La piscina 2: Annalisa spiegata, Alice la principessa
di
Big Gatsby
genere
etero
La piscina 2
-come sta la principessa?
Tutto bene?-
“La Principessa” è come chiamavamo tra noi quella che poi ho sposato, Alice.
Eh si, perché lei ed Annalisa si conoscevano.
Annalisa era compagna di classe e amica del cuore di sua sorella maggiore Marcella: uscivamo spesso con lei e il suo compagno, quelli che poi sono diventati i miei cognati.
Anzi, li ho proprio conosciuti grazie a lei.
Il primo anno che stavano insieme, per Pasquetta, ci invitarono tutti in una casa di famiglia che avevano ai Castelli.
-vedrai - era stato il commento un po’ acido di Annalisa
-tu che hai le manie di grandezza rimarrai impressionato-
Era una villa enorme, una dimora storica un po’ decadente immersa in un parco secolare.
Noi e tutti gli amici ci aggiravamo per quei saloni immensi fissando i severi busti secenteschi e gli affreschi sbiaditi.
A tavola eravamo una quarantina di persone, quasi tutte coppie, e tra loro notai Alice, la sorella minore di Marcella.
Mora, occhi azzurro-verde, bel fisico, alta, abbronzata.
Acqua e sapone.
Un po’ arrogante.
Era tornata per Pasqua da Barcellona dove stava facendo un anno di Erasmus.
Con lei c’era il suo ragazzo, Fernando, un surfista spagnolo dagli addominali scolpiti e un enorme sole tatuato sul petto che si intravedeva attraverso la camicia di lino bianca.
Lei sembrava arrabbiata e poco interessata al resto della compagnia.
Fernando intanto stava flirtando con una rossa che non conoscevo mentre Alice fissava ostinatamente il piatto, imbronciata in un vestito verde.
Non ci siamo nemmeno parlati quella volta, forse un “ciao” e una rapida presentazione iniziale. Non l’avevo colpita molto quel giorno, seppi dopo che aveva litigato con lo spagnolo e che mi considerava solo uno di passaggio, uno dei tanti irretiti da Annalisa che, tra le amiche della sorella, aveva fama di essere un po’ zoccola (veniva affettuosamente soprannominata “Miss pompino”).
Annalisa mi prese per mano
-vieni-
-ma dove…?-
-eddai, vieni-
Mi condusse fuori nel parco. Entrammo in un vero e proprio labirinto di siepi alte tre metri.
Annalisa mi condusse decisa tra le svolte fino al centro dove, in uno spiazzo circolare, c’era una specie di grotta artificiale con una pozza d’acqua e panchine di pietra
-siediti, qui non ci trova nessuno- mi fece sedere e sedendomi in braccio cominció a baciarmi. Sentivo i suoi capezzoli turgidi attraverso il tessuto.
Mi sdraió supino sulla pietra liscia e fredda, un po’ muschiosa, il sole allo Zenith negli occhi.
Si inginocchiò accanto a me, i capelli biondissimi splendenti controsole, cominciando ad armeggiare con i miei pantaloni
-ah ecco…- disse tirandomelo fuori e mettendoselo con naturalezza in bocca.
Cominció a succhiare con la consueta bravura, gorgogliando, mettendoci litri di saliva. Io rimanevo lì, passivo eccetto il mugolio di piacere e l’uccello pulsante tra le sue labbra esperte
-quanti ne hai già portati qui?- le chiesi improvvisamente
-qualcuno- ammise tirandolo fuori dalla bocca ma continuando a masturbarmi
-sei geloso? Come al solito? Non mi pare ti dispiaccia tanto che io sia così brava…-
-sei bravissima però… cavolo Annalisa se penso a quanti ragazzi avrai preso per mano e portato qui…-
-non solo per mano e non solo ragazzi - ride - con Marcella e le altre abbiamo giocato parecchio in questo labirinto. Ma ora sono tua. Solo tua Tommaso-
-davvero?- le chiedo in cerca di rassicurazioni
Per tutta risposta lo riprende in bocca fino alle palle e poi lenta ritorna su. Le metto una mano sulla nuca e la rispingo giu, quasi con rabbia. Lei cede alla spinta, docile.
Sto per venire, lei lo sente e accelera il ritmo del pompino, succhiando con l’interno delle guance, creando un risucchio potente. Le schizzo in bocca, mi svuoto, le innondo la gola.
-certo. Solo tua- risponde pulendosi le labbra sulla mia pancia piatta
-anche se un giretto qui con lo spagnolo me lo farei, se non ci fossi tu eh, chiaro!- ride -sai che Marcella mi ha detto che Fernando lo ha enorme, 25 cm- apre le mani a mimarne la dimensione -che di notte sente sua sorella urlare come se la stesse spaccando. La principessa sul pisello! E che pisello dev’essere!-
-che troia che sei - le dico abbozzando
-si ma la tua troia. Non è così che mi vuoi? Troia? Che ti rapisco dal pranzo e ti porto in mezzo al parco per succhiartelo? Deciditi-
Mi manda fuori di testa, e lo sa.
In 30 anni non ero mai stato geloso prima di conoscere lei.
Sarà perché è cominciata con un tradimento.
Sarà che per mesi mi ha fatto impazzire, veniva da me a passare la notte, ascoltavamo la musica, ci baciavamo in terrazza, facevamo a cuscinate, ridevamo e litigavamo furiosamente quando mi diceva che all’alba sarebbe andata via presto perché Damiano, il suo ragazzo, finiva la notte di guardia in pronto soccorso e lei andava da lui.
Grida di rabbia
-lascialo! Cazzo io per te Sara l’ho lasciata-
-non l’hai lasciata per me, l’hai lasciata perché era una stronza snob con mille problemi-
-l’ho lasciata perché mi hai fatto capire cosa vuol dire amare qualcuno! Cosa vuol dire provare emozioni fortissime!-
-beh lo sapevi che stavo con Damiano… è … è gentile. È figo. Bello. Forte. Solare. Salva la gente-
-seee Grey’s Anatomy…-
E via di nuovo a litigare.
Finché non la prendevo e la buttavo sul letto, le tiravo giù con rabbia i pantaloni, il perizoma e la leccavo.
Si perché con Annalisa in quasi due anni non feci mai l’amore. Damiano alla fine lo aveva lasciato e ci eravamo messi insieme “ufficialmente” ma non scopammo mai.
Solo sesso orale (tanto!) e “manuale”.
Pompini in tutti i modi, varianti e luoghi.
Da me si faceva leccare e masturbare, poche sporadiche volte rispetto a quanto lei si dedicava a me, ma mai penetrare.
All’inizio era un paradiso sessuale… bastava in qualunque momento tentare un approccio per essere ricompensato da una pompa superlativa. In auto, in treno, in ufficio, nei bagni dei ristoranti.
Però alla lunga cominció a pesare, lei non ne parlava, non spiegava, si limitava a dire di no.
Mesi dopo glielo rinfacciai pure
-con Damiano mi raccontavi che lo facevi quando uscivamo io e te a pranzo… ti vantavi di come ti scopava!-
-non voglio parlarne-
-cazzo Annalisa venivi a casa mia coi preservativi in borsa!-
-ti ho detto che non voglio parlarne. Non voglio farlo. Direi comunque che non ti puoi proprio lamentare…-
Litigate e litigate.
Lacrime e urla, oggetti tirati e rotti con rabbia.
Porte sbattute e chilometri a piedi per allontanarci nel cuore della notte per poi ritrovarsi all’alba a fare pace in qualche bar sconosciuto.
Divenne una relazione tossica.
Mi lasció lei.
Ero distrutto.
Ci misi mesi a ricostruirmi.
A ritrovare fiducia.
Altre storie, altre ragazze (Lucrezia, Giulia) fino a rincontrare Alice ed innamorarmene.
Fino a questo corso di nuoto dove ritorna un passato doloroso e mai dimenticato.
-come sta la principessa?
Tutto bene?-
“La Principessa” è come chiamavamo tra noi quella che poi ho sposato, Alice.
Eh si, perché lei ed Annalisa si conoscevano.
Annalisa era compagna di classe e amica del cuore di sua sorella maggiore Marcella: uscivamo spesso con lei e il suo compagno, quelli che poi sono diventati i miei cognati.
Anzi, li ho proprio conosciuti grazie a lei.
Il primo anno che stavano insieme, per Pasquetta, ci invitarono tutti in una casa di famiglia che avevano ai Castelli.
-vedrai - era stato il commento un po’ acido di Annalisa
-tu che hai le manie di grandezza rimarrai impressionato-
Era una villa enorme, una dimora storica un po’ decadente immersa in un parco secolare.
Noi e tutti gli amici ci aggiravamo per quei saloni immensi fissando i severi busti secenteschi e gli affreschi sbiaditi.
A tavola eravamo una quarantina di persone, quasi tutte coppie, e tra loro notai Alice, la sorella minore di Marcella.
Mora, occhi azzurro-verde, bel fisico, alta, abbronzata.
Acqua e sapone.
Un po’ arrogante.
Era tornata per Pasqua da Barcellona dove stava facendo un anno di Erasmus.
Con lei c’era il suo ragazzo, Fernando, un surfista spagnolo dagli addominali scolpiti e un enorme sole tatuato sul petto che si intravedeva attraverso la camicia di lino bianca.
Lei sembrava arrabbiata e poco interessata al resto della compagnia.
Fernando intanto stava flirtando con una rossa che non conoscevo mentre Alice fissava ostinatamente il piatto, imbronciata in un vestito verde.
Non ci siamo nemmeno parlati quella volta, forse un “ciao” e una rapida presentazione iniziale. Non l’avevo colpita molto quel giorno, seppi dopo che aveva litigato con lo spagnolo e che mi considerava solo uno di passaggio, uno dei tanti irretiti da Annalisa che, tra le amiche della sorella, aveva fama di essere un po’ zoccola (veniva affettuosamente soprannominata “Miss pompino”).
Annalisa mi prese per mano
-vieni-
-ma dove…?-
-eddai, vieni-
Mi condusse fuori nel parco. Entrammo in un vero e proprio labirinto di siepi alte tre metri.
Annalisa mi condusse decisa tra le svolte fino al centro dove, in uno spiazzo circolare, c’era una specie di grotta artificiale con una pozza d’acqua e panchine di pietra
-siediti, qui non ci trova nessuno- mi fece sedere e sedendomi in braccio cominció a baciarmi. Sentivo i suoi capezzoli turgidi attraverso il tessuto.
Mi sdraió supino sulla pietra liscia e fredda, un po’ muschiosa, il sole allo Zenith negli occhi.
Si inginocchiò accanto a me, i capelli biondissimi splendenti controsole, cominciando ad armeggiare con i miei pantaloni
-ah ecco…- disse tirandomelo fuori e mettendoselo con naturalezza in bocca.
Cominció a succhiare con la consueta bravura, gorgogliando, mettendoci litri di saliva. Io rimanevo lì, passivo eccetto il mugolio di piacere e l’uccello pulsante tra le sue labbra esperte
-quanti ne hai già portati qui?- le chiesi improvvisamente
-qualcuno- ammise tirandolo fuori dalla bocca ma continuando a masturbarmi
-sei geloso? Come al solito? Non mi pare ti dispiaccia tanto che io sia così brava…-
-sei bravissima però… cavolo Annalisa se penso a quanti ragazzi avrai preso per mano e portato qui…-
-non solo per mano e non solo ragazzi - ride - con Marcella e le altre abbiamo giocato parecchio in questo labirinto. Ma ora sono tua. Solo tua Tommaso-
-davvero?- le chiedo in cerca di rassicurazioni
Per tutta risposta lo riprende in bocca fino alle palle e poi lenta ritorna su. Le metto una mano sulla nuca e la rispingo giu, quasi con rabbia. Lei cede alla spinta, docile.
Sto per venire, lei lo sente e accelera il ritmo del pompino, succhiando con l’interno delle guance, creando un risucchio potente. Le schizzo in bocca, mi svuoto, le innondo la gola.
-certo. Solo tua- risponde pulendosi le labbra sulla mia pancia piatta
-anche se un giretto qui con lo spagnolo me lo farei, se non ci fossi tu eh, chiaro!- ride -sai che Marcella mi ha detto che Fernando lo ha enorme, 25 cm- apre le mani a mimarne la dimensione -che di notte sente sua sorella urlare come se la stesse spaccando. La principessa sul pisello! E che pisello dev’essere!-
-che troia che sei - le dico abbozzando
-si ma la tua troia. Non è così che mi vuoi? Troia? Che ti rapisco dal pranzo e ti porto in mezzo al parco per succhiartelo? Deciditi-
Mi manda fuori di testa, e lo sa.
In 30 anni non ero mai stato geloso prima di conoscere lei.
Sarà perché è cominciata con un tradimento.
Sarà che per mesi mi ha fatto impazzire, veniva da me a passare la notte, ascoltavamo la musica, ci baciavamo in terrazza, facevamo a cuscinate, ridevamo e litigavamo furiosamente quando mi diceva che all’alba sarebbe andata via presto perché Damiano, il suo ragazzo, finiva la notte di guardia in pronto soccorso e lei andava da lui.
Grida di rabbia
-lascialo! Cazzo io per te Sara l’ho lasciata-
-non l’hai lasciata per me, l’hai lasciata perché era una stronza snob con mille problemi-
-l’ho lasciata perché mi hai fatto capire cosa vuol dire amare qualcuno! Cosa vuol dire provare emozioni fortissime!-
-beh lo sapevi che stavo con Damiano… è … è gentile. È figo. Bello. Forte. Solare. Salva la gente-
-seee Grey’s Anatomy…-
E via di nuovo a litigare.
Finché non la prendevo e la buttavo sul letto, le tiravo giù con rabbia i pantaloni, il perizoma e la leccavo.
Si perché con Annalisa in quasi due anni non feci mai l’amore. Damiano alla fine lo aveva lasciato e ci eravamo messi insieme “ufficialmente” ma non scopammo mai.
Solo sesso orale (tanto!) e “manuale”.
Pompini in tutti i modi, varianti e luoghi.
Da me si faceva leccare e masturbare, poche sporadiche volte rispetto a quanto lei si dedicava a me, ma mai penetrare.
All’inizio era un paradiso sessuale… bastava in qualunque momento tentare un approccio per essere ricompensato da una pompa superlativa. In auto, in treno, in ufficio, nei bagni dei ristoranti.
Però alla lunga cominció a pesare, lei non ne parlava, non spiegava, si limitava a dire di no.
Mesi dopo glielo rinfacciai pure
-con Damiano mi raccontavi che lo facevi quando uscivamo io e te a pranzo… ti vantavi di come ti scopava!-
-non voglio parlarne-
-cazzo Annalisa venivi a casa mia coi preservativi in borsa!-
-ti ho detto che non voglio parlarne. Non voglio farlo. Direi comunque che non ti puoi proprio lamentare…-
Litigate e litigate.
Lacrime e urla, oggetti tirati e rotti con rabbia.
Porte sbattute e chilometri a piedi per allontanarci nel cuore della notte per poi ritrovarsi all’alba a fare pace in qualche bar sconosciuto.
Divenne una relazione tossica.
Mi lasció lei.
Ero distrutto.
Ci misi mesi a ricostruirmi.
A ritrovare fiducia.
Altre storie, altre ragazze (Lucrezia, Giulia) fino a rincontrare Alice ed innamorarmene.
Fino a questo corso di nuoto dove ritorna un passato doloroso e mai dimenticato.
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