Il matrimonio

di
genere
dominazione

Arriviamo insieme, il posto è verde, grande, un po' troppo sciccoso forse.
Uno di quei matrimoni molto pomposi, che non amo, con molte persone che manifestano la loro
affermazione sociale con oggetti materiali, tutti agghindati al meglio.
Noi siamo classici, eleganti, io in completo scuro, camicia con i gemelli, cravatta scura ma con spunti di colore.
Tu indossi un vestito dal colore sgargiante, fino a poco sopra le ginocchia. Ti cade magnificamente sulla curva
del culo, facendo vedere le tue forme che sento sempre così invitanti. Un paio di piccole mutandine (forse)
non lasciano alcun segno.
Il cocktail di benvenuto è sopra le aspettative, tanti amici, saltiamo da un gruppo all’altro, ogni tanto ci
perdiamo e poi ritroviamo in un’altra cerchia. Di tanto in tanto prendiamo un bicchiere di vino in più e ce lo
passiamo, ci diamo un bacio, ogni volta stringo una parte di te nel palmo della mia mano. Ora il fianco, ora la
coscia, poi le tette e una il culo… cerco sempre il filo delle tue mutandine per tirarlo un po' a me, mi sfugge.
Ormai ho in corpo un numero elevato di bicchieri, allora dal tavolo dei latticini ti porto qualcosa di
succulento.. mentre mordi una bufala esploro con la mano le cosce, cercando con la mano tra le tue gambe
qualcosa che non scopro. Mi trovo le dita bagnate dal tuo sesso, ne approfitto per affondare quelle due dita
in te. Sussulti divertita e mi guardi negli occhi. Maliziosa ed eccitata dal gioco che hai messo in piedi.
Sai che cerco sempre il contatto fisico con te, e stavolta hai voluto rendermelo particolarmente eccitante.
Mi allontano, assaggiando le dita con il tuo sapore sopra, e trovo nella tasca della giacca le tue mutandine,
chissà da quanto le avevi nascoste li.
Comincia la cena, ognuno ai propri posti, in tavoli circolari nella corte della villa, un giardino ampio e le luci
soffuse rendono l’atmosfera calda. Sei seduta accanto a me, parliamo distrattamente con tutto il tavolo
sottraendo l’attenzione da quelli che sono i nostri pensieri. Ad ogni portata prendo una posata, la nascondo.
Il nascondiglio è tra le tue gambe, prendo un cucchiaio, un coltello dal manico tondeggiante e altri pezzi dal
tavolo, che uno alla volta, tra una portata e l’altra spingo nella tua fica, fino a riempirti.
All’antipasto era un cucchiaio, l’ho messo sotto il tovagliolo e l’ho lentamente spinto dentro il tuo sesso, era
freddo, quasi saltavi sulla sedia mentre arrivava in fondo. Al primo è toccato a un coltello, tutto il manico
dentro. Sei cosi bagnata da lasciare una chiazza sul cuscino, non puoi alzarti. Inizi a muovere il culo sulla sedia
per sentirti percorsa da tutto quello che ti sta riempiendo, all’insaputa di tutti. Portando avanti il bacino ti
mordi un labbro e mi stringi la mano. Me la metti sul clitoride, che tengo premuto e muovo delicatamente.
All’orecchio mi sussurri quello che più mi piace sentire. Vuoi il mio cazzo dentro, ma non prima di averlo fatto
ingrossare con la bocca.
Al pensiero stringi le gambe, durante il dolce inizi a fremere dal desiderio e stringendo sempre più forte ti
sento godere, proprio accanto a me, davanti a tutti ignari.
Non appena finita la cena ti alzi, e vai via in bagno. Qualcuno nota delle posate a terra rimanendo
interrogativo su come ci fossero finite. Lo vedo e rido, molto.
Ti incontro fuori dal bagno, ti guardo e sei ancora rossa dall’eccitazione. So che ne vuoi ancora, era solo il
principio.
Ti prendo la mano, faccio strada nei piani più alti della villa e ti porto in un salottino, arredato all’antica, con
divanetti e tavolini, un candelabro e un grande lampadario acceso sul soffitto. Lo spengo e chiudo la porta a
chiave.
Siamo soli, nel buio della stanza e con la luce che entra dalla finestra. Arriva dal giardino, animato da tutti gli
invitati che lo vivono. Apro la finestra. Ti faccio affacciare con le mani ben salde sul bordo, piegata in avanti,
con le gambe tese e il culo all’insu, invitante.
Mi inginocchio dietro di te, alzo il vestito e lo lascio sulla tua schiena, rimani con le gambe nude, il culo esposto
e la pancia appoggiata sul bordo della finestra. Guardi fuori sentendomi muovere alle tue spalle.
Ti allargo le gambe e ti assaggio, esploro con la lingua la tua fica, la faccio scorrere tra le labbra e raccolgo
ogni goccia del tuo succo. Con due dita dentro che ti percorrono succhio avidamente il clitoride, lo sento
irrigidirsi e cominci ad ansimare. Ma è troppo presto, voglio divertirmi ancora.
Sono in piedi dietro di te, con la camicia ma senza più i pantaloni e i boxer. Ho il cazzo duro che vuole
penetrarti. Mi avvicino a te, una mano sul culo e l’altra sul fianco che ti tira a me facendo percorrere tutta la
profondità della tua fica al mio cazzo. Con le mani stringi il bordo della finestra e guardi fuori le persone
mentre ti scopo da dietro. Nessuno ci vede, ma noi vediamo tutti. Siamo eccitati e ci diamo dentro con forza.
Mi senti sbattere contro di te, mi prendi con una mano e mi tiri con ancora più forza a te, aumentando la
violenza del colpo dentro di te.
Mi chiedi di riempirti completamente, non ti basta avermi in un buco soltanto… con il pollice penetro anche
il tuo culo, ma non basta a me questa volta, voglio avere le mani libere per esplorarti tutto il corpo.
Spengo una candela, la giro dalla parte più larga e te la metto nella fica. La inserisco tutta, e ti ordino di
tenerla dentro con la mano, di muoverla al mio ritmo dentro e fuori. Finalmente ti senti esplorata dal mio
cazzo, che sta allargandoti e penetrando nel culo. Te lo spingo a fondo, e tu come ordinato segui il movimento
spingendo a fondo la candela più e più volte, aumentando la forza al crescere del piacere.
Ho una mano sul tuo collo e una sul tuo seno, stringo entrambi mentre ti spingo dentro, ti sento gemere e
questo mi fa indurire ancora, ti sento soffocare un urlo di piacere mentre ti stringo il collo. Veniamo. Un colpo
dopo l’altro mi svuoto in te, ansimando appoggio la testa sulla tua schiena, su quel vestito che ti copre solo
in parte mentre le gambe ti tremano dall’orgasmo appena avuto.
Uno fronte all’altra ci baciamo, appagati e divertiti.
Torniamo come niente fosse tra gli invitati della festa, ho ancora le tue mutandine nella tasca. La sera non è
finita
di
scritto il
2023-02-27
3 . 4 K
visite
2
voti
valutazione
8.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Un giorno di sole in agosto

racconto sucessivo

Rincasare
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.