Educazione in famiglia: dai nonni Cap.: VI Segnali

di
genere
incesti


Lo sappiamo tutti che i contadini, dopo la cena, passano le ultime ore della giornata del periodo estivo nel portico per l’ultimo goccio, per esporre ai presenti i fatti del giorno e per elencare il da farsi per il giorno successivo e, da ultimo, per ringraziare il Buon Dio per la benevolenza loro riservata. Quei momenti erano, altresì, occasioni propizie e adatte per la nostra Stefania di poter andare a letto con la vagina imbottita di semenza, anche se poi dormiva tra i due appagandosi del loro calore. Sembrerà strano, ma gioire, far felici donandosi, dando e condividendo emozioni, è preghiera, è ringraziare l’Essere Superiore dei doni accordateci, che sono, oltre al lavoro, la famiglia e la capacità di comprendere, recepire, decidere e risolvere, anche quelli della sessualità da imparare a conoscere con chi ci ha allevato, formato e da condividere con chi amiamo.
Non era pulita la casa contadina, anche a causa della promiscuità tra giovani ed anziani, tra femmine e maschi, tra animali e umani, provocando in questo modo problemi di igiene, di allevamento e cura dei bambini e altro, ma permetteva di conoscere e comprendere le leggi della natura più che sui libri o stando a vivere in altri ambienti. La schiettezza, la franchezza, la disinvoltura, la pratica e la maestria come il coraggio e la ponderatezza erano doti che caratterizzavano i componenti di quell’ambiente al suo interno. Certe loro tradizioni o determinate espressioni culturali erano date sia dall’osservazione della natura sia da necessità, ossia da quando, per difendersi da guerre, da rapimenti, da sradicamenti erano stati costretti a nascondersi in anfratti stretti, angusti e buoi per salvare le famiglie e le tradizioni. In questi contesti di segregazione e di paura i rapporti sessuali tra consanguinei o tra anziani e giovinetti erano la norma. Con il tempo questi comportamenti diventarono momenti di liturgia, di festa, di comunione.
Stefania, per cultura ancestrale di cura della famiglia e per fase ormonale, aveva abbracciato senza pudori l’invito a congiungersi con un adulto attempato e con sua moglie, anzi …
Dalla prima volta lei non diede più riposo all’uomo, poiché voleva essere ingravidata. Ogni giorno, assistita dalla nonna, si divertiva a riceverlo prima in culo e poi nella fica, per farsi riempire di semenza e, passato il periodo fertile, iniziò ad applicarsi quei liquidi cremosi, lattescenti sul volto, sui seni, sui glutei e dove ne intuiva l’opportunità, come da insegnamenti ricevuti. Doveva odorare di sborra, di sesso, di stalla per essere presa, posseduta e scopata da chi le poteva star vicino, come i nonni o i genitori, Tom e Ariel, quando l’avrebbero raggiunta. I suoi furono informati dei progressi, degli sviluppi, dell’episodio e della volontà cocciuta, irriducibile, ostinata della figlia di rimanere gravida del nonno e pertanto invitati a non rimandare il loro soggiorno.
“Tom, per un alberello è sufficiente il trapianto in un terreno ricco di humus perché attecchisca in fretta e diventi un albero pronto a dar frutti e, se è curato da un esperto contadino, per dare raccolti abbondanti, succosi e molto saporiti.”
“Eh, sì, la nostra Stefy in quel luogo si è aperta, schiusa. È un bocciolo di rosa pieno di guazza che attira, incanta e seduce. Ariel cara, nostra figlia, in quella casa, si è fatta femmina e su esortazioni di mia madre sarà ansiosa, bramosa di conoscere altri giardinieri.”
“Ti ricordi, caro, quella volta che l’hai presa sulle ginocchia e lei, per controllarti il viso, la bocca, il naso e dopo per pettinarti con le sue manine, si girò sistemandosi inginocchiata sopra l’area nevralgica e poi, per instabilità datale dal luogo, per voler ispezionare il tuo volto, si spostava di continuo provocandoti smorfie e versi. Quella sera non eri attivo e, soprattutto, eri bagnato, tanto … A breve distanza da quella volta io te la diedi ancora e tu per evitare la tortura delle ginocchia, te la stringesti all’addome e anche allora lei ti provocò una placida eiaculazione.”
“Sì e da allora, la piccola imparò a sedersi su di me con le gambe divaricate con il mio che rispondeva alle sue silenti, semplici, innocenti provocazioni. … e tu ridevi e gioivi del mio imbarazzo, perché immaginavi il . Quante volte mi sono morso il labbro inferiore a causa del suo sederino che me lo stringeva. Quante volte avrei voluto distruggerla, romperla, sverginarla e quella, non contenta, in seguito, iniziò anche a strusciarsi stropicciandomi i pantaloni … con il regalarmi delle impronte, certamente non di sudore. Restavamo in silenzio entrambi per non rompere o allontanare l’incantesimo successivo che ci sarebbe stato tra me e te, dopo averla messa a letto. Increduli, sospettosi con fare guardingo e circospetto una sera, mentre mi dormiva in braccio, abbiamo voluto controllare, trovandola bagnata, intrisa di sue essenze. Una volta, dopo lo sfogo del quale avevamo un estremo bisogno, su tuo suggerimento, mentre era a scuola abbiamo messo fuori uso la serratura della porta, oliandone bene anche i cardini per poterla sorvegliare quando avvertivamo ansimi, boccheggi e frusci di coperte inspiegabili con uno che dorme. Che spettacolo, che veduta ci ha offerto e dato: il vedere la sua destra che si muoveva sulla e nella fichetta, la sua mano intrisa del suo orgasmo, la sua area puberale lucida, impregnata dei suoi adolescenziali umori e le tettine sode, a punta, rosee. Oh, Ariel, … Ariel, sospiro nel riflettere a quanto è splendida, istintiva e inconsapevole la sfrontatezza che anima la sua età.”
“È stato meglio averla condotta dai tuoi, come ogni estate, perché in un ambiente simile e con persone come i tuoi, la sua vitalità briosa, esuberante, estroversa si sarebbe manifestata ed esplosa come la fioritura di un pesco al primo calore. Per noi non è importante chi la deflora, se tu o il nonno, ma il modo e con persone caute, fidate e capaci; se poi vorrà fare esperienza anche con me e con la nonna, ben venga. Un amore saffico completa la personalità, come per voi, maschi, un rapporto omo.”
“Che troia! … già pensi a cosa succederà, quando saremo da loro!”
“Sì! Io sarò una vacca, ma tu non sei da meno. Nei tuoi occhi vedo la brama di stringerle il culo, di strapazzarglielo, di demolirlo, asservirlo e di immergere il tuo naso tra le sue chiappette e poi … beh, sei un porco, un maiale, ma ti amerò sempre, perché so che poi mi fotterai e scoperai come mai è successo.”
“Chissà cosa sta facendo con i miei?”
“Starà ascoltando tua madre, perché in quella casa il serpente, che offre, presenta e consegna la mela, è tua madre. È lei che insegna la dolce, innocente, seducente malizia. Nostra figlia starà vivendo un momento particolare, però … tua madre sa come sedurla, indurla e invitarla a desiderare, a fremere, ad accendersi. Tua madre è una maestra straordinaria, unica, fantastica, che sa unire alla seduzione una arte di ragionare molto convincente e argomentata.”
Estate. Le giornate sono lunghe, il sole rimane alto nel cielo sino oltre le sette di sera, regalandoci possibilità di vivere tramonti o momenti magici. La natura è al culmine della sua bellezza: tutto intorno a noi è luminoso, caldo e la frutta principia a colorarsi. Mentre la primavera è risveglio, schiusa, fioritura; l’estate è il momento apice della vita e dell’allegria. Il sole accarezza, coccola dando energia e vigore ai fiori e agli alberi, che tendono le loro fronde al cielo. Il vento è caldo, spesso canicolare, ma non importa perché la natura regala sempre delle zone d'ombra dove poterci rinfrescare e riposare, anche se siamo amati da fastidiose zanzare. L'estate è gioia, vita, conquiste, avventure. Le foglie carezzano, i fiori conquistano e allettano, gli animali spiano. Tratteniamo il fiato e camminiamo in punta di piedi per non disturbare la quiete, assecondando l’apparente immobilità degli alberi e dei loro ospiti. È normale assopirci o coccolare in silenzio per educarci a vivere l’invisibile, che respira, si muove, osserva e spera di non essere scoperto.
“Stefy, ti piace?”
“Sì, nonna! L’essere stesi su un manto erboso, cullati da steli d’erba e dalla musica della natura, osservati e difesi da vite invisibili, ma che si fanno sentire, … è un qualcosa di magico, meraviglioso, portentoso, mentre … Il nonno che starà facendo?”
“Dorme. Lui al pomeriggio si fa sempre un pisolino, ma per il momento non abbiamo necessità della sua presenza. Shhhhhhhhhhhh, , chiudi gli occhi e assapora il calore benaugurante di lieti eventi che percepirai.” … e salitale sopra, le soffiò un po’ d’alito sulle labbra, sugli occhi chiusi. La baciò castamente ovunque sul viso per inspirare sommessamente, gustando la vista della nipote e per lasciar fluire sul ventre della ragazzina il contenuto della sua vescica.
“Oh, nonnaaaa, … ohhhhhhhhhhhhhhhhhhh, … ancora, … ancora! È bellissimo, sto … godendooooooooooo! … che bello, nonna, sentire la pipì bagnarmi il vestitino, scorrere sui fianchi, sulla passerina e poi, stivata anche nell’erba, avvertirla sul culo, mentre … ohhhh …!”
“Avevi, mentre pisciavo, un’espressione di straordinaria beatitudine, di raro piacere, … con lo sguardo perso nel vuoto, eppure ero sopra di te e dopo un po’ percepii il tuo corpo ondulare, vibrare, sussultare. Stavi godendo come mi succede quando Alcide me la fa addosso. Questo capita quando la prendi direttamente, non importa dove, ma deve sgorgare dalla fonte: le tue aperture ansimano, sbavano, si lamentano, chiocciano, … chiedono di essere saturate, riempite, ingolfate.”
“Nonna, stanotte, mi sarò agitata molto; vi avrò svegliati …”
“Da quando riposi tra noi, non passa notte che il nonno, per tranquillizzarti, te lo mette nel culetto, mentre io ti sgrullo la giorgina, finché non vieni. Ridi, … ma è così! Che sogno avevi fatto?”
“Ero in acqua e tutto il mio corpo veniva accarezzato da lingue lunghe, verdi, zigzaganti, simili ad alghe che mi fasciavano, scorrendomi dai piedi sino ai seni, come per farmi dei massaggi magici e leggeri. Iniziai a sospirare, sentendomi sempre più rilassata. Ero completamente rivestita di quel verde sdrucciolevole, liscio, soffice. Toccavano le mie linguette, beccandole, succhiandole, strizzandole e, poco dopo, una penetrò nella mia fichetta, come se sapesse cosa fare, dandomi uno scossone fulmineo di piacere incredibile. Che caldo! … e sbatteva la punta, bloccandomi il respiro. Forzava, spingeva, bucava per arrotolarsi, annidarsi, ingrossarsi e la pancia cresceva, si arrotondava, si addolciva. Oh, nonna mi sembra di capire di essere gravida, che il seme del nonno abbia attecchito? Le sensazioni che provavo in quel momento erano inimmaginabili: il mio cuore batteva all’impazzata. Ogni suo movimento, ogni sua sferzata mi causava un brivido che correva in tutto il corpo, era quasi insopportabile. Mi inarcavo, mi allungavo, mi aprivo per offrirmi a quella spada. Ogni asperità della mia vagina era oggetto di massaggio e di staffilate. La passerina era piena, ingombra, satura di quella liana che assomigliava sempre più a quello del nonno. Urlavo in estasi, mi piegavo e drizzavo; innumerevoli stimoli elettrici si diffondevano ampliandosi, come onde provocate da un sasso, in tutto il mio corpo; la mia figa palpitava incontrollabile mentre continuavo ad oscillare. Appena ripresi i sensi da quell’orgasmo incontenibile, mi sentii inondare, allagare, riempire sino alla cervice di caldo … e caldo.”
“Niente di strano, cara mia. Ci sono donne, molto sensibili, che hanno, dopo l’irrorazione, la percezione di essere state ingravidate. Questa tua sensazione tienila per il momento per te; non deve saperlo neanche il nonno.”
“Lentamente l’orgasmo iniziò a placarsi e, nel mentre pensavo di uscire dall’acqua, mi sentii bagnare con uno straordinario, avvincente liquido caldo e denso, ricevendone ulteriori sensazioni di benessere. Dopo un po’ che gioivo per quel piacere, lasciato dai miei amici filiformi, scorsi una strana creatura che mi si stava avvicinando. Sembrava un bruco di farfalla gigante. Mi prese con le sue prime zampe addominali, che assomigliavano a tentacoli con la punta simile alla testa di un fungo, mentre dalla mia fighetta fuoriusciva lo sperma dell’alga precedente, frammisto a dei miei liquidi. Ero eccitatissima. Con gli artigli quel mostro mi sollevò in alto, con altri mi massaggiava il corpo aiutandosi con le essenze dei sargassi sino a farmi collassare, sfinire dal piacere per avermi totalmente rilassata, sciolta, abbandonata e poi, con altre ancora, attirò la mia testa alle sue fauci e in contemporanea incominciò a solleticarmi la valle delle fate, come fecero poco prima le alghe. Quanti artigli-tentacoli, lunghi, spessi e diversi! Li volevo tutti dentro e non passò, dal momento del desiderio, molto tempo che uno di loro trovasse la mia cosina, facendosi strada all’interno di essa. Si fermò all’improvviso dopo un paio di centimetri per poi ritirarsi e spingersi più giù, contro il mio culo: mi scappò un lamento, perché sentivo il mio sfintere allargarsi notevolmente per accogliere la sua importante circonferenza, ma al dolore subentrò subito il piacere. Lentamente ma inevitabilmente il mio sederino si aprì a questa invasione. Sentivo quel tentacolo entrare in profondità. Mi sentivo piena. Appena il mio culetto si abituò a quella propaggine enorme, ne distinguevo un’altra farsi strada nella mia lumachina bavosa. Non riuscivo più a controllare il mio corpo, ero assalita da un’estasi inimmaginabile, non riuscivo neanche a muovermi e anche sulla mia bocca c’erano terminazioni dalla testa simile ad una farfalla. Pensavo di rimanere in quel limbo di piacere per l’eternità, dove smisi di esistere come persona ma tutto ciò che persisteva in me era un continuo, persistente orgasmo. E poi iniziarono a spingere. Il tentacolo nel mio posteriore entrava senza fretta ed in profondità, per poi ritirarsi e ricominciare per immergersi ancora di più … Quello nella vulva invece dava brevi e forti spinte. Mi faceva un po’ male, ma quel dolore mi faceva in qualche modo sentire completa, posseduta, piena, sazia. La mia pancia aveva “desiderio”, voleva quell’essere. Quell’artiglio mi stava devastando, sentivo la sua avanzata dura verso la mia cervice uterina … A quel punto il tentacolo che si era celato nel mio ventre iniziò a danzare, a procedere velocemente, ma non per spavento, anzi, il suo movimento mi faceva godere e mi aiutava a non sentire i colpi all’utero. Quanto ho goduto! Mi riempirono. Che sensazioni! Ero morta, … ero in paradiso, … non so! Urlavo, mi dimenavo, sussultavo dal piacere. Ad un tratto per farmi smettere di urlare, quelli che avevo sulla bocca spruzzarono del liquido. Era buonissimo, tanto caldo ed energetico, da capogiro, quasi dopante. Riuscii a berlo tutto. Leccavo e lappavo con grande entusiasmo. Non mi ero ancora dissetata, volevo bere ancora quel nettare dolce e denso, eccitante, ma la creatura che non voleva solo farmi bere, iniziò, per godere, a spingere il suo tulipano di carne nella mia bocca aperta … Mi sentivo soffocare, ma lei continuava inesorabilmente a turarmi e a strusciarsi. Cercai di calmarmi, di concentrarmi con il respirare dal naso ed il senso di soffocamento iniziò a diminuire, mentre quel mostro urinava all’interno della mia gola. Oh, nonna, il descriverti quel sogno mi illanguidisce. Rilevo che sto per urinarmi sulle gambe. La mia uretra … Ohhh, …”
“Trattieni, … sospendi e flettiti, inarcati, poggiandoti con i lombi sul mio ginocchio sinistro e, mentre con il braccio corrispondente ti afferro e blocco, con la mano destra, fintanto che pisci, ti frullerò, ti frusterò e sbatacchierò la passerina. Avrai una nuova piacevolissima sorpresa: com’è bello pisciare ed avere una mano che ti percuote sul getto o addirittura ti penetrerebbe.”
“Ohhh-ohhh, … ohh-hhh, …nooon-hhh, … ohhhhhhhhhhhhh-dnhhff.”
“Assuntaa, … Assuntaaa!”
“Stefyyy, … i tuoi genitori con Alcide!”

scritto il
2022-12-28
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