Etero+Lesbo=Bisex?

di
genere
bisex

Ci siamo andati a letto tutte ed due con Mary quindi il giudizio o le stelle Michelin mica le diamo a casaccio. Ah, io sono Gianna e lui Luciano, meglio conosciuto come Caco. Giusto precisare che siamo amici, mica trombamici e con Mary ribadisco, c’abbiamo fatto sesso sì, ma mica insieme, cioè in tre. Prima c’ha scopato Luciano, per conto suo e poi io, per conto mio.
Insomma, la bisessuale è lei mentre io sono lesbica e Luciano etero. Sempre per la precisione io ho 26 anni, Luciano uno in meno di me mentre Mary ne ha appena compiuti 49.
Dicevamo delle stelle, dato che il discorso è iniziato da lì un martedì sera, insieme ad un cartone di bugie di Carnevale di provenienza incerta.
“Preferisci farti dieci pizze o cinquanta bomboloni?” mi chiede uno con la canotta dei Bulls. Non sono certa di aver inteso la domanda. Risponde Luciano, come fosse il mio personalVissani: “Cinquanta bomboloni, ma lisci, senza crema, d’accordo?”. Isabella non ha i soldi per l’Interrail e lo Stecconi gli ha chiesto cosa sarebbe disposta a fare per buscarseli. Bello codardo, lo Stecconi, no? Isabella la vorrebbe davanti e didietro e su questo la pensiamo allo stesso modo ma proprio non riesce a farsi sotto. Avesse lasciato perdere i prodotti da forno, messo su l’espressione da figlio ‘e ‘ntrocchia e quotato l’eurotagliando a pompini, chissà mai che qualcuna fosse venuta a vedere il rilancio.
Me ne sto zitta. Codarda pure io.
Ad ogni modo la gran parte opta per il deca di pizza, anche quella alta di Spontini e per un’oretta buona il dibattito a favore del dolce&salato è andato avanti.
Verso le 22.00 con l’esaurimento dei saccaridi la compagnia ha iniziato a diradarsi e soprattutto Benedetta s’è fatta nebbia. Questo ha guastato del tutto il mio umore e lo spleen, come al solito, è stato orribile. Vabbè, orribile per modo di dire ma insomma forse s’è capito cosa intendessi.

Siamo rimasti solo io, Luciano e le sue labbra lorde di zucchero a velo. E’ buio in parco Ravizza e due ragazzi seduti su una panchina fanno intendere che chissà, forse qualcosa potrebbe accadere. Invece, nulla solo chiacchiere e nicotina. Due monologhi che ogni tanto s’incrociano, stories-of-old e il confessionale aperto, tipo a-me-figliolo-lo-puoi-dire.
“Sei felice, Gianna?”, mi fa. Lo guardo come fosse un testimone di Geova, macino qualcosa dentro la capa e ridacchio: “Che c’hai da fare, domani, frate?”.
“Entro di pomeriggio, ho un report da consegnare, asap categorico. Fanculo”.
La replica esce scontata: “Poltrirai domattina, almeno”.
“ .. mm .. sì, dopo, però. Vado da un’amica e ..” e lascia lì l’ellissi inducendo chissà quali congetture. “ .. amica .. mm .. boh”.
Sollevo il sopracciglio: “Ma va, hai trovato un affetto stabile?”.
“Un contratto a chiamata, un part-time verticale. Verticalissimo, ci si vede, dire-fare-baciare e ciao”.
“Com’è?”.
“Boh, che ti posso dire, fa venire in mente un fotomontaggio, quelli che saltano fuori nei siti del cazzo, quelli lì che guardi te, intanto che sei a letto, wapa non si connette e ti serve un po’ di ispirazione”.
“Senti, senti, caro il mio chiorba e quali sarebbero?”
“Quelli con l’oroscopo, il meteo ad Ibiza e il concorso di miss Gaya. Ad ogni modo ci sono dei corpi nudi, anzi con le cosce aperte e la fica al vento e c’appiccicano il volto di una strafiga più o meno famosa, tipo Bella Hadid e, sta attenta, per tanto si diano da fare la cucitura si nota che pare l’abbiano saldata coi punti di sutura”. Poi s’infervora: “Anche lì la mia pareva l’effetto di una fotoshoppata ubriaca, da tanto è lo scarto tra il sopra e il sotto. Dalla tiroide in su è da scopata col cuscino mentre sotto è da scopata 5 stelle”.
“E com’è che fa di nome, lì, la rospa pentastellata?”.
“C’ha 49 anni, se non m’ha raccontato una frottola. Ad ogni modo è già in menopausa. Mica me voglio impanzare”.
“Sempre se non t’ha raccontato una frottola, beninteso” ma pare non aver colto l’allusione.
“Mary, comunque”
Senti, senti, Luciano: s’è fatto Mary, anzi nonna Mary. Mentre io neanche la bimba Benny riesco a farmi. Provo a scavare: “Qualche dettaglio sordido tipo cazzo&figa&sborra”. Sentito il sound? Altro che Tamara de Lempicka, alla guida di una Bugatti, chic ed audace: I’m from Grezzopoli.
“Veniamo via dal lavoro e mi carica in macchina. Attacca la musica e mette a tutto volume, ha un cd di Zucchero che canta in inglese. Avevo voglia di mettermi a urlare che mi facesse scendere”. Si mette le mani alle tempie a mimare Munch e celia “It’s a wonderful life .. però, mica male Zucchero in anglico”.
“Dal lavoro, in che senso?” e mi spunta il punto interrogativo sopra la zucca.
Ghigna come fosse appena andato a rubare in chiesa: “La conosci, dai. Prova ad indovinare”.
Il punto interrogativo dentro la nuvoletta si moltiplica. Mary, 49enne, boh e la mia fronte raggrinzita indica buio fitto.
“Basterebbe una frasetta, vado? ‘Ti do un’occasione di businnes’, che dici, serve altro?”.
Scuoto la testa: no, Caco, non occorre nient’altro. Mi servirebbe la prova di San Tommaso ossia metterci il naso, perché detto così no, non può essere Mary, quella Mary.
“Niente domande, per favore” abbassa gli occhi e accenna una smorfia, “perché .. perché di no”.
“Come, niente domande. Cascano le torri gemelle e niente domande. Bombi la signora Mary Brunson, la marketing manager, te che sei il due bastoni quando c’è fuori spade e niente domande?”.
“E’ stato per San Valentino anche se sicuro è stata una coincidenza. Ero a chiudere il rendiconto di gennaio e mi strilla nell’auricolare che pareva andasse a fuoco tutto. Stava in bagno con la trousse sparpagliata sul lavandino e il cellulare per terra sul pavimento che sapeva di wc-net. In mano aveva un tronchetto con un tacco rotto ed era, giuro, ad un pelimetro dalle lacrime”.
“E te, che mi rappresentavi? Mastro Lindo? Il signor Wolf? Superman?”
“Più facile Mastro Lindo, fidati. Non ho afferrato se fosse questione di stivali o cosa, ti dico la verità: non ci posso credere che un tacco ti inculi la testa totalmente. Ha farfugliato una cosa tipo I- can’t-be-seen-like-this ma salcazzo cosa. M’è venuto in mente che avesse avuto un alterco al telefono o robe così”.
“E sposata?”.
“Non so, forse. Ad ogni modo l’espressione era da day-after: glitter sbavato e stivale scassato”.
“Indi?”
“Il resto, il recupero di un paio di Superga dallo sgabuzzino pulizie, un bacio sulla guancia, una limonata dura e poi il sim-sala-bim è roba da giornaletti anni ‘70”.
In quelli che avrà letto mio papà c’erano trame tipo arriva un colpo di vento, lei perde il cappellino, lui glielo raccoglie e poi vanno in albergo e scopano come bestie. Negli hentai che mi calo io succede che in una discoteca balli con una, ti strusci e poi finisci in un cesso a caso con la tecno che ti fa vibrare le tempie.
Intanto lo Xiaomi emette vita, è la notifica wapp da Benedetta. C’è un filmato di lei, credo sia in Coni Zugna e sta correndo in mezzo alla strada come una matta. Poi prende una multa dal tergicristallo di una C3 e la mette su un’altra, una Opel qualunque. Anche a lei garba l’anglico: fuck the police, sbraita.
Vabbè, sputo sullo schermo, lo passo sui jeans e gli do una lustrata. I’m from Grezzopoli, l’avevo detto, no?
“Eravamo rimasti al sim-sala-bim, mio visconte”.
La scena si osserva dall’alto. Un’Audi parcheggia e scendono dal lato guida un paio di Superga blu, ad occhio un 39 massimo mentre dall’altro Caco. Sono le 21.30 e potrebbero sembrare una famiglia qualunque che rincasa. Ed invece, no.
Entrano in palazzo in zona Corvetto ed aspettano l’ascensore un minuto buono. Nessuno dei due discorre ed anche solo slinguarsi sarebbe il modo più ovvio per esorcizzare il silenzio. C’è qualcosa del pre-partita: nel sottopasso i calciatori se ne stanno zitti, si sente solo il rumore dei tacchetti sull’impiantito.
Ecco il sim-sala-bim: “In camera c’era un armadio con un grosso specchio alle ante. Quando ci sono passato davanti e mi ci sono visto dentro la cosa m’ha preso male. Di parole non ce ne sono state molte e, boh, non sapevo bene da che parte incominciare. S’è stesa sul letto, appoggiata sui gomiti e m’ha sparato sul muso un paio di cosce belle aperte, la Mary”.
Il verso mi sale spontaneo: “Ti hanno visto alzare la sottana fino al pelo”, pausa e ci calco sopra: “che nero”. Sulla melodia son scarsa forte ma si conviene che Lucio è bravo bravo.
“Quando abbiamo incrociato le pupille credo d’aver fatto una faccia tipo quando assaggi la pasta se è al dente, che guardi in alto e pensi che ci vuole un paio di minuti ancora. Avevo davanti una manza con i capelli cotonati e la smorfia da bagascia”. Se ne accorge anche lui che la parola è fuori sincrono, una dismisura. Tira su col naso prima di continuare: “poi l’ha fatta lei la prima mossa, s’è tirata sul il vestito di maglia fin sopra ai fianchi e l’ha messa in mostra tutta la mercanzia. Mai visto un reggicalze, mai vista una che si apre così. S’è aperta così tanto che ci sono finito dentro con la bocca”.
E’ facile inquadrarla, la Mary in cerca dell’orgasmo. In primo piano una bazza tanta che quando gongola pare di gommapiuma da tanto rimbalza. L’occhio infossato e la sensazione che lo spacciatore gli abbia rifilato bamba di poco prezzo. E poi un’accozzaglia indecorosa di colori: il prugna dei capelli che fa pendant con le unghie e tanto di quel fondotinta rosato che manco Joker.
Per irriderla la Pescasio dice che è cozza di fuori e cesso di dentro. In pausa caffè di varianti estetiche ne tira fuori un tot e gli accostamenti più frequenti vanno dalla gallina alla maiala. M’ha fatto impressione quando ha detto che gli ricorda Claudia Gerini dopo due cicli Xanax.
“Quando sono affiorato dall’apnea” racconta “vuole fare la super simpa e mi spara quella massima sui film porno che tira fuori quando ti sta rifilando un pacco, com’è che fa?”.
“Life is hard, like a porno movie”, suggerisco.
“Quando la sento di regola sorrido imbarazzato ma adesso ho capito cosa intendesse, che è lei che comanda ed io che lecco. O no?”.
No, in verità, perché il lavoro di lingua è terminato. “Me l’ha tirato fuori e m’è saltata addosso: io a fare la sogliola di sotto, lei il caterpillar di sopra. Me l’ha sequestrato e con la manina se l’è accompagnato al buco del culo, il mio socio: è scivolato dentro facile facile neanche fosse Valentina Nappi imburrata di Luan. Blatera anche di andare slow come se il volante l’avessi io”.
Ho il ghignetto da soriano quando penso a Caco che finirà come una camicia stirata a modino.
La telecamera immaginaria che li riprende da ragione a Caco. La Mary gli monta sopra e da il via alla sodomizzazione. “Da li sotto è venuto uno spettacolo esagerato”, rimarca. Gli slip gli tagliano i fianchi e scompaiono quasi tra pancia e cosce. Gli trema il salvagente che ha lì al girovita a miss Brunson intanto che da via il culo. Il dorso che esibisce è tutto lampadato uniforme eccetto una sottile banda chiara verticale a cavallo del taglio della mele. E’ d’aspetto così singolare che procura un flash, l’impressione di qualcosa di stretto, di un ulteriore fessura da imbottire per bene.
Gli balla il rotolone Regina all’altezza dell’addome, gli ballano le tette ma in quel frangente la Mary non è più una bruttina di 50 anni, è porca all’ennesima potenza, quella che tutti i maschi vorrebbero guardare dritto negli occhi mentre glielo piantano dentro. Una botta e via, sì ma che botta, Cristo.
E di botte gliene suona un tot anche Caco. La sbatte con una frenesia che non gli sapevo. Dietro quei tatuaggi fatti di triangoli rovesciati ha nutrito ben bene il suo lato oscuro. Deve avere qualche senso di rivalsa nei confronti del mondo e lo capisco. È il medesimo che ho io verso Carlotta che la prima volta che mi sono dichiarata è stata in silenzio lasciandomi lì come una cretina o per Benedetta che visualizza i messaggi ma non risponde mai e per ogni altra zoccola che mi ha incasinato la vita.
Mary, intanto, continua a balbettare cose tipo: please-please, yeah ed altro a cazzo. Strilla d’essere very-wet proprio lì sotto ma poi di botto gli si mozza la voce. Forse sta per svalvolare quando digrigna i denti e gli prende un tic nervoso, un fremito attorno all’occhio sinistro. Sbuffa, cigola fuori giri e quando Caco gliela fa dentro senza alcun ritegno gli crolla addosso vuota di sé. L’unica cosa che fa nei dieci minuti successivi è di togliersi il piercing dalla narice.
Li sopra quel materasso, a zumba finita, restano una balena spiaggiata lei, un anguria esplosa sotto il sole l’altro.

“Allora?”
“Bad vibes, sister. Ma mi ci vedi: esco a vado a farmi una birra che potrebbe essere mia mamma? No, lascia fare. E poi anche in ufficio, se si viene a sapere mi daspano. Mi daranno del crumiro, come minimo”. Scuote la zucca: “E poi non è che la puoi esibire al bar, mica la posso screenshottare come una squinzia qualsiasi”.
Per celiare lo solleciterei ad un commento sul passo biblico che la mamma non si tocca ma lascio perdere. Sfodero ancora il ghignetto felino: “Dunque?”.
“Dunque, ci vado adesso, regolare no. E’ una scopata 5 stelle, garantito. Il resto conta meno di un cazzo nulla”.
Credo dovrebbe dire storia o avventura invece che scopata ma è inutile puntualizzare, nessuno dei due è un fan dello Zanichelli. Ci si capisce lo stesso.

Una decina di giorni dopo il mistero della sceneggiata in bagno viene chiarito. Si dice che Mary si sia introiata in un brutto casino: non sono noti i dettagli, pare che abbia alterato dei dati in maniera dolosa ed inciuci del genere. Risultato: Mary Brunson degradata, trasferita d’imperio a Genova e Caco con l’uccello a spasso. Vabbè, capita.
La cosa incredibile, però, è che otto mesi dopo la sottoscritta s’è sfinita della città di M. e dei suoi sbatti. Ho presentato domanda di trasferimento al gruppo IntesaSanPaolo e guarda un po’ dove m’hanno esodato, a Genova. A gennaio ho preso servizio nell’unità Private Banking NordOvest e chi ti ritrovo nella mia squadra, Mary Brunson in persona.
Alza lo sguardo, distende le grinze di ciccetta lì sotto la scucchia e mi da la mano: “Che piacere, Gianna. Siamo di nuovo colleghe”. Ricambio la mano e resto lì sulle mie. La situazione Mary che ho lasciato a Milano era un campo minato, qui chissà.
Mi toglie lei dall’imbarazzo: “Beh a forza di sweep su Tinder sei finita in Riviera?”.
Un sorriso me lo strappa: “Lo sai che i miei parametri di ricerca sono .. ”
“ .. sono woman seeks woman, ricordo bene, honey?” mi fa lei un po’ canaglia.
Abbasso il ponte levatoio: “Più o meno”.
Ha cambiato look. Adesso viaggia spesso in total-black. M’ha confidato che il nero smagrisce –ha usato la parola svacca, e come ha pronunciato la frase, col suo candore anglico, m’ha prima divertito e poi, chissà perché, commosso. La mattina seguente mi sono distratta a guardarla mentre sistemava il soprabito: sotto l’orecchio un tatuaggio minuto con tre orme di gatto e la tracolla della borsetta che le tirava proprio lì davanti. Le ha disegnato due tette più che deliziose. E poi la spontaneità di certe smorfie e sonori che la scrittura fatica a riportare.
Come dirlo? Lo dico e basta: siamo diventate trombamiche in riva la mare senza passare dal via. Come sia accaduto è curioso ma meno cruento dell’altra volta. Esattamente un anno e un giorno dopo quel giorno fatidico ma anche questo deve essere un caso. Serata di San Faustino da festeggiare tra colleghi zitelli&zitelle, un’esperienza che s’annunciava terrificante. Un lounge-bar a Pegli, una birreria dai, frequentata da finte giovani con la ricrescita in vista. Marica ha fede al dito, Raffaella l’ormone spensierato. Si può dire che sono bastati un paio di pezzi al karaoke? E’ stato uno di qua a mettermi in bocca le parole: “ .. a chiederci un bacio e volerne altri cento ..” e quell’assonanza col vento che tanto m’è garbata. Si può dire che è bastata la petizione di un bacio come premio alla mia performance? Quella sera, di certo, ero un low-hanging-fruit, una mela a portata di mano ma la lingua, Mary me l’ha data. Per mettergli la mano dietro la nuca, lì dove stanno le impronte feline e premere c’è voluto l’applauso di tutto il locale. E dopo sim-sala-bim.
Ad ogni modo abbiamo chiavato si, due o tre volte e su una cosa Caco aveva ragione in pieno: Mary è proprio una maiala integrale. Ed è quello che fa sbarellare, quando ti serve porcate tipo: “Ogni volta il laghetto, my dear”. D’un botto quelle rughe effetto shrapnel o il taglio stile Melanie Griffith, puffete, spariscono lasciando spazio ad una pianta carnivora. Gliel’ho chiesto: “Com’è che fai con quelle dita benedette? Ti sei allenata con l’ikebana o suonando l’arpa, mia piccola british bagascia”. Ed in quell’appellativo lì, tipo un rospo che ce ne ho messo di tempo prima di sputarlo che si specchia ‘sta storia. Troppo per la sottoscritta. O forse troppo poco. Benedetta era un’altra cilindrata di donna e non solo perché era convinta d’avere fra le gambe un patrimonio dell’Umanità, di quelli da preservare all’Onu. Una volta, dopo l’amore, ci si è pisciate addosso, io a lei e lei a me, al contempo. A gambe intrecciate l’ho sentita colare, l’urina senza sapere se fosse la mia o la sua. Era color orzo, docile ed io una pastafrolla.
Mary ha una brutta bocca storta e ride male. Ogni tre parole ci infila ‘sto exciting del cavolo come non intendesse proprio che l’orgasmo clitorideo e l’obiettivo di fatturato sono libidini differenti. C’è in rete quel loop che figa&fatturato, ma vabbè che glielo dico a fare. Eppoi m’ha già ammorbato quando-lei-frequentava-Irc. Sì per mandarmi in orbita gli basta una falange ma poi sorbirsi distici tipo devo-dipingere-una-parete-grande-ci-vuole-il-pennello-grande anche no. Insomma abbiamo trombato, va bene ma per il resto a posto così.
Per chiudere il cerchio ho wappato a Caco un paio di clip rubate della sua ex amante: una a culo nudo sul letto mentre legge People e da della troia, “She is a very sluttish” a Meghan Markle. Il titolo è facile: scopata 5 stelle. Di ritorno, 92 minuti di applausi ed un millino di emoj. Ci si intende così, noi.
scritto il
2023-06-15
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