La sorella (da leggere dopo “Il Gioco”)
di
Big Gatsby
genere
etero
La sorella
(da leggere dopo “Il Gioco”)
Ha messo una foto nuova nello status di whatsapp.
Lei dietro una grande torta, lo sguardo un po’ malinconico.
Gliela commento
“bella la tua foto. Festa di compleanno? Auguri. 40 portati benissimo”
“grazie. Ma i 40 ci sono tutti. E a volte me ne sento addosso 100!”
“Ma no dai. Comunque per me rimani la tredicenne bellissima che mi ha fatto perdere la testa” le scrivo. Oggi sono flirtarino.
… sta scrivendo…
… sta scrivendo…
risponde
“Sarà perché il primo amore non si scorda mai”.
Già. Sei stata il mio primo amore Costanza. Ci siamo conosciuti d’estate al corso di vela… io un quattordicenne impacciato, tu una tredicenne che stava sbocciando in tutta la sua bellezza.
Caschetto biondo, lentiggini, occhi azzurrissimi.
Un corpo acerbo e abbronzato in pantaloncini corti e maglietta del Circolo.
Sei stata la prima volta di tante cose, la prima cena fuori (con mio padre che doveva venire a riprenderci e riportarti a casa), le prime corse in vespa per venire a trovarti di pomeriggio, il primo vero bacio dato con sentimento e non solo per provare con qualche coetanea, le prime pomiciate.
Venivo da te il pomeriggio, tua madre ci guardava male quando andavamo a chiuderci in camera tua, tua sorella Lucrezia rompeva le scatole entrando con le scuse più improbabili.
Tua madre che continuó per tre anni ad offrirmi the anche se io fina dalla prima volta le avevo detto che lo odiavo. Tuo padre che alzava lo sguardo dal giornale per bofonchiare un saluto prima di tornare al lavoro in studio.
Tu avevi iniziato la prima scientifico e io ero quinta ginnasio. Ti venivo a prendere fuori da scuola, incenerendo con lo sguardo i ragazzi che ti ronzavano intorno, troppo bella per non attirare l’attenzione.
E poi quel primo pompino, frettoloso e finito in fretta.
La scoperta del sesso.
Io che disideravo farlo con te la prima volta. Tu che non hai voluto…
Un tuo messaggio mi scuote dai ricordi
“ti va un caffè uno di questi giorni?”
…
“si, volentieri”.
“giovedì pomeriggio?”
“Ok. Da Rosati alle 17?”
“si dai”
Giovedì arrivo con qualche minuto d’anticipo ma è già lì seduta, il telefono in mano.
Bella è sempre bella
-come stai?-
-oh ciao Tommaso, io bene-
chiacchieriamo, le chiedo delle figlie, lei dei miei. Parliamo del suo lavoro, è oncologa in ospedale -meglio cambiare argomento- mi dice. Parliamo della vita e di come da adolescenti ci sembrasse tutto facile e tutto possibile.
-sai che ho un rimpianto?-
-quale?-
-non aver fatto l’amore con te-
-già. Io non ho voluto, mi sembrava troppo presto e allora tu sei andato con quella zoccola di Federica… quella che la dava a tutti- si arrabbia
-si, però tu mi avevi già lasciato-
-continuavamo a discutere, mi mettevi ansia. Ogni volta si finiva a parlare di quello-
-ok. Probabilmente sbagliavo a metterti pressione, però onestamente, Costanza, cosa sarebbe cambiato nella tua vita se l’avessimo fatto insieme? Anziché farlo col ragazzo dopo di me o con quello dopo ancora? La tua vita sarebbe stata diversa? Non avrebbe avuto più senso se fossi stato io il primo?-
-e la tua, sarebbe cambiata?-
-la mia si… mi hai rovinato!- sorrido ma in fondo le sto dicendo la verità -dopo di te ho sempre inconsciamente pensato di dovermi “guadagnare” il sesso dalla mia partner del momento… come se fosse una concessione, un favore, un premio suo nei miei confronti e non che potesse averne voglia lei. Che anch’io potessi essere desiderabile fisicamente.
Ma in fondo allora sbagliavo, avrei dovuto portartici con calma anziché forzare le cose-
-mi stai dicendo che ti devo una scopata?-
la guardo un po’ scioccato dal suo linguaggio diretto
-cosa c’è? Dovresti vedere la tua faccia! -ride - lo sai vero che non ho più quattordici anni?
Che non sono vergine da tanti anni? Che ho due figlie e sono medico? Penso di poter usare la parola “scopare”. So cosa vuol dire sai?-
-allora sarò diretto anch’io Costanza… perché questo incontro?… andiamo in albergo?-
Si morde il labbro inferiore, l’ha sempre fatto quando era agitata.
Annuisce in silenzio.
Pago e usciamo assieme. Prendiamo una camera in un bell’albergo, incuranti dello sguardo del concierge, la useremo poche ore ma tornerò domattina a fare il check out.
In ascensore mi prende per mano.
Siamo nervosi. Una volta dentro chiudo la porta e la conduco davanti allo specchio a tutta altezza che c’è nella parete accanto al bagno. Mi metto dietro di lei, le cingo la vita con un braccio mentre comincio a baciarle il collo.
La spoglio piano piano, lasciandola in mutandine e reggiseno neri.
La accarezzo, sempre standole alle spalle, scendo con la mano sul monte di venere, la accarezzo attraverso il tessuto. Lei guarda torbidamente lo specchio.
-mi piaceva come sapevi toccarmi… dio che orgasmi mi hai dato con le dita-
-vieni- la accompagno al letto e mi spoglio anch’io.
Rimaniamo nudi uno di fronte all’altro, per la prima volta. Non l’ho mai vista tutta nuda, l’ho sempre vista a pezzi, il seno, la figa, le cosce.
Conto le sue lentiggini, la esploro con lo sguardo.
Sembra ancora una ragazzina.
Ci sediamo uno accanto all’altra e cominciamo a masturbarci, lei impugna saldamente il mio cazzo e mi sega con dolcezza, io la penetro con una poi due dita. Passiamo ad un 69 sdraiati sul fianco, rimango per qualche attimo a fissare il suo sesso prima di penetrarla con la lingua e mentre sento le sue labbra chiudersi su di me e cominciare a succhiare. Facciamo delle pause, ci alterniamo, lo facciamo durare.
Usiamo le bocche e le mani.
Poi, quando sento che sto per venire la fermo.
La sdraio supina e le entró dentro. Le allargo e sollevo le gambe afferrandola per le caviglie e comincio a pomparla. Lei lascia fare, è fradicia, calda.
Mi stringe tra le cosce intrecciando le caviglie dietro la mia schiena come per trattenermi.
Dopo un po’ mi ferma.
-aspetta, io preferisco così- mi spinge fuori e si mette a carponi, invitandomi a prenderla a pecora. La penetro, lei accompagna il mio movimento, e inarcandosi gode.
La giro di nuovo e le entro dentro ma lei si sottrae. Mi porta davanti allo specchio e si inginocchia davanti a me, succhia e io la guardo riflessa.
-hai imparato- mi scappa
Lei che con la lingua sta girando intorno al glande, guarda in su e sorride, subito torna a prendere tra le labbra solo la punta e succhia.
Poi si siede su una sedia, sempre davanti allo specchio, io in piedi davanti a lei che alza le gambe e me lo prende tra le piante dei piedi. Mi masturba così, toccandosi con la mano, masturbandosi sul clitoride allo stesso ritmo del footjob finché non le esplodo addosso.
Poi siamo sdraiati sul lenzuolo bianco ancora nudi.
-com’è stato? Mi hai perdonato per non avertela data allora?-
-si. È stato fantastico. Sei fantastica-
-diciamo che ho avuto un aiutino… qualcuno mi ha detto cosa ti piace…-
La fisso sbalordito.
-eh si… davvero pensavi che Lucrezia non mi avrebbe raccontato niente? Lei voleva scioccarmi, farmi sapere che alla fine la sorellina minore si era scopata il mio ex, facendo quello che non avevo avuto il coraggio di fare io venticinque anni fà… lei che si crede così intelligente, così anticonvenzionale ma… mi sottovaluta-
(da leggere dopo “Il Gioco”)
Ha messo una foto nuova nello status di whatsapp.
Lei dietro una grande torta, lo sguardo un po’ malinconico.
Gliela commento
“bella la tua foto. Festa di compleanno? Auguri. 40 portati benissimo”
“grazie. Ma i 40 ci sono tutti. E a volte me ne sento addosso 100!”
“Ma no dai. Comunque per me rimani la tredicenne bellissima che mi ha fatto perdere la testa” le scrivo. Oggi sono flirtarino.
… sta scrivendo…
… sta scrivendo…
risponde
“Sarà perché il primo amore non si scorda mai”.
Già. Sei stata il mio primo amore Costanza. Ci siamo conosciuti d’estate al corso di vela… io un quattordicenne impacciato, tu una tredicenne che stava sbocciando in tutta la sua bellezza.
Caschetto biondo, lentiggini, occhi azzurrissimi.
Un corpo acerbo e abbronzato in pantaloncini corti e maglietta del Circolo.
Sei stata la prima volta di tante cose, la prima cena fuori (con mio padre che doveva venire a riprenderci e riportarti a casa), le prime corse in vespa per venire a trovarti di pomeriggio, il primo vero bacio dato con sentimento e non solo per provare con qualche coetanea, le prime pomiciate.
Venivo da te il pomeriggio, tua madre ci guardava male quando andavamo a chiuderci in camera tua, tua sorella Lucrezia rompeva le scatole entrando con le scuse più improbabili.
Tua madre che continuó per tre anni ad offrirmi the anche se io fina dalla prima volta le avevo detto che lo odiavo. Tuo padre che alzava lo sguardo dal giornale per bofonchiare un saluto prima di tornare al lavoro in studio.
Tu avevi iniziato la prima scientifico e io ero quinta ginnasio. Ti venivo a prendere fuori da scuola, incenerendo con lo sguardo i ragazzi che ti ronzavano intorno, troppo bella per non attirare l’attenzione.
E poi quel primo pompino, frettoloso e finito in fretta.
La scoperta del sesso.
Io che disideravo farlo con te la prima volta. Tu che non hai voluto…
Un tuo messaggio mi scuote dai ricordi
“ti va un caffè uno di questi giorni?”
…
“si, volentieri”.
“giovedì pomeriggio?”
“Ok. Da Rosati alle 17?”
“si dai”
Giovedì arrivo con qualche minuto d’anticipo ma è già lì seduta, il telefono in mano.
Bella è sempre bella
-come stai?-
-oh ciao Tommaso, io bene-
chiacchieriamo, le chiedo delle figlie, lei dei miei. Parliamo del suo lavoro, è oncologa in ospedale -meglio cambiare argomento- mi dice. Parliamo della vita e di come da adolescenti ci sembrasse tutto facile e tutto possibile.
-sai che ho un rimpianto?-
-quale?-
-non aver fatto l’amore con te-
-già. Io non ho voluto, mi sembrava troppo presto e allora tu sei andato con quella zoccola di Federica… quella che la dava a tutti- si arrabbia
-si, però tu mi avevi già lasciato-
-continuavamo a discutere, mi mettevi ansia. Ogni volta si finiva a parlare di quello-
-ok. Probabilmente sbagliavo a metterti pressione, però onestamente, Costanza, cosa sarebbe cambiato nella tua vita se l’avessimo fatto insieme? Anziché farlo col ragazzo dopo di me o con quello dopo ancora? La tua vita sarebbe stata diversa? Non avrebbe avuto più senso se fossi stato io il primo?-
-e la tua, sarebbe cambiata?-
-la mia si… mi hai rovinato!- sorrido ma in fondo le sto dicendo la verità -dopo di te ho sempre inconsciamente pensato di dovermi “guadagnare” il sesso dalla mia partner del momento… come se fosse una concessione, un favore, un premio suo nei miei confronti e non che potesse averne voglia lei. Che anch’io potessi essere desiderabile fisicamente.
Ma in fondo allora sbagliavo, avrei dovuto portartici con calma anziché forzare le cose-
-mi stai dicendo che ti devo una scopata?-
la guardo un po’ scioccato dal suo linguaggio diretto
-cosa c’è? Dovresti vedere la tua faccia! -ride - lo sai vero che non ho più quattordici anni?
Che non sono vergine da tanti anni? Che ho due figlie e sono medico? Penso di poter usare la parola “scopare”. So cosa vuol dire sai?-
-allora sarò diretto anch’io Costanza… perché questo incontro?… andiamo in albergo?-
Si morde il labbro inferiore, l’ha sempre fatto quando era agitata.
Annuisce in silenzio.
Pago e usciamo assieme. Prendiamo una camera in un bell’albergo, incuranti dello sguardo del concierge, la useremo poche ore ma tornerò domattina a fare il check out.
In ascensore mi prende per mano.
Siamo nervosi. Una volta dentro chiudo la porta e la conduco davanti allo specchio a tutta altezza che c’è nella parete accanto al bagno. Mi metto dietro di lei, le cingo la vita con un braccio mentre comincio a baciarle il collo.
La spoglio piano piano, lasciandola in mutandine e reggiseno neri.
La accarezzo, sempre standole alle spalle, scendo con la mano sul monte di venere, la accarezzo attraverso il tessuto. Lei guarda torbidamente lo specchio.
-mi piaceva come sapevi toccarmi… dio che orgasmi mi hai dato con le dita-
-vieni- la accompagno al letto e mi spoglio anch’io.
Rimaniamo nudi uno di fronte all’altro, per la prima volta. Non l’ho mai vista tutta nuda, l’ho sempre vista a pezzi, il seno, la figa, le cosce.
Conto le sue lentiggini, la esploro con lo sguardo.
Sembra ancora una ragazzina.
Ci sediamo uno accanto all’altra e cominciamo a masturbarci, lei impugna saldamente il mio cazzo e mi sega con dolcezza, io la penetro con una poi due dita. Passiamo ad un 69 sdraiati sul fianco, rimango per qualche attimo a fissare il suo sesso prima di penetrarla con la lingua e mentre sento le sue labbra chiudersi su di me e cominciare a succhiare. Facciamo delle pause, ci alterniamo, lo facciamo durare.
Usiamo le bocche e le mani.
Poi, quando sento che sto per venire la fermo.
La sdraio supina e le entró dentro. Le allargo e sollevo le gambe afferrandola per le caviglie e comincio a pomparla. Lei lascia fare, è fradicia, calda.
Mi stringe tra le cosce intrecciando le caviglie dietro la mia schiena come per trattenermi.
Dopo un po’ mi ferma.
-aspetta, io preferisco così- mi spinge fuori e si mette a carponi, invitandomi a prenderla a pecora. La penetro, lei accompagna il mio movimento, e inarcandosi gode.
La giro di nuovo e le entro dentro ma lei si sottrae. Mi porta davanti allo specchio e si inginocchia davanti a me, succhia e io la guardo riflessa.
-hai imparato- mi scappa
Lei che con la lingua sta girando intorno al glande, guarda in su e sorride, subito torna a prendere tra le labbra solo la punta e succhia.
Poi si siede su una sedia, sempre davanti allo specchio, io in piedi davanti a lei che alza le gambe e me lo prende tra le piante dei piedi. Mi masturba così, toccandosi con la mano, masturbandosi sul clitoride allo stesso ritmo del footjob finché non le esplodo addosso.
Poi siamo sdraiati sul lenzuolo bianco ancora nudi.
-com’è stato? Mi hai perdonato per non avertela data allora?-
-si. È stato fantastico. Sei fantastica-
-diciamo che ho avuto un aiutino… qualcuno mi ha detto cosa ti piace…-
La fisso sbalordito.
-eh si… davvero pensavi che Lucrezia non mi avrebbe raccontato niente? Lei voleva scioccarmi, farmi sapere che alla fine la sorellina minore si era scopata il mio ex, facendo quello che non avevo avuto il coraggio di fare io venticinque anni fà… lei che si crede così intelligente, così anticonvenzionale ma… mi sottovaluta-
1
voti
voti
valutazione
1
1
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Weekend a Milano Marittima- 2 parte: il calciatore, un’amica e sentirsi un po’puttanaracconto sucessivo
Federica, 69, piedi con le unghie rosse e la mia prima volta
Commenti dei lettori al racconto erotico