In Erasmus
di
Big Gatsby
genere
bondage
In Erasmus
Mia moglie Alice, da universitaria, ha fatto l’erasmus a Barcellona.
Era ancora vergine, aveva avuto qualche storia al liceo e durante i primi anni di università… molto petting e preliminari ma non aveva mai voluto avere un rapporto completo.
In Spagna trascorse il primo mese scatenata tra feste, aperitivi serate, o meglio nottate, in discoteca. Fu durante una di queste serate tra studenti che le presentarono Eddy, un ragazzo australiano di 25 anni che lavorava a Barcellona come pilota di aerei cargo. Le piacque subito nonostante non avesse un bel viso, non in senso classico almeno. Capelli neri corti, occhi azzurri, ma bocca grande e naso rotto, molto abbronzato, molto sicuro di se. Uscirono insieme un paio di volte, si baciarono al chiaro di luna al parco Guell e in riva al mare, passeggiarono mano nella mano sul porto, pomiciando in una frenesia crescente di sguardi e toccamenti. Il terzo giorno lui provó ad infilarle la mano sotto il vestito, a prendere l’elastico delle mutandine. Le toccó la figa umida, con delicatezza, sfiorandole il clitoride. Lei ansimava ma quando lui provó ad infilarle dentro due dita si ritrasse -no, per favore-
-non vuoi?-
-no, aspetta, non qui, non così-
-allora stasera vieni da me? Il mio coinquilino è in Giappone per un intercontinentale, dormi da me- Alice boccheggiava indecisa
-ok-.
Cenarono fuori, paella e vino bianco seduti ad un tavolino di legno di barceloneta, guardandosi negli occhi e guardando le coppie passare tenendosi per mano. Andarono da lui, lei si era portata uno zainetto col cambio.
Entró in bagno ed uscì con una sottoveste leggera, bianca, di cotone, senza reggiseno, solo un perizoma rosso che si intravedeva attraverso il tessuto trasparente, i capelli neri e lunghi sciolti.
Eddy era sdraiato sul letto matrimoniale, sul lenzuolo arancione, solo con dei boxer attillati, un’erezione evidente, la peluria nera del petto.
-sei splendida! Vieni qui-
-aspetta… Eddy devo dirti una cosa… sono vergine, e non voglio farlo. Non stasera-
-ma dai veramente … io pensavo che…- faccia delusa
-non ho detto che non voglio giocare, solo non mi farò penetrare-
-ok ma…-
-zitto ora- Alice si avvicinò al letto tirando fuori dallo zaino delle fasce di seta colorata
-fidati, non te ne pentirai- disse legandogli i polsi alla spalliera del letto. Poi si tolse il perizoma e sollevando la camicia da notte gli montó a cavalcioni sul petto, avvicinandogli la figa alla faccia
-dalle un bacino per favore-
Eddy si allungó in avanti e le sprofondó la bocca nel sesso umido
-usa la lingua- e lui cominció a leccare mentre lei gemeva. Gli afferró i capelli spingendolo forte contro di sè mentre sentiva crescere un orgasmo potente.
Eddy leccava e mormorava aprendo e chiudendo la bocca come la stesse mangiando, come pregando. Alice gli venne addosso, colandogli i suoi umori sulla bocca e sul mento. Poi scese da lui
-ah. Grazie. Ora tocca a te- e gli tolse le mutande liberando un grosso cazzo circonciso, un po’curvo, scuro, una grossa cappella sporgente che sembrava una pallina da tennis su quell’asta non lunghissima ma davvero larga.
-mi piace- disse lei sedendosi accanto a lui sul lato del letto e toccandolo come un giocattolo con la punta delle dita. Lo massaggió, poi si sputó tra le mani cominciando una sega lenta. Con una mano gli prese lo scroto e giocava coi suoi testicoli, tirandoli in basso così da aumentare la lunghezza da percorrere con la mano bagnata. Eddy godeva, chiudeva gli occhi gustandosi quella carezza e poi guardava il suo cazzo sparire e riapparire tra quelle mani delicate e abbronzate, su e giù.
-che bello che è, così duro…-
Il ragazzo si inarcó scuotendo il letto, prossimo all’orgasmo ma lei si bloccó
-no, non ancora. Abbiamo appena cominciato- Strinse forte tra indice e pollice la base del pene, sull’uretra, bloccandogli l’eiaculazione.
-oddio, no, è pazzesco- gemette lui
-shhh, abbiamo appena cominciato. Te l’ho detto, non te la darò ma non per questo non ti faró divertire- disse chinandosi su di lui e prendendolo in bocca fino alle palle. Poi cominció a succhiare, leccare, baciare quell’asta eretta, a picchiettare la lingua sul frenulo prima di inghiottirlo di nuovo. Eddy si divincolava bloccato, inarcandosi per infilarlo fino in fondo in quella bocca golosa.
-Si, si vengo, siiiiii- ma rapida lei tolse la bocca e di nuovo bloccó decisa con le dita a pinza la base di quell’uccello gonfio. Tenne premuto forte mentre lui sussultava strabuzzando gli occhi. Non uscì nemmeno una goccia di sperma nè l’erezione diminuì
-no no no, decido io quando finiremo-
Prese la maglietta del ragazzo posata lì vicino e lo imbavaglió. Comincio a toccarlo con il piede, infilandolo tra alluce e indice, seguendo i contorni del grosso glande pulsante, poi prese dallo zaino una bottiglietta di lubrificante e lo spalmó abbondante prima su di lui e poi se lo mise sulle piante dei piedi. Quindi gli si sedette davanti a gambe aperte, la figa depilata bene in vista e glielo strinse trai piedi. Cominciò una perfetta sega coi piedi, prima tra le piante poi con le dita. Eddy guardava il proprio cazzo sparire e riapparire, la cappella marrone tra le dita delicate, mordeva il bavaglio gemendo e godendo. Lei faceva delle pause, lo accarezzava, strofinava la cappella per poi riprendere il movimento ritmico con le piante lungo tutta l’asta lucida. Alla fine, aumentando il ritmo lasció che Eddy venisse, schizzi lunghi e densi sul materasso, sui piedi, sulle caviglie. E ancora lei continuava ad andare su e giù senza rallentare mentre lui continuava a schizzare fiotti bianchi di sperma.
Alice rise.
Per qualche settimana uscirono, lui all’inizio era felice per quella sessualità incompleta ma sofisticata, certo continuava a provarci ma lei gli negava sempre la propria verginità.
Alla fine si stufarono di giocare o forse lui sentiva che, il fatto che lei non volesse abbandonarsi fino in fondo, significava che lo considerava un passatempo senza futuro.
O forse fu lei a stufarsi.
Cenarono insieme un’ultima volta ma la magia era passata.
Lui partì per un periodo a casa in Australia, lei conobbe un surfista spagnolo, Fernando, con cui poi sarebbe stata tre anni.
Mia moglie Alice, da universitaria, ha fatto l’erasmus a Barcellona.
Era ancora vergine, aveva avuto qualche storia al liceo e durante i primi anni di università… molto petting e preliminari ma non aveva mai voluto avere un rapporto completo.
In Spagna trascorse il primo mese scatenata tra feste, aperitivi serate, o meglio nottate, in discoteca. Fu durante una di queste serate tra studenti che le presentarono Eddy, un ragazzo australiano di 25 anni che lavorava a Barcellona come pilota di aerei cargo. Le piacque subito nonostante non avesse un bel viso, non in senso classico almeno. Capelli neri corti, occhi azzurri, ma bocca grande e naso rotto, molto abbronzato, molto sicuro di se. Uscirono insieme un paio di volte, si baciarono al chiaro di luna al parco Guell e in riva al mare, passeggiarono mano nella mano sul porto, pomiciando in una frenesia crescente di sguardi e toccamenti. Il terzo giorno lui provó ad infilarle la mano sotto il vestito, a prendere l’elastico delle mutandine. Le toccó la figa umida, con delicatezza, sfiorandole il clitoride. Lei ansimava ma quando lui provó ad infilarle dentro due dita si ritrasse -no, per favore-
-non vuoi?-
-no, aspetta, non qui, non così-
-allora stasera vieni da me? Il mio coinquilino è in Giappone per un intercontinentale, dormi da me- Alice boccheggiava indecisa
-ok-.
Cenarono fuori, paella e vino bianco seduti ad un tavolino di legno di barceloneta, guardandosi negli occhi e guardando le coppie passare tenendosi per mano. Andarono da lui, lei si era portata uno zainetto col cambio.
Entró in bagno ed uscì con una sottoveste leggera, bianca, di cotone, senza reggiseno, solo un perizoma rosso che si intravedeva attraverso il tessuto trasparente, i capelli neri e lunghi sciolti.
Eddy era sdraiato sul letto matrimoniale, sul lenzuolo arancione, solo con dei boxer attillati, un’erezione evidente, la peluria nera del petto.
-sei splendida! Vieni qui-
-aspetta… Eddy devo dirti una cosa… sono vergine, e non voglio farlo. Non stasera-
-ma dai veramente … io pensavo che…- faccia delusa
-non ho detto che non voglio giocare, solo non mi farò penetrare-
-ok ma…-
-zitto ora- Alice si avvicinò al letto tirando fuori dallo zaino delle fasce di seta colorata
-fidati, non te ne pentirai- disse legandogli i polsi alla spalliera del letto. Poi si tolse il perizoma e sollevando la camicia da notte gli montó a cavalcioni sul petto, avvicinandogli la figa alla faccia
-dalle un bacino per favore-
Eddy si allungó in avanti e le sprofondó la bocca nel sesso umido
-usa la lingua- e lui cominció a leccare mentre lei gemeva. Gli afferró i capelli spingendolo forte contro di sè mentre sentiva crescere un orgasmo potente.
Eddy leccava e mormorava aprendo e chiudendo la bocca come la stesse mangiando, come pregando. Alice gli venne addosso, colandogli i suoi umori sulla bocca e sul mento. Poi scese da lui
-ah. Grazie. Ora tocca a te- e gli tolse le mutande liberando un grosso cazzo circonciso, un po’curvo, scuro, una grossa cappella sporgente che sembrava una pallina da tennis su quell’asta non lunghissima ma davvero larga.
-mi piace- disse lei sedendosi accanto a lui sul lato del letto e toccandolo come un giocattolo con la punta delle dita. Lo massaggió, poi si sputó tra le mani cominciando una sega lenta. Con una mano gli prese lo scroto e giocava coi suoi testicoli, tirandoli in basso così da aumentare la lunghezza da percorrere con la mano bagnata. Eddy godeva, chiudeva gli occhi gustandosi quella carezza e poi guardava il suo cazzo sparire e riapparire tra quelle mani delicate e abbronzate, su e giù.
-che bello che è, così duro…-
Il ragazzo si inarcó scuotendo il letto, prossimo all’orgasmo ma lei si bloccó
-no, non ancora. Abbiamo appena cominciato- Strinse forte tra indice e pollice la base del pene, sull’uretra, bloccandogli l’eiaculazione.
-oddio, no, è pazzesco- gemette lui
-shhh, abbiamo appena cominciato. Te l’ho detto, non te la darò ma non per questo non ti faró divertire- disse chinandosi su di lui e prendendolo in bocca fino alle palle. Poi cominció a succhiare, leccare, baciare quell’asta eretta, a picchiettare la lingua sul frenulo prima di inghiottirlo di nuovo. Eddy si divincolava bloccato, inarcandosi per infilarlo fino in fondo in quella bocca golosa.
-Si, si vengo, siiiiii- ma rapida lei tolse la bocca e di nuovo bloccó decisa con le dita a pinza la base di quell’uccello gonfio. Tenne premuto forte mentre lui sussultava strabuzzando gli occhi. Non uscì nemmeno una goccia di sperma nè l’erezione diminuì
-no no no, decido io quando finiremo-
Prese la maglietta del ragazzo posata lì vicino e lo imbavaglió. Comincio a toccarlo con il piede, infilandolo tra alluce e indice, seguendo i contorni del grosso glande pulsante, poi prese dallo zaino una bottiglietta di lubrificante e lo spalmó abbondante prima su di lui e poi se lo mise sulle piante dei piedi. Quindi gli si sedette davanti a gambe aperte, la figa depilata bene in vista e glielo strinse trai piedi. Cominciò una perfetta sega coi piedi, prima tra le piante poi con le dita. Eddy guardava il proprio cazzo sparire e riapparire, la cappella marrone tra le dita delicate, mordeva il bavaglio gemendo e godendo. Lei faceva delle pause, lo accarezzava, strofinava la cappella per poi riprendere il movimento ritmico con le piante lungo tutta l’asta lucida. Alla fine, aumentando il ritmo lasció che Eddy venisse, schizzi lunghi e densi sul materasso, sui piedi, sulle caviglie. E ancora lei continuava ad andare su e giù senza rallentare mentre lui continuava a schizzare fiotti bianchi di sperma.
Alice rise.
Per qualche settimana uscirono, lui all’inizio era felice per quella sessualità incompleta ma sofisticata, certo continuava a provarci ma lei gli negava sempre la propria verginità.
Alla fine si stufarono di giocare o forse lui sentiva che, il fatto che lei non volesse abbandonarsi fino in fondo, significava che lo considerava un passatempo senza futuro.
O forse fu lei a stufarsi.
Cenarono insieme un’ultima volta ma la magia era passata.
Lui partì per un periodo a casa in Australia, lei conobbe un surfista spagnolo, Fernando, con cui poi sarebbe stata tre anni.
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