Il mio capo - 4

di
genere
gay

Alla fine è una questione di odori.
Come per gli animali, che prima di accoppiarsi si annusano le parti intime per riconoscere chi dei due è l'alfa.
E comunque, per me è la stessa cosa.
L'odore del mio capo - del suo corpo, del suo sudore, delle sue parti intime - sono una specie di afrodisiaco che mi soggioga e del quale non riesco a fare a meno.

Penso questo, mentre la sua mole possente e pelosa mi pesa sulla schiena.
Ansima, gocciolandomi addosso, con l'uccello interamente conficcato nel mio sfintere.
Piegato sul suo letto, con le gambe divaricate al massimo che spuntano dal bordo, inalo il suo afrore muschiato e potente, con quel tono acido in sottofondo che persiste nel cervello. E' un'aromaterapia che ha il potere di alleviare il dolore al mio povero buchino che per dieci minuti ha subito l'assalto brutale e violento del grosso cazzo del mio capo.

Esce dal mio corpo strappandomi un ultimo gemito e passando sopra di me si sdraia sul letto. Il cazzo barzotto ha lasciato una striscia umida sulla mia schiena bagnata.
La stessa sensazione l'avverto lungo le cosce mentre il suo sperma mi cola dal culo passando sulle palle rasate.
Con la testa tra le gambe osservo a pochi centimetri la sua panciona che si alza e si abbassa pesantemente.
Spontaneamente mi sporgo in avanti, all'incavo del pube, baciando la pelle sul fondo della selva ispida e umida.
La nuova zaffata nelle narici mi inebria facendomi venire voglia di prenderglielo in bocca.
Le dimensioni sono orami tali che non faccio fatica a tenerlo tutto in bocca. I peli del pube mi pungono il naso mentre la mia lingua raccoglie tutta la gamma dei sapori di un cazzo alfa che ha perforato e farcito di sperma un culo pronto e sottomesso.
Dolce, amaro, pungente, salato.
Difficile dire cosa domina.

Succhio. Lecco. Assaporo. Inalo.
Il cazzo. Poi le palle. Le cosce. L'ombelico profondo e la pancia. Su fino al petto.
Con la lingua sfregiata dai peli. L'ascella destra. Bagnata, acida. Eppure inebriante.
Ho voglia di toccarmi e lui, sapendolo, mi dice di farlo.

Nella mano il mio piccolo e glabro cazzetto si drizza con forza.
Ho bisogno del suo odore e mi rituffo tra le sue gambe. Impazzisco.
Mi dice di leccargli i piedi. Che è forse l'unica cosa che non mi piace di lui. Ma l'eccitazione monta e mi inginocchio in fondo accucciandomi sulle dita. Il sapore è esagerato ma la mia voglia di godere mi fa impazzire.

Non vuole che venga. e mi fa inginocchiare al fianco del letto
E' una tortura. Ho l'uccello in fiamme e una voglia esasperata di venire.
Si solleva sedendosi sul bordo. MI vuole tra le sue gambe. Posso segarmi ma non godere.
"Devo pisciare"
Mi protendo in avanti e subito lo prendo in bocca, chiudendo le labbra intorno alla cappella come mi ha insegnato.

Bere il piscio dal rubinetto non è difficile. Basta solo avere ritmo e saper ingollare il carico prima di avere la bocca troppo piena. La cosa più difficile è gestire l'inizio, quando il getto ti sorprende e devi capire come gestire l'erogazione. Che non sempre è la stessa.
Devo bere ma non sborrare. Un tortura.
La birra, calda e salata arriva in fretta e viene spillata con forza regolare. Senza scompormi metto in pratica tutta la mia esperienza, svuotandomi nello stomaco la vescica del mio capo fino all'ultima goccia.
Dopo un piccolo ruttino la mia bocca viene nuovamente impegnata. Succhiare, leccare, pompare. Sempre toccandosi senza venire.

Passa un'eternità prima di sentirlo crescere di vigore.
Si gira e si piega a quattro zampe sul letto. Mi fiondo sul suo culo e lecco nel buio delle sue chiappe l'anello rugoso di cui conosco la serratura di ingresso. E' meno pulito del solito ma sono troppo eccitato per accorgemene.
E lui lo sa. Per questo mi ha fatto segare.
Sa che in queste condizioni farei di tutto per lui. Mi farei persino scopare dal suo cane.
Mi tocco con la sinistra mentre con la destra gli sego il cazzo che la lingua nel culo ha fatto tornare lungo e duro.

"La prego, signore...mi scopi ancora!"
Mi è uscita così. Mentre prendevo fiato in un raro momento di luce prima di ritornare dentro le sue chiappe pelose.

Senza dire una parola, mi prende e mi sbatte sul letto, a pancia in su.
Mi sale a cavalcioni, dandomi la schiena. Quasi mi manca il fiato.
Le mie mani vengono separate dal cazzo, che adesso sta segando lui.
Non capisco niente. Voglio solo sborrare.
E sborro. Tanto. Gemendo come una troia.

Subito dopo, mentre l'eccitazione cresce, mi accorgo che devo avergli sborrato addosso. Non so dove ma era sicuramente molto vicino.
Si solleva, la sua mano sporca del mio seme mi lorda la faccia.
La lecco. Ma il mi sapore non mi piace come il suo. Soprattutto adesso che sono venuto.
MI trascina verso il fondo del letto. La testa mi cade all'indietro, oltre il bordo.
E vedo la punta del suo cazzo venire verso di me.
Apro la bocca. Pronto al mio dovere.
L'uccello del capo è coperto di una bava, densa e viscosa. Di un sapore dolciastro che riconoscono come mio.
Il mio corpo si inarca di colpo mentre il cazzo del mio capo coperto della mia sborrata mi entra nell'esofago, fermandosi a fondo corsa.
Anche le palle, che ho sugli occhi, sono sporche di me.

Me le farà leccare appena lo toglie, penso mentre i polmoni reclamano aria.





di
scritto il
2023-06-26
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