Educazione in famiglia: dai nonni Cap.: V Sììììììììì
di
Andrea10F09
genere
incesti
Risveglio dei sensi. Riposare. Sognare. Languore. Fame e sete. Abbandono. Stava al calore tra gli anziani con il sederino sul pube del nonno, coperta dal lenzuolo, come la nonna le aveva suggerito. Non dispiaceva neanche ai due averla nel loro letto con la testina sul seno di Sunta e con il membro barzotto del nonno fra le sue natiche. Quante esperienze; quanti racconti sentiti; quante tensioni a volte appagate, a volte … se le portava a letto, nel sonno e da lì … riviste, rilette, trasformate, alterate. Oh … e quei sughi sui lombi o fra le cosce, con quel desiderio che le faceva comprimere la pancia per allontanare spasmi, fitte, struggimenti. … e poi quelle parole che ascoltava in dormiveglia, così … così … e poi era meraviglioso, terribilmente entusiasmante l’essere comparata alla nonna da giovinetta, il sentire che era stata fatta con lo stesso stampo e dopo udire che quella famiglia, compresi i suoi genitori, era stata istruita, guidata e plasmata sul libro della natura e non sui testi scolastici, religiosi o pseudo-culturali forniti dal perbenismo sociale. Oh, quella casa, quel mondo lei non lo avrebbe più abbandonato. Che importanza poteva avere il rimanere gravida del nonno o del papà, che rilevanza sul suo futuro? Avrebbe proseguito la scuola per capire e risolvere problemi, ma non avrebbe mai abbandonato le tradizioni, i testi orali tramandati a voce sugli stimoli e sui desideri che la natura suggeriva. In quella casa i nonni l’avrebbero sostenuta e aiutata nel suo percorso di conoscenza, difesa e protetta da spifferi di voci, da invidie e calunnie e lo stesso comportamento lo avrebbero avuto con i figli, che avrebbe voluto. Avrebbe sorriso e gioito dentro di sé, se un suo piccolo, ancora lattante si sarebbe avvicinato alla cagna per suggere dalle mammelle come un suo cucciolo. Quanti insegnamenti avrebbe recepito e quante pratiche le sarebbero state proposte, esortandola a praticarle. No, non avrebbe più lasciato quella casa. Doveva ringraziare i suoi genitori che per difenderla da una società puritana e falsa l’avevano raccomandata ai nonni.
Era una rondine che volava rasentando l’aia o che garriva felice per ringraziare il giorno del cibo avuto. Correva felice, scalza, con il suo corto vestitino, senza intimo per sentire la brezza leggera sul corpo, con le braccia aperte nella cavedagna, pestando ciuffi d’erba fresca o limo sabbioso e per rifiatare, sotto l’occhio vigile della nonna, si stese sul bordo del prato, abbandonandosi all’incanto della terra, per scarabocchiare, dipingere sogni o desideri sull’azzurro del cielo. Accettava, riceveva gioiosa, raggiante, soddisfatta come donna vitruviana i baci del sole, mentre festuche di gramigna le rendevano omaggio e si rallegravano di averla per amica. Bisbigli, voci, suoni, dolce dormire fra le braccia della vita. Oh, stringhe, fuscelli, foglie, piccole zolle di umido limo, che le fate da pagliericcio difendetela, proteggetela coprendola, avvolgendola, adornandola e vestendola dei vostri colori. Eh, sì: sostituite, subentrate, prendete il posto dei suoi invisibili peli, della sua peluria, dei suoi ricci, dei suoi capelli, delle sue ciglia e sopracciglia con vostri nuovi germogli per farla vibrare e sussultare anche con le radici che le prenderanno il corpo. Eh, sì e perché no: entrate, invadete, conquistate e chiudete anche i suoi orifizi; addentratevi, introducetevi, inseritevi dentro di lei per trasformarla in humus, in terriccio, in ambiente per una nuova nascita; gonfiatela, dilatatela, accrescetela per far nido all’imminente, prossimo germoglio; irroratela con parte della vostra rugiada per aiutarla nella sua trasformazione; non impensieritevi dei suoi sussulti, per le sue vibrazioni o oscillazioni, per i suoi boccheggi o spasmi o per i suoi balbettii incomprensibili, arcani, oscuri. Sogno. E voi, essenze che uscite dai suoi pori, che facilitate lo scivolare dall’entrata del lato B di quella serpe nodosa, sanguigna, battagliera, decisa ad ingolfarle l’intestino, … grazie e grazie ancora per aver permesso, per aver agevolato quell’ingresso. Mai ci saranno parole adatte a descrivere l’estasi datale dall’apertura e dall’utilizzazione delle sue viscere e dei suoi tessuti muscolari anali. Estasi. Osservava sbigottita, confusa, sgomenta, stupita, quella figura che le si era accovacciata accanto; che l’esaminava perplessa, quasi timorosa di rompere un incanto, un incantesimo; che controllava il lucido di quella guazza che fluiva abbondante dalla sua sericea conchiglia. Assente, lontana, assorta.
“Oh, bimba mia, i sogni si sono esternati e ti hanno eccitata; ti hanno mostrato la strada e ora … Non aver timore, piccina mia. Segui la via indicatati!”
“Oh, sì nonna, ma tu mi aiuterai? Il sogno che ho fatto mi ha ricordato che sono in periodo fertile. Voglio sentire la vita dentro di me, … Chiedo di essere fecondata dal nonno. Mi assisterai?
“Sì e anche il nonno lo desidera. Ho parlato tanto con lui, finché l’ho convinto ad abbandonare idee, … tabù e a spruzzare dentro la tua vagina il suo seme, ma segui comunque le indicazioni che ti ho dato.”
“Oh, nonna!” … e abbracciò commossa la persona a lei tanto cara, avviandosi dopo verso casa per andar incontro al suo desiderio, a quello che l’avrebbe resa donna, anche se, a parole, non voleva.
"Oh, Sunta, … Sunta, … devo accettare, ma devo proprio farlo? Dovrò per forza ingravidarla, … ma lo vuoi proprio Assunta, vuoi che sia io, il suo toro? Le ho fatto il culo e ora lo vuole nella passerina … Oh, Sunta? Ma forse hai ragione: non posso restare indifferente davanti a tanta bellezza, a tanto candore, a tanta freschezza; si tanta freschezza perché la nostra piccola Stefy, rosa felpata e delicata all’alba della vita, sta diventando donna, ha già cominciato ad arrotondarsi. Ha un culetto che … e delle tettine, che sono due monticelli di carne soda sormontati da due fragoline scure, roba da voler poppare fino allo spasimo. Eppure … Mi costringono, mi ricattano, me lo chiedono con insistenza. Che sublime piacere proverò nel ricevere le carezze di quei due glutei vellutati sulla pancia. Oh, moglie che piatto prelibato, profumato avrò oggi. Oh, mia cara compagna di vita, grazie per il pranzo, grazie per le prelibatezze che mi farai assumere, come baciare la sua boccuccia o succhiare quelle sode piccole camelline e poi … che emozione proverò nell’appoggiare il mio glande sulle labbra della sua fichetta ed entrare il quel paradiso. La bramo e palpito per lei. Sì, è ancora acerba, ma come dal mattino si vede il giorno, la nostra piccola, dopo, sfavillerà, splenderà come il sole per irraggiare tutt'attorno la sua gioia di vivere.”
In quel momento, in quella cucina nessuno aveva fame, ma tutti erano consapevoli e intuivano cosa sarebbe successo e tutti lo volevano.
Tensione, trepidazione, ansia, desiderio, fame e sete; sessi bagnati, dolenti, dolori addominali che sarebbero scomparsi poco dopo; ohhhhhhh, sì: silenzio, attesa e, di lì a poco, il rinnovarsi, lo svolgersi, il compiersi di una sacra rappresentazione in onore della vita.
Piccola Stefy, vai e inginocchiati fra le gambe del sacerdote officiante, in venerazione del suo fallo, che utilizzerai come pennello sulla tela del tuo volto per un’opera di smalti e di freschi o per un make-up variegato, caldo, umido, brillante, spiritoso. Consegna alle mani della sacerdotessa concelebrante l’apertura del tuo scrigno delle meraviglie affinché lo prepari ad accogliere la verga del prelato.
“Piccola, sì, così! Sìììììì! Oh, piccola, è fantastico, bellissimo, straordinario quello che stai facendo. Ti stai lustrando il volto con i miei sughi, mentre stringi le chiappette per ingabbiare la mano della nonna sulla tua nocciolina. Ti agiti, ti dimeni, ti inarchi e ti sollevi. Che fai, … mi lasci? Ti prego continua. È meraviglioso avvertire la tua linguetta, la tua anguilla sulla mia prugna violacea, quasi bluastra per il gonfiore. Emani un profumo intenso di femmina. Alzati e fammi accostare alla sorgente per annusare, inalare le tue fragranze. Sono aromi che eccitano, prendono, narcotizzano. Oh, piccola!”
“No, nonno, non mi scosto; anzi, desidero accostare la sorgente, tanto cara ai maschi, alle tue labbra, perché tu, nonno, possa godere dei miei umori. Oh, nonno, ti copro la testa con la sottana, perché tu non possa vedere altro che quella. Oh, che bello avere la tua lingua rasposa che pulisce, spazzola, lucida, schiude la mia sissi e penetra lo scrigno, origine e fontanile delle essenze che fluiscono e colano giù per le mie gambe.”
La ragazza gemeva di piacere quando iniziò a sentire la bocca bagnata dell’uomo succhiare, aspirare e portare via, per ingurgitare, le secrezioni emesse dalla sua vagina. Sensazioni di formicolii sempre più intensi nascevano dalla sua fichetta, salivano e crescevano espandendosi in tutto il suo fisico per accompagnarla verso il nirvana. Il suo respiro diventava sempre più affannoso, sempre più pesante con il proseguo della tortura che riceveva dalla lingua sul clito e sull’interno della vulva e dalle mani che artigliavano, strapazzavano, e impastavano il suo sederino. Lo squittire, il pigolare o i mugolii con le urla inconsulte, istintive, passionali erano allarme e segnale di chiamata di intervento per la nonna che sorreggeva e aiutava la nipote ad aprirsi, a schiudersi, ad inarcarsi per offrire in questo modo l’apertura dell’uretra alla bocca ingorda, avida di Alcide. Un …
“Ohhhhhhhhhhpssssss, … nooooooooooo, … sììììììììììììììììììììì, … sììììììììììììììììììììììììì!”
Improvvisamente Stefy senti il suo corpo tremare, fremere, rabbrividire per flettersi e abbassarsi, seguito da uggiolii e da monosillabi emotivi. Una mano controllava il suo capitolare verso la verga violacea, marmorea, pulsante del sacerdote. Un di stupore, di meraviglia allo sfioro e alla pressione sul suo astuccio fradicio e grondante seguito da un simile ad un lamento segnalò il varco di barriere.
Oh, piccola Stefy, i tuoi occhi sono lampade accese di intenerimento e di passione. Mani ti sostengono e collaborano insegnandoti i primi movimenti, e poi …, mentre la tua bocca viene invasa da una lingua ardente, focosa, infiammata. Stai accettando e condividendo il bacio, intanto che, sotto, il fallo del prete scivola al tuo interno, riempendoti la pancia. Percepisci la sua mazza gonfia e palpitante slittare fra le tue pareti strette e calde e tornare indietro … e tu la rincorri e ti spingi incontro a lei. La senti entrare dura dentro la tua fichetta, che si stringe e si chiude imprigionandola. Avverti il nonno ansimare, le vibrazioni del tuo piccolo clitoride gli sono arrivate, ma il suo palo esce per rientrare nuovamente andandoti più in profondità. È incredibile, piccola cagnetta, quanto paradisiaco possa essere il percepire il suo arnese muoversi dentro il tuo pancino. Che sensazioni provi, piccola troietta, ad avere la fichetta piena, imbottita, occupata e, per non perdere quelle meraviglie, raccogli le tue gambe sui lombi del celebrante per farti penetrare più a fondo e … Al sacerdote piace come partecipi, tanto che usa parole forti, volgari, prese dal vocabolario erotico della lussuria e della carnalità.
“Piccola puttana, sì, così! Sììììììììììì, … sììììììììììììììììììììììììììììì! Tante volte avrai immaginato questi momenti, ma mai avresti pensato che fossero così conturbanti, così sconvolgenti. Ti stai contorcendo muovendo i fianchi attorno a quel membro scassinatore, mentre lui succhia, morde e tira con i denti i tuoi capezzoli.
“Sì, nonno, continuaaaaaa! Ahhhhhhhhhhh!” Dolore, piacere, orgasmo. Il suo cazzo, duro come il legno, ti sbatte, ti fotte, ti scopa. Il suo respiro si fa sempre più affannoso ed il suo sguardo ed i suoi occhi sono fissi sui tuoi.
“Sto … Stefyyyyyyyyyyyyyyyyy!”
“Sìììììììììì, nonnoooooooooo! Riempimiiiiiiiiiiiii!” Improvvisamente Stefy, nuova femmina, sentì il suo corpo tremare, contrarsi ed un piccolo lamento le uscì dai denti stretti. Il nonno gemeva di piacere e mentre sussurrava il suo nome esplose in lei con una potente eiaculazione e lei … La piccola sentiva il suo corpo che stava esplodendo, non riusciva a prendere fiato, i fianchi sembravano avere una vita propria, continuavano a pompare su e giù sul perno del nonno. Lui stava ancora godendo quando l’abbracciò e la tirò a sé per stringerla, facendole assaporare il torrente di liquido caldo, che scorreva nella piccola fessura per impadronirsi del suo apparato riproduttivo.
Era una rondine che volava rasentando l’aia o che garriva felice per ringraziare il giorno del cibo avuto. Correva felice, scalza, con il suo corto vestitino, senza intimo per sentire la brezza leggera sul corpo, con le braccia aperte nella cavedagna, pestando ciuffi d’erba fresca o limo sabbioso e per rifiatare, sotto l’occhio vigile della nonna, si stese sul bordo del prato, abbandonandosi all’incanto della terra, per scarabocchiare, dipingere sogni o desideri sull’azzurro del cielo. Accettava, riceveva gioiosa, raggiante, soddisfatta come donna vitruviana i baci del sole, mentre festuche di gramigna le rendevano omaggio e si rallegravano di averla per amica. Bisbigli, voci, suoni, dolce dormire fra le braccia della vita. Oh, stringhe, fuscelli, foglie, piccole zolle di umido limo, che le fate da pagliericcio difendetela, proteggetela coprendola, avvolgendola, adornandola e vestendola dei vostri colori. Eh, sì: sostituite, subentrate, prendete il posto dei suoi invisibili peli, della sua peluria, dei suoi ricci, dei suoi capelli, delle sue ciglia e sopracciglia con vostri nuovi germogli per farla vibrare e sussultare anche con le radici che le prenderanno il corpo. Eh, sì e perché no: entrate, invadete, conquistate e chiudete anche i suoi orifizi; addentratevi, introducetevi, inseritevi dentro di lei per trasformarla in humus, in terriccio, in ambiente per una nuova nascita; gonfiatela, dilatatela, accrescetela per far nido all’imminente, prossimo germoglio; irroratela con parte della vostra rugiada per aiutarla nella sua trasformazione; non impensieritevi dei suoi sussulti, per le sue vibrazioni o oscillazioni, per i suoi boccheggi o spasmi o per i suoi balbettii incomprensibili, arcani, oscuri. Sogno. E voi, essenze che uscite dai suoi pori, che facilitate lo scivolare dall’entrata del lato B di quella serpe nodosa, sanguigna, battagliera, decisa ad ingolfarle l’intestino, … grazie e grazie ancora per aver permesso, per aver agevolato quell’ingresso. Mai ci saranno parole adatte a descrivere l’estasi datale dall’apertura e dall’utilizzazione delle sue viscere e dei suoi tessuti muscolari anali. Estasi. Osservava sbigottita, confusa, sgomenta, stupita, quella figura che le si era accovacciata accanto; che l’esaminava perplessa, quasi timorosa di rompere un incanto, un incantesimo; che controllava il lucido di quella guazza che fluiva abbondante dalla sua sericea conchiglia. Assente, lontana, assorta.
“Oh, bimba mia, i sogni si sono esternati e ti hanno eccitata; ti hanno mostrato la strada e ora … Non aver timore, piccina mia. Segui la via indicatati!”
“Oh, sì nonna, ma tu mi aiuterai? Il sogno che ho fatto mi ha ricordato che sono in periodo fertile. Voglio sentire la vita dentro di me, … Chiedo di essere fecondata dal nonno. Mi assisterai?
“Sì e anche il nonno lo desidera. Ho parlato tanto con lui, finché l’ho convinto ad abbandonare idee, … tabù e a spruzzare dentro la tua vagina il suo seme, ma segui comunque le indicazioni che ti ho dato.”
“Oh, nonna!” … e abbracciò commossa la persona a lei tanto cara, avviandosi dopo verso casa per andar incontro al suo desiderio, a quello che l’avrebbe resa donna, anche se, a parole, non voleva.
"Oh, Sunta, … Sunta, … devo accettare, ma devo proprio farlo? Dovrò per forza ingravidarla, … ma lo vuoi proprio Assunta, vuoi che sia io, il suo toro? Le ho fatto il culo e ora lo vuole nella passerina … Oh, Sunta? Ma forse hai ragione: non posso restare indifferente davanti a tanta bellezza, a tanto candore, a tanta freschezza; si tanta freschezza perché la nostra piccola Stefy, rosa felpata e delicata all’alba della vita, sta diventando donna, ha già cominciato ad arrotondarsi. Ha un culetto che … e delle tettine, che sono due monticelli di carne soda sormontati da due fragoline scure, roba da voler poppare fino allo spasimo. Eppure … Mi costringono, mi ricattano, me lo chiedono con insistenza. Che sublime piacere proverò nel ricevere le carezze di quei due glutei vellutati sulla pancia. Oh, moglie che piatto prelibato, profumato avrò oggi. Oh, mia cara compagna di vita, grazie per il pranzo, grazie per le prelibatezze che mi farai assumere, come baciare la sua boccuccia o succhiare quelle sode piccole camelline e poi … che emozione proverò nell’appoggiare il mio glande sulle labbra della sua fichetta ed entrare il quel paradiso. La bramo e palpito per lei. Sì, è ancora acerba, ma come dal mattino si vede il giorno, la nostra piccola, dopo, sfavillerà, splenderà come il sole per irraggiare tutt'attorno la sua gioia di vivere.”
In quel momento, in quella cucina nessuno aveva fame, ma tutti erano consapevoli e intuivano cosa sarebbe successo e tutti lo volevano.
Tensione, trepidazione, ansia, desiderio, fame e sete; sessi bagnati, dolenti, dolori addominali che sarebbero scomparsi poco dopo; ohhhhhhh, sì: silenzio, attesa e, di lì a poco, il rinnovarsi, lo svolgersi, il compiersi di una sacra rappresentazione in onore della vita.
Piccola Stefy, vai e inginocchiati fra le gambe del sacerdote officiante, in venerazione del suo fallo, che utilizzerai come pennello sulla tela del tuo volto per un’opera di smalti e di freschi o per un make-up variegato, caldo, umido, brillante, spiritoso. Consegna alle mani della sacerdotessa concelebrante l’apertura del tuo scrigno delle meraviglie affinché lo prepari ad accogliere la verga del prelato.
“Piccola, sì, così! Sìììììì! Oh, piccola, è fantastico, bellissimo, straordinario quello che stai facendo. Ti stai lustrando il volto con i miei sughi, mentre stringi le chiappette per ingabbiare la mano della nonna sulla tua nocciolina. Ti agiti, ti dimeni, ti inarchi e ti sollevi. Che fai, … mi lasci? Ti prego continua. È meraviglioso avvertire la tua linguetta, la tua anguilla sulla mia prugna violacea, quasi bluastra per il gonfiore. Emani un profumo intenso di femmina. Alzati e fammi accostare alla sorgente per annusare, inalare le tue fragranze. Sono aromi che eccitano, prendono, narcotizzano. Oh, piccola!”
“No, nonno, non mi scosto; anzi, desidero accostare la sorgente, tanto cara ai maschi, alle tue labbra, perché tu, nonno, possa godere dei miei umori. Oh, nonno, ti copro la testa con la sottana, perché tu non possa vedere altro che quella. Oh, che bello avere la tua lingua rasposa che pulisce, spazzola, lucida, schiude la mia sissi e penetra lo scrigno, origine e fontanile delle essenze che fluiscono e colano giù per le mie gambe.”
La ragazza gemeva di piacere quando iniziò a sentire la bocca bagnata dell’uomo succhiare, aspirare e portare via, per ingurgitare, le secrezioni emesse dalla sua vagina. Sensazioni di formicolii sempre più intensi nascevano dalla sua fichetta, salivano e crescevano espandendosi in tutto il suo fisico per accompagnarla verso il nirvana. Il suo respiro diventava sempre più affannoso, sempre più pesante con il proseguo della tortura che riceveva dalla lingua sul clito e sull’interno della vulva e dalle mani che artigliavano, strapazzavano, e impastavano il suo sederino. Lo squittire, il pigolare o i mugolii con le urla inconsulte, istintive, passionali erano allarme e segnale di chiamata di intervento per la nonna che sorreggeva e aiutava la nipote ad aprirsi, a schiudersi, ad inarcarsi per offrire in questo modo l’apertura dell’uretra alla bocca ingorda, avida di Alcide. Un …
“Ohhhhhhhhhhpssssss, … nooooooooooo, … sììììììììììììììììììììì, … sììììììììììììììììììììììììì!”
Improvvisamente Stefy senti il suo corpo tremare, fremere, rabbrividire per flettersi e abbassarsi, seguito da uggiolii e da monosillabi emotivi. Una mano controllava il suo capitolare verso la verga violacea, marmorea, pulsante del sacerdote. Un di stupore, di meraviglia allo sfioro e alla pressione sul suo astuccio fradicio e grondante seguito da un simile ad un lamento segnalò il varco di barriere.
Oh, piccola Stefy, i tuoi occhi sono lampade accese di intenerimento e di passione. Mani ti sostengono e collaborano insegnandoti i primi movimenti, e poi …, mentre la tua bocca viene invasa da una lingua ardente, focosa, infiammata. Stai accettando e condividendo il bacio, intanto che, sotto, il fallo del prete scivola al tuo interno, riempendoti la pancia. Percepisci la sua mazza gonfia e palpitante slittare fra le tue pareti strette e calde e tornare indietro … e tu la rincorri e ti spingi incontro a lei. La senti entrare dura dentro la tua fichetta, che si stringe e si chiude imprigionandola. Avverti il nonno ansimare, le vibrazioni del tuo piccolo clitoride gli sono arrivate, ma il suo palo esce per rientrare nuovamente andandoti più in profondità. È incredibile, piccola cagnetta, quanto paradisiaco possa essere il percepire il suo arnese muoversi dentro il tuo pancino. Che sensazioni provi, piccola troietta, ad avere la fichetta piena, imbottita, occupata e, per non perdere quelle meraviglie, raccogli le tue gambe sui lombi del celebrante per farti penetrare più a fondo e … Al sacerdote piace come partecipi, tanto che usa parole forti, volgari, prese dal vocabolario erotico della lussuria e della carnalità.
“Piccola puttana, sì, così! Sììììììììììì, … sììììììììììììììììììììììììììììì! Tante volte avrai immaginato questi momenti, ma mai avresti pensato che fossero così conturbanti, così sconvolgenti. Ti stai contorcendo muovendo i fianchi attorno a quel membro scassinatore, mentre lui succhia, morde e tira con i denti i tuoi capezzoli.
“Sì, nonno, continuaaaaaa! Ahhhhhhhhhhh!” Dolore, piacere, orgasmo. Il suo cazzo, duro come il legno, ti sbatte, ti fotte, ti scopa. Il suo respiro si fa sempre più affannoso ed il suo sguardo ed i suoi occhi sono fissi sui tuoi.
“Sto … Stefyyyyyyyyyyyyyyyyy!”
“Sìììììììììì, nonnoooooooooo! Riempimiiiiiiiiiiiii!” Improvvisamente Stefy, nuova femmina, sentì il suo corpo tremare, contrarsi ed un piccolo lamento le uscì dai denti stretti. Il nonno gemeva di piacere e mentre sussurrava il suo nome esplose in lei con una potente eiaculazione e lei … La piccola sentiva il suo corpo che stava esplodendo, non riusciva a prendere fiato, i fianchi sembravano avere una vita propria, continuavano a pompare su e giù sul perno del nonno. Lui stava ancora godendo quando l’abbracciò e la tirò a sé per stringerla, facendole assaporare il torrente di liquido caldo, che scorreva nella piccola fessura per impadronirsi del suo apparato riproduttivo.
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