Weekend a Milano Marittima 3 parte: il passato, semidei e ragazzini
di
Big Gatsby
genere
etero
Il passato, semidei e ragazzini
La sera dopo, al tavolo del Pineta, insieme al calciatore di Camilla, L , c’erano due suoi colleghi.
Un suo compagno di squadra, M, e un loro collega francese in procinto di andare a giocare nella Juve, T, un nero di quasi due metri che parlava già abbastanza bene l’italiano.
Un sacco di ragazzi e ragazze girava intorno a quel tavolo, venivano aperte bottiglie e scambiati numeri.
Annalisa chiacchierava in francese con T, ridevano. Lui le aveva preso la mano sul tavolino e le stava chiedendo di andare via di lì con lui
-dove andiamo?-
-dove vuoi, basta che sia lontano dalla confusione.
Ho un cazzo di 28 cm-
-ah così- Annalisa si sentiva molto troia in questa situazione. Ma si stava eccitando. Niente false cortesie o ipocrisie. Diritto al punto.
-L ci ha raccontato di ieri… e a dire la verità M ha già scopato Camilla a Roma. Non te l’ha detto? E non solo loro due. Hanno fatto una festa un po’ turbolenta dopo l’ultima partita-
Hai capito Camilla… no. Non sapeva nulla delle sue acrobazie erotiche con mezza squadra della Lazio -per cui pensavo non ci fosse nulla di male ad essere diretto-
Annalisa fissa quel ragazzo di 22 anni dal corpo d’ebano. Lei ne ha 19 ma non è certo una che si fa problemi. È solo che si sente incastrata, già tutto organizzato alle sue spalle, data per scontata e deve decidere quanto questo le dia fastidio.
T la guarda con due occhi neri e profondi. Capelli rasati, lineamenti forti. Fisico pazzesco. In fondo perché no.
Non è mai stata con un ragazzo di colore. E questo si colloca in cima alla classifica. Non è figo. È la statua di un dio.
-andiamo in albergo. Dai forza-
Camilla le lancia un’occhiata maliziosa e mima con la mano il gesto del calippo.
Escono, lui recupera una macchina arancione assurdamente bassa e parte tra l’invidia di tutti i curiosi assiepati fuori nella speranza di entrare o per sbirciare come vivono gli dei.
Salgono in camera di lui.
-spogliati-
Annalisa si spoglia, toglie la mini bianca e la camicetta di raso nero. Toglie reggiseno e perizoma nero e rimane nuda coi sandali con tacco.
Lui la guarda soddisfatto.
-voltati-
lei si esibisce in una giravolta e rimane di spalle mostrandogli il culo perfetto, alzato dai tacchi.
-ora piegati in avanti-
-si- e Annalisa china in avanti il busto, sporgendo verso di lui culo e figa.
-sei la mia troia.- non è una domanda.
-si, sono la tua troia- e la cosa mi eccita pensa.
T. prende dal cassetto un piccolo gioiello, un piccolo plug lucido di metallo con una gemma all'estremità.
-ciuccialo-
Lei lo insaliva ben bene, lui lo prende e glielo infila lentamente nell’ano. Annalisa si irrigidisce.
Quel tipo di sesso lo ha fatto ancora, qualche volta per sperimentare, altre per piacere, qualche volta per dovere ( in vacanza l’anno prima, dopo la maturità, durante una gita in barca nell’Egeo un greco l’ha praticamente stuprata analmente e lei la sera dopo si è pure rifatta sodomizzare da lui) ma mai così freddamente, a comando.
-molto bene. Ora guardami-
Lui si alza e comincia a spogliarsi.
Muscoli dopo muscolo, fino ai boxer che cadono sul pavimento rivelando un uccello enorme, assurdamente lungo benché ancora mezzo floscio.
Un diametro esagerato.
Sembra sbagliato, come una foto ritoccata con un particolare assurdo e fuori posto.
-oh mamma. Meno male che ho la bocca grande- esclama mentre si eccita.
Sembra che tutti i cazzi toccati e visti finora, tutti pompini, siano stati un preludio a questo momento. A questo archetipo.
Lui ride coi suoi denti bianchissimi
-dovrò impegnarmi molto- gli dice avvicinandosi e prendendolo in mano.
Poi lo tira, letteralmente, allo specchio, enorme e dorato che campeggia alla parete.
Ad ogni passo il plug le procura una piccola deliziosa fitta.
Si posiziona dietro di lui e comincia a masturbarlo dolcemente.
Una mano bianca, dita con lo smalto rosso fuoco che accarezzano quella proboscide nera e circoncisa.
Comincia a diventare duro, ad alzarsi combattendo contro la forza di gravità che dato il peso lo tira verso il basso.
Con l’altra mano prima gli accarezza le natiche dure come marmo poi gli addominali scolpiti, un six-pack così delineato da risultare perfetto.
Quando l’erezione, la magia, è completa si trova a fronteggiare 28 cm lunghi come un avambraccio e una cappella scura che sembra legno intagliato.
Lo afferra con entrambe le mani per le creste iliache (una delle zone che trova più sexy in un uomo magro e ben definito) e comincia a dargli piccoli bacini reverenziali.
Poi lo fa sedere su una poltroncina, un trono per quel semidio, prende un cuscino dal divano e se lo posiziona sotto le ginocchia.
Lo guarda dal basso e sorride
-ora ti farò capire che finora non ti hanno mai fatto un pompino degno di questo nome- e comincia.
Gioca coi testicoli, masturba quell’asta lunga e lucida di saliva, apre la bocca e lo fa entrare tutto poi comincia a succhiarlo come una pompa, stringendo guance e arricciando la lingua sotto il frenulo nella suzione.
Lui comincia a fremere, lei gli blocca le mani sui braccioli con le sue e continua solo con la testa a ciucciare.
Lei ha il potere, lei ha il controllo del corpo perfetto di lui.
Finché lui libera una mano e cerca qualcosa, la trova e preme un pulsante.
Dentro di lei il plug comincia a vibrare come impazzito, muovendosi, dilatandone lo sfintere, stimolandole terminazioni nervose sconosciute.
Annalisa prova piacere fisico e mentale e vergogna e potere e paura.
Pensa che deve farlo venire, spompare, svuotare perché altrimenti lui la sfonderà con quel maglio medioevale.
Lo cinge con entrambe le mani e succhia.
Con la lingua fa il giro del glande, lo titilla e torna a prenderlo in bocca impalandosi fino alle tonsille, reprimendo il riflesso del vomito come ben ha imparato a fare.
Le lacrimano gli occhi.
Lui geme, parla in francese e in una lingua arcana.
Poi come un’eruzione vulcanica esplode nella sua bocca, schizzi lunghi, frenetici. Lei inghiotte ma poi per non soffocare sputa.
Lui ride felice mentre lei lo ripulisce ben bene.
Ma il cazzo rimane duro.
-ora vieni, abbiamo appena cominciato- non le da il tempo di riprendersi.
La prende e la solleva di peso, nulla per lui. La cala sul letto, e comincia a giocare col plug che continua a vibrare… dentro e fuori. Poi lo lascia fuori a metà, il punto di massima larghezza a tenerle dilatato il buchetto. E intanto la lecca, con una lingua grossa e ruvida la esplora, con dita lunghe e grosse (ci sono tanti uomini che hanno il cazzo grande come un suo dito) la apre e la fruga.
Toglie il plug e mette dentro il medio, poi lavorando un po’ ne mette un secondo dito e intanto lecca. La lubrifica e appoggia allo sfintere il glande enorme. Spinge, lento ma inesorabile.
Annalisa ansima, la verità è che odia perdere il controllo, della situazione e del proprio corpo.
È sempre lei che decide, anche quando viene scopata. Alzando le gambe, irrigidendo i muscoli vaginali (si chiama pompoir ma lei lo conosce da sempre, da quando si sforzava di trattenere la pipì per ore) decide quanto deve durare.
Per questo quello stupro sulla barca la sconvolse. Per questo forse dovette riequilibrare la situazione la sera dopo, prendendo lei l'iniziativa.
Annalisa è sempre potente, mai impotente.
Ma non stasera.
Stasera fa male. Un male cane che si mischia ad un piacere crescente.
Un orgasmo fortissimo la assale, letteralmente.
Urla, si inarca, geme. E viene gridando.
Poi si irrigidisce.
Come fosse morta.
T. la guarda stupito, preoccupato
-tutto bene?-
ma lei non reagisce. Bloccata, il corpo rigido come fosse di pietra.
Tranne che per le lacrime.
Piange Annalisa.
E non sa bene perché.
T la copre col lenzuolo, va di la e armeggia con la vasca, poi torna e delicatamente la solleva e la immerge nell’acqua calda.
Si avvolge un asciugamano alla vita e si siede accanto a lei, accarezzandole la mano.
L’eccitazione è sparita, scesa, tornata nei meandri di ghiandole e vene.
Ci sono solo due ragazzi in un bagno che si credono grandi, che fanno cose da grandi.
-dai- dice lui - ti porto a fare colazione. Caffè e croissant sul lungomare
-bombolone- gli risponde - caffè e bombolone- mormora.
A questo pensa Annalisa. Al passato.
A due ragazzini seduti sul lungomare.
Si chiede cosa ci sia di sbagliato, allora , ora.
Si chiede se con Tommaso sarà diverso ma sa già di no.
Che non sarà sua e forse di nessuno.
Si chiede dove sia la felicità e dove finiscano i sogni che si fanno a vent'anni.
La sera dopo, al tavolo del Pineta, insieme al calciatore di Camilla, L , c’erano due suoi colleghi.
Un suo compagno di squadra, M, e un loro collega francese in procinto di andare a giocare nella Juve, T, un nero di quasi due metri che parlava già abbastanza bene l’italiano.
Un sacco di ragazzi e ragazze girava intorno a quel tavolo, venivano aperte bottiglie e scambiati numeri.
Annalisa chiacchierava in francese con T, ridevano. Lui le aveva preso la mano sul tavolino e le stava chiedendo di andare via di lì con lui
-dove andiamo?-
-dove vuoi, basta che sia lontano dalla confusione.
Ho un cazzo di 28 cm-
-ah così- Annalisa si sentiva molto troia in questa situazione. Ma si stava eccitando. Niente false cortesie o ipocrisie. Diritto al punto.
-L ci ha raccontato di ieri… e a dire la verità M ha già scopato Camilla a Roma. Non te l’ha detto? E non solo loro due. Hanno fatto una festa un po’ turbolenta dopo l’ultima partita-
Hai capito Camilla… no. Non sapeva nulla delle sue acrobazie erotiche con mezza squadra della Lazio -per cui pensavo non ci fosse nulla di male ad essere diretto-
Annalisa fissa quel ragazzo di 22 anni dal corpo d’ebano. Lei ne ha 19 ma non è certo una che si fa problemi. È solo che si sente incastrata, già tutto organizzato alle sue spalle, data per scontata e deve decidere quanto questo le dia fastidio.
T la guarda con due occhi neri e profondi. Capelli rasati, lineamenti forti. Fisico pazzesco. In fondo perché no.
Non è mai stata con un ragazzo di colore. E questo si colloca in cima alla classifica. Non è figo. È la statua di un dio.
-andiamo in albergo. Dai forza-
Camilla le lancia un’occhiata maliziosa e mima con la mano il gesto del calippo.
Escono, lui recupera una macchina arancione assurdamente bassa e parte tra l’invidia di tutti i curiosi assiepati fuori nella speranza di entrare o per sbirciare come vivono gli dei.
Salgono in camera di lui.
-spogliati-
Annalisa si spoglia, toglie la mini bianca e la camicetta di raso nero. Toglie reggiseno e perizoma nero e rimane nuda coi sandali con tacco.
Lui la guarda soddisfatto.
-voltati-
lei si esibisce in una giravolta e rimane di spalle mostrandogli il culo perfetto, alzato dai tacchi.
-ora piegati in avanti-
-si- e Annalisa china in avanti il busto, sporgendo verso di lui culo e figa.
-sei la mia troia.- non è una domanda.
-si, sono la tua troia- e la cosa mi eccita pensa.
T. prende dal cassetto un piccolo gioiello, un piccolo plug lucido di metallo con una gemma all'estremità.
-ciuccialo-
Lei lo insaliva ben bene, lui lo prende e glielo infila lentamente nell’ano. Annalisa si irrigidisce.
Quel tipo di sesso lo ha fatto ancora, qualche volta per sperimentare, altre per piacere, qualche volta per dovere ( in vacanza l’anno prima, dopo la maturità, durante una gita in barca nell’Egeo un greco l’ha praticamente stuprata analmente e lei la sera dopo si è pure rifatta sodomizzare da lui) ma mai così freddamente, a comando.
-molto bene. Ora guardami-
Lui si alza e comincia a spogliarsi.
Muscoli dopo muscolo, fino ai boxer che cadono sul pavimento rivelando un uccello enorme, assurdamente lungo benché ancora mezzo floscio.
Un diametro esagerato.
Sembra sbagliato, come una foto ritoccata con un particolare assurdo e fuori posto.
-oh mamma. Meno male che ho la bocca grande- esclama mentre si eccita.
Sembra che tutti i cazzi toccati e visti finora, tutti pompini, siano stati un preludio a questo momento. A questo archetipo.
Lui ride coi suoi denti bianchissimi
-dovrò impegnarmi molto- gli dice avvicinandosi e prendendolo in mano.
Poi lo tira, letteralmente, allo specchio, enorme e dorato che campeggia alla parete.
Ad ogni passo il plug le procura una piccola deliziosa fitta.
Si posiziona dietro di lui e comincia a masturbarlo dolcemente.
Una mano bianca, dita con lo smalto rosso fuoco che accarezzano quella proboscide nera e circoncisa.
Comincia a diventare duro, ad alzarsi combattendo contro la forza di gravità che dato il peso lo tira verso il basso.
Con l’altra mano prima gli accarezza le natiche dure come marmo poi gli addominali scolpiti, un six-pack così delineato da risultare perfetto.
Quando l’erezione, la magia, è completa si trova a fronteggiare 28 cm lunghi come un avambraccio e una cappella scura che sembra legno intagliato.
Lo afferra con entrambe le mani per le creste iliache (una delle zone che trova più sexy in un uomo magro e ben definito) e comincia a dargli piccoli bacini reverenziali.
Poi lo fa sedere su una poltroncina, un trono per quel semidio, prende un cuscino dal divano e se lo posiziona sotto le ginocchia.
Lo guarda dal basso e sorride
-ora ti farò capire che finora non ti hanno mai fatto un pompino degno di questo nome- e comincia.
Gioca coi testicoli, masturba quell’asta lunga e lucida di saliva, apre la bocca e lo fa entrare tutto poi comincia a succhiarlo come una pompa, stringendo guance e arricciando la lingua sotto il frenulo nella suzione.
Lui comincia a fremere, lei gli blocca le mani sui braccioli con le sue e continua solo con la testa a ciucciare.
Lei ha il potere, lei ha il controllo del corpo perfetto di lui.
Finché lui libera una mano e cerca qualcosa, la trova e preme un pulsante.
Dentro di lei il plug comincia a vibrare come impazzito, muovendosi, dilatandone lo sfintere, stimolandole terminazioni nervose sconosciute.
Annalisa prova piacere fisico e mentale e vergogna e potere e paura.
Pensa che deve farlo venire, spompare, svuotare perché altrimenti lui la sfonderà con quel maglio medioevale.
Lo cinge con entrambe le mani e succhia.
Con la lingua fa il giro del glande, lo titilla e torna a prenderlo in bocca impalandosi fino alle tonsille, reprimendo il riflesso del vomito come ben ha imparato a fare.
Le lacrimano gli occhi.
Lui geme, parla in francese e in una lingua arcana.
Poi come un’eruzione vulcanica esplode nella sua bocca, schizzi lunghi, frenetici. Lei inghiotte ma poi per non soffocare sputa.
Lui ride felice mentre lei lo ripulisce ben bene.
Ma il cazzo rimane duro.
-ora vieni, abbiamo appena cominciato- non le da il tempo di riprendersi.
La prende e la solleva di peso, nulla per lui. La cala sul letto, e comincia a giocare col plug che continua a vibrare… dentro e fuori. Poi lo lascia fuori a metà, il punto di massima larghezza a tenerle dilatato il buchetto. E intanto la lecca, con una lingua grossa e ruvida la esplora, con dita lunghe e grosse (ci sono tanti uomini che hanno il cazzo grande come un suo dito) la apre e la fruga.
Toglie il plug e mette dentro il medio, poi lavorando un po’ ne mette un secondo dito e intanto lecca. La lubrifica e appoggia allo sfintere il glande enorme. Spinge, lento ma inesorabile.
Annalisa ansima, la verità è che odia perdere il controllo, della situazione e del proprio corpo.
È sempre lei che decide, anche quando viene scopata. Alzando le gambe, irrigidendo i muscoli vaginali (si chiama pompoir ma lei lo conosce da sempre, da quando si sforzava di trattenere la pipì per ore) decide quanto deve durare.
Per questo quello stupro sulla barca la sconvolse. Per questo forse dovette riequilibrare la situazione la sera dopo, prendendo lei l'iniziativa.
Annalisa è sempre potente, mai impotente.
Ma non stasera.
Stasera fa male. Un male cane che si mischia ad un piacere crescente.
Un orgasmo fortissimo la assale, letteralmente.
Urla, si inarca, geme. E viene gridando.
Poi si irrigidisce.
Come fosse morta.
T. la guarda stupito, preoccupato
-tutto bene?-
ma lei non reagisce. Bloccata, il corpo rigido come fosse di pietra.
Tranne che per le lacrime.
Piange Annalisa.
E non sa bene perché.
T la copre col lenzuolo, va di la e armeggia con la vasca, poi torna e delicatamente la solleva e la immerge nell’acqua calda.
Si avvolge un asciugamano alla vita e si siede accanto a lei, accarezzandole la mano.
L’eccitazione è sparita, scesa, tornata nei meandri di ghiandole e vene.
Ci sono solo due ragazzi in un bagno che si credono grandi, che fanno cose da grandi.
-dai- dice lui - ti porto a fare colazione. Caffè e croissant sul lungomare
-bombolone- gli risponde - caffè e bombolone- mormora.
A questo pensa Annalisa. Al passato.
A due ragazzini seduti sul lungomare.
Si chiede cosa ci sia di sbagliato, allora , ora.
Si chiede se con Tommaso sarà diverso ma sa già di no.
Che non sarà sua e forse di nessuno.
Si chiede dove sia la felicità e dove finiscano i sogni che si fanno a vent'anni.
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