Il mostro

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Il mostro (racconto di fantasia)
La vita di Giuseppe Candelari , chiamato dagli amici Pino, si era svolta, fino a quella sera nella più completa tranquillità. Sin da ragazzo aveva avuto la passione per l’elettricità, non a caso dopo la III media si era iscritto all’istituto professionale per l’industria e artigianato sezione elettricisti, dopo tre anni aveva conseguito la qualifica e poi si era anche diplomato operaio specializzato.
Non aveva avuto alcuna difficoltà a trovare lavoro presso una ditta e quando poteva faceva anche piccoli lavori per proprio conto. A scuola aveva poi incontrato l’amore conoscendo Chiara, che frequentava il corso odontotecnico e da allora avevano fatto coppia fissa. Arrivato a 25 anni Pino era un uomo già realizzato e in pieno vigore fisico. Insieme a Chiara avevano progettato di sposarsi e comprare col mutuo un appartamento, guadagnavano bene entrambi lui con l’attività di elettricista e lei col suo laboratorio di odontotecnico.
Era veramente felice quel pomeriggio mentre camminava sotto i portici alla fine del lavoro, in tutta la sua imponenza di quasi 2 metri di altezza per 90 kg di peso. Un uomo robusto forte, prestante.
Poi improvvisamente la sua attenzione fu attratta da una signora , non particolarmente bella, alta, un po’ robusta con un vestito celestino che terminava in una minigonna. Aveva dei capelli lunghi che le scendevano sulle spalle, un volto forse un po’ insignificante. Pino fu attratto da quella donna, soprattutto dalle sue gambe, era come qualcosa che fosse improvvisamente scoppiato all’interno del suo animo, un desiderio irrefrenabile di possedere quella sconosciuta che cominciò a seguire. La seguì fino a che non arrivò davanti a un portone , Pino era dietro di lei quando la donna aprì il portone di quel vecchio palazzo del centro, in quella stradina isolata. La signora non si meravigliò della presenza di Pino, pensava che si recasse presso qualche inquilino dello stabile. Ambedue salirono al I piano e mentre ella apriva la porta di casa, egli faceva finta di cercare qualcuno leggendo i nominativi sulle porte del piano; Pino capì subito che in casa della donna non c’era nessuno, poiché ella dovette girare la chiave nella serratura diverse volte, ma appena aprì lal porta, velocissimo la aggredì alle spalle spingendola nell’appartamento e con un calcio richiuse la porta di casa. La poveretta non poteva fare nulla, la forza di Pino era come una terribile morsa. Una mano del giovane le tappava la bocca ed erano tute e due in piedi nel corridoio. La donna cercava di divincolarsi senza successo emettendo suoni disarticolati. Era in preda al terrore,con l’altra mano libera alzò la corta gonna della donna e mise la mano tra le mutandine e infilò due dita nel suo sesso. La donna nello stesso momento provò terrore misto ad un indescrivibile piacere, mentre la mano sulla bocca le impediva di respirare e a poco a poco morì soffocata senza comprenderne il motivo .Appena uccisa Pino la denudò e scopò il cadavere che giaceva con gli occhi sbarrati.
Fatto questo se ne andò. Non provava alcun rimorso, era come se si fosse liberato da un peso, si sentiva tranquillo, in lui non c’era la minima ombra di pentimento. Nessuno l’aveva visto, tutto era andato liscio.
Quella sera si vide con Chiara, con cui fece l’amore, Chiara nuda accanto a lui disse”stavolta vi hai messo molto ardore, è stato molto bello e appagante”.

L’assassinio fece scalpore nella piccola città di provincia di Pino il quale continuò la sua vita tranquillamente, senza alcun senso di colpa.
Era passato circa un mese dal “fattaccio” quando Pino dopo un giorno di lavoro , come tanti, fu improvvisamente colpito da una minuta ragazza in minigonna, aveva un gonnellino a falde un poco larghe che svolazzava di qua e di là. La ragazza era giovane , magra, non bellissima,con capelli tra il biondo e il rosso che scendevano sulle spalle. Pino la seguì fino alla stazione, dove ella prese il treno dei pendolari e la stessa cosa fece Pino che sembrava come ipnotizzato. Il treno partì e dopo 10 minuti la donna scese in un paese che ormai si poteva definire una frazione della città. Pino continuò a seguirla per una strada stretta che si snodava attraverso la campagna, ad un certo punto le case si fecero più rade fino a che i due si ritrovarono in aperta campagna, non c’era nessuno , il sole calava all’orizzonte perdendosi tra le montagne. Per la giovane quello fu l’ultimo tramonto che vide. Pino la aggredì alle spalle ed entrambi finirono in mezzo ad una vigna. Egli era nettamente più forte, sentì alcune ossa di lei che scricchiolarono, una mano era sulla sua bocca con l’altra sollevò la corta gonna , la mise tra le mutandine infilando due dita nella fica , la donna sentì la vita andarsene tra il terrore e il piacere mentre il respiro le veniva pian piano a mancare. Una volta uccisa la denudò e stuprò il cadavere che aveva gli occhi sbarrati che ancora “emanava” terrore e meraviglia per una morte incomprensibile e dolorosa.
Anche in questo caso nessuno o vide, tutto filò liscio.
La terza vittima, a distanza di circa 20 giorni, fu una donna giovane che rientrava una sera dal lavoro, abitava in periferia, tutto come le precedenti volte, salì in ascensore con lei, scese al piano con lei, la aggredì sulla porta di casa e la spinse nel corridoi e poi una mano sulla bocca e con l’altra dopo averle alzata la gonna, questa volta non era una minigonna,abbassò il collant,mise l’altra mano nelle mutandine e infilò nella figa due dita. Questa volta gli occorse più tempo per soffocarla, mentre al donna mandava dei mugugni tra il terrore e il piacere di quelle dita che tintinnavano il clitoride. Poi come sempre la denudò e ne stuprò il cadavere che oltre agli occhi sbarrati dalla paura aveva anche la lingua di fuori che sembrava stesse facendo una boccaccia.
Nessuno lo vedeva mai quando compiva questi omicidi, nonostante la polizia avesse intensificato i controlli, era chiaro che in giro c’era un serial killer. Ma Pino continuò ad uccidere e la sua attività si estese anche al di fuori della città verso la provincia.
Dopo il terzo omicidio furono uccise altre tre donne sempre allo stesso modo. Poi ci fu un momento di inattività Pino non fece più nulla, fino ad una settimana prima delle nozze quando a 25 km dalla sua città fu trovata soffocata una giovane insegnante. Anche in questo caso il cadavere era stato stuprato, aveva gli occhi sbarrati che sembrava guardassero il cielo e chiedessero perché di tutto questo. Stava li col culo in aria, con la sua nudità, mentre il suo fidanzato piangeva e non sapeva darsi pace di quello orribile omicidio della propria fidanzata.
Riusciva sempre a farla franca, nessuno lo vedeva , mai nessun testimone e o almeno qualcuno che potesse dare indizi concreti.
Agli occhi di Chiara Pino invece appariva ormai un uomo sempre più maturo e sicuro. A letto era diventato un amante eccezionale, la faceva godere, le faceva raggiungere orgasmi che la facevano urlare per il piacere. Poi da quando la sodomizzava ….il piacere era indescrivibile. Ella sentiva di avere accanto a sé un uomo che fisicamente che caratterialmente la faceva sentire donna e le dava sicurezza.
Dopo il matrimonio di Pino e Chiara non avvennero più delitti di giovani donne.

scritto il
2023-05-24
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