Poker, sigarette e bagni pubblici

di
genere
gay

Settembre duemiladiciotto

Che serata di merda.
Ho perso cento euro a poker e mancano ancora due settimane prima di ricevere l'accredito del mensile da parte di mio padre.
Quelle teste di cazzo dei miei amici e le loro idee geniali. Il pollo da spennare ci ha fatto il culo a strisce.

Mi cade l'occhio sul cartello dell'autogrill.
Le sigarette. Per quelle i soldi mi sono rimasti.
Metto la freccia, parcheggio e poi mi dirigo verso il locale illuminato.
Niente.
Il tizio dice che le sigarette le vendono al bar solo durante l'orario di apertura. In effetti guardandomi intorno vedo soltanto articoli per l'auto.

Ritornando verso la macchina vedo un tizio che entrata nei bagni.
In effetti una pisciata ci sta. Con tutto quello che ho bevuto durante la sera.

In piedi davanti all'orinatoio il rumore dello scroscio mi stimola a voltarmi.
Da quando sta lontano deve avere un discreto cazzone.
Dopo aver finito, mi giro una seconda volta mentre il tizio si sta scrollando.
Pantaloni corti beige, maglietta celeste, sformata dalla pancia, e sandali ai piedi. Probabilmente un camionista.
Sta ancora sbattendo il cazzo, ormai fuori dall'orinatoio e i miei occhi non riescono a non guardare.

Ti piace?
E' italiano. Onestamente pensavo slavo.
Faccio una smorfia indecisa che tradisce approvazione.
Se vuoi puoi succhiarlo.
E' un suggerimento cortese.

Due passi.
Mi bastano quelli per avvicinarmi e piegarmi sulla sua salsiccia scura.
Il sapore salato del piscio domina sulla gamma di aromi ittici che non mi sono nuovi.
E che mi piacciono.

La consistenza cambia rapidamente occupando sempre di più la mia bocca e mettendo a dura prova la capacità della mia gola.
Non sono comodo. In piedi, piegato in avanti.
Vieni. Mi fa cenno indicando la zona dei cubicoli.
Entriamo nell'ultimo in fondo.
Mi siedo sulla tazza e lui mi viene davanti.
Ha un bel cazzone. La cappella violacea luccica della mia saliva.
Mi piego un po' a leccare le palle pelose e poi lo riprendo in bocca.
Succhio e pompo impegnandomi. E divertendomi nel farlo.
Bravo. Succhia. Così.
Il maiale se la sta godendo.

Hai un profilattico?
Io no
Quindi non possiamo scopare.
Eh no.

Pompo soffocandomi da solo di tanto in quando.

Dove posso venire?
Dove vuoi.
Posso in bocca?
Mugolo un assenso con tutto l'uccello di nuovo in bocca

Il rantolo anticipa di un frazione di secondo il primo schizzo che rimbalza sul palato. Sulla lingua sento pulsare l'uccello mentre la mia bocca si riempie di caldo.
Lo lascio finire con calma.
Quando esce mi alzo e sputo.
Mi ringrazia mentre si pulisce con la carta.

Esce dalla porta che era rimasta aperta. Mi siedo sulla tazza di nuovo.
Il sapore di sborra è fortissimo.
Prima o poi dovrei provare a ingoiarla, penso.

Un viso compare sullo stipite. Diventa una figura intera.
Jeans corti. Camicia a scacchi. Catena d'oro visibile.
Capelli chiari. Lunghi sul collo. Baffi lunghi agli angoli della bocca.

Ci guardiamo per un istante.
Parla una lingua che non capisco.
Scuoto la testa per fargli capire che non parlo quella specie di tedesco o cos'altro sia.
Apre il bottone dei pantaloni e si indica il pacco.

Cazzo. Due in un colpo.
Non mi è mai successo.

Dai Max. Ammettilo.
Ti piace il cazzo e ti piace fare la troia.

Gli rispondo spalancando la bocca.

Avanza finendo di aprirsi ed estraendo il suo giocattolo.
Ha un buonissimo odore di maschio. Dietro il sudore si sente il sapone.
In bocca va un po' peggio. Ma mi abituo in fretta.

In pochi secondi mi ritrovo per la seconda colta a salire e scendere lungo un palo di carne che mi sembra anche più grosso di quello di prima.
O forse è solo la stanchezza.
Ripete continuamente parole che non capisco. Slet e hur sono le più frequenti.

Mi concede un attimo di pausa chinandosi sui jeans abbassati e prendendo un goldone dalla tasca.

Ma certo.
Adesso mi faccio scopare il culo da questo stronzo.
In fondo me la sono cercata.

Lui si infila il gommino
Io mi alzo e mi giro, sfilando pantaloncini e slip. Li appoggio sopra la cassetta dell'acqua.
Ci mettiamo qualche secondo a trovare la posizione giusta.
Con le mani appoggiate alle piastrelle e le gambe larghe mi lascio guidare dallo sconosciuto. Un po' più su. Più giù. Più in alto.

L'ingresso è sempre la parte più dolorosa.
Anche le prime ondate fanno male.
Stringo i denti, guardando in basso.
Poi la sensazione di dilatazione. Il bastone caldo nella pancia, quasi sotto lo stomaco.
Il piacere si diffonde mentre il pistone mi scorre dentro e fuori dalle viscere.
E' un martello e il mio cazzo liscio sbatte e ondeggia al ritmo della scopata.
Grugnisce e ripete quelli che credono siano insulti.
Anch'io mugolo a mezza bocca incitamenti e offese.

Il ritmo aumenta all'improvviso culminando i tre spinte violente e profonde accompagnate da un sordo muggito di piacere.
Ondeggio il sedere per fargli scaricare le ultime gocce prima di farmi stappare il culo.

L'odore della merda che mi ha pompato fuori dall'intestino si sente.
Mi pulisco con la carta mentre lui si libera del fardello di gomma, appoggiandosi al muro. Esausto.

Mi saluta con un cenno mentre io finisco la pulizia con la carta.
Dovrei rimettermi i pantaloni. Ma in fondo spero che ne compaia un terzo.

Mi ritrovo la mano sull'uccello senza nemmeno accorgermi.
Il cazzo diventa duro in un secondo e in meno di trenta mi svuoto nella tazza.

La tempesta di ormoni cala all'improvviso.
Mi rivesto e mi do una lavata.
I cessi sono deserti.

Salgo in auto pensando che a nessuno ho chiesto una sigaretta.
Che coglione.






di
scritto il
2023-07-04
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