La Mafiosa anziana e la vicina
di
Favola Erotica
genere
etero
La situazione era eccitante, la signora Enza mostrava le cosce e un po di figa pelosa, e aveva scoperto un bel po di seno. Il destinatario ero io, senza dubbio, lei stava parlando con una vicina che non poteva vedere quello che vedevo io. Stava facendo finta di non vedermi, ma ero certo che sapesse che stavo li, e che io guardassi. Mi chiese un passaggio per andare in farmacia per il marito, anziano e malato, la portai sulla moto, e mi piazzò le tette nella schiena stringendomi forte.
Quando tornammo il marito la definì zoccola, era incazzato, ma io non avevo ne fatto ne detto nulla, mi ero limitato a venire a casa loro per portarla in farmacia. La vicina, che aveva sentito, mi invitò ad entrare, anche se sola, e mi spiegò che il marito era incazzato perché sospettava che la Enza facesse arrapare i maschi per scoparseli. Erano due case singole, un po isolate dall’abitato, affiancate, le avevo conosciute entrambe per caso, mi avevano chiesto un passaggio dal mercato e mi avevano fatto vedere un sentiero che portava al mare in un posto bellissimo ed isolato.
Passavo e parlavo con loro, a volte gli portavo la spesa, mi offrivano qualcosa, ma nulla faceva pensare ad altro. In fondo la signora Enza aveva 68 anni, anche se ben portati, e la vicina era appena una 58enne. La vicina si scoprì un po le ginocchia e disse che le sue gambe non erano belle come quelle della vicina 68enne. Però non sono male, le dissi, vidi che sorrideva, entrava la Enza, e lei le disse che mi aveva appena detto che Enza avesse bellissime cosce. Enza non esitò a scoprirle, poi brusca disse che potevamo scendere al mare tutti e tre, faceva caldo. La cosa mi intrigava, accettai subito. Eravamo soli sulla spiaggetta ed in costume non sfiguravano. La Enza aveva praticamente le tette fuori, belle gonfie. Le cosce erano lisce, ben fatte, senza venuzze. La vicina era decisamente più culona, ma stava più abbottonata. Non capii perché, ma mi venne duro, eppure avevo 52 anni, e donne non me ne mancavano, con quelle due anziane fuori dal mondo cosa avrei potuto fare.? La Enza era un tipo duro, seppi poi che il fratello ed anche il padre erano mafiosi, anche se ormai morti. Si accorse la Enza che mi veniva duro e disse meno male, stavo pensando che eri ricchione.
Mi accostai a lei mentre la sua vicina guardava il mare, entrambi in piedi, lo appoggiai fra le sue cosce, e scoprii le tette, per farle capire che andavo giù duro. Mi sfidò, vedremo poi se ce la fai. Cazzo, che impresa, ma avevo visto che era una bonazza nonostante l’età. Mi fece giocare un po, poi mi disse “dopo” , la vicina disse che era ora di rientrare per lei, sul sentiero in salita la Enza si fermo si inclinò un po in avanti, capii, scostai il costume e la infilai, sospirava, poi mi fermò bruscamente. Arrivammo davanti alla casa della vicina, e la Enza mi disse di andare in casa della vicina, che era sola, che lei andava a tranquillizzare il marito, poi sarebbe scesa.
La vicina mi sfotteva, tosta la Enza, vero? Erano cugine mi disse e complici da sempre. Beh, non sei male tu, tirò fuori le tette, queste ti piacciono? Le afferrai e le baciai, ma mi venne il pensiero, non è che Enza si incazza? Mi guardò con compassione, che scemo che sei, lo sa e vuole vederci assieme, così dobbiamo essere complici per forza. E Non sprecarti troppo, perché lei è esigente. Tu mi piaci, ma queste cose non le capisci, qui. Ne approfittai anche per provare la penetrazione in quel culone, e no si fece pregare a prenderlo in bocca, ma mi faceva rallentare, non sai che ti aspetta.
Mentre ci riposavamo come mi aveva detto, con lei che me lo segava, entra la Enza, che ordina alla vicina di andare dal proprio marito, per una iniezione. Ma fu più tenera di quanto mi aspettassi, mi baciò in bocca. Mi fece anche dei complimenti, capii che a lei un uomo laureato, civile, diverso dai violenti mafiosi fra cui era cresciuta, faceva proprio sangue. E capii che dovevo trattarla diversamente da come lei sembrava far capire. Forse fu la prima volta che qualcuno le sorrideva, le faceva dei complimenti delicati, e la stimolava anche di mente. Si abbandonò, sospirava, avemmo un rapporto intenso, non le concessi violenza, ritardavo per vederla in orgasmo, e venne due volte.
Quando le dissi “è stato bellissimo, mi hai dato una grande gioia” sembrava sconvolta. Era abituata a comandare ai maschi, che per paura della sua famiglia, si prestavano a fare da stalloni, oppure erano anche dei violenti sbrigativi. Ed ora si trovava questo qui, che la trattava come una donna qualsiasi, la baciava, la coccolava. E l’avevo stimolata semplicemente facendo l’amore, senza egoismo. Non disse nulla, dopo che si rivestì, mentre arrivava la vicina, disse a lei, “so ricchioni gli altri, non questo qui”.
Se ne andò a casa praticamente senza salutare, mentre la vicina sorrideva. Che cura che gli hai fatto, è trasformata. E scherzando mi disse, io me ne farei ancora con te, ma rischio grosso, se diventa gelosa.
Passarono due o tre giorni, andai al mare, non avevo avuto notizie, passai a salutare, erano entrambi gentili ma fredde, il che tranquillizzava i rispettivi mariti, ancorchè entrambi malati. I mariti fra l’altro non erano in grado di guidare, se avessero bisogno di aiuto? La Enza disse che c’era un’altra casetta la vicino, dove potevo stare finché andavo al mare, nel caso servisse aiuto, io ero giovane. E i vostri figli? “vagabondi fottuti, disse il marito, non si fanno vedere mai”.
Gli diedi il mio numero di telefono nel caso avete bisogno, chiamate. Mandai un mio amico medico, che esitava anche ad andare, vista la fama di mafiosità che avevano quelle donne. Migliorò le cure, me ne furono grati tutti, mariti e mogli. Mi invitarono a pranzo, e non potevo rifiutare. Cibo magnifico ad onor del vero. I mariti si assopirono, scendemmo dalla vicina, la Enza si chiuse con me, si era molto curata e messa bene, biancheria , fu un altro rapporto dolce e passionale insieme, non mi aspettavo da lei la passionalità che ci mise. Ma doveva scappare, e me ne dispiaceva, lo capì e mi carezzò il viso, un bel gesto per lei. Ma non dovevano nascere sospetti in quell’ambiente, era ammissibile la scopata a scelta della femmina, ma non che si intenerisse, ne che lo facesse con gente non della mafia. E poi, a quell’età, i figli potevano ammazzarmi.
Niente, dovevo dipendere da lei, la vicina era fuori gioco, comandava la Enza. Sembrava, ma non fu così, non capii perché, diede via libera alla cugina vicina, ma io ormai ero un po preso da lei, anche se fu piacevole con la vicina. Capii che non voleva che mi affezionassi a lei, cosi poteva dimenticarmi, la situazione era insostenibile, un qualsiasi sospetto poteva portare alla mia morte.
Le poche volte in cui facemmo ancora l’amore, fu tenera e dolce, ma ci rendemmo conto assieme che tutto era fuori tempo.
Si riprese, e tornò alle sue abitudini, Mi disse che in paese le donne mi consideravano un poeta, e molte mi avevano messo gli occhi addosso, ero così diverso dai mascalzoni con cui avevano a che fare. Ma che questo avrebbe potuto portarmi qualche sfida da mafiosetti. Lei fece capire, con la sua autorità, aveva messo tutti buoni, venivo salutato con grande deferenza.
E poi, quando te ne torni al Nord, mandami una cartolina. Enza, ma non si usano più.
Già, aveva saputo che ero la per lavoro, e poi sarei tornato al Nord dove vivevo. La mia impresa era strabiliata, non aveva avuto pressioni mafiose per quei lavori, mai successo prima, ma tu che hai fatto? mi disse l'amministratore. Niente. Io sono un poeta. Me lo ha detto Enza. E chi è Enza.? Non importa, forse non è mai esistita. Mi prese per matto.
Tornai un paio d’anni dopo, la cercai, il marito era morto, stava molto decadendo, anche se si conservava ancora bene, uno dei figli si era trasferito con lei. La vicina era andata ad abitare nel centro. Furono teneri abbracci, io avevo scoperto in lei una donna, sensuale e anche passionale, e lei aveva scoperta che anche i maschi possono essere puliti, decisi, e delicati insieme.
“Proprio a me doveva capitare stu poeta” I poeti nascono con la poesia, e tu sei poesia.
Fummo felici. Ormai il sesso non contava più. Prese un telefono e si faceva sentire ogni tanto.
Avevo fatto carriera. Mi risposai, successero altre cose. Ma a chi avrei mai potuto confidare queste cose?
Quando tornammo il marito la definì zoccola, era incazzato, ma io non avevo ne fatto ne detto nulla, mi ero limitato a venire a casa loro per portarla in farmacia. La vicina, che aveva sentito, mi invitò ad entrare, anche se sola, e mi spiegò che il marito era incazzato perché sospettava che la Enza facesse arrapare i maschi per scoparseli. Erano due case singole, un po isolate dall’abitato, affiancate, le avevo conosciute entrambe per caso, mi avevano chiesto un passaggio dal mercato e mi avevano fatto vedere un sentiero che portava al mare in un posto bellissimo ed isolato.
Passavo e parlavo con loro, a volte gli portavo la spesa, mi offrivano qualcosa, ma nulla faceva pensare ad altro. In fondo la signora Enza aveva 68 anni, anche se ben portati, e la vicina era appena una 58enne. La vicina si scoprì un po le ginocchia e disse che le sue gambe non erano belle come quelle della vicina 68enne. Però non sono male, le dissi, vidi che sorrideva, entrava la Enza, e lei le disse che mi aveva appena detto che Enza avesse bellissime cosce. Enza non esitò a scoprirle, poi brusca disse che potevamo scendere al mare tutti e tre, faceva caldo. La cosa mi intrigava, accettai subito. Eravamo soli sulla spiaggetta ed in costume non sfiguravano. La Enza aveva praticamente le tette fuori, belle gonfie. Le cosce erano lisce, ben fatte, senza venuzze. La vicina era decisamente più culona, ma stava più abbottonata. Non capii perché, ma mi venne duro, eppure avevo 52 anni, e donne non me ne mancavano, con quelle due anziane fuori dal mondo cosa avrei potuto fare.? La Enza era un tipo duro, seppi poi che il fratello ed anche il padre erano mafiosi, anche se ormai morti. Si accorse la Enza che mi veniva duro e disse meno male, stavo pensando che eri ricchione.
Mi accostai a lei mentre la sua vicina guardava il mare, entrambi in piedi, lo appoggiai fra le sue cosce, e scoprii le tette, per farle capire che andavo giù duro. Mi sfidò, vedremo poi se ce la fai. Cazzo, che impresa, ma avevo visto che era una bonazza nonostante l’età. Mi fece giocare un po, poi mi disse “dopo” , la vicina disse che era ora di rientrare per lei, sul sentiero in salita la Enza si fermo si inclinò un po in avanti, capii, scostai il costume e la infilai, sospirava, poi mi fermò bruscamente. Arrivammo davanti alla casa della vicina, e la Enza mi disse di andare in casa della vicina, che era sola, che lei andava a tranquillizzare il marito, poi sarebbe scesa.
La vicina mi sfotteva, tosta la Enza, vero? Erano cugine mi disse e complici da sempre. Beh, non sei male tu, tirò fuori le tette, queste ti piacciono? Le afferrai e le baciai, ma mi venne il pensiero, non è che Enza si incazza? Mi guardò con compassione, che scemo che sei, lo sa e vuole vederci assieme, così dobbiamo essere complici per forza. E Non sprecarti troppo, perché lei è esigente. Tu mi piaci, ma queste cose non le capisci, qui. Ne approfittai anche per provare la penetrazione in quel culone, e no si fece pregare a prenderlo in bocca, ma mi faceva rallentare, non sai che ti aspetta.
Mentre ci riposavamo come mi aveva detto, con lei che me lo segava, entra la Enza, che ordina alla vicina di andare dal proprio marito, per una iniezione. Ma fu più tenera di quanto mi aspettassi, mi baciò in bocca. Mi fece anche dei complimenti, capii che a lei un uomo laureato, civile, diverso dai violenti mafiosi fra cui era cresciuta, faceva proprio sangue. E capii che dovevo trattarla diversamente da come lei sembrava far capire. Forse fu la prima volta che qualcuno le sorrideva, le faceva dei complimenti delicati, e la stimolava anche di mente. Si abbandonò, sospirava, avemmo un rapporto intenso, non le concessi violenza, ritardavo per vederla in orgasmo, e venne due volte.
Quando le dissi “è stato bellissimo, mi hai dato una grande gioia” sembrava sconvolta. Era abituata a comandare ai maschi, che per paura della sua famiglia, si prestavano a fare da stalloni, oppure erano anche dei violenti sbrigativi. Ed ora si trovava questo qui, che la trattava come una donna qualsiasi, la baciava, la coccolava. E l’avevo stimolata semplicemente facendo l’amore, senza egoismo. Non disse nulla, dopo che si rivestì, mentre arrivava la vicina, disse a lei, “so ricchioni gli altri, non questo qui”.
Se ne andò a casa praticamente senza salutare, mentre la vicina sorrideva. Che cura che gli hai fatto, è trasformata. E scherzando mi disse, io me ne farei ancora con te, ma rischio grosso, se diventa gelosa.
Passarono due o tre giorni, andai al mare, non avevo avuto notizie, passai a salutare, erano entrambi gentili ma fredde, il che tranquillizzava i rispettivi mariti, ancorchè entrambi malati. I mariti fra l’altro non erano in grado di guidare, se avessero bisogno di aiuto? La Enza disse che c’era un’altra casetta la vicino, dove potevo stare finché andavo al mare, nel caso servisse aiuto, io ero giovane. E i vostri figli? “vagabondi fottuti, disse il marito, non si fanno vedere mai”.
Gli diedi il mio numero di telefono nel caso avete bisogno, chiamate. Mandai un mio amico medico, che esitava anche ad andare, vista la fama di mafiosità che avevano quelle donne. Migliorò le cure, me ne furono grati tutti, mariti e mogli. Mi invitarono a pranzo, e non potevo rifiutare. Cibo magnifico ad onor del vero. I mariti si assopirono, scendemmo dalla vicina, la Enza si chiuse con me, si era molto curata e messa bene, biancheria , fu un altro rapporto dolce e passionale insieme, non mi aspettavo da lei la passionalità che ci mise. Ma doveva scappare, e me ne dispiaceva, lo capì e mi carezzò il viso, un bel gesto per lei. Ma non dovevano nascere sospetti in quell’ambiente, era ammissibile la scopata a scelta della femmina, ma non che si intenerisse, ne che lo facesse con gente non della mafia. E poi, a quell’età, i figli potevano ammazzarmi.
Niente, dovevo dipendere da lei, la vicina era fuori gioco, comandava la Enza. Sembrava, ma non fu così, non capii perché, diede via libera alla cugina vicina, ma io ormai ero un po preso da lei, anche se fu piacevole con la vicina. Capii che non voleva che mi affezionassi a lei, cosi poteva dimenticarmi, la situazione era insostenibile, un qualsiasi sospetto poteva portare alla mia morte.
Le poche volte in cui facemmo ancora l’amore, fu tenera e dolce, ma ci rendemmo conto assieme che tutto era fuori tempo.
Si riprese, e tornò alle sue abitudini, Mi disse che in paese le donne mi consideravano un poeta, e molte mi avevano messo gli occhi addosso, ero così diverso dai mascalzoni con cui avevano a che fare. Ma che questo avrebbe potuto portarmi qualche sfida da mafiosetti. Lei fece capire, con la sua autorità, aveva messo tutti buoni, venivo salutato con grande deferenza.
E poi, quando te ne torni al Nord, mandami una cartolina. Enza, ma non si usano più.
Già, aveva saputo che ero la per lavoro, e poi sarei tornato al Nord dove vivevo. La mia impresa era strabiliata, non aveva avuto pressioni mafiose per quei lavori, mai successo prima, ma tu che hai fatto? mi disse l'amministratore. Niente. Io sono un poeta. Me lo ha detto Enza. E chi è Enza.? Non importa, forse non è mai esistita. Mi prese per matto.
Tornai un paio d’anni dopo, la cercai, il marito era morto, stava molto decadendo, anche se si conservava ancora bene, uno dei figli si era trasferito con lei. La vicina era andata ad abitare nel centro. Furono teneri abbracci, io avevo scoperto in lei una donna, sensuale e anche passionale, e lei aveva scoperta che anche i maschi possono essere puliti, decisi, e delicati insieme.
“Proprio a me doveva capitare stu poeta” I poeti nascono con la poesia, e tu sei poesia.
Fummo felici. Ormai il sesso non contava più. Prese un telefono e si faceva sentire ogni tanto.
Avevo fatto carriera. Mi risposai, successero altre cose. Ma a chi avrei mai potuto confidare queste cose?
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