La moglie del prete
di
gfranco
genere
tradimenti
Vestiva in maniera anonima, ma sotto, sotto, era una bella donna, ancora giovane. Andava spesso in chiesa, forse per abitudine o perchè glielo avevano insegnato sin da piccola. Sposata con Mario che gli aveva dato tre figli. Nell'intimità era molto timida, anche con il marito cercava di non farsi vedere tutta nuda e l'amore lo faceva al buio, quasi fosse un peccato. Poi di toccare il pisello di Mario, neanche a parlarle, le faceva quasi paura. Una donna timorata da Dio, che viveva come fosse nell'ottocento, quando le donne non facevano l'amore per provare piacere, ma per piacere a Dio. Allora (ora non sò se è cambiato qualcosa) facevano l'amore solo per fare figli, quello è quanto diceva la Chiesa. Lo scopo di un rapporto sessuale era in funzione di procreare e nulla in più. A volte facevano fino dieci o quindici figli, di cui la maggior parte moriva entro il primo anno per malattie infantili.
Da poco era arrivato don Arturo, un giovane prete, bellino e simpatico. Quel pretino le piaceva come persona e per come predicava. Aveva la sensazione e non era la sola, che don Arturo, tra tanti fedeli predicasse solo a lei.
Le era ancora capitato di rifare la camera al prete ed una volta per sbaglio lo aveva visto nudo. Lui non se ne era accorto, ma lei aveva visto un bel pisello e un corpo scolpito. Aveva guardato con curiosità, fosse stato suo marito avrebbe abbassato lo sguardo per la vergogna di peccare.
Ma quel prete le era rimasto nella memoria e se pensava al suo pisello cercava di occupare diversamente la sua mente, non le andava di peccare.
Un giorno, trovandosi in canonica per delle pulizie, Don Arturo si accorse che quella donna lo guardava in maniera strana, si rendeva conto che dietro quegli abiti non vistosi ci fosse un bellissimo corpo. A quei tempi, anche se di nascosto, molti preti e suore non seguivano alla lettera il vangelo. Spesso qualche prete si intrigava con qualche giovane parrocchiana e nei conventi, molte suore si facevano raggiungere dall'amante di turno. Non a caso, a fianco di molti conventi si sono trovati nel tempo, decine di cadaveri di nasciturni.
Don Arturo che non era un santo di stinco si rese conto che quella giovane donna poteva diventare una sua amante.
Un giorno, portandola in camera, con una scusa le saltò adosso. In un primo momento lei si difese o fece finta di difendersi, ma come la penetrò con forza si arrese, anzi incitò l'uomo a continuare l'atto sessuale. Da nuda era bella, molto bella. Ben fatta, fianchi perfetti ed una vagina che sembrava fatta per fare all'amore, per essere penetrata. Il grosso uccello del prete la soddisfaceva, lo sentiva che riempieva a pieno il buco della sua vogliosa vagina. Inoltre quel prete, con il suo comportamento libertino, la faceva sognare. Le insegnò a fare i pompini. Ogni volta che poteva, le faceva ingoiare il proprio sperma e lei lo inghiottiva tutto, facendolo scendere nello stomaco. Fino a poco tempo prima, qualcosa di simile sarebbe stato impensabile, ma forse pensava inconsciamente, che con il prete non fosse peccato.
Don Arturo aveva in simpatia anche una giovane e bella ventenne, di qualche anno più giovane di lei. Anche con questa, ne combinava di tutti i colori. Un giorno le due donne, si incontrarono in canonica e si presero per i capelli, ormai facevano a gara, per soddisfare don Arturo. Più che moglie del suo Mario era di fatto la moglie del prete.
Rimase incinta, ebbe un bambino. Guardandolo da vicino, sembrava di più somigliante al prete che al marito, qualcuno cominciò a parlare e lo scandalo fu sussurato tra le comari.
Il prete fu trasferito e a lei rimase quel bambino. Ora in casa aveva quattro figli da tirare su. Le cattive lingue, se pur sotto voce dicevano che l'ultimo bambino era il figlio del prete e come tale rimase sulla bocca di tutti.
Da poco era arrivato don Arturo, un giovane prete, bellino e simpatico. Quel pretino le piaceva come persona e per come predicava. Aveva la sensazione e non era la sola, che don Arturo, tra tanti fedeli predicasse solo a lei.
Le era ancora capitato di rifare la camera al prete ed una volta per sbaglio lo aveva visto nudo. Lui non se ne era accorto, ma lei aveva visto un bel pisello e un corpo scolpito. Aveva guardato con curiosità, fosse stato suo marito avrebbe abbassato lo sguardo per la vergogna di peccare.
Ma quel prete le era rimasto nella memoria e se pensava al suo pisello cercava di occupare diversamente la sua mente, non le andava di peccare.
Un giorno, trovandosi in canonica per delle pulizie, Don Arturo si accorse che quella donna lo guardava in maniera strana, si rendeva conto che dietro quegli abiti non vistosi ci fosse un bellissimo corpo. A quei tempi, anche se di nascosto, molti preti e suore non seguivano alla lettera il vangelo. Spesso qualche prete si intrigava con qualche giovane parrocchiana e nei conventi, molte suore si facevano raggiungere dall'amante di turno. Non a caso, a fianco di molti conventi si sono trovati nel tempo, decine di cadaveri di nasciturni.
Don Arturo che non era un santo di stinco si rese conto che quella giovane donna poteva diventare una sua amante.
Un giorno, portandola in camera, con una scusa le saltò adosso. In un primo momento lei si difese o fece finta di difendersi, ma come la penetrò con forza si arrese, anzi incitò l'uomo a continuare l'atto sessuale. Da nuda era bella, molto bella. Ben fatta, fianchi perfetti ed una vagina che sembrava fatta per fare all'amore, per essere penetrata. Il grosso uccello del prete la soddisfaceva, lo sentiva che riempieva a pieno il buco della sua vogliosa vagina. Inoltre quel prete, con il suo comportamento libertino, la faceva sognare. Le insegnò a fare i pompini. Ogni volta che poteva, le faceva ingoiare il proprio sperma e lei lo inghiottiva tutto, facendolo scendere nello stomaco. Fino a poco tempo prima, qualcosa di simile sarebbe stato impensabile, ma forse pensava inconsciamente, che con il prete non fosse peccato.
Don Arturo aveva in simpatia anche una giovane e bella ventenne, di qualche anno più giovane di lei. Anche con questa, ne combinava di tutti i colori. Un giorno le due donne, si incontrarono in canonica e si presero per i capelli, ormai facevano a gara, per soddisfare don Arturo. Più che moglie del suo Mario era di fatto la moglie del prete.
Rimase incinta, ebbe un bambino. Guardandolo da vicino, sembrava di più somigliante al prete che al marito, qualcuno cominciò a parlare e lo scandalo fu sussurato tra le comari.
Il prete fu trasferito e a lei rimase quel bambino. Ora in casa aveva quattro figli da tirare su. Le cattive lingue, se pur sotto voce dicevano che l'ultimo bambino era il figlio del prete e come tale rimase sulla bocca di tutti.
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