Solstizio

di
genere
esibizionismo

Il solstizio con sollazzio


Venerdì 7 gennaio, che giorno di merda per lavorare! Glie l’abbiamo detto tutti al capo: ieri non si poteva circolare, domani è sabato e non ci muoviamo, ma lasciaci a casa anche oggi, dico io! E poi guarda che buio! Ma che cazzo di ore sono? Le otto di mattina?!


Sento la voce di Jack nel ricetrasmettitore: “Cazzocazzo, c’è qualcuno?”. Aspetto il breve stacco della voce, poi schiaccio il PTT e dico nel microfono: “Cazzocazzo, cosa vedi?”. Stacco, poi di nuovo Jack: “Solo buio da spavento. Dove sei?”. Sono sulla Statale 5 diretto a Pescara, ho lasciato  col buio e sono dalle parti di Brecciarola con lo stesso buio, ma non faccio in tempo a dirlo nel CB perché si mette in mezzo Trey, cantando: “La Befana vien di notte con la scopa e due pagnotte…”. Basta, Trey non lo sopporto. Chiudo tutto e accendo Radio80. Oh che bello, The Final Countdown… bello, bello! E accelero nel cono dei fanali.


Il termometro esterno segna -3°C, come la mia classe delle elementari, ma nella cabina c’è un certo calduccio e si sta bene. Mi piace viaggiare, ma solo quando sono di buona. Quando stamattina alle cinque e tre quarti Darla mi ha messo la manina nel pigiama, allora no, che non mi sarei alzato dal letto! Darla aveva il profumo di una bestiolina… mi sorride, mi sbaciucchia, mi coccola l’uccello… è brava, le piace sentirselo crescere in mano. “Povero il mio uomo che lavora!”, mi dice, “Chi non lavora non fa l’amore” e va sotto la trapunta per tirarmi giù le braghe del pigiama. Darla è piccolina, io sono un omone. Si appallottola in mezzo alle gambe e incappuccia la cappella con la sua boccuccia morbida e sugosa… Dio, mi viene duro anche adesso… mi guarda con gli occhi di brace mentre spilla la mia sborra dai coglioni con la faccia presa dentro le mie mani…


“Cazzocazzo, c’è un posto di blocco fuori da Chieti. Ci sono i Vigili del Fuoco e camionette militari”. Quindi Trey è già avanti. Ma un posto di blocco militare perché? Aaaah! madonn…! Per un pelo! Ma cosa cazzo corrono questi al buio in mezzo alla strada? Sembra che scappino… bivio Brecciarola 0,5 dice un cartello. A Brecciarola c’è un campeggio dove andavo al mare da bambino. Deciso, e quando io decido ho una parola sola! Mi fermo a Brecciarola per fare colazione.


Ma cosa cazzo mi è saltato in mente di cacciarmi in queste curve con questo bestione! Quando ci venivo da piccolo, papà aveva la Duna. Piano… piano… Eccolo qui, il camping L'oasi  . Ma è tutto chiuso. Le addette alla reception devono essere più pigre di me, perché il cartello qui dice che è aperto fino al 10 gennaio. Certo che il buio a quest’ora fa proprio impressione… Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia una beata fava! Oggi è il 7 gennaio, sono le otto e un quarto, è buio pesto e non c’è un cazzo di nessuno! Anzi no… arriva qualcuno…


“Federica!”, le grido dal finestrino spegnendo il motore. Lei solleva lo sguardo, mi studia con sospetto, poi “Dario!” mi saluta. E gli occhi le si accendono di un sollievo infinito. Senza dire una parola, spalanca lo sportello e mi monta in cabina. “Andiamo via!”, mi fa col gelo nella voce. Sono gnucco, ma quando è il momento di tacere lo capisco. Accendo il motore, faccio manovra nel piazzale, giro il muso e riparto per dove sono arrivato. “Dove ce l’hai la macchina?”, le domando a un certo punto. “A fanculo anche la macchina, passo a prenderla un’altra volta. Adesso portami via!”. Okay, penso e non dico. Passa un altro minuto. “Non pensavo di incontrarti qua, capo!”, provo a scherzare, perché Federica  non è mai stata il mio vero capo. Bingo!... sorride. “Neanch’io pensavo di incontrare te. E non sai quanto sono felice che la fortuna sia così puttana!”. Quindi mi spiega che dopo la chiusura dell’azienda, l’anno scorso, decise per un cambio radicale e una sua amica le parlò di questo posto, fantastico d’estate e d’inverno, con scorci mozzafiato, dove cercavano una receptionist brava a coordinare il casino di un ufficio. “E dunque eccomi qua”. Quanto sei bella, io penso intanto dimenticandomi della strada, del buio, e di tutto il bordello che ci gira intorno. “Guarda!” esclamo additandole i caccia in arrivo nel cielo . “Cazzo, diosanto, sparano!”. E infatti un’artigliata di scie luminose di missili attraversa il buio sopra di noi, prosegue alle nostre spalle e sprofonda nella notte sopra il mare. Esplosioni delineano la sagoma di un’astronave. 


“Portami via!”, lei mi grida strappandomi quasi il volante di mano. “Ehi, stai calma! Vuoi che finiamo in fondo alla scarpata?”. Lei sembra placarsi. “Sai, che non ricordo niente da quando sono arrivata qui?”. 


Abbiamo fatto ormai cinque chilometri. Cerchiamo notizie alla radio, ma niente, come se nulla fosse. ANSA e Corriere nel cellulare parlano di tutt’altro. Neppure sui social si accenna alla notte che non molla un istante Brecciarola. Eppure, i missili… l’astronave…


Ci fermiamo a una stazione di servizio abbandonata. “Ma quanto mi stringono queste mutande, proprio io che non le metto mai!”. Mi giro a guardare Federica, che si contorce sul sedile come se avesse il culo su un barbecue. “Me le tolgo!”. Coi fanali illumino la bruma ghiacciata sul piazzale del distributore.Federica fa due veloci conti con la mente, poi comincia a trafficarsi sui jeans. “Cazzo, i miei sogni si avverano!”, penso come un vero galantuomo.  “Che fai, ti imbarazzi,non dirmi che non ti è capitato mai? "

Finisce di disfarsi dei pantaloni, se li sfila giù per le cosce, io la guardo col suo gentile permesso. Gesù! Due meraviglie sorprendenti in un sol colpo: la prima è che Federica tiene la passera ‘nature’, come piace a me; la seconda è che davvero non si è messa le mutande! Quella che indossa è più un’ipertecnologica cintura di castità aliena briluccicante di led. “Che stronzi!”, sentenzia Lei


Ci mettiamo in due per liberarla, ma niente. Come nei film fatti bene, ogni oggetto alieno è misterioso e indistruttibile. Intanto arrivano altri aerei da caccia e all’orizzonte si delinea il mecha design guerriero di Zandor 4, direttamente per noi dal Giappone. Ora siamo tutti nelle mani di Takashi. “Aspetta, qui c’è una vite a chiavetta”, dico esultante a Federica.

“Ma non gira, è grippata”.

“Non hai un cacciavite o una pinza in questo cazzo di camion?”.

“Scusa tanto se non sono MacGyver!”.

“Non fa niente, prova a lubrificare con la lingua, magari poi scorre meglio”.

  E così, mentre è in atto la più spettacolare lotta dell’umanità contro gli alieni sopra i cieli oscuri di Brecciarola, io mi contento (si fa per dire…) di frugare con la lingua inginocchiato nel mio camion fra le cosce di Federica. 


“Lo sai,Dario, come ho fatto a liberarmi e a fuggire?”,

mi dice accarezzandomi i capelli a spazzoletta con la voce più melliflua che ci sia, mentre i bagliori delle esplosioni rischiarano torbidamente l’interno della nostra cabina. Io non rispondo, intento al mio dovere di leccare il metallo che circonda la sua figa tenendole le cosce spalancate. Lei geme.

“È stato grazie a te”.

Si sbarazza delle scarpe e mi posa i piedi nudi sulle spalle. “Quei porci mi hanno rapita. Volevano farmi di tutto…”.

Il clangore della spada laser di Zandor, abbattutasi sulla corazza della nave aliena, dà uno sconquasso al camion che mi fa perdere l’equilibrio.

  “C’era il loro capo che mi voleva per sé, ma io ho usato il trucco più antico del modo. Ho preso la tua borraccia, ho cominciato a strusciarmela sulla passera con la lascivia porca di una telefonista hot, finché quel fesso si è convinto che quell’oggetto racchiudesse l’essenza del piacere per noi terrestri. Da lì a piantarglielo a morte nel buco del culo (fino al gomito) è stato gioco di un attimo… mmmmmh…”.

   Nella cabina c’è caldo abbastanza da permettere a Federica di sgusciare impunemente le sue tette da sotto il maglione.

    “Però sono riusciti ugualmente a installarmi questa specie di localizzatore, prima che io mi introducessi nuovamente nel raggio teletrasportatore mettendomi in salvo”.

    Io lecco come un orso con il muso dentro il favo la sua passera grondante di piacere. “Ecco… sì… viene…”.

    Mi riferisco alla vite metallica, ovviamente. La cintura scatta, si apre, la togliamo con una mano ciascuno, la gettiamo inerte sul tappetino, ma a nessuno più interessa niente…

    Lei mi schiaccia la testa fra le cosce senza scampo e io succhio la sua passera in deliquio con passione e amore sconfinati. 


L’astronave aliena è ormai sconfitta, il cielo finalmente si rischiara com’è giusto il 7 di gennaio. Grazie, Takashi, come sempre e grazie Zandor di averci salvati!


“Faceva effetto la tua borraccia sulla mia scrivania, ma pure questo gingillo farà la sua porca figura”, ride Federica rivestendosi, mentre faccio roteare la cintura tra l’indice, il pollice e medio

MacGyver


scritto il
2023-10-25
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