L'adulterio di Franco Bianchi - Ep.8. "La tua puttana"

di
genere
etero

Poi parlarono a lungo, e poi fecero l’amore. Poi lei si struccò, fecero la pipì e si infilarono nudi a letto. E parlarono di nuovo, il chiaro di luna che entrava dalla finestra, e fecero ancora un po’ l’amore, senza venire, e si addormentarono che era quasi l’alba.
E successe di nuovo due o tre giorni dopo, che andarono a letto senza sonno. Parlando era saltato fuori che le calze e “quelle robe là” piacevano a Franco. E che piacevano anche a Ludovica. “Sei tu, ma non sei tu” disse Franco facendola ridere, perché era buffo quando parlava di cose astratte. Ludovica gli salì sopra a cavalcioni, con indosso la camicia da notte di maglia con sopra il disegno di Betty Boop. Gli puntò il dito addosso, con aria da finta offesa.
«Dì la verità, porcellino: ti piace vedermi vestita come una di quelle.»
Lui spalancò gli occhi, sorpreso, e Ludovica scoppiò a ridere, poi gli si buttò addosso, facendogli il solletico, stringendolo tra le cosce.
«Dì la verità! Dì la verità! Dì la verità!» iniziò a insistere con la falsa petulanza di una bambina, mentre lui rideva e si schermiva.
«Dì la verità, porcellino!» continuò lei. «Dì che ti piace vedere tua moglie agghindata come una signora da bordello.»
«Cosa? Signora Bianchi, ma cosa dice? Io non mi permetterei mai…» rispose lui con la voce strozzata tra le risa.
«Sei un porcellino. Anzi, un vero porco, un maiale! E lo sai una cosa?» disse lei avvicinando la bocca al suo orecchio, con voce bassa, smettendo di giocare. «Quando eravamo in quell’albergo, nella hall, mentre parlavi con il portiere, il portiere mi diede un’occhiata. Fu un attimo, ma fantasticai di essere in una città come Parigi, o Venezia. Fantasticai… di… di essere... una prostituta.»
Ora erano fermi, non giocavano più. O forse giocavano ad un altro gioco.
«Fantasticai che tu mi avevi scelto tra altre, in strada. Che ti avevo sedotto e stregato mostrandoti qualcosa, un pezzetto di paradiso. Che mi avevi chiesto quanto volevo, ed era molto. Più delle altre, senz’altro. Ma tu avevi detto che andava bene, e mi avevi portato lì, in albergo, per scoparmi.»
Ludovica gli sussurrava le sue fantasie come una confessione, ma in modo malizioso, consapevole di giocare alla bimba cattiva. E nel frattempo la sua mano era scivolata tra i loro corpi, aveva trovato il sesso di lui, la sua erezione. Franco dal canto suo non capiva più niente. La sentiva bisbigliargli nell’orecchio cose sconce, la rivedeva in quell’albergo a 2 stelle, con le autoreggenti e le mutandine, sui tacchi. Stette al gioco e la immaginò in strada a lanciargli sguardi ammiccanti, densi di promesse oscene, e intanto Ludovica gli aveva trovato il cazzo, l’aveva tirato fuori dai pantaloni del pigiama, poi si era sollevata per sfilarsi la camicia da notte che doveva esserle diventata bollente addosso, e ora la sentiva muovere il bacino, di nuovo stesa sul suo petto, con il solo sottile tessuto delle mutandine lilla a dividere i loro sessi. Un tessuto sempre più umido. La sentì che si scostava quel tessuto, che si portava il suo cazzo all’ingresso della fica, e iniziava a muoversi piano, per accoglierlo.
«E allora, visto che ti piace…» riprese a sussurrargli all’orecchio con voce roca, eccitata, padrona «visto che ti piace, la prossima volta che mi porti in qualche albergo, voglio essere la tua puttana.»
Un lungo e appassionato bacio, sancì il patto.

continua...

[commentate! commentate! commentate! Joe scrive per voi e ci tiene a sapere che ne pensate]
scritto il
2023-04-19
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