Educazione in famiglia: dai nonni. Cap.: IV Risveglio e apprendimenti

di
genere
incesti

Venere strizzava l’occhio a Giove. Dal campanile si spandevano i rintocchi della mezzanotte, mentre dalla stalla si diffondevano le note di muggiti imploranti l’accoppiamento. Poco distante da loro lo scroscio di urine di una vacca nella lettiera, nel momento in cui fuori un rapace notturno scendeva in picchiata su un’arvicola. Era già accaduto in altre occasioni lo stare a dormire, per i due anziani, nelle poste dopo eventi amorosi, per cui il rimanere abbracciati accanto alle bestie non dava loro problemi, come il confabulare o lo scambiarsi pareri, coccolandosi.
“Sunta, ce l’ho ancora dentro e a quanto sembra sta da re al calore butirroso, morbido, delicatissimo del suo culetto!”
“Porco, … sei un porco, un lurido, sporco, schifoso maiale!”
“Oh, cara, queste parole sono un viatico, un balsamo, una gioia, un incoraggiamento per lui a riprendersi e riconquistare. Su cara, affrettati e fai quello che lui desidera, che lo fa impennare, rizzare, gonfiare, allungare.”
“… ma lei si sveglierà e, sorpresa da quello che andrò a fare, si agiterà, si dimenerà e scalcerà favorendo in questo modo la sua liberazione dall’ingombro rettale.”
“… e no cara, poiché le impedirò qualsiasi movimento, tenendomela stretta all’inguine; anzi, compagna di lussuria e di virtù, le lascerò scuotere e battere la testa sulla tua miciona e, mentre mi darai piacere con i tuoi liquidi caldi, aiutalo con le mani a fare in fretta ad intumidirsi, ad intestarsi.”
“Porco, … sei il mio grande, amato porco!”
“Oh, nonna, che parole!”
“Ti sei svegliata, piccola? Scusaci! Io e il nonno quando parliamo, spesso nei rapporti utilizziamo termini suggeritici dalla natura e non dai libri o dalle convenzioni, che spesso e volentieri ci insegnano a coprirci di ipocrisie e tabù.”
“Uhmmmm, … che fai nonna?”
“Behhhh, mia cara: mi serve e dato che siamo stesi in stalla su una lettiera preparata per vacche, la faccio dove mi trovo e come sono messa. … e visto che sei sveglia, leccamela, perché voglio sentire la tua lingua mentre piscio!”
“Quanto vacche siete: una moglie che insegna alla nipote come appagarsi e far godere un compagno; una nipote che più troia di così … e un vecchio maiale … mah, … per non parlare dei genitori! Ohhhh, sìììììììììììììì, … che goduria, che delizia e quanto è squisita e gustosa la tua acqua, mia vecchia troia! … e tu, piccola puttana, lecca, bevi e godi!”
“Sì, nonno, ma tu ... lo sento che si gonfia, si dilata, che mi riempie e satura!”
“Sì … piccola puttana!” … e il bastone infuocato iniziò a muoversi, scorrendo lentamente nel retto, senza provocare dolori, ma dandole un’inspiegabile, gratificante, sensazione di pienezza, che presto si mutò in piacere. Stefy si torceva negli spasimi che stava provando e pian piano sollevò il bacino, spingendolo contro il nonno. Il benessere andò via via crescendo, fino a farsi incontenibile, mentre quel cazzo slittava dentro e fuori di lei. Gemiti strozzati, inarcamenti e spinte. Sentì la sua stessa vagina piangere, come impazzita, mentre il membro guizzava nelle sue viscere. Le contrazioni dell’ano serravano come una morsa il fallo, trascinandolo nella foga del suo stesso orgasmo: con un guaito animalesco, infatti, l’uomo si irrigidì e, stringendola a sé forsennatamente, gli eiaculò a fiotti, nel retto, tutto il suo carico.
“Non uscire… ohhhhhhh”, mormorò la Stefy, quando tutto fu finito.
“Non uscirò…”, bisbigliò il vecchio in risposta, e gli rimase dentro, stringendola e premendogli contro il bacino ancora fremente.
Rimasero a lungo uno nell’altra senza parlare. Le prime luci dell’alba comparvero riflesse sui vetri della stalla. Lo strame del giaciglio gracidava sotto il loro peso. Quando la ragazza si svegliò, si ritrovò sola. Si guardò attorno, allungò la vista, cercò di sentire rumori e tirandosi su, si strinse nelle spalle. Provò una sensazione di bagnato, di colloso scolare dal suo culetto. Tastò, prese con le dita un po’ di quegli unguenti; li annusò e assaggiò con la punta della lingua. Sorrise avviandosi, scarmigliata ed unta di varie sostanze organiche, verso l’esterno per lasciarsi baciare dai primi raggi del sole, la cui luce radente trasformava alberi e arbusti in fantastiche creature luminescenti.
“Hai un bel vestitino, piccolina!”
“Oh, nonna!” … e le corse fra le braccia per ringraziarla sull’uscio di casa di quello che aveva avuto.
“Piccola, ti ho preparato l’acqua nel tino per un caldo bagno rigenerante e poi … io e Alcide abbiamo già pranzato. Su, che ti aiuto e dopo … mangerai.” L’uomo, che si era appena accomiatato dal veterinario, osservava il muoversi delle mani della moglie su quel corpicino bramoso, assetato di piaceri.
“Hnffffff, … nfhhhhhhhhhh!” La fissò a lungo ammirato, estasiato, sedotto poi allargò le braccia per accoglierla. La nipote ricambiò euforica l’abbraccio. I due corpi bruciavano nella stretta; le labbra dell’uno incollate su quelle dell’altra; le loro lingue guizzavano in una danza impazzita con i sessi frementi che pulsavano, liberavano e attendevano impazienti il concludersi dell’amplesso frenetico, travolgente. La nonna gioiva.
Il tempo era bello, la natura meravigliosa; il sole inondava di luce gli alberi vestiti di un verde ancora tenero, i campi erano rossi di papaveri, che sembravano ridere impazziti ad ogni soffio di vento e le siepi fiorite di rovi e biancospini profumavano l’aria e contribuivano ad attenuare la calura del giorno.
“Hnfffffffffff, … hnfffffffff, … oh la mia bambina, il mio cucciolo, … che corpicino!” e, affranto, con un puffo e una carezza al mento si staccò impensierito dalla nipote.
“Nonno, perché sei …, mmmmmhhh, sembri conturbato.”
“Uhmmmm, non ha niente il nonno. Sta pensando a quello che gli ha detto il veterinario questa mattina. Non vi siete incontrati, perché non l’abbiamo voluto; comunque, il succo del discorso del medico …” … e qui la nonna riferì alla nipote il discorso del sanitario riguardante il toro e il nuovo metodo di fecondazione delle bestie.
“Ma nonno dov’è il problema? Significherà che i nuovi nascituri saranno più robusti, più forti e migliori.”
“Hai ragione tesoro, ma l’essere ingravidata da un fallo è diverso dall’essere fecondate con una siringa-catetere. Si deve considerare il piacere dell’amplesso, il piacere della monta, … anche le bestie ne hanno diritto. Se questo metodo di concepimento fra un po’ fosse utilizzato anche per l’uomo, tu lo accetteresti? Ora, vestiti e … se vuoi averlo ancora, devi aiutarlo nei suoi lavori agricoli. Gli faresti un gran piacere. Vienici dietro e fai quello che ti indichiamo e insegniamo. Quanto sei … I tuoi occhi sono più limpidi del cielo, quando il vento lo tiene sgombro dalle nuvole.” Era così bello lo stare in quella casa, in continua fibrillazione, abbracciata da una recondita, penetrante, incontenibile malia. Sorrise al complimento e, mentre il nonno se ne andò per riposare, l’Assunta spiegava, istruiva, preparava, consigliava, catechizzava la piccola su come doveva comportarsi per farsi ingravidare.


scritto il
2022-12-18
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