L’s story. Capitolo 9. Honeymoon
di
Laras
genere
dominazione
Accompagno il politico alla porta, il suo seme mi cola lungo le cosce: cerco di asciugarlo con la manina senza farmi vedere, ma l’imbarazzo è tanto. Però realizzo anche che sto proprio imparando a lasciarmi usare da chiunque.
Sento gli strilli di Claudio provenienti dal piano di sopra: sorrido tra me e me per quello strano rapporto, così passionale.
Vado a lavarmi e riordinarmi, attendo che Claudio e il Preside Ercole abbiano finito.
Guardo e riguardo la fede nuziale che ho al dito e accarezzo il mio collare: chissà quanto sarà costato! Capisco che, probabilmente, non si tratta solo di denaro di Adelmo. Queste persone sono gentili, ma sono collegate tra loro e forse sono tante.
Dopo una mezzoretta i rumori si quietano. Vado nel salottino dell’appartamento che è stato assegnato a Claudio e a me, aspetto, indosso solo il particolare abito nuziale che qualcuno ha scelto per me: nuda, calze, tacchi alti e coda da gatta.
Esce prima il Preside, sorride con aria trionfante, come uno stallone che ha appena montato una puledra: ha il grosso membro che pende e sbatte sulle sue cosce mentre cammina… va in bagno sento il rumore della doccia.
Poi Claudio, viso bagnato dal pianto espressione stravolta, ma un dolce sorriso di gioia negli occhi e sulle labbra.
Ancora qualche minuto perché Ercole si rivesta ed eccolo che arriva, siede, in mano ha un foglio di appunti.
E.: “Eccoci qui, vi dò le istruzioni per domani. Nell’ingresso c’è il pacco con le cose che dovrete indossare: sarete sexy, ma senza esagerare: la luna di miele è in Giamaica ed è bene non essere arrestati per oltraggio al pudore (ridacchia dolce). I vestiti che indosserete durante la vacanza sono già stati decisi e comprati, non portate nulla che non stia in borsetta e in un piccolo trolley”.
C.: “Mi… mi farai stare sempre en femme? È necessario?”.
E.: “Credo che tu abbia notato quanto mi piaci di più così, non aggiungo altro. Invece, per L. due parole. Sappi che non ho mai visto il Maestro così curioso verso una ragazza quanto lo è stato con te. Dunque, hai una grande opportunità: è possibile che tu venga scelta per un periodo di prova di tre anni. Claudio ha già visto varie ragazze fallire e può consigliarti. In quel tempo dovrai imparare tanto, subirai cose che oggi ti possono spaventare, soprattutto cambierai mentalità e modo di comportarti. Ma ti assicuro che se riesci, il futuro sarà roseo. Sei già molto remissiva e docile, se perseveri lo diventerai totalmente Ti è tutto chiaro?”.
L.: “Solo un paio di cose, se ho il permesso di parlare” faccio una pausa, poi: “La prima è facile: vorrei aiutare claudio ad avere gambe più affusolate, io facevo yoga da sola quando vivevo con mamma”. Altra pausa, poi “Non sono sicura di capire bene le tre parole che il maestro mi ha raccomandato”. Infine: “I tacchi di 9cm mi fan venire male ai piedi, posso metterli da 7, come Claudio?”.
E.: “Comincio dalla fine: non ti è permesso decidere il tuo vestire. Ma sei nuova e ti spiego: Tu e claudio siete bassini, ma lui è un po’ più alto di te: i tacchi servono a farvi sembrare alte uguali, come due sorelle. La prima delle tre parole – ubbidienza - assegnateti dal maestro vuol dire che devi smetterla di pensare a quel che vuoi. Basta decidere da sola. Devi pensare solo al cazzo e allo sperma: in camera hai una TV con solo questo genere di cose, ma questo non basterà a farti perdere il tuo ego se non ti impegni al massimo. La seconda – pudore -: se diventi una baldracca come generalmente accade alle novizie, ti scoperanno ma non ti vorrà nessuno. Il tuo punto di forza è l’innocenza, la modestia, l’umiltà e il pudore: se perdi questi sei come tutte le altre. L’ultima parola – sperma - significa che la sborra è il premio e lo scopo della tua vita. So di averti ferita con queste parole volgari, ho già capito che non è il tuo genere: va bene così per te, non devi abituarti al linguaggio scurrile. Ma gli uomini te le diranno”.
Il Preside fa una pausa, poi aggiunge: “Per lo yoga verificheremo, ma penso che sarà molto utile rendere Claudio più carina e non ci saranno problemi. Sappiate però che, oltre al lavoro, in villa avrete corsi quotidiani di economia domestica, cucina, galateo e ballo. Ah, i lavori di ristrutturazione della villa saranno fatti mentre saremo in Giamaica. Va bene. Si è fatto tardi e io devo andare a ragioneria. Domattina svegli alle 05:00 passeremo a prendervi il Maestro ed io. Un’ultima cosa per L.: ora sei sposata, ti troveremo un lavoro adatto a te e che ti permetta di crescere”.
Ercole se ne va. Abbiamo la giornata libera e io mi faccio una tisana per dormire: ho sonno e fatica da recuperare. Claudio, invece, si attrezza una postazione per lavorare in smart working per la scuola, la mia ex-scuola.
Venerdì, alle ore 04:00, suonano le sveglie. Abbiamo un bagno solo, oggi lo uso io, mentre Claudio va in quello dell’appartamento accanto al nostro, disabitato. Ho il viso riposato, ma mi ci vuole un sacco di tempo per sistemare i capelli, lunghi quasi fino al sedere. Trucco? Non mi trucco quasi, solo un po’ di mascara per far risaltare il verde degli occhi, rossetto rosa chiaro come lo smalto per mani e piedi.
Esco e Claudio è già pronto. A lui son toccate delle sabot nere con tacco 7cm, collant coprenti dello stesso colore, shorts neri aderentissimi, polo a maniche lunghe e giubbotto color fucsia. Del pene non c’è traccia e mi spiega che ha fatto rientrare i testicoli (???) e messo un grosso cerotto per tenere la gabbietta nascosta tra le cosce.
Apro il mio pacco: a me, come al solito, tocca tutto o quasi in bianco. Sandalini estivi con tacco a spillo, parigine di lana leggera stretch, polo a maniche lunghe ma (finalmente!) normale, giacchina fucsia chiaro.
I collari sono diversi, immagino perché gli smeraldi possono essere rischiosi nei paesi poveri. Stavolta abbiamo anche i guinzagli che Claudio dice di mettere nelle rispettive borsette. Sono emozionata perché non ho ma viaggiato: solo il paese e, facendo ragioneria, la capitale della regione.
Un paio di colpi di clacson ci avverte che i padroni sono arrivati: per quanto permesso dai tacchi, ci precipitiamo giù dalle scale: un macchinone nero interminabile ci aspetta davanti al portone della villa. Un autista ci apre la porta posteriore, saliamo, si va.
In auto ci sono il Maestro ed Ercole, cerco di genuflettermi, ma mi spiegano che in pubblico si deve limitare al massimo il cerimoniale da sottomessa. Tuttavia, sentendo la voce del maestro, vado in confusione: tremo leggermente e tengo il capo chino: non capisco perché quest’omone produce questo effetto su di me.
Il viaggio dura qualche ora, parlano del più e del meno, io non riesco a dire niente.
Più volte mi interpellano, ma provo un senso di inferiorità verso di loro: l’ho sempre avuto, fin da piccola, verso tutti. Ma rispetto al maestro è peggio: sono come paralizzata, al punto che più volte mi alza il viso con le sue manone. Mi sorride, è gentilissimo, educatissimo, mi dice che ho occhi bellissimi e un viso da bimba, ma… io mi bagno al solo sentire la sua voce baritonale e rispondo solo con monosillabi.
In aereo capisco le coppie: gli spazi sono larghi, i sedili sono poltrone e davanti stanno Ercole e Claudio, dietro il Maestro ed io. Altre due coppie e due viaggiatori singoli: la business class è quasi vuota… e io: sono scelta dal Maestro?
Mi tira vicino a sé, sembra incuriosirlo: si informa sul papà che non ho mai conosciuto, sulla salute di mamma, sulla mia vita, il mio passato e, piano piano, mi sblocco, gli sorrido, parlo un po’ di più… ma quando incrocio i suoi occhi neri mi perdo, il suo magnetismo mi blocca il cervello: se ne accorge, mi sorride, mi attira a sé e accarezza il viso dolcemente, mi abbraccia delicato, come per proteggermi.
Il risultato è vergognoso… gli sussurro:
L.: “Maestro, io… cioè… insomma a starle vicino sono bagnata come una donnaccia… Non mi picchi per piacere, non so cosa mi succede”.
Maestro: “Lo so io cosa ti succede” e mi sorride, dolcissimo, con i suoi denti bianchissimi e perfetti. “Ora ti faccio portare una pillolina calmante, così fai una bella dormita. Ma, intanto, guarda cosa Ercole ha costretto Claudio a fare”.
Allungo il collo, vedo mio “marito” che fa un bocchino al Preside: viene tenuto spinto giù, con il sesso del Preside in bocca, che gli dà il ritmo del pompare. Claudio soffoca e quindi gli occhi bagnati, ma ha un’espressione piena di gioia.
Sgrano gli occhi, ma sorrido e commento, senza pensarci. “sono innamoratissimi, pazzi uno dell’altra”.
Maestro: “E tu? sei mai stata davvero innamorata? O sei stata solo usata e imbrogliata?”. Abbasso gli occhi e mi mordo un labbro, e sottovoce, con la mia vocina un po’ triste:
L.: “Sono stata sfortunata. Per colpa del mio carattere di popò mi hanno sempre usata. Forse il mio ex fidanzato e il capitano Adelmo mi han voluto un po’ di bene. Ma non credo aver mai amato nessuno”.
Ci portano la pillolina per farmi dormire. Il Maestro mi chiede delicatamente: “Vuoi avere un orgasmo? Ti può aiutare a riposare? Fammi sentire”.
Una manona scende pericolosamente per controllare come sto. Scoppia a ridere, poi, sottovoce: “Ma hai bagnato tutto, anche la poltrona! Sei un’innocente maialina! Aspetta che ti asciugo e poi ti do’ un premio…”.
Si alza e con fare circospetto recupera un asciugamano, poi torna a sedersi:
“Ecco qua il tuo premio…” Si è aperto i pantaloni lasciando uscire un uccello grande come non ne avevo mai visti. È già eretto e mi viene la speranza che sia per colpa mia, che gli piaccio almeno un po’. Una manona delicatissima mi spinge la testa verso il basso. Solo la punta è come una pesca di media grandezza.
L.: “Io… io sono onorata… è solo che… se non riesco ad accoglierlo tutto, non mi picchi per favore”.
Maestro: “Non ti picchio, imparerai… ora dai, vediamo se questo ti aiuta a calmarti”.
Non c’è quasi nessuno, lecco i testicoli con tanto affetto. Poi risalgo, lenta, insalivando tutto il tronco. Ha un sesso enorme e si sta ingrandendo ancora. La sua erezione è potente, bellissima. La punta è come una pesca. Lecco, lecco il tronco, forse per paura di venire sgridata per non riuscire ad imboccarlo. Perdo il controllo, gemo… dopo un istante geme anche lui. Mi accarezza i capelli con tocco leggero.
Provo ad imboccarlo: non ce la faccio, ma sto tremando dall’emozione e dall’onore di poterlo servire dandogli piacere.
Ho metà della cappellona in bocca quando l’orgasmo mi folgora: è come una scossa elettrica, un fulmine che mi entra nel cervello: godo come una disperata. Lui se ne accorge: mi tiene ferma la testa, ma non mi forza. Il mio orgasmo continua… e non sto facendo niente, ho solo la cappella in bocca e nemmeno tutta. Ancora un attimo e… spruzz… spruzz… spruzz! Sei volte. Impazzisco per la gioia, mando giù svelta. Il mio orgasmo continua mentre lo pulisco con la linguetta. Alla fine, con gli occhi bassi e le mie guance di un bel rosa vivo:
L.: “Gra.. grazie Maestro, io… sono onorata”.
Lui: “Brava! Bella e brava. Forse sarai degna. Ora riposa…”.
Mi accoccolo contro il suo torace forte e infinito… mi accarezza di nuovo i capelli. Mi addormento, piccina nel corpo di quel colosso, felice di essere stata usata.
Atterriamo. Fa un caldo assurdo e un’umidità pazzesca. C’è un altro macchinone ad aspettarci (ma quanti soldi hanno questi?), saliamo. Dobbiamo cambiarci. Gli uomini restano in bermuda, canottiera Lacoste elegantissima e infradito. Claudio e io… niente! Cioè ai piedi i tacchi a spillo e il nuovo collare. Nude. Claudio senza cerotto ma con la gabbietta bene in mostra, a me mettono su per il sedere la coda da gattina. Spero che mi copriranno prima di scendere…
Arriviamo a un resort medio-piccolo ma molto curato e pulito, si chiama Hedonism II. Alla reception, vogliono veder almeno tre volte i documenti di Claudio e miei. Non credono che siamo maggiorenni. Noi restiamo in disparte, non ci han permesso di coprirci e siamo nude, ci guardano tutti. Ci sono molte coppie ma anche qualche single. Mi mangiano con gli occhi, e anche Claudio riceve parecchi sguardi. Alla fine, dopo la registrazione, parlottano con i nostri uomini. I due fanno di sì con la testa. Ci allacciano una cavigliera di corallo rosa, una ciascuno.
Ercole ci spiega: “La cavigliera rosa indica totale disponibilità verso chiunque. Ubbidite senza pensare. E non diventate delle troione! altrimenti è finita”.
Io abbasso la testa, muoio di vergogna; sono di nuovo bagnata anche se in pubblico e… mi odio per questo. Claudio stupefatto, ha lo sguardo disperato.
Loro due ridono, sereni e allegri.
Ognuno prende al guinzaglio la sua schiava, loro grandi e grossi, noi piccine… e andiamo all’enorme suite assegnataci.
Continua
Sento gli strilli di Claudio provenienti dal piano di sopra: sorrido tra me e me per quello strano rapporto, così passionale.
Vado a lavarmi e riordinarmi, attendo che Claudio e il Preside Ercole abbiano finito.
Guardo e riguardo la fede nuziale che ho al dito e accarezzo il mio collare: chissà quanto sarà costato! Capisco che, probabilmente, non si tratta solo di denaro di Adelmo. Queste persone sono gentili, ma sono collegate tra loro e forse sono tante.
Dopo una mezzoretta i rumori si quietano. Vado nel salottino dell’appartamento che è stato assegnato a Claudio e a me, aspetto, indosso solo il particolare abito nuziale che qualcuno ha scelto per me: nuda, calze, tacchi alti e coda da gatta.
Esce prima il Preside, sorride con aria trionfante, come uno stallone che ha appena montato una puledra: ha il grosso membro che pende e sbatte sulle sue cosce mentre cammina… va in bagno sento il rumore della doccia.
Poi Claudio, viso bagnato dal pianto espressione stravolta, ma un dolce sorriso di gioia negli occhi e sulle labbra.
Ancora qualche minuto perché Ercole si rivesta ed eccolo che arriva, siede, in mano ha un foglio di appunti.
E.: “Eccoci qui, vi dò le istruzioni per domani. Nell’ingresso c’è il pacco con le cose che dovrete indossare: sarete sexy, ma senza esagerare: la luna di miele è in Giamaica ed è bene non essere arrestati per oltraggio al pudore (ridacchia dolce). I vestiti che indosserete durante la vacanza sono già stati decisi e comprati, non portate nulla che non stia in borsetta e in un piccolo trolley”.
C.: “Mi… mi farai stare sempre en femme? È necessario?”.
E.: “Credo che tu abbia notato quanto mi piaci di più così, non aggiungo altro. Invece, per L. due parole. Sappi che non ho mai visto il Maestro così curioso verso una ragazza quanto lo è stato con te. Dunque, hai una grande opportunità: è possibile che tu venga scelta per un periodo di prova di tre anni. Claudio ha già visto varie ragazze fallire e può consigliarti. In quel tempo dovrai imparare tanto, subirai cose che oggi ti possono spaventare, soprattutto cambierai mentalità e modo di comportarti. Ma ti assicuro che se riesci, il futuro sarà roseo. Sei già molto remissiva e docile, se perseveri lo diventerai totalmente Ti è tutto chiaro?”.
L.: “Solo un paio di cose, se ho il permesso di parlare” faccio una pausa, poi: “La prima è facile: vorrei aiutare claudio ad avere gambe più affusolate, io facevo yoga da sola quando vivevo con mamma”. Altra pausa, poi “Non sono sicura di capire bene le tre parole che il maestro mi ha raccomandato”. Infine: “I tacchi di 9cm mi fan venire male ai piedi, posso metterli da 7, come Claudio?”.
E.: “Comincio dalla fine: non ti è permesso decidere il tuo vestire. Ma sei nuova e ti spiego: Tu e claudio siete bassini, ma lui è un po’ più alto di te: i tacchi servono a farvi sembrare alte uguali, come due sorelle. La prima delle tre parole – ubbidienza - assegnateti dal maestro vuol dire che devi smetterla di pensare a quel che vuoi. Basta decidere da sola. Devi pensare solo al cazzo e allo sperma: in camera hai una TV con solo questo genere di cose, ma questo non basterà a farti perdere il tuo ego se non ti impegni al massimo. La seconda – pudore -: se diventi una baldracca come generalmente accade alle novizie, ti scoperanno ma non ti vorrà nessuno. Il tuo punto di forza è l’innocenza, la modestia, l’umiltà e il pudore: se perdi questi sei come tutte le altre. L’ultima parola – sperma - significa che la sborra è il premio e lo scopo della tua vita. So di averti ferita con queste parole volgari, ho già capito che non è il tuo genere: va bene così per te, non devi abituarti al linguaggio scurrile. Ma gli uomini te le diranno”.
Il Preside fa una pausa, poi aggiunge: “Per lo yoga verificheremo, ma penso che sarà molto utile rendere Claudio più carina e non ci saranno problemi. Sappiate però che, oltre al lavoro, in villa avrete corsi quotidiani di economia domestica, cucina, galateo e ballo. Ah, i lavori di ristrutturazione della villa saranno fatti mentre saremo in Giamaica. Va bene. Si è fatto tardi e io devo andare a ragioneria. Domattina svegli alle 05:00 passeremo a prendervi il Maestro ed io. Un’ultima cosa per L.: ora sei sposata, ti troveremo un lavoro adatto a te e che ti permetta di crescere”.
Ercole se ne va. Abbiamo la giornata libera e io mi faccio una tisana per dormire: ho sonno e fatica da recuperare. Claudio, invece, si attrezza una postazione per lavorare in smart working per la scuola, la mia ex-scuola.
Venerdì, alle ore 04:00, suonano le sveglie. Abbiamo un bagno solo, oggi lo uso io, mentre Claudio va in quello dell’appartamento accanto al nostro, disabitato. Ho il viso riposato, ma mi ci vuole un sacco di tempo per sistemare i capelli, lunghi quasi fino al sedere. Trucco? Non mi trucco quasi, solo un po’ di mascara per far risaltare il verde degli occhi, rossetto rosa chiaro come lo smalto per mani e piedi.
Esco e Claudio è già pronto. A lui son toccate delle sabot nere con tacco 7cm, collant coprenti dello stesso colore, shorts neri aderentissimi, polo a maniche lunghe e giubbotto color fucsia. Del pene non c’è traccia e mi spiega che ha fatto rientrare i testicoli (???) e messo un grosso cerotto per tenere la gabbietta nascosta tra le cosce.
Apro il mio pacco: a me, come al solito, tocca tutto o quasi in bianco. Sandalini estivi con tacco a spillo, parigine di lana leggera stretch, polo a maniche lunghe ma (finalmente!) normale, giacchina fucsia chiaro.
I collari sono diversi, immagino perché gli smeraldi possono essere rischiosi nei paesi poveri. Stavolta abbiamo anche i guinzagli che Claudio dice di mettere nelle rispettive borsette. Sono emozionata perché non ho ma viaggiato: solo il paese e, facendo ragioneria, la capitale della regione.
Un paio di colpi di clacson ci avverte che i padroni sono arrivati: per quanto permesso dai tacchi, ci precipitiamo giù dalle scale: un macchinone nero interminabile ci aspetta davanti al portone della villa. Un autista ci apre la porta posteriore, saliamo, si va.
In auto ci sono il Maestro ed Ercole, cerco di genuflettermi, ma mi spiegano che in pubblico si deve limitare al massimo il cerimoniale da sottomessa. Tuttavia, sentendo la voce del maestro, vado in confusione: tremo leggermente e tengo il capo chino: non capisco perché quest’omone produce questo effetto su di me.
Il viaggio dura qualche ora, parlano del più e del meno, io non riesco a dire niente.
Più volte mi interpellano, ma provo un senso di inferiorità verso di loro: l’ho sempre avuto, fin da piccola, verso tutti. Ma rispetto al maestro è peggio: sono come paralizzata, al punto che più volte mi alza il viso con le sue manone. Mi sorride, è gentilissimo, educatissimo, mi dice che ho occhi bellissimi e un viso da bimba, ma… io mi bagno al solo sentire la sua voce baritonale e rispondo solo con monosillabi.
In aereo capisco le coppie: gli spazi sono larghi, i sedili sono poltrone e davanti stanno Ercole e Claudio, dietro il Maestro ed io. Altre due coppie e due viaggiatori singoli: la business class è quasi vuota… e io: sono scelta dal Maestro?
Mi tira vicino a sé, sembra incuriosirlo: si informa sul papà che non ho mai conosciuto, sulla salute di mamma, sulla mia vita, il mio passato e, piano piano, mi sblocco, gli sorrido, parlo un po’ di più… ma quando incrocio i suoi occhi neri mi perdo, il suo magnetismo mi blocca il cervello: se ne accorge, mi sorride, mi attira a sé e accarezza il viso dolcemente, mi abbraccia delicato, come per proteggermi.
Il risultato è vergognoso… gli sussurro:
L.: “Maestro, io… cioè… insomma a starle vicino sono bagnata come una donnaccia… Non mi picchi per piacere, non so cosa mi succede”.
Maestro: “Lo so io cosa ti succede” e mi sorride, dolcissimo, con i suoi denti bianchissimi e perfetti. “Ora ti faccio portare una pillolina calmante, così fai una bella dormita. Ma, intanto, guarda cosa Ercole ha costretto Claudio a fare”.
Allungo il collo, vedo mio “marito” che fa un bocchino al Preside: viene tenuto spinto giù, con il sesso del Preside in bocca, che gli dà il ritmo del pompare. Claudio soffoca e quindi gli occhi bagnati, ma ha un’espressione piena di gioia.
Sgrano gli occhi, ma sorrido e commento, senza pensarci. “sono innamoratissimi, pazzi uno dell’altra”.
Maestro: “E tu? sei mai stata davvero innamorata? O sei stata solo usata e imbrogliata?”. Abbasso gli occhi e mi mordo un labbro, e sottovoce, con la mia vocina un po’ triste:
L.: “Sono stata sfortunata. Per colpa del mio carattere di popò mi hanno sempre usata. Forse il mio ex fidanzato e il capitano Adelmo mi han voluto un po’ di bene. Ma non credo aver mai amato nessuno”.
Ci portano la pillolina per farmi dormire. Il Maestro mi chiede delicatamente: “Vuoi avere un orgasmo? Ti può aiutare a riposare? Fammi sentire”.
Una manona scende pericolosamente per controllare come sto. Scoppia a ridere, poi, sottovoce: “Ma hai bagnato tutto, anche la poltrona! Sei un’innocente maialina! Aspetta che ti asciugo e poi ti do’ un premio…”.
Si alza e con fare circospetto recupera un asciugamano, poi torna a sedersi:
“Ecco qua il tuo premio…” Si è aperto i pantaloni lasciando uscire un uccello grande come non ne avevo mai visti. È già eretto e mi viene la speranza che sia per colpa mia, che gli piaccio almeno un po’. Una manona delicatissima mi spinge la testa verso il basso. Solo la punta è come una pesca di media grandezza.
L.: “Io… io sono onorata… è solo che… se non riesco ad accoglierlo tutto, non mi picchi per favore”.
Maestro: “Non ti picchio, imparerai… ora dai, vediamo se questo ti aiuta a calmarti”.
Non c’è quasi nessuno, lecco i testicoli con tanto affetto. Poi risalgo, lenta, insalivando tutto il tronco. Ha un sesso enorme e si sta ingrandendo ancora. La sua erezione è potente, bellissima. La punta è come una pesca. Lecco, lecco il tronco, forse per paura di venire sgridata per non riuscire ad imboccarlo. Perdo il controllo, gemo… dopo un istante geme anche lui. Mi accarezza i capelli con tocco leggero.
Provo ad imboccarlo: non ce la faccio, ma sto tremando dall’emozione e dall’onore di poterlo servire dandogli piacere.
Ho metà della cappellona in bocca quando l’orgasmo mi folgora: è come una scossa elettrica, un fulmine che mi entra nel cervello: godo come una disperata. Lui se ne accorge: mi tiene ferma la testa, ma non mi forza. Il mio orgasmo continua… e non sto facendo niente, ho solo la cappella in bocca e nemmeno tutta. Ancora un attimo e… spruzz… spruzz… spruzz! Sei volte. Impazzisco per la gioia, mando giù svelta. Il mio orgasmo continua mentre lo pulisco con la linguetta. Alla fine, con gli occhi bassi e le mie guance di un bel rosa vivo:
L.: “Gra.. grazie Maestro, io… sono onorata”.
Lui: “Brava! Bella e brava. Forse sarai degna. Ora riposa…”.
Mi accoccolo contro il suo torace forte e infinito… mi accarezza di nuovo i capelli. Mi addormento, piccina nel corpo di quel colosso, felice di essere stata usata.
Atterriamo. Fa un caldo assurdo e un’umidità pazzesca. C’è un altro macchinone ad aspettarci (ma quanti soldi hanno questi?), saliamo. Dobbiamo cambiarci. Gli uomini restano in bermuda, canottiera Lacoste elegantissima e infradito. Claudio e io… niente! Cioè ai piedi i tacchi a spillo e il nuovo collare. Nude. Claudio senza cerotto ma con la gabbietta bene in mostra, a me mettono su per il sedere la coda da gattina. Spero che mi copriranno prima di scendere…
Arriviamo a un resort medio-piccolo ma molto curato e pulito, si chiama Hedonism II. Alla reception, vogliono veder almeno tre volte i documenti di Claudio e miei. Non credono che siamo maggiorenni. Noi restiamo in disparte, non ci han permesso di coprirci e siamo nude, ci guardano tutti. Ci sono molte coppie ma anche qualche single. Mi mangiano con gli occhi, e anche Claudio riceve parecchi sguardi. Alla fine, dopo la registrazione, parlottano con i nostri uomini. I due fanno di sì con la testa. Ci allacciano una cavigliera di corallo rosa, una ciascuno.
Ercole ci spiega: “La cavigliera rosa indica totale disponibilità verso chiunque. Ubbidite senza pensare. E non diventate delle troione! altrimenti è finita”.
Io abbasso la testa, muoio di vergogna; sono di nuovo bagnata anche se in pubblico e… mi odio per questo. Claudio stupefatto, ha lo sguardo disperato.
Loro due ridono, sereni e allegri.
Ognuno prende al guinzaglio la sua schiava, loro grandi e grossi, noi piccine… e andiamo all’enorme suite assegnataci.
Continua
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
L’s story. Capitolo 8. L’uomo neroracconto sucessivo
L’s story. Capitolo 10. All’Hedonism
Commenti dei lettori al racconto erotico