Comix porn parody 4 – I Grissin 4: Chris scopre che Meg è una puttana
di
Joe Cabot
genere
incesti
Se ti spariscono 3 razzi già belli e pronti e non vivi ad Amsterdam, te ne accorgi. Chris se ne accorse subito e iniziò le indagini. Sapeva della predilezione di sua madre per il gin e quindi pensò che a fargli sparire i suoi manufatti fosse stata sua sorella Meg e iniziò a tenerale d’occhio.
Una notte che Meg dormiva fuori, suo padre giaceva divelto al pub ‘Cozza Sbronza’ e anche sua madre era collassata sul divano, Chris ispezionò la cameretta della sorella. Non trovò i razzi, ma rimase sorpreso dalla quantità di calze, mutandine minuscole e altra roba sexy che Meg teneva una scatola nascosta sotto al letto. Sollevando un perizomino rosso, con dei laccetti ai lati e un cuoricino di finto pelo sul davanti, Chris pensò che sua sorella indossava roba da zoccola anche più di sua madre. Meg non aveva certo il fisico di Lois o della signora Swanzen, ma ciò nonostante Chris, si ritrovò con il suo amichetto duro.
Dimentico dei tre razzi, iniziò a spiare la sorella e non gli ci volle molto a notare il suo cambio di look, il fatto che avesse mollato il suo berretto puzzolente e ora indossasse calze parigine sotto gonnelline da collegiale. E non gli ci volle molto a scoprirla mentre sgattaiolava in casa di Quegmeyer dove, spiando dalla finestra, vide i due porcheggiare.
Una sera Meg aprì la porta della sua cameretta e azionò l’interruttore della luce: non si aprì affatto. Si aprì invece la lampada sulla sua scrivania, accecandola perché era puntata sui suoi occhi, a mo’ di terzo grado. Alzando una mano per ripararsi gli occhi, vide una sagoma ingombrante seduta alla scrivania, ma in controluce non capiva chi fosse. Vide invece che sul letto era sparso il contenuto della sua scatola dei segreti.
Sentì il rumore, ormai familiare, di uno scudiscio che batteva sul palmo di una mano e una voce conosciuta, nasale e sarcastica, che diceva “bene, bene: così la mia sorellona, sotto sotto, è una gran puttana”.
- Chris... sei tu? Che ci fai qui? Togliti dalle scatole - lo apostrofò infastidita.
- Non così in fretta, puttana. Tu hai un problema: io so cosa combini. E ne ho le prove. Hai pensato che ne direbbe il papone sapendo che ti fai sbattere da Quegmeyer? E che ne direbbe... Lois?
“Che palle, pensò Meg” i due rompipalle si sarebbero impicciati di sicuro. Glen era in viaggio da una settimana e le mancava il suo cazzo. Il modo in cui la faceva sentire desiderata. Non vedeva l’ora di rivederlo e non ci voleva che quel panzone di suo fratello si impicciasse.
- Che vuoi?- bofonchiò.
- Cosa voglio? Beh, diciamo che tu hai un problema. E anch’io ho un problema.
- Che problema hai?
- Questo - disse Chris sfoderando il suo pipino, sempre tirato a lucido, e puntandoci la lampada tipo riflettore.
Meg sbuffò.
- Chris, piccolo ciccione ributtante, metti via quel cosetto. Sono tua sorella…
- Mia sorella? No, tu sei solo una puttana.
Meg sorrise, in un modo che sapeva far andare su di giri il suo Glen.
- Le puttane si pagano.
- Ti pagherò con il mio silenzio, troia. E ora sarai la ‘mia’ troia.
Meg sbuffò. Di per sé dei genitori se ne fregava, ricambiando la loro indifferenza, ma non le era certo sfuggito come Glen avesse più volte sospirato “Lois…” mentre dormiva. E che Glen se la scopasse solo perché non poteva scoparsi sua madre, in fondo, non le importava. Ma se Lois si fosse messa di traverso? Meglio non scoprirlo. E, in fondo, una scopata le andava e un cazzo vale l’altro, quindi perché no?
Una notte che Meg dormiva fuori, suo padre giaceva divelto al pub ‘Cozza Sbronza’ e anche sua madre era collassata sul divano, Chris ispezionò la cameretta della sorella. Non trovò i razzi, ma rimase sorpreso dalla quantità di calze, mutandine minuscole e altra roba sexy che Meg teneva una scatola nascosta sotto al letto. Sollevando un perizomino rosso, con dei laccetti ai lati e un cuoricino di finto pelo sul davanti, Chris pensò che sua sorella indossava roba da zoccola anche più di sua madre. Meg non aveva certo il fisico di Lois o della signora Swanzen, ma ciò nonostante Chris, si ritrovò con il suo amichetto duro.
Dimentico dei tre razzi, iniziò a spiare la sorella e non gli ci volle molto a notare il suo cambio di look, il fatto che avesse mollato il suo berretto puzzolente e ora indossasse calze parigine sotto gonnelline da collegiale. E non gli ci volle molto a scoprirla mentre sgattaiolava in casa di Quegmeyer dove, spiando dalla finestra, vide i due porcheggiare.
Una sera Meg aprì la porta della sua cameretta e azionò l’interruttore della luce: non si aprì affatto. Si aprì invece la lampada sulla sua scrivania, accecandola perché era puntata sui suoi occhi, a mo’ di terzo grado. Alzando una mano per ripararsi gli occhi, vide una sagoma ingombrante seduta alla scrivania, ma in controluce non capiva chi fosse. Vide invece che sul letto era sparso il contenuto della sua scatola dei segreti.
Sentì il rumore, ormai familiare, di uno scudiscio che batteva sul palmo di una mano e una voce conosciuta, nasale e sarcastica, che diceva “bene, bene: così la mia sorellona, sotto sotto, è una gran puttana”.
- Chris... sei tu? Che ci fai qui? Togliti dalle scatole - lo apostrofò infastidita.
- Non così in fretta, puttana. Tu hai un problema: io so cosa combini. E ne ho le prove. Hai pensato che ne direbbe il papone sapendo che ti fai sbattere da Quegmeyer? E che ne direbbe... Lois?
“Che palle, pensò Meg” i due rompipalle si sarebbero impicciati di sicuro. Glen era in viaggio da una settimana e le mancava il suo cazzo. Il modo in cui la faceva sentire desiderata. Non vedeva l’ora di rivederlo e non ci voleva che quel panzone di suo fratello si impicciasse.
- Che vuoi?- bofonchiò.
- Cosa voglio? Beh, diciamo che tu hai un problema. E anch’io ho un problema.
- Che problema hai?
- Questo - disse Chris sfoderando il suo pipino, sempre tirato a lucido, e puntandoci la lampada tipo riflettore.
Meg sbuffò.
- Chris, piccolo ciccione ributtante, metti via quel cosetto. Sono tua sorella…
- Mia sorella? No, tu sei solo una puttana.
Meg sorrise, in un modo che sapeva far andare su di giri il suo Glen.
- Le puttane si pagano.
- Ti pagherò con il mio silenzio, troia. E ora sarai la ‘mia’ troia.
Meg sbuffò. Di per sé dei genitori se ne fregava, ricambiando la loro indifferenza, ma non le era certo sfuggito come Glen avesse più volte sospirato “Lois…” mentre dormiva. E che Glen se la scopasse solo perché non poteva scoparsi sua madre, in fondo, non le importava. Ma se Lois si fosse messa di traverso? Meglio non scoprirlo. E, in fondo, una scopata le andava e un cazzo vale l’altro, quindi perché no?
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