbra aperte, rosse, tumide, irrorate, intrise di sostanze schiumose per ungersi e poi principiò con la lingua a vellicarle, a titillarle, ad accenderle ancora di più, solleticandole, stuzzicandole, mordendole. Non paga le aspirava, le strizzava tra lingua e palato per popparle, come a voler estrarne il sangue di cui erano pregne e dopo, aiutandosi con le mani, divaricate ulteriormente le cosce della signora, spinse la lingua nella vagina più che poteva per rotearla, levigarla, pulirla delle copiose secrezioni, sino a far contorcere, vibrare, allungare e cadere sfatto, sfinito, quel corpo.
“Sìììì, … sììììììììììììììììììììììììì, … continua. Sìììììììììì piccola mia! Stai diventando una vacca, come tua nonna. Ohhh, sembra che tu sia nata puttana, … ssiiiiiiiiiii, … sto per … “e la donna schiacciò ulteriormente quella testa sulla sua gnocca vischiosa, sino ad urlare, mugghiare, strillare il suo piacere, aspergendo e mondando con ricche spruzzate quel volto alla sua prima esperienza saffica. “Ohhhhhhh, … ohh, … che cosa mi hai procurato bimba mia? È stato un qualcosa che avevo dimenticato: una lingua di giovinetta sul mio fiore appassito, sulla mia sorca rugosa.
“i tuoi sughi hanno un sapore diverso da quelli del nonno, ma … ne vorrei ancora. È stato … sembrava che ci fosse qualcuno che mi spingeva, che mi suggeriva come fare. Tu nonna hai goduto, ma anch’io e … ora mi sembra di avere nella pancia un … languore, un vuoto … è … delizioso, delicato, mhhhhhhhh … che bello … chiede, invoca, hnfffff …”
“Lo so cara. È un piacere diverso, che necessita però di trovar sfogo. Tra poco il nonno sarà di ritorno per il pranzo e quando lui andrà, come di consueto, a fare il suo breve riposino pomeridiano, noi proseguiremo con il programma di avvicinamento al tuo obiettivo.
“Oh, nonna, sono … mi sto bagnando ancora. Guardami …! … e sollevando l’orlo della vestina mostrò alla donna scie trasparenti, deliziose, che comparendo dalla passerina fluivano verso le ginocchia. “Sono in calore nonna? Sento una forza, uno stimolo, un impulso che … mhhhhhhhh.”
“Sei una femmina in un periodo particolare. Il tuo fisico vuole l’accoppiamento, vuole … quello che hai sentito sul sederino. Su prepariamo il pranzo e poi …” Il nonno arrivò per mangiare, ma prima salutò la moglie con un forte sculaccione e un bacio sulla fronte, poi, agguantata la nipote per le mani, attrattala appresso per un bacio voluttuoso, passionale, selvaggio, la erudì quanto quel perno, che le faceva percepire sul pube, la desiderasse e per dirle tramite le mani che le strizzavano e le impastavano le natiche di quel tenero culo, cosparso di umori, che lo avrebbe visitato e massaggiato a fondo, ... sì a fondo.
“Donna, questa nipote è proprio una magnifica femmina, calda, passionale, viva. Ora è piena di farfalle e sgocciola. La sua figa sembra una fontana. Mhhhhhhhhh. Che …”
“Non è pronta. La devo preparare. Ora smetti, anche se lei vorrebbe.”
“Uhmmmmmmm, … va be’!” Il pranzo, già preparato dalla nonna nelle prime ore del mattino, lo consumarono con la nipote seduta sulle ginocchia dell’uomo. Per farle salire il desiderio la sistemarono con il pene del capo-famiglia ben duro fra le natiche.
La campana lontana annunciava l’ora del pranzo; nel cielo terso la strada bianca, che si stava estendendo per attenuarsi e impallidire sino alla sua scomparsa, sorrideva trasmettendo buon umore; il garrire delle rondini, rasenti l’aia, palesava nidiate nella vecchia cascina; un muggito tranquillo e beato trasmetteva l’inizio di una nuova vita e in tutto questo c’era la mano dell’Invisibile.
Canterò il tuo nome, giovane virgulto, come l’aria canta l’eco delle campane; ascolterò il linguaggio della tua anima come la spiaggia ascolta la storia delle onde; accompagnerò i tuoi passi verso la conoscenza e ascolterò le tue paure sino all’apparire della vita nel tuo grembo.
La fierezza di un antico campanile alle dodici sarà del guerriero che sfida la luce del sole; le tracce di vapori saranno il candido telo per un dono alla vita; i consigli, i desideri, le brame ti condurranno a leggere e a far tuo il libro della concupiscenza sino farti cogliere il frutto che vagheggi.
Periodo pieno di sogni; giovinezza che scorre ordinata, fiduciosa, serena e felice fra le mani dei nonni, nelle mani dell’Invisibile.
Momento colmo di speranze, zeppo fino all'orlo di visioni che corrono e si rincorrono festose sulla tovaglia della nostra epidermide, trasformata in colline, in prato, in bosco, in ruscelli, esplorata da gente generosa, rispettosa, retta e attenta.
La vita dei tuoi anni, piccola Stefy, ha la forza di un torrente in piena, che tracima, con la voglia intrinseca d'avventura, di divertimento e di piacere, una vita di lussuria e peccato, una vita da puttana e troia.
“Diamoci da fare, puliamo, prepariamo per la sera e poi … Qui deve essere pulito ed in ordine per procedere alacremente nel viaggio intrapreso. Mia cara, quello che hai visto, toccato, lambito, odorato, succhiato sino a farlo piangere o a fargli vomitare nella tua gola succhi, creme che tutti vorrebbero, maschi e femmine, è un tarlo, è una fissa nella nostra mente, è un bisogno del nostro fisico. C’è chi lo chiama fallo, chi membro o pisello, cazzo, pene, uccello, verga, asta, minchia, mazza, banana, pesce, bischero; chi abbacchio, acello, adamo, adolf, aguzza paperi, alberello o albero della vita, alzabandiera, anaconda , armando , articolo per signora ...chi, panino, sfilatino, filone, baguette, … chi cicciolino, crea popolo, calippo, coda, clarinetto, bastone o barbagianni, … chi sventraculi o squarcia papere, … chi vescovo, cardinale, re o imperatore, fratello, obelisco o pennello, salame o salsicciotto, torello o tappabuchi, trapano o tronchetto della felicità e altri termini che la fantasia o la poesia gli affibbia.”
“Ohh, nonna, quanti nomignoli!”
“Eh sì, tanti, … e quante emozioni, … che sensazioni avvertiamo nel vederlo lacrimare o singhiozzare, forse simili a quelle che abbiamo con un bambino che ci osserva con occhi lucidi, vivaci, teneri, dolci, chiedenti protezione ed affetto e noi, dopo averlo preso in braccio, lo ringraziamo coccolandolo con baci e carezze. Quanti turbamenti indescrivibili proviamo nel sentirlo allungarsi ed indurirsi man mano che lo accarezziamo con le guance, con le labbra, con la lingua? ... L’invisibile ha creato un’infinità di cose belle: dal Cosmo infinito alla Terra, dalla flora dai fiori bellissimi alla fauna, dalle montagne imponenti innevate ai deserti, dalle cascate spettacolari ai fiumi, dai vulcani alle foreste immense … ma tra tutte queste, la prima, la più bella, la più maestosa, la più affascinante è il “fallo”, il genitale maschile, che non avrei difficoltà a inserire nella lista delle sette meraviglie del mondo. Può essere lungo e grosso, tozzo o sottile, difeso da folta peluria, ispida, trattenente odori afrodisiaci e stimolanti, con una testa tracagnotta, rossa, violacea o in alcuni animali: lungo, affusolato, con una punta simile a quella di una freccia o a trivella. Nei giorni del tuo soggiorno, qui in campagna, ne potrai vedere diversi per forma e dimensione: come quello del cane dalla punta rossa-rubinea o quello del toro dal glande rosato e fusto bianco, lungo, forte, vigoroso o quello del cavallo o la trivella del verro, delle anatre e delle oche. È fantastico, straordinario, bellissimo.” Mentre parlava, approntava l’occorrente per la pratica igienica.
“Fin dai tempi antichi il pene è sempre stato considerato elemento sacro, simbolo di fertilità e di forza. Quanti cippi fallici lungo le nostre strade. La storia è ricca di questi simboli e tutte le società umane sono sempre state guidate, governate da lui. È arduo sottrarsi al fascino ed alla superiorità che comunica, palesa, rappresenta, calamitando attenzione e sottomissione da parte del sesso opposto, ma anche dei maschi stessi. È difficile guardare un uomo nudo senza togliere lo sguardo dal suo sesso. È impossibile non desiderarlo, non sentire il bisogno di coccolarlo, adorarlo e venerarlo. Il fallo ha il “potere” di farti sentire femmina, vacca, scrofa, di far emergere la natura passiva e servizievole che dovrebbe contraddistinguere chi lo ama.
La sensazione che si prova nel sentirlo allungare e indurirsi man mano che lo si massaggia con le labbra è indescrivibile. Penso che ogni persona, maschio o femmina, si senta apprezzata ed onorata di riuscire a procurargli piacere e ad eccitarlo. L’erezione del pene scatena un insieme di reazioni nel corpo di uno, tanto da predisporlo fisicamente e mentalmente alla susseguente penetrazione. Il primo effetto è un senso di soddisfazione che accresce l’autostima a cui segue una spiccata e naturale docilità di movimenti e comportamenti. Il corpo e i movimenti si fanno più delicati e sinuosi, la voce si fa più calda, le labbra diventano più pronunciate e morbide, gli occhi più profondi e languidi, le nostre aperture si rilassano perché si preparano ad accoglierlo.
Un’altra sensazione forte, oltre a quella di sentirlo crescere in bocca o fra le mani, è il momento dell’orgasmo finale, orgasmo che amo inizi nella mia bocca e prosegua sul volto. Questo è davvero un momento molto forte e desiderato come momento culminante dell’atto sessuale. Brevi ed intensi spasmi che lo costringono ad eruttare una densa lava bianca, idonea a coprire un volto in sua venerazione. Un atto di amore da parte del maschio che dona il proprio seme al partner. Sentire la bocca riempirsi di sperma caldo è meraviglioso, stupendo, eccezionale, anche avere il volto e le mani colme, velate di quella panna bianca di maschio, affascina, strega, seduce.
Lo sperma non è l’unico liquido che apprezzo come frutto del mio amore e della mia dedizione al membro. Di Alcide amo la pioggia dorata, il getto di urina calda, che spesso lui mi regala sul corpo e in bocca o preso da raptus erotico, me lo schizza sulla vagina come fanno solitamente i bambini con le vacche sdraiate nelle stalle. Il liquido giallo, dall’odore marcato, che mi cola lungo tutto il corpo, mi fa sentire come un “territorio”, una proprietà, marcata dalla sua bestia, dal suo cane. Avverto in quell’azione di Alcide come un gesto di dominazione fallica su di me, ma anche un segno d’amore.
Concludo con un elogio anche dei testicoli. Quasi sempre noi femmine siamo portate a dedicarci subito al glande per il suo indubbio fascino, però lasciami dire che oltre a leccare la cappella, è bellissimo far scivolare la lingua umida anche sui testicoli. Un gesto che piace molto ad Alcide e che mi dà un’idea di quanto carico ci sia di sperma. Più che la dimensione del pene è giusto osservare e apprezzare la dimensione dei testicoli di un uomo che sono indicatori di mascolinità. Palle grosse fanno pensare al toro, animale simbolo di virilità e di forza, e preannunciano ricche, libidinose, emozionanti, calde spruzzate lattee.”
“Oh nonna, mi sa che in questa casa conoscerò e apprenderò molto!” … e si mise a ridere.
“Se sarai disponibile, … anche per …”
“Oh, sempre!”
“Bene, cara e ora accovacciati sul tavolo con la testa sul piano e culetto in alto!”
“Che cosa mi fai?”
“Ti devo pulire l’intestino e dopo ti laverò, … perché sei abbastanza impiastricciata di umori cagliati. Si vede che quello che or ora ho dipinto a parole, ti ha entusiasmato e … fatto bagnare. Sei una bellissima, dolcissima, seducente porcellina, una affascinante, incantevole maiala adescatrice!”
“… ma tu, nonna, non sei da meno.”
“Me lo dirai quando avrai modo di conoscermi meglio. Ora rilassati e lasciami fare.” … e immerso l’indice della sinistra nel burro morbido, quasi liquefatto, che aveva collocato sul tavolo precedentemente, principiò a passare il polpastrello su quel buchetto ansioso che al tocco divenne ancora più impudico. Il culetto, a quella tastata si mosse tutto, aprendosi e chiudendosi, permettendo in questo modo di farsi penetrare. “Mmmmmmm, il tuo intestino è stretto e caldo!”
“Oh, nonna! Hnfffffffffff …”
“Ecco cara” e unta la cannula, gliela inserì nel culetto voglioso infilandole tutto il beccuccio per far scorrere subito dopo l’acqua tepida. Con una mano le massaggiava le chiappe, il pancino; le impiastricciava la passerina, gliela pizzicava tirandole le umide labbrette, mentre l’altra teneva bel saldo il tubicino per evitare che uscisse. Ogni tanto le faceva colare un po’ di liquido caldo, che dal culo scorreva sulla fichetta e da lì sulle cosce.”
“Oh che bello, nonna!”
“Ti piace quello che ti sto facendo, come muovo le dita sulla tua fica o come tiro le tue alette o muovo e spingo il clistere?”
“Sì, nonna! Continua, … continua, con … Ohh, … ohnfffffff, … sììììììììììììììììììììììììì … nonnaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”
“Ma come, anche con la pulizia intestinale, ti diverti? Oh, piccola maialina, come hai goduto! Anche a me, allora, mi era piaciuto tantissimo e poi … feci pipì su quelle mani che, là, mi massaggiavano. Ora scendi e svuotati in quel secchio, dopo andremo a lavarci.”
Non si era sentita a disagio nel subire quel clistere, quella purga d’acqua saponata che mai aveva subito, ma che accettò come tappa verso l’obbiettivo suggeritole, rimanendo soddisfatta ed appagata per lo spasmo di piacere che la nonna le aveva procurato.
Era estate nel periodo della maggior canicola, per cui la nonna, anche per freddare la nipote, consigliò il bagno nella vasca-abbeveratoio delle mucche, antistante le stalle. La signora iniziò a prendere con una mano l’acqua dalla vasca per passarla su tutto il corpo di Stefania, mentre con l’altra le allargava le gambe, facendola sussultare e trattenere il fiato. Entrambe si stavano eccitando, entrambe tenevano una mano sulla fica dell’altra e mentre la giovane con l’altra mano, sulla vita della donna, si aiutava per tenersi schiacciata, pressata, la nonna utilizzava l’altra per sollevare il viso della nipote per un bacio, dapprima casto per trasformarlo poi in passionale, ardente, desideroso, irrefrenabile.
“Oh sì, mia cara, muovi la mano, frulla, pigia, entra, sbattila. Ohh, sìììììììììì, … dai, continua mia cara discepola, entrami dentro con la mano, … afferra il fringuello e fallo, stringendolo e pizzicandolo, cantare. Fammi vibrare, sussultare, orgasmare. Oh, sììììììììììììì cara, … oh che bello avere una mano di giovinetta nella fica, la mano di mia nipote dove la carne si fa più delicata e sensibile. Oh, sìììì Stefy, … oh sìììììì!” con le mani spinge la nipote ad inginocchiarsi davanti alle sue gambe divaricate. È eccitata, quanto mai stimolata. Nell’acqua della vasca serpeggiano, si allargano, corrono verso l’uscita scie gelatinose. La vede allungare le mani verso di lei e aprirla. “Leccami cara. È bellissimo, … lecca, mordi, tira, torci il clito!” … e allargava le gambe, spingeva il bacino in avanti e colava sempre di più. Rivoli di umori scendevano dalla cavità e poi … “Sììììììììììììììììììììììììì dolce Stefy, … sììììììììììììììììììììì!” e scosse, sussulti, guizzi presero quel corpo, sino ad appoggiare totalmente quel pube sul viso della piccola, prima impiastricciandolo dei suoi sughi e poi … lavandola con essenze calde, dorate. “Ohhhhhhhhhhh, … sììììììììììììììììììììììììì, … prendi, bevi, scaldati e profumati della mia fisiologica, della mia acqua corporea!” Pisciava premendosi la testa della nipote sulla vulva, incurante dei colpi di tosse, dei rigurgiti e dei tremori di quella.
“Nonna, …”
“Sì, mia cara, sì! Rimarrai gravida, ma devi seguire scrupolosamente le mie indicazioni. Per te è stata la prima esperienza di pipì. Non so se ti è piaciuta, ma se la fai a lui … beh, non capirà più nulla e allora, tu, sfruttando in quel momento la sua incapacità di discernere e di comprendere, ti farai sverginare e coprire. Visto che il tuo periodo fertile sarà fra giorni, per ora, lasciati aprire il culo.”
A cena la signora Assunta descrisse al marito la giornata della piccola, concludendo che sarebbe stato necessario il suo aiuto per sfibrare quella giovinetta, in modo che potesse dormire fra loro senza fomentare, provocare, accendere desideri. Doveva riposare, rilassarsi e il nonno doveva lasciar dormire quella piccola canaglia.
“… e così la nostra Stefy vorrebbe provare le sniffate, le sbuffate, i soffi del Rosso, farsi annusare prima e poi farsi fiutare, pippare, … farsi conoscere, … insomma vorrebbe vedere, fronteggiare e affrontare per cedere e donare a quella bestia dei suoi sughi, ma deve sapere che non si può eccitarla, farla soffrire senza farsi lambire, leccare, lustrare, polire, spazzolare dalla sua raspa. Saremo là con te per tenerti addossata al recinto, in modo che lui possa bere gli umori di vacca che usciranno dal tuo intestino, presi dalla nonna prima che la Bigia fosse messa assieme al toro. Lui ti riconoscerà per una sua manza e vorrà averti, fare come con la vacca, ma berrà solo le sostanze gelatinose che ti introdurremo nel culo. Sei perplessa, timorosa, pensierosa, assente, rapita, … In città non potresti fare le esperienze che farai in questa estate dai noi, perché verresti bollata, segnata, additata come depravata, degenere, pervertita, dissoluta. La cultura nelle campagne è diversa: è il mondo animale che insegna e non le regole dei falsi pervertiti. Tra gli animali ci si accoppia anche con le madri, le figlie; non ci sono divieti, se una femmina è in calore viene presa e coperta e se un giovane sente dei bisogni, beh … capisci, … lo facciamo anche noi. Fra noi, in questa casa, non ci sono divieti.”
“Mi piace, nonno quello che dici. Oggi per me è stata una giornata stupenda, bellissima. Non come i giorni degli anni precedenti, … oh, voglio diventare donna, femmina … come dite voi!”
“A suo tempo, … tutto con il sole. Ci sono frutti che maturano in primavera, come ciliege, albicocche, altri con il sole estivo. Delle esperienze che farai in questi giorni, devono essere solo tue e di quelli con cui le spartisci. … e ora sali sul tavolo, anche se imbandito e pieno di vivande. Non c’è differenza tra un bicchiere di vino e una spremuta di testicoli o di figa: sono tutti liquidi da saggiare e bere.”
La pratica, a cui sarebbe stata sottoposta, non era nuova in quella casa. La signora, che la conosceva molto bene, si sottometteva spesso, aiutata sempre dal marito, perché sarebbe stato molto arduo, difficilissimo reggere e sopportare da soli la sevizia della lingua.
“Togli la vestina, mia cara! Sarebbe pericoloso tenerla e posa le tue mani sulle ginocchia del nostro caro, in modo che io possa infilare questo grosso sondino per clistere nel tuo bel culetto. Osserva i liquidi che ti insufflerò: sono quelli che ho raccolto dalla vagina della vacca, prima che fosse messa nello stallo per la monta. Sono gelatinosi, vischiosi, trasparenti. Tu non ne percepisci l’odore, ma la bestia sì: sente la fragranza di questa crema e ne reclama la fonte per possederla, fotterla, coprirla. Quando ti faremo accostare, lui ti vedrà come una sua giovenca e inizierà a fiutare, ad annusare, a sniffare e poi nel vederti disposta, pronta, vogliosa, eccitata, si avvicinerà con la lingua coperta di bave per toccarti, sentirti, sfiorarti, lambirti, ungerti per invogliarti ad alzare la coda. Sarai strana per lui, ma l’eccitazione e il desiderio che le creme, delle quali sarai ricoperta, stimolano e scatenano, non gli faranno rilevare disuguaglianze tra una vacca e te. Sei e sarai, per lui, solo una vitella da ingravidare. … e ora un po’ di questa crema sul corpo, dai polpacci al culo, dalle ginocchia ai seni.”
“Nonnaaaaa, … le mani, … ancora, … sìììììììììììììììì, … sììììììììììììììììììììììììììììììì, … mi piace nonna. Sarò mai come te? Potrò usare e farmi riempire, coprire, ingravidare dal nonno? Ohhhhhhhhhh, nonna … com’è bello avere delle mani e lingue sul corpo! Mai avrei immaginato che le mie vacanze estive fossero così. Dai nonna ricoprimi bene e tu, nonno, portami in braccio al ricovero di quella bestia.”
“Oh, piccola porcellina! Hanno ragione i tuoi! Sei pronta per diventare femmina! Oh, già immagino come terminerà il pranzo domenicale con tuo padre e tua madre che vorranno vederti impalata, bloccata, impallinata, con tua madre e la nonna che assisteranno e collaboreranno affinché quei momenti diventino straordinari, meravigliosi, bellissimi.”
“Oh, nonno, prendimi e stringimi a te, mentre mi offri alla bramosia, alla voglia di quella, alla sua lingua rasposa, ruvida come una carta vetrata. Oh, il cuore palpita e la gola ansima. Mi piego, come tu vuoi, offrendo le mie membra alla prima carezza. Sussulto a quella raspa; mi chino ed apro, mentre il dardo granuloso, aspro, si protende impetuoso, furibondo, violento battendo, tamburellando con insistenza dove sgorgano essenze a lui care. Oh, nonni, tenetemi, stringetemi mentre le mie gambe cedono e mi consegnano a quella vorace, ingorda, oscena ramazza, che tutto estrae, asporta, prende. Oh, la lingua … sul bersaglio, dritta, s’infila nell’oliato anello, come lo spago nella cruna. Oh, nonno … vibro, ansimo, sussulto presa da una scarica di fuochi artificiali e sbando, oscillo, fluttuo su bianchi, esili cirri per essere presentata, offerta al sole. Ohhg …” … e crolla bocconi con il sederino in alto, raspato dalla lingua del toro. Esanime, seppur priva di sensi, scatta, trasalisce, traballa, si contrae in preda, ancora, ad orgasmi intensi, tremendi, bestiali.
Oh Stefy, … piccola Stefy … il tuo nuvoloso tulipano frangiato lascia intravedere il rosato del suo vivo interno; … e lui pigola, cinguetta e frigna donando intingoli, brodetti, sostanze care alla brama del toro; … e si apre tremante, sussultante, scosso da brividi improvvisi, fulminei, che da lì partono per irradiarsi in tutto il tuo fisico. Oh, piccola Stefy, un tosto, impudico, meraviglioso messaggero, vista l’entrata aperta, bussa, chiede, lubrificandosi dei suoi e dei tuoi umori, di accedere nel tuo caldo, umido, luminoso condotto; mentre la sua vecchia, dissoluta amante, spinta dal desiderio di avere una compagna-vacca, postasi sotto di te per un lascivo, impudico, sensuale 69 aspira il lucente, fulgido tuo ammennicolo. Lo succhia, munge e strizza con le labbra fino a che non vede l’insinuarsi, l’introdursi di un glande nel tuo stretto, voglioso, ardente sfintere. Un si diffonde nella stalla, accompagnato dallo sfrigolio dello stallatico e dai tuoi occhi interrogativi. Ti sei ripresa. I cirri ti hanno riportata fra l’odore di strame e di bestie, di urine e di sesso. Il nonno spinge molto lentamente per dar modo al tuo culetto di adattarsi, di familiarizzare con l’essere invasore, … e quello, ad un certo punto si ferma, sta lì, poi … una piccola spinta decisa e tu riapri gli occhi chiedendo … Hai una smorfia e lui si ferma. … e mentre la nonna beve, lappa, inghiotte ingorda, avida, affamata le tue essenze, lui riprende ad entrare sino a darti una sensazione di un meraviglioso, emozionante, incantevole pieno. È la prima volta che provi una cosa simile. Ti senti colma, imbottita di una cosa calda, pulsante, … è bellissimo. Languore.
“Oh, nonno, che sensazione straordinaria, mi sento colma, satura di te. Ho la pancia …”
” Sei, incantevole, amore mio e hai un culetto caldo e tanto stretto e morbido. Ti ho fatto male prima?”
” Un pochino, ma è … tutto passato.”
Allora iniziò a muoversi pian piano, su e giù con degli allunghi lenti e profondi. Ogni volta si sentiva svuotare e poi, subito dopo, riempire, fino a che quel pisellone non toccò il fondo. Le sembrava quasi che le uscisse dalla gola. A poco a poco si sentii scaldare tutta con una sensazione prodigiosa, emozionante. Venne con un urlo, aggrappandosi alla nonna con tutte le sue forze per caderle sopra sfinita, cullata dal dolce languore dell’orgasmo. Lui continuò a muoversi, ad andare su e giù, facendola godere ancora per ininterrotti, ripetuti acmi di intensissimo piacere. Alla fine, le eruttò nel retto, per accasciarsi accanto alla nuova vacca, con il membro che gli si rimpiccioliva un po' alla volta. Mantenendo le posizioni, rimasero stesi nello strame, esausti, con la piccola fra i due vecchi, protetti dall’atmosfera dell’ambiente, scaldati dall’alito del bove.
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