La Contessa
di
Acquadimare
genere
prime esperienze
Arcangelo guardò il polso dolorante che si era gonfiato e rispose rivolgendosi agli invitati, che non era nelle condizioni di poter suonare. Lo avrebbe fatto volentieri, appena si fosse sentito meglio. La contessa Ginasteri, si rivolse ai suoi ospiti, invitandoli a continuare la serata in allegria e prendendo Arcangelo per mano uscì dal salone tra applausi scroscianti. Percorsero il corridoio, poi salirono per uno scalone finemente decorato con statue in marmo e raggiunsero il piano di sopra. Percorsero ancora un lungo corridoio, fino all’ultima stanza. Entrarono, era la camera da letto della contessa. Il letto era in stile rococò, finemente intarsiato in legno, avvolto in drappi rosso porpora. Arcangelo si irrigidì ma lei lo tranquillizzò “ Non aver paura Arcangelo, non ti mangio mica… per ora! “ E si diresse in uno stanzino adiacente. Mentre era solo, Arcangelo si sedette sul letto, morbidissimo e si guardò attorno. La contessa doveva essere molto ricca per potersi permettere un palazzo nel centro di Roma di quel valore. La voce di lei lo invitò a mettersi in libertà. Si girò e rimase paralizzato alla vista della contessa, che era vestita solo di una leggera sottoveste azzurra tutta trasparente, corta fino alle cosce e oscenamente scollata. La contessa aveva un corpo ancora sodo, con un seno florido, pieno, con dei grandi capezzoli rosei.
Arcangelo, si coprì gli occhi per non guardarla, ma lei si avvicinò, gli prese le mani e se le appoggiò sui seni. “Hai paura di me ragazzo, o forse non ti piaccio?“ Le mammelle erano calde e pesanti e Arcangelo ricordò la notte in cui Perpetua, gli fece assaggiare le sue poppe e succhiare i capezzoli. Gli aprì la sottoveste e appoggiò le labbra sul capezzolo sinistro. La contessa emise un gemito di piacere. Succhiò come fosse un lattante i due seni , mentre la contessa, ad occhi chiusi mugolava di piacere. Si pose la mano tra le cosce, si masturbò lentamente, poi si portò le dita alla bocca per succhiarsele avidamente, mentre Arcangelo, delicatamente la sdraiava sul letto mentre continuava a poppare. Dai seni scese all’ombelico, che vedeva da vicino la prima volta e leccò anche quello, facendo dei cerchi concentrici con la lingua. Lei tolse le mani dalla sua rosa profumata, nel momento che Arcangelo gli appoggiò sopra la lingua. Era bagnata e fuoriusciva un liquido appiccicoso, biancastro. Gli mise sopra la bocca e succhiò, assaporando per la prima volta il nettare divino della donna. La contessa teneva gli occhi chiusi e si mordeva una mano per non urlare. Arcangelo si mise comodo, inginocchiato davanti al letto, con il fiore profumato di lei in bocca. Mentre succhiava quel piccolo bottoncino che sembrava un mini pisello, le inserì due dita nella grotta fatata.
La contessa inarcò la schiena, ”così mi fai impazzire”, riuscì a dirgli con un filo di voce roca. Le dita dapprima immobili, iniziarono a muoversi lentamente, dentro e fuori, fuori dentro, in un ritmo sempre più incessante fino a quando in un urlo liberatorio la contessa inarcò per la seconda volta la schiena, spruzzandogli addosso come se avesse orinato.
Per Arcangelo questa era la prima volta che vedeva una cosa simile e pensando che la contessa gli avesse pisciato in faccia estrasse le dita e si allontanò di qualche centimetro. La faccia e la camicia erano completamente bagnati, così come i capelli.
La contessa rise guardandolo: ”Non aver paura, non era piscio, è il nostro umore. Anche noi donne, come voi maschi, nel momento più intenso schizziamo il nostro piacere. Io ne ho da vendere, a differenza di alcune mie amiche che invece non ne hanno.“ Poi si drizzò seduta: ”Sei stato magnifico Arcangelo, meglio di tanti uomini maturi, te lo posso assicurare. Hai fatto tanta esperienza per essere così giovane.“
Arcangelo un poco imbarazzato gli rispose che in verità era la prima che leccava il sesso femminile e che ne beveva gli umori interni.
”Ma caro ragazzo, allora non sei solo un prodigio musicale, hai anche un grande talento per fare l’amore. Da adulto sarai un grande amatore, perché, ricorda ragazzo, per essere bravi a letto non bisogna cercare il proprio piacere, ma soddisfare la tua compagna. Come hai fatto con me questa sera. Mi hai fatto godere tantissimo. Ora spogliati che voglio farti qualcosa anch’io.”
Se quanto hai letto ti è piaciuto, puoi continuare a leggere i miei racconti acquistando su Amazon l'ebook o il libro cartaceo "Il violino del diavolo" edito dalla casa editrice Sogni Piccanti e lo potrai anche trovare cliccando direttamente su: https://www.sognipiccanti.it/libreria.html .
Arcangelo, si coprì gli occhi per non guardarla, ma lei si avvicinò, gli prese le mani e se le appoggiò sui seni. “Hai paura di me ragazzo, o forse non ti piaccio?“ Le mammelle erano calde e pesanti e Arcangelo ricordò la notte in cui Perpetua, gli fece assaggiare le sue poppe e succhiare i capezzoli. Gli aprì la sottoveste e appoggiò le labbra sul capezzolo sinistro. La contessa emise un gemito di piacere. Succhiò come fosse un lattante i due seni , mentre la contessa, ad occhi chiusi mugolava di piacere. Si pose la mano tra le cosce, si masturbò lentamente, poi si portò le dita alla bocca per succhiarsele avidamente, mentre Arcangelo, delicatamente la sdraiava sul letto mentre continuava a poppare. Dai seni scese all’ombelico, che vedeva da vicino la prima volta e leccò anche quello, facendo dei cerchi concentrici con la lingua. Lei tolse le mani dalla sua rosa profumata, nel momento che Arcangelo gli appoggiò sopra la lingua. Era bagnata e fuoriusciva un liquido appiccicoso, biancastro. Gli mise sopra la bocca e succhiò, assaporando per la prima volta il nettare divino della donna. La contessa teneva gli occhi chiusi e si mordeva una mano per non urlare. Arcangelo si mise comodo, inginocchiato davanti al letto, con il fiore profumato di lei in bocca. Mentre succhiava quel piccolo bottoncino che sembrava un mini pisello, le inserì due dita nella grotta fatata.
La contessa inarcò la schiena, ”così mi fai impazzire”, riuscì a dirgli con un filo di voce roca. Le dita dapprima immobili, iniziarono a muoversi lentamente, dentro e fuori, fuori dentro, in un ritmo sempre più incessante fino a quando in un urlo liberatorio la contessa inarcò per la seconda volta la schiena, spruzzandogli addosso come se avesse orinato.
Per Arcangelo questa era la prima volta che vedeva una cosa simile e pensando che la contessa gli avesse pisciato in faccia estrasse le dita e si allontanò di qualche centimetro. La faccia e la camicia erano completamente bagnati, così come i capelli.
La contessa rise guardandolo: ”Non aver paura, non era piscio, è il nostro umore. Anche noi donne, come voi maschi, nel momento più intenso schizziamo il nostro piacere. Io ne ho da vendere, a differenza di alcune mie amiche che invece non ne hanno.“ Poi si drizzò seduta: ”Sei stato magnifico Arcangelo, meglio di tanti uomini maturi, te lo posso assicurare. Hai fatto tanta esperienza per essere così giovane.“
Arcangelo un poco imbarazzato gli rispose che in verità era la prima che leccava il sesso femminile e che ne beveva gli umori interni.
”Ma caro ragazzo, allora non sei solo un prodigio musicale, hai anche un grande talento per fare l’amore. Da adulto sarai un grande amatore, perché, ricorda ragazzo, per essere bravi a letto non bisogna cercare il proprio piacere, ma soddisfare la tua compagna. Come hai fatto con me questa sera. Mi hai fatto godere tantissimo. Ora spogliati che voglio farti qualcosa anch’io.”
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