Soumise Valen 4
di
King Arthur
genere
incesti
Decisi di... farle venire il culo rosso. Iniziai a sculacciarla sulle natiche nude, un colpo a destra, l'altro a sinistra. Colpi cadenzati, con la mano aperta. Lei singhiozzava, ma stava ferma. Il perizoma ficcato in bocca aveva sortito l'effetto desiderato. Era obbediente e silenziosa.
La sua figa era adesso un lago di umori, densi come il miele o come le bave della lumaca. Iniziava a bagnare il lenzuolo del mio letto. La pelle del suo culo era passata dall'essere bianca a rossa... Ma ora era addirittura violacea. Era giunto il momento di passare oltre. Non potevo lasciare segni permanenti: Valentina aveva infatti il moroso, un compagno di Università.
Così mentre smettevo di sculacciarla, le tolsi il perizoma dalla bocca. "Stai zitta però, rispondi solo se ti interrogo stronzetta" dissi a mia sorella.
Rimase immobile ed in silenzio. Aveva delle lacrime che le rigavano le gote.
Con la mano sinistra iniziai ad accarezzarle le natiche.
Con l'altra mano scattai un buon numero di foto.
Iniziai poi a passarle i polpastrelli sulle grandi labbra, tuttavia senza penetrarla.
Sentivo le contrazioni della sua fica, il tremore del suo bacino. Era eccitatissima, la stavo portando al limite.
Ansimava e gemeva... "Cosa c'è troietta? Ti stai forse lamentando?"
"Sono eccitata, molto eccitata. Non so cosa mi stai facendo, Salvo"
"E quindi? Cosa vuoi, puttanella, chiedimelo..."
"Voglio venire. Fammi godere. Devo esplodere, non resisto più!".
"Dimmi cosa devo farti... Forza, non sei una suora, no?"
"Fammi quello che vuoi. Senza limiti. Devo godere, ora. Sono nelle tue mani, Salvo. Non resisto più."
Lentamente iniziai a penetrarle la figa con la punta del dito medio. Il suo buco era caldissimo. Spinsi il dito fino in fondo, toccandole l'utero. Poi un secondo ed infine un terzo dito. Era allargata, tesa, tirata. E le mie dita davano avanti ed indietro penetrando e scavando senza tregua.
Improvvisamente la sentii tendersi. I glutei serrati, le cosce strette, la schiena inarcata: si mise ad urlare, cercando di soffocare l'urlo premendo la testa sul cuscino. Stava godendo. Godeva di suo fratello che le stava allargando la figa..
"Cosa mi hai fatto? Non ho mai potuto così forte, Salvo. Mi vergogno tantissimo, mi fai sentire una puttana. Non puoi farmi tutto questo".
La presi per i capelli e la tirai giù dal letto, facendola inginocchiare davanti a me.
"Innanzitutto devi stare muta. Sei la mia Schiava. In secondo luogo ti faccio tutto quel cazzo che voglio. Per terzo, sei venuta. Non fare la finta santa. Inoltre ti ho già detto che devi chiamarmi Padrone, stronza. Comunque sia, tu sei venuta, ora mi rendi il favore. Chiaro?"
Mi sedetti davanti a lei, che era inginocchiata sul pavimento. Aveva indosso soltanto il reggiseno.
La guardai. Era proprio una bella figa.
Era bello dominarla, una sensazione di invincibilità.
"Togliti il reggiseno. Voglio vedere le cose di mia proprietà".
Si portò le mani dietro la schiena, sganciando il reggiseno che buttò sul letto.
Aveva due belle tettine, sode, tra la seconda e la terza. Areole normali, chiare, con capezzoli molto reattivi e pronunciati.
Mi alzai sul bacino e mi abbassai i boxer.
Il mio cazzo svettò in alto, libero in tutto il suo turgore.
L'odore muschiato del mio cazzo arrivò alle sue narici, sentivo che stava annusando, inspirando profondamente aria...
Lei era davanti a me, a meno di mezzo metro dal mio cazzo, con il suo sguardo puntato su di lui.
Come se fosse in trance disse "è molto più lungo ma soprattutto più grosso di quello di Alberto (il suo moroso)".
"Annusalo per bene cagnolina".
Con una mano la tirai per i capelli a pochi centimetri dal mio cazzo. Con l'altra mi abbassai la pelle, facendo uscire la cappella. Non mi ero ancora lavato. C'era dello smegma, a rendere bianca tutta la parte bassa della cappella. Lei annusava e guardava come se fosse ipnotizzata...
La sua figa era adesso un lago di umori, densi come il miele o come le bave della lumaca. Iniziava a bagnare il lenzuolo del mio letto. La pelle del suo culo era passata dall'essere bianca a rossa... Ma ora era addirittura violacea. Era giunto il momento di passare oltre. Non potevo lasciare segni permanenti: Valentina aveva infatti il moroso, un compagno di Università.
Così mentre smettevo di sculacciarla, le tolsi il perizoma dalla bocca. "Stai zitta però, rispondi solo se ti interrogo stronzetta" dissi a mia sorella.
Rimase immobile ed in silenzio. Aveva delle lacrime che le rigavano le gote.
Con la mano sinistra iniziai ad accarezzarle le natiche.
Con l'altra mano scattai un buon numero di foto.
Iniziai poi a passarle i polpastrelli sulle grandi labbra, tuttavia senza penetrarla.
Sentivo le contrazioni della sua fica, il tremore del suo bacino. Era eccitatissima, la stavo portando al limite.
Ansimava e gemeva... "Cosa c'è troietta? Ti stai forse lamentando?"
"Sono eccitata, molto eccitata. Non so cosa mi stai facendo, Salvo"
"E quindi? Cosa vuoi, puttanella, chiedimelo..."
"Voglio venire. Fammi godere. Devo esplodere, non resisto più!".
"Dimmi cosa devo farti... Forza, non sei una suora, no?"
"Fammi quello che vuoi. Senza limiti. Devo godere, ora. Sono nelle tue mani, Salvo. Non resisto più."
Lentamente iniziai a penetrarle la figa con la punta del dito medio. Il suo buco era caldissimo. Spinsi il dito fino in fondo, toccandole l'utero. Poi un secondo ed infine un terzo dito. Era allargata, tesa, tirata. E le mie dita davano avanti ed indietro penetrando e scavando senza tregua.
Improvvisamente la sentii tendersi. I glutei serrati, le cosce strette, la schiena inarcata: si mise ad urlare, cercando di soffocare l'urlo premendo la testa sul cuscino. Stava godendo. Godeva di suo fratello che le stava allargando la figa..
"Cosa mi hai fatto? Non ho mai potuto così forte, Salvo. Mi vergogno tantissimo, mi fai sentire una puttana. Non puoi farmi tutto questo".
La presi per i capelli e la tirai giù dal letto, facendola inginocchiare davanti a me.
"Innanzitutto devi stare muta. Sei la mia Schiava. In secondo luogo ti faccio tutto quel cazzo che voglio. Per terzo, sei venuta. Non fare la finta santa. Inoltre ti ho già detto che devi chiamarmi Padrone, stronza. Comunque sia, tu sei venuta, ora mi rendi il favore. Chiaro?"
Mi sedetti davanti a lei, che era inginocchiata sul pavimento. Aveva indosso soltanto il reggiseno.
La guardai. Era proprio una bella figa.
Era bello dominarla, una sensazione di invincibilità.
"Togliti il reggiseno. Voglio vedere le cose di mia proprietà".
Si portò le mani dietro la schiena, sganciando il reggiseno che buttò sul letto.
Aveva due belle tettine, sode, tra la seconda e la terza. Areole normali, chiare, con capezzoli molto reattivi e pronunciati.
Mi alzai sul bacino e mi abbassai i boxer.
Il mio cazzo svettò in alto, libero in tutto il suo turgore.
L'odore muschiato del mio cazzo arrivò alle sue narici, sentivo che stava annusando, inspirando profondamente aria...
Lei era davanti a me, a meno di mezzo metro dal mio cazzo, con il suo sguardo puntato su di lui.
Come se fosse in trance disse "è molto più lungo ma soprattutto più grosso di quello di Alberto (il suo moroso)".
"Annusalo per bene cagnolina".
Con una mano la tirai per i capelli a pochi centimetri dal mio cazzo. Con l'altra mi abbassai la pelle, facendo uscire la cappella. Non mi ero ancora lavato. C'era dello smegma, a rendere bianca tutta la parte bassa della cappella. Lei annusava e guardava come se fosse ipnotizzata...
1
0
voti
voti
valutazione
4.8
4.8
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Soumise Valen 3racconto sucessivo
Soumise Valen 5
Commenti dei lettori al racconto erotico